Battle for all time
Disclaimer: Albert
Wesker, Alex Wesker, Chris Redfield, Claire Redfield e tutti gli altri
personaggi appartengono a Shinji Mikami, alla Capcom e
a chi detiene i diritti sull'opera. Eve è invece una mia creazione personale. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.
"To know your enemy, you
must become your enemy."
- Sun Tzu -
Battle
for all time
Settembre, 2024
"Non hai bisogno di parlare
per dirmi tutto quello che voglio sapere."
Catene ai polsi, attorno alle caviglie - sulle spalle.
"Basterà il tuo sangue. Il tuo corpo."
Un viso inespressivo, giovane - lontano.
"Credi d'essere forte come i tuoi genitori, ma non vali nemmeno la
metà."
Occhi artici, uguali a lui.
"Una bambina viziata da un potere che non comprende, ecco cosa sei:
nulla più."
Labbra screpolate, asciutte di parole e risposte.
Zimmer lascia ciondolare le mani tra le cosce socchiuse, mastica un
cioccolatino ripieno di rum.
"Sai, non li ho mai conosciuti. I tuoi genitori, intendo: non di
persona, almeno."
Eve lo fissa, immobile - occhi morti, dietro ai quali si nasconde un
virus che urla.
"Davvero tua madre è anche tua zia?"
Eve non sbatte le palpebre, respira piano, quasi non solleva nemmeno il
torace.
"In fondo non sarebbe poi una cosa così strana."
Zimmer s'inclina in avanti, intreccia le dita tra loro.
"Cosa sai del progetto Wesker Children?"
Eve tace, una statua rossa e bianca - sangue e pelle fredda, senza
colore.
Zimmer scarta un altro cioccolatino e sorride.
Could give you a dozen
fresh cut,
pink, or red, or white.
Imprudenza: non c'è altro modo di definire ciò
che l'ha fatta cadere in trappola come una principiante.
O destino: dipende dai
punti di vista.
Ada tossisce, sputa un grumo di saliva e sangue - due molari.
"Riproviamo." le dice la donna, schiacciandole la mano con lo stivale
"So che mi hai visto uccidere Forest, Ada."
"Non so di cosa tu stia parlando."
La donna l'afferra per la nuca, sollevandola da terra come un gattino
bagnato.
"Ci conosciamo da troppo tempo perché questi giochetti
possano funzionare con me,
Ada."
Ada cerca di colpirla al fianco, ottiene solo un polso spezzato e una
spalla lussata.
"Oh, Ada."
mormora la donna, e sulla sua lingua il suo nome ha un sapore
dolciastro, orribile.
"La solita puttana
imbecille."
Un montante in mezzo alla schiena - crack, Ada soffoca
un grido patetico, reprime il dolore, la consapevolezza di
come la vertebra doveva essersi accartocciata su stessa e aver
compresso il midollo.
La donna si siede sui talloni, togliendosi parte della maschera
militare che indossa - fibra in carbonio, visore notturno, quattro nano
connettori.
"So che sei stata tu;
che non hai resistito a passare le informazioni a quella recluta
incapace di Kennedy. E che adesso Redfield sospetta."
Ada inspira, si blocca a metà quando il polmone esplode in un
ventaglio di aghi arroventati.
"Te l'avevo già detto una volta, Ada."
La donna chiude le dita attorno alle cinghie dell'elmetto, se lo sfila
in un gesto fluido, elegante.
La prossima volta che ci
vedremo una di noi due sarà una donna morta.
Ada abbozza una risata,
Oh, ma lo siamo
entrambe, a quanto pare. Morte. Finite. Perdute tra le nostre stesse
menzogne.
si ribalta su un fianco nel tentativo di mettersi seduta.
"Lo sapevo."
Posa lo sguardo sulla donna, fili di sangue lungo il mento, tra i
denti.
"Lo sapevo
che eri tu; non poteva essere altrimenti."
Alex inclina il mento verso di lei, tace.
"Come hai fatto?"
Vetro sotto le mani, in gola.
"Natalia è morta?"
"Sì."
Ada annuisce, si umetta le labbra spaccate.
"Se tu sei qui allora anche lui
è vivo."
Alex si avvicina di qualche passo, la studia come fosse nient'altro che
un insetto disgustoso e patetico.
Ada le cerca gli occhi, non trova nulla - un vuoto che la riempie
d'orrore.
"Che cosa hai fatto, Alex?"
Alex alza un sopracciglio, la fissa sinceramente
sorpresa.
"Cosa diavolo
hai portato tra di noi? Al mondo?"
Alex si flette verso di lei, sorride - ed è osceno, terribile.
"Il futuro,
Ada. Tutto ciò che conta, alla fine."
Tra le sue braccia il petto di Ada si sgrana come un fiore d'ossa e
sangue.
Settembre, 2024
"Sei per caso muta, ragazzina?"
Karen non
la chiama mai per nome.
Karen la
definisce un soggetto interessante; l'esperimento W-01.
Karen le ha
tagliato via tutte
le dita dalla mano sinistra, è rimasta a osservare
affascinata
mentre si rigeneravano pezzo dopo pezzo.
Karen ha
annuito davanti alle foto dei suoi genitori - un sorriso compiaciuto
sul viso pallido e segnato dalla stanchezza.
"Forse dovrei strapparti la lingua e vedere in quanto il Progenitore
sistema il danno: in fondo, non è che ti serva poi a molto."
Sotto la pelle il suo nome - KarenKarenKaren -
è una vescica nerastra che pulsa a ogni parola.
I wonder if they knew
what they would grow to
become.
"Potrebbe essere semplicemente scomparsa. O in missione."
Leon ignora il commento di Chris, prosegue nell'ispezione
dell'appartamento.
"Sei sicuro che sia casa sua?"
"Senza ombra di dubbio."
Jake emette un verso divertito a quell'affermazione, svolta per la
cucina - piccola, ordinata: sfumata nei colori dell'olmo chiaro e
scuro.
"Oh, ne sono convinto, pretty
boy." lo canzona, scrollandosi nelle spalle all'occhiata
d'ammonimento di Redfield.
Leon si ferma nel mezzo della camera da letto, rigido.
"Cosa c'è?" continua Jake, imperterrito "Troppi ricordi?"
Sotto i loro piedi un sangue fantasma che grida.
Settembre, 2024
"Totipotenti."
"Esattamente."
Zimmer fissa la dottoressa Martinez con occhi sgranati, increduli.
"Ogni cellula è totipotente."
"Non esattamente." lo corregge lei, riaprendo la cartella "Solo un
gruppo ben preciso, una sorta di nucleo ben protetto dai virioni del
Progenitore."
Bill si volta, studia la figura sottile di Eve - i gesti metodici con
cui si porta il cibo alla bocca, i denti troppo appuntiti.
"T - Abyss." lo anticipa Karen "Quella dentatura è tipica
delle femmine infettate dal virus."
"Ma il soggetto non è mai entrato in contatto con il T -
Abyss."
"È come se lo fosse, signor. Zimmer. Il Progenitore
è il
virus madre da cui derivano tutti gli altri finora conosciuti: virus T,
virus G, Abyss, virus C, persino quello sviluppato da Glenn Arias
appartiene a quella categoria."
Eve mastica lentamente, fissa il muro bianco davanti a sé -
lascia vibrare il virus attraverso il cemento, fino ai piani inferiori,
dove gli altri aspettano,
quieti.
"Tradotto?"
Karen sospira, si gratta la radice del naso con la penna.
"Il soggetto W-01 ha pieno controllo degli altri infetti,
nonché
un sistema elaborato di comunicazione che ancora non siamo in grado di
decifrare. Inoltre, se attivato, questo nucleo di cellule le permette
di sviluppare, all'occasione, caratteristiche vitali e funzionali dei
suoi derivati."
Zimmer si umetta le labbra, chiude le dita a pugno, le riapre.
"Un'arma perfetta."
"La migliore."
"Se riuscissimo a stimolare selettivamente
il nucleo di cellule totipotenti potremmo avere tra le
mani un vero e proprio prodigio."
"Prima dobbiamo disattivare le difese del Progenitore."
Zimmer si volta di scatto, non coglie lo sguardo di Eve spostarsi sulla
sua nuca.
"Il siero non è sufficiente?"
Karen scuote la testa, cerca una caramella alla fragola nella tasca del
camice.
"No. La versione base a malapena bastava per suo padre, quella
modificata ne rallenta i processi, ma deve capire che questa ragazzina
è diversa: non è umana. Non lo è mai
stata. Non
come i suoi genitori."
Zimmer riporta lo sguardo su Eve, la osserva bere diligentemente la
sua spremuta d'arancia: il Progenitore continua nel suo lavoro,
instancabile.
You'll have to cut it
down,
and burn me into
splinters.
Una Grimilde bianca e oro.
Specchio, servo delle
mie brame: chi è la più crudele del reame?
La strega maligna delle fiabe, Malefica e tutto il suo terribile potere -
un venefico grumo d'odio e rabbia.
"L'hai uccisa."
Alex non distoglie lo sguardo dalla finestra, inclina appena il capo
verso di lui.
"Sì."
Wesker l'affianca, tace.
"Era necessario."
"No." ribatte Albert, fissandola "Non lo era."
Alex si umetta le labbra - sangue rappreso sotto le unghie, tra le dita.
"Dove?"
"Fatta a pezzi. Bruciata nei forni crematori che usiamo per i soggetti
deceduti. Le ossa regalate ai cerberi."
Wesker non distoglie lo sguardo dal suo profilo - pallido, teso.
Alex si volta, pupilla sottile, uncinata.
"Vuoi forse dire qualcosa,
Albert? Una parola di commiato per la tua spia
preferita?"
Le mani intrecciate sulla testa del serpente, il viso a pochi
centimetri dal suo.
"Leon Kennedy la cercherà."
"Sarà un ottimo pasto per gli hunter."
"Stai attirando attenzioni non volute."
Alex ride,
ed è un suono sgradevole - aspro.
"Io,
Albert?"
Incrocia le braccia al petto, snuda i denti.
"Che vengano,
Albert: che trovino il coraggio di uscire dai loro
ridicoli
nidi. Forse è tempo di mostrare loro cosa significhi
avere paura."
La stessa che mi
stritola ora il cuore, la mente.
Wesker ricorda le sue stesse parole
Le femmine infette sono
le più pericolose della specie.
e osserva Alex mutare in una follia senza nome.
Settembre, 2024
Il siero che le iniettano è una raffinata evoluzione di un
composto che chiamavano PG67A/W.
Nel caso di suo padre manteneva il virus stabile - efficiente.
Eve osserva il piccolo foro rossastro all'altezza della piega del
gomito, si umetta le labbra screpolate.
Blocco della trascrittasi inversa: una banalità, a pensarci.
Nulla più e nulla meno dell'idea sulla quale si basano i
farmaci contro l'HIV.
Niente di degno o trascendentale o divino:
una stupida iniezione
giornaliera che impedisce all'enzima di produrre DNA provirale.
O quasi.
Eve si gratta la punta del naso, studia il proprio riflesso nelle
piastrelle bianche del pavimento - capelli arruffati, occhi cerchiati
di nero, sangue rappreso tra i seni, lungo il collo.
Il Progenitore combatte
- riesce a ostacolare il siero, a rimuoverlo,
almeno in parte.
Eve inspira, chiude gli occhi: percepisce le cellule piegarsi a
quell'intrusione, squarciarsi
sotto il peso degli inibitori.
Fissa ciò che resta del proprio piede - un moncone abbozzato
che
va riformandosi - immagina lo sguardo attento e impaziente di Karen.
Dovrebbe provare dolore: dovrebbe piangere e gridare ed essere
terrorizzata da tutto quello che le stanno facendo, ma la
verità
è che qualcosa si è spento nella sua mente con
una
velocità impressionante da quando l'hanno rapita - ed
è
questo a
farle più paura.
Si tocca all'altezza del cuore, scivolando con i polpastrelli sulle
costole sporgenti.
Tum tum. Tum tum. Tum tum.
Batte ancora - forte, resistente.
Eve si chiede se la fame che le consuma la mente avrà mai
fine.
Or I'll unwrap the string;
That was me, around your
finger.
"Non è un caso."
Chris sospira, stanco.
Indugia tra i pulsanti del distributore automatico - caffè o
cioccolata? - e decide per una tazza di latte in polvere dall'aspetto
poco invitante, ma che gli brucia la lingua, i pensieri.
"La ragazzina, Eve,
viene rapita e Ada sparisce nel nulla: non è un caso."
Jake tamburella con le dita sul legno chiaro della scrivania, si
massaggia le palpebre.
"Forse è stata assunta per ritrovarla: ci hai mai pensato, pretty boy?"
Leon lo ignora, continua a fissare la schiena di Chris.
"L'hanno uccisa."
"Ada non può morire: è peggio degli scarafaggi."
"O di mio padre."
Chris si volta, alza un sopracciglio.
"Non siamo ancora certi che sia lui."
"Non dire stronzate." lo apostrofa Jake, appoggiando i piedi sulla
sedia vicina "Biondo, una scopa su per il culo e la stessa espressione
schifata di chi ha appena pestato una merda: certo che era lui, chi
altro vuoi che sia?"
"Ti ricordo che tu
sei stato il primo a sottolineare l'assurdità della mia
congettura."
Jake si scrolla nelle spalle, apre un sacchetto di patatine alla
paprika dolce.
"Sì, beh, resta un'idea del cazzo, ma non saprei spiegarlo
in altro modo."
Chris sospira più forte, si siede - fissa un panino ripieno
di
tacchino pallido e verdura smorta che, francamente, gli sembra cibo
già masticato.
"Possiamo tornare al nodo centrale della questione?" li interrompe
Leon, ed è il turno di Jake di alzare gli occhi al cielo,
esasperato.
"Abbiamo capito, agente
Kennedy: la tua trombamica è sparita e tu ti stai chiedendo
se ha trovato qualcun altro o se..."
Leon si alza si scatto, sbattendo i pugni sul tavolo.
"Grandissima testa di cazzo..."
Jake solleva il vassoio, lo lancia di taglio a Leon, colpendolo alla
tempia.
"Non mi piace quando mi affibbiano soprannomi offensivi, bei capelli."
Leon digrigna i denti, Jake mantiene una posa rilassata, austera.
"E non me ne frega un cazzo se quella fottuta spia è morta o
meno: il mio interesse per lei è pari al suo coinvolgimento
con
mio padre e la ragazzina, punto:
se hai problemi di cuore rivolgiti a
un consulente matrimoniale, non al BSAA."
Chris studia la superficie del latte rapprendersi, formare un sottile
strano di panna compatta.
"Piantatela." dice poi, perentorio "Entrambi."
Leon si sporge in avanti, Jake assottiglia gli occhi.
"Ada ci ha fornito informazioni utili."
"Ada
lavorava per mio padre: non certo un esempio di probità."
Leon piega la bocca in una smorfia derisoria, non cede.
"Sei suo figlio: questo dovrebbe bastare a spiegare molte cose."
Chris blocca il polso di Jake in tempo, lo ammonisce con lo sguardo.
"Togliti, Redfield."
"No."
Jake gli cerca gli occhi - artici, da lupo (lui) - strattona,
spostandolo di qualche centimetro buono.
"Avresti dovuto morire sul fondo di quel vulcano anche tu."
Silenzio.
Chris lascia la presa, indurisce lo sguardo - osserva Jake dargli la
schiena e sbattersi la porta della sala ricreativa alle spalle.
Leon lo segue pochi istanti dopo.
Settembre, 2024
"Sei viva."
"Una constatazione... ambiziosa,
Redfield."
"Claire."
Occhi vuoti, trasparenti: spietati.
"Il mio nome è Claire."
"Conosco il tuo nome, Redfield."
"Non hai mai avuto problemi a pronunciarlo prima."
Un sorriso tutto denti e sangue - Wesker e la loro bellezza di morte.
"Prima
è stato molto tempo fa."
Claire sposta la tazzina da caffè con la punta dell'indice,
annuisce.
"Non pensavo avresti accettato d'incontrarmi."
Silenzio.
"Hai ucciso tu Ada Wong?"
"Ha importanza?"
Claire scuote la testa, le regala un sorriso triste - consapevole.
"Perché?"
"Non sono affari che ti riguardano."
Claire solleva lo sguardo, la studia.
"Oh, invece lo sono, Alex."
Un tubino nero a fasciarle i fianchi, perle alle orecchie, tra i seni;
Natalia Alexandra Wesker assomiglia a una
vedova precoce, una donna in
lutto.
"Lo sono diventati dal preciso momento in cui abbiamo mangiato una
pizza insieme e parlato dei tuoi sogni, delle tue ambizioni. Lo sono
stati fin da quando gridavi
nel cuore della notte e Barry correva da te
mormorandoti che no, il
mostro è morto, Nat: non
può
farti più alcun male. "
Claire sposta di lato il caffè con un gesto brusco della
mano, si sporge in avanti.
"Ma tu eri
il mostro, Alex. Tu piangevi
il mostro. Il tuo."
Alex irrigidisce la mandibola, contrae appena le dita della mano che
stringe il tè allo zenzero.
"Potresti uccidermi."
Vaniglia e zucchero nell'aria - palatschinken allo sciroppo d'acero e
kipferl alle mandorle.
"E lo faresti se non avessi perso qualcuno."
La pupilla di Alex trema,
l'iride sfuma in un colore torbido, quasi
rosso.
Claire si reclina all'indietro, sospira.
"Non voglio aprire una guerra, Alex. Non un'altra."
Ride, ed è un suono asciutto - secco, come un ramo
che si
spezza.
"Dio, se
non mi ammazzi tu lo farà quell'imbecille di Chris."
"Su questo siamo d'accordo."
Claire alza un sopracciglio, osserva Alex portarsi la tazza alle
labbra, arricciare il naso.
"Che tuo fratello sia un imbecille, ovviamente."
Davanti a lei una donna la cui disperazione copre ogni altro sapore.
And I'll hang you
in your bedroom burial ground.
Certe volte rimpiange di non essere vivo.
Alcune mattine si chiede se gli basterà mai - se
l'uroboro
non sia stato altro che una profezia spietata.
Alex non dorme, non mangia - quasi.
Il suo virus lavora a pieno regime, una bestia che tende i muscoli,
nutre i neuroni, aumenta la velocità delle connessione
sinaptiche.
Uccide, Alex; massacra ogni cosa che si frappone tra lei e
la Saurian.
E l'ha già fatto anche lui in passato, per cui non dovrebbe
risultargli così
strano - non quando l'aveva persino amata
sporca di sangue e rabbia.
"Ce l'hanno loro."
Wesker studia il marchio dell'azienda galleggiare placido nello schermo
della sala analisi - Dino, il sauro amico dei bambini.
Scivola sul profilo di Alex, una curva tesa e pallida.
"Ne sono sicura."
"Zimmer."
"Forest lavorava per lui."
"Uhm."
Alex lo ignora, scorre le planimetrie dell'azienda, indica poi un punto
che non compare nella prima cianografia.
"Almeno trenta piani sotterranei, se non di più: un alveare
nel
deserto del Nevada, sopra una piccola filiale che dovrebbe occuparsi
d'integratori alimentari per sportivi."
"So di Claire Redfield."
Alex si blocca, gli rivolge un'occhiata sfuggente - di sfida.
"Hai accettato d'incontrarla."
Silenzio.
"Perché?"
"Per ucciderla."
"E come mai non vedo il suo corpo giù nei laboratori?"
Alex si umetta le labbra, chiude le dita sul bordo della tastiera.
"Che cosa vuole?"
"Una tregua."
"Non siamo in guerra. Non ancora."
Alex si volta, lo guarda - occhi stanchi, tormentati.
"Ma lo saremo, Albert; e presto."
Wesker sposta il peso da un piede all'altro, il viso di Eve una macchia
a bordo schermo.
"Redfield lavora per te."
"Per Anderson."
"Sottigliezze burocratiche: sappiamo entrambi chi dirige
l'azienda."
"È diverso."
"No, non lo è." ribatte Alex, testarda "Non quando la
verità è a un passo da essere svelata, Albert."
"Ho gestito personalmente
la proposta di assunzione di Redfield proprio
perché..."
Alex sbatte il pugno chiuso sul bracciolo della poltrona, libera un
sibilo esasperato, acuto.
"Troppi sanno - troppi sospettano:
il delicato castello di carte che
abbiamo costruito in questi anni sta per crollarci addosso e
seppellirci."
Alex rialza lo sguardo, vibra.
"La morte non ha riguardo per quelli come noi, Albert."
Wesker contrae un nervo sotto la mandibola, dilata le narici.
"Perderemo. Se combattiamo su più fronti uno di noi
perderà. E io non posso permetterlo. Non più."
Tra le dita di Alex un sentimento sbeccato e che taglia le sue speranze
a ogni respiro.
Ottobre, 2024
Deve essere quasi Halloween.
Zimmer è entrato nella sua stanza portando con sé
un vago
odore d'anguria e zucchero, probabilmente appartenente alle Bloody
bites, caramelle a forma di vampiro.
Eve ne sostiene lo sguardo, percorre con l'unghia del pollice il bordo
di quella del medio.
"Passato una buona nottata?"
Eve tace, i capelli rasati sul lato destro un chiaro segno che no,
farsi bucare il cranio da sveglia non è affatto un buon modo
per
passare la notte.
Zimmer si scrolla nelle spalle, slaccia il primo bottone della sua
giacca in tweed.
Appoggia un gomito sul ginocchio, dondola un plico di documenti
stropicciati - alcuni scritti a mano, altri a computer.
"Non che poi m'interessi: non davvero. La dottoressa Martinez dice che
mangi con regolarità, ma non parli."
Silenzio.
Zimmer abbozza un sorriso, si reclina all'indietro.
"Magari hai una voce del cazzo - sottile e acuta. Un vero peccato."
La studia, allentandosi il nodo della cravatta.
"Quella di tuo padre ha fatto tremare più di qualche culo
giù all'Umbrella, e quella di tua madre anche, ma sai come
si
dice: non sempre tutte le ciambelle riescono con il buco."
Eve si gratta il braccio, dove un livido fa bella mostra di
sé.
Zimmer tamburella con le dita sulla coscia, lancia davanti a
sé
il plico di documenti - P.W. recita l'etichetta consumata.
"Per quando la noia avrà la meglio."
Eve ingoia un grumo di lacrime amare come le sue parole.
There is a taste for blood
and it's something deep inside.
È tutto sbagliato - scorretto.
Claire fissa Chris versarsi i cereali nella ciotola, cercare il latte
(parzialmente scremato) con ancora gli occhi assonnati, socchiusi.
Sbadiglia, rivolgendole poi un sorriso ridicolmente
sincero - caldo.
Nella tasca del giubbotto - vicino al cuore - il numero che le ha dato
Alex brucia.
Ottobre, 2024
"Non sta funzionando."
Zimmer intreccia le dita tra loro, all'anulare destro oro giallo e
lapislazzuli.
"Il siero. Ha inibito la transcrittasi inversa del virus, ma non a
sufficienza. Il soggetto W-01 possiede ancora spiccate
capacità
rigenerative e adattative."
"E questo significa...?"
"Che, al momento, non riusciamo a superare le difese del Progenitore.
Tutto quello che le abbiamo inoculato è stato spazzato via
come
un agente patogeno molesto ed estraneo."
"Uhm."
Zimmer annuisce, fissa il sole di New York - Central Park e il suo
arancione autunnale.
"Procedete allora con la seconda fase."
Storna lo sguardo, lo posa sulla dottoressa Martinez - mani nervose,
unghie corte, mangiucchiate agli angoli.
"Il protocollo di riproduzione?"
"Esattamente: se Maometto non va alla montagna, allora sarà
la montagna ad andare da Maometto."
Karen segna qualcosa sul bordo della cartella clinica di Eve e sorride.
There is a taste for blood
and it's deep inside.
"Non voglio incontrarlo."
"Non sarà necessario."
"Sto tradendo mio fratello."
"Stai mettendo in ginocchio una corporazione che si occupa di
sperimentare sulle persone e traffica nel mercato nero delle armi
biologiche da anni."
"Dovresti sentirti a casa."
"Devo ridere?"
"Sarebbe d'aiuto."
"L'Umbrella non è mai stata la mia casa."
"No." concorda Claire, scostandosi una ciocca di capelli dalla fronte
"Albert Wesker lo era."
Alex ascolta la notte accogliere i suoi segreti e divorarli.
Ottobre, 2024
Verranno: ne è sicura.
Il Progenitore non le ha mai mentito - unica verità in un
abisso
di menzogne che sono diventate linee bianche e rosse davanti ai suoi
occhi stanchi.
Tra dita mozzate e sanguinanti si dispiega la storia dei suoi genitori
- bambini rubati, plasmati, creati,
schiacciati dai desideri di un
vecchio senza sogni.
Eve scivola con i polpastrelli sul viso di sua madre - subject #12 - ai
piedi scarpette nere e lucide, tra le braccia un orsacchiotto
spelacchiato.
Nella seconda foto è più grande - avrà
qualche
anno in meno di lei - e già s'intravede la donna che
diventerà.
Pupille fisse, iridi trasparenti: Alexandra Wesker è una
sneedronningen (1) di ghiaccio e dolore.
Eve passa all'immagine successiva - labbra rosse, piegate in una
smorfia contrariata.
Alexandra Fayer, recita il cartellino identificativo
dell'Umbrella:
capo ricercatrice di livello quattro.
Ed era già morta due volte, sua madre: morta e risorta.
Eve tira su con il naso, si passa il dorso della mano sana sotto gli
occhi gonfi di lacrime.
Una tragedia, le mormora il Progenitore, un'eclisse che ha oscurato
ogni altro sentimento che non fosse voglia e rabbia.
Altra foto, altro soggetto - suo padre.
Subject #13
Potrebbero davvero essere fratello e sorella, pensa, ed
è un
bambino dagli occhi affilati quello che le risponde - solo, vuoto.
Diciassette anni - William Birkin al fianco, un corpo acerbo, simile al
suo.
Ventidue anni, una ruga di preoccupazione in mezzo alla fronte, le mani
nelle tasche del camice.
Albert Wesker; capo ricercatore di livello quattro.
Venticinque anni, lenti scure a mascherargli il viso - il cuore.
Ventinove anni - loro.
Annette Birkin, suo marito: un sorriso malinconico, il braccio di
William attorno alle spalle.
Sua madre, una camicia rossa e i capelli raccolti in un nodo confuso
sulla nuca - suo padre: occhi artici, da lupo, le dita che sfiorano
quelle di Alex.
Settembre, 1989.
Eve soffoca un conato quando la falange distale sinistra ricresce, si
piega in avanti.
La foto le si accartoccia in grembo, cade.
La gioia nascosta di sua madre le fa venir voglia di piangere per tutte
le occasioni mancate.
I don't ever want god
to hear our screams.
"Stanno progettando un nuovo virus."
Alex si passa le mani bagnate tra i capelli, si riflette nello specchio
sopra il lavabo.
"È questo il motivo per cui Claire Redfield ha accettato la
tua... proposta."
Si sfrega le palpebre con il pollice e l'indice, sospira, esausta.
"Alex."
"Ti ho sentito. E sì, lo sapevo. A entrambe le affermazioni."
Wesker si appoggia allo stipite della porta, aspetta.
"I nostri agenti hanno appena acquisito i dati necessari a studiarlo."
"Buone o cattive notizie?"
"Pessime."
Alex ride senza suono, lascia ciondolare la testa tra le spalle.
"Eve?"
Albert sposta il peso da un piede all'altro, raddrizza la schiena.
"È proprio questo
a renderle pessime."
Tra le sue dita il marmo del ripiano geme e diventa
polvere.
Novembre, 2024
Non potevano immaginarlo: non potevano saperlo.
"Il soggetto W-01 è sterile."
Zimmer si porta la mano chiusa a pugno alla bocca, la morde.
"Non possiamo procedere per quella strada."
Deglutisce, fissando gli spruzzi rossi e bianchi che decorano la cella
di contenimento del soggetto.
"La somministrazione dell'inibitore e la ricerca di un cocktail
più efficace è, al momento, la scelta migliore."
Teste slabbrate,
arti divelti; nel mezzo di un labirinto di visceri e
organi il soggetto è una ragazzina tutta denti e la cui
pelle
pulsa - un
velo nerastro e sotto al quale s'intravedono decine di cuori
arancioni che battono e vivono.
"Non sono morti inutilmente, signor. Zimmer."
Eve emette un verso terribile,
a metà tra un ringhio e un
sibilo, che gli fa tremare le vene nei polsi e accartocciare i
testicoli tra le gambe.
La dottoressa Martinez lo affianca, si picchietta sulle labbra con la
punta della penna.
"Uroboros. Uhm; alla fine anche lui è un derivato del
Progenitore. Un peccato non averci pensato prima di toglierle le
catene."
Zimmer percepisce la paura diventare qualcosa di più
di una
fastidiosa puntura dietro la nuca.
And mistake them for prayers
and you know I'm loaded.
"Un virus... mutaforma?"
"Più o meno."
Claire apre la bocca, la richiude - scuote la testa.
"Non cascare dalle nuvole, Redfield: so benissimo che eri
già sulle sue tracce da prima."
Claire indurisce lo sguardo, stringe i fogli tra le dita intorpidite.
"Non immaginavo questo."
Alex accavalla le gambe, tace.
"Come?"
Silenzio.
"Come hanno fatto?"
Uno scatto involontario dell'anulare sinistro; un respiro
più profondo di un altro.
"La ragazzina."
Alex cerca con lo sguardo la neve, sembra perdersi nelle luci che
adornano la vetrina del piccolo cafè italiano.
"Quella nella foto a Parigi."
Alex ruota la tazzina di tè una, due volte; alza un
sopracciglio, la ignora.
Claire si porta le mani in grembo, sospira.
"Barry ti sta ancora cercando, sai?"
"Uhm."
"Dice che la sua bambina non può essere morta."
Alex ruota il busto verso di lei, accosta le mani alla tazza tiepida.
"Che è là fuori, sperduta e terrorizzata."
Il cameriere porge loro due turdilli, un bicchiere d'acqua per Claire.
"Ha ragione." la sorprende poi Alex, l'indice punzecchiare
ripetutamente il dolce "Natalia
è stata là fuori,
sperduta e sola. Impaurita."
Claire inclina il capo verso destra, beve un sorso di caffè.
"Ma è morta, Redfield. Spappolata. Stritolata, come
quando
schiacci una mosca."
Alex le cerca gli occhi, ciglia pallide, pupille sottili, da rettile.
"Il suo ultimo pensiero è stato per te."
Claire ascolta la rabbia mutare in sconforto e infine diventare
disgusto.
Novembre, 2024.
Hanno creato qualcosa. Dal suo sangue.
Può sentirlo vibrare,
cercare di connettersi al Progenitore.
Aiutami, gli chiede, e il virus si dispiega tra le sue
cellule - si
tende verso
quella nuova presenza.
Cosa sei? ed è giovane la voce dell'altro -
confusa, amorfa.
Eve chiude gli occhi, si concentra - visualizza lo spazio che la
circonda, se stessa.
Il virus.
Il Progenitore avanza e incontra solo la versione deformata di se
stesso.
But not which chamber,
touch me and I'll go.
"Claire."
In televisione un programma di cucina, davanti a lei una
verità che la soffoca a ogni respiro.
"Claire." ripete Chris, avvicinandosi "Ehi, tutto bene?"
"Devo dirglielo."
"No."
"Non posso più mentirgli."
"Invece lo farai, Claire."
"Oh, adesso mi chiami per nome, uhm?"
Claire sussulta, gli schiaffeggia la mano che le stava toccando la
spalla.
Chris arretra, aggrotta le sopracciglia.
"Scusami." mormora poi Claire "Ero sovrappensiero."
Alex non aveva replicato alla sua affermazione, gelida e lontana in
quel cappotto stretto e bianco, pelliccia di volpe argentata attorno ai
polsi, lungo il bavero.
"Questo... questo virus è troppo pericoloso. Il BSAA deve
sapere. Chris e la Blue Umbrella devono sapere."
Alex si sfila i guanti, li appoggia sulla sedia vicina.
"Da sola non posso fare nulla."
"Ce ne stiamo già occupando."
Claire sgrana gli occhi, le regala un'espressione sorpresa - comica.
"Chi? Tu e... tuo fratello?"
Claire scoppia a ridere, sbatte il palmo della mano sul tavolino in
ferro battuto.
Alex arriccia le labbra sui denti, irritata.
"Non vedo cosa ci sia di così divertente,
Claire."
"Oh, niente. Assolutamente niente." ribatte lei, ricomponendosi "Solo
un bioterrorista che cerca di contenere un altro bioterrorista. Una
barzelletta."
"Non è nel nostro interesse che quel virus venga diffuso."
"Certo. Ne sono convinta."
Claire annuisce, negli occhi una scintilla divertita - furba.
"Soprattutto perché viene dalla ragazzina. Dal
suo sangue."
Alex nasconde il proprio disappunto dietro un sorriso falso come la sua
sicurezza.
Chris le porge un piatto di pasta - spaghetti e polpette - si siede
vicino a lei.
"Cosa stai guardando?"
"Una gara tra cuochi."
Chris annuisce, comincia a mangiare - appoggia i piedi sul tavolino da
caffè.
"E chi sta vincendo?"
"Dovrai dirmi la verità, un giorno."
"Non c'è alcuna verità, Claire."
"La ragazzina. Tuo fratello. Natalia."
Alex sorride, si butta la sciarpa nera oltre la spalla.
"Mai."
Claire tace e raccoglie la sfida.
"Quello austriaco."
Chris arrotola un pugno di spaghetti attorno ai rebbi della forchetta,
cerca il tovagliolo che è scivolato per terra.
Claire sfiora i contorni del telefono che nasconde in tasca e stringe.
Novembre, 2024
Una soffiata anonima.
Una chiamata non rintracciabile.
Una voce tra mille, senza volto.
"Potrebbe essere una stronzata."
"Lo so."
"Non abbiamo prove."
"No."
"E quelle che abbiamo sono indiziarie. Una foto trovata nell'ufficio di
Zimmer. Voci dal mercato nero. I documenti di Ada e la morte di Forest."
Chris si passa le mani tra i capelli, arruffandoli; posa lo sguardo su
Jake, sul simbolo che adesso gli marchia il braccio.
"Hanno chiamato il mio numero personale, Jake. Non quello del mio
ufficio alla Blue Umbrella, non il BSAA. Il mio."
"Non è un segreto per nessuno il rapporto che ti legava a
mio padre."
"Un nuovo virus, Jake."
Silenzio; lo scricchiolio del cuoio del giubbotto, scarpe militari che
sfregano sul pavimento lucido.
"Un virus mutaforma, in grado di modificarsi all'occorrenza."
"Sembra un po' troppo sofisticato persino per i cattivi della storia,
Chris."
"Ma se fosse vero?"
Jake china il mento verso il petto, sospira.
"Se davvero la Saurian è stata in grado di sviluppare questa
nuova arma biologica? Arias al confronto non era nulla: una giostra
difettosa."
"Non abbiamo prove." ripete Jake, testardo - incapace di accettare
l'altra verità, quella per cui Chris l'aveva
chiamato.
"E Ada." prosegue Redfield, alzandosi "Uccisa perché sapeva
troppo."
"Con il suo lavoro era inevitabile che prima o poi pestasse qualche
piede sbagliato."
"E guarda caso succede proprio quando la ragazzina - Eve - viene
rapita. Una B.O.W. Che compare in tutte le foto con quella che Barry
crede
essere Natalia e che, sorpresa sorpresa, la troviamo anche al
fianco di un redivivo e più in forma che mai Albert Wesker."
"Mio padre..."
"Tuo padre è vivo."
Jake deglutisce, inspira con forza.
"Ne sono sicuro."
"Te lo dice il tuo senso di ragno, Redfield?"
Chris tace, si appoggia con entrambe le mani al bordo della scrivania.
"C'è stato del movimento
qualche mese fa qui, alla Blue
Umbrella. Agenti che andavano e venivano. Riunioni a porte chiuse
nell'ufficio di Anderson. Sguardi preoccupati, cupi. Poi, tutto finito.
Nell'arco di trentasei ore nessuno pareva ricordare più
nulla."
Jake si sfrega l'interno del polso, umettandosi le labbra.
"Non credo sia una fregatura."
"Non possiamo saperlo."
"Dobbiamo verificarlo, allora."
"Come?" lo
incalza Jake, irritato "Buttandoci nella fossa dei leoni
senza paracadute? Magari chiamiamo anche bei capelli; sia
mai che li
uccida tutti con un colpo di ciuffo."
Chris abbozza un sorriso, lo fissa - gli risponde con lo sguardo.
Jake alza un sopracciglio, si lascia andare contro lo schienale della
sedia - teatrale.
"Oh, merda Redfield: tu e le tue idee del cazzo."
Chris soffoca una risata e compone il numero di bei capelli.
There is a taste for blood,
and it's something deep inside.
È la prima volta che la vede.
Anderson si alza, le porge la mano - in bocca una caramella alla
nicotina e menta.
"Joseph Anderson." si presenta, abbozzando un sorriso teso
"Amministratore delegato della..."
"So chi è lei." lo interrompe la donna, scuotendogli la mano
in un gesto brusco, veloce.
Anderson si umetta le labbra, assottiglia gli occhi.
"So per cosa è stato assunto."
Alle sue spalle Wesker è un profilo ingombrante e scuro -
inquietante.
Senza il suo bastone Joseph riesce a immaginarlo prima, quando il
mondo
era stato a un passo da diventare nulla più che un abisso
nero e
bituminoso.
Uroboros.
"La Saurian Corporation."
"La conosco."
"Tra due mesi le sue azioni saranno carta straccia."
Joseph ascolta, attento - ora più a suo agio.
"Tenga pronto il consiglio d'amministrazione."
"Vuole acquistarla?"
La donna inclina il mento verso di lui, al lobo sinistro un orecchino a
forma di serpente - oro rosa e ceramica nera, Damiani, collezione Eden.
I gioielli preferiti di sua moglie.
"In un certo senso."
Anderson sposta lo sguardo su Wesker, riceve in cambio un'occhiata
vuota, priva d'espressione.
Nadine è stato un esempio più che sufficiente.
Dicembre, 2024
"I tuoi ovuli sono normali."
Eve conta i biscotti rimasti, li mette in fila sopra il tovagliolo
rosso.
"Non ci sono anomalie strutturali o funzionali, eppure sei sterile."
Ne mette in bocca uno - quello a forma di renna - mastica piano, senza
fretta.
"Tutte le volte che abbiamo provato a fecondarli hanno rigettato il
donatore."
Sa troppo di cannella e il burro l'ha reso acido, leggermente aspro
sotto la lingua.
"Poi abbiamo capito il perché."
Riflette se mangiare anche quello a forma d'abete, tamburella con le
dita sul mento un paio di volte.
"Tu funzioni, Eve."
Eve socchiude gli occhi, ascolta - diffidente.
Spaventata.
"Era il donatore a essere difettoso."
"È unica nel suo genere, Albert. È nata da due
tyrant. Due B.O.W. alpha."
"Era impossibile."
"Eppure eccola lì, davanti a te la prova vivente: una
ragazzina
che ti assomiglia così tanto da chiedersi se non sia un
clone
invece di una figlia." (1)
"Era umano."
Eve tace, fissa il pavimento bianco e grigio - le linee sottili tra le
mattonelle.
"Era incompatibile."
Inspira con forza, le catene che ciondolano dai polsi sottili,
costellati d'ecchimosi.
"Un vero peccato che l'unico tyrant rimasto sia tuo padre."
Eve brucia,
si scioglie - liquida di paura negli occhi, lungo la
schiena.
"Chissà se anche un ibrido come Jake Muller sarebbe
rifiutato dal tuo sistema."
Il terrore le strappa ogni altro pensiero.
There is a taste for blood,
and it's deep inside.
È un terreno sottile quello sul quale si sta muovendo Claire
Redfield - in bilico tra un'alleanza improbabile e il misurare cosa
dire - e come
- a Chris.
Sospira, fissando l'acqua che va scaldandosi sul fornello: si alza
sulla punta dei piedi, afferra una scatola per il tè -
ibisco e
mandarino.
"Sai, è una cosa un po' inquietante."
Cerca due tazze, aggrotta le sopracciglia quando nota una sbeccatura
sulla prima - Chris.
"Tu. In questa casa. Con me."
"Avresti preferito mio fratello?"
Alex si volta, tra le mani una foto di Chris e Claire da piccoli - lei
con due ridicoli codini rossi e un incisivo in meno per una caduta
dalla bicicletta.
Claire sgrana gli occhi, scuote la testa.
"Oh porca puttana, no."
"Magari con Chris. Una birra per tuo fratello e un whisky per il mio,
uhm? A parlare dei vecchi tempi e senza RPG - 7 di mezzo. Come ti
sembra?" continua Alex, puntando l'indice sulla foto successiva - il
primo giorno alla S.T.A.R.S di Chris.
"Sei una stronza."
"Lo prendo come un complimento."
"Sai, questa miscela si chiama Regina
delle nevi: direi che
è calzante."
"Uhm."
Claire prende lo zucchero, digrigna i denti quando nota che quello di
canna è finito - sempre Chris.
"Una bella famiglia."
Claire si volta, si appoggia con entrambe le mani al bancone della
cucina.
"Finché c'è stata."
Alex annuisce, ed è terribilmente
fuori posto nel suo abito
in
sablè nero di Prada - rende ancora più evidente
il
contrasto con l'ambiente rustico e da rivendita d'usato.
"Non ti chiederò della tua. Ho letto i file. O almeno:
quello che ne era rimasto."
Alex le getta un'occhiata da sopra la spalla nuda, tace.
"Non ti giustifica per nulla."
"Non ne ho mai avuto bisogno, Claire."
"Lo immagino. Ma non vale lo stesso concetto per la ragazzina, giusto?"
Un azzurro che ondeggia nell'iride - diventa liquido, sfuma.
"Non so come sia stato possibile, e non lo voglio nemmeno sapere. Non
so se sia tua figlia biologica o no. Se sia solo un esperimento che hai
preso molto a cuore o altro. Di sicuro è tua, non solo di
tuo
fratello, altrimenti avrebbe fatto la stessa fine di Jake: dimenticato
in un buco sperduto in Edonia."
L'acqua cominccia a bollire, nell'aria il profumo del mandarino e dei
chiodi di garofano.
"Lei ha
una famiglia."
Silenzio.
"Voi."
Alex lascia ricadere la mano lungo il fianco, la degna ora di tutta la
sua attenzione.
"E per quanto siate le persone meno
adatte per quel ruolo è
così che stanno le cose."
"Non sai di cosa stai parlando."
"Forse no." ribatte Claire, aprendo il secondo cassetto ed estraendone
due cucchiaini "Ma hai lo stesso sguardo di quando mi nascondevo
nell'armadio e mia madre non riusciva più a trovarmi."
Versa lo zucchero - solo per lei - il tè - dorato, con un
lieve retrogusto di meringa.
"Torta? Giuro che non è avvelenata."
Sul cuscino sbiadito del divano Dino, il sauro amico dei bambini,
sorride, ignaro.
Dicembre, 2024
"Buon Natale, coglione."
lo apostrofa Jake, indicando sopra le loro
teste "Col cazzo che ti bacio: piuttosto torno in Edonia a gelarmi il
culo."
Leon segue il suo dito, sospira quando vede una corona di vischio e
neve finta.
"Non sei il mio tipo, Jake."
Jake si stringe nelle spalle, lo supera - gli regala un sorriso
beffardo.
"Dicono tutti così."
Leon alza gli occhi al cielo, mastica una bestemmia a mezza bocca.
"È il suo modo di scaricare la tensione."
"Fa schifo."
Chris sospira, si siede.
"Lo so."
Leon incrocia le braccia al petto, alza il mento nella sua direzione.
"Hai cambiato idea?"
"No."
Leon annuisce, gli occhi stanchi, i capelli più lunghi del
solito.
"Ada potrebbe essere loro prigioniera."
Chris intreccia le dita tra loro, lo fissa.
"Non è morta, Chris."
Jake studia il panorama innevato fuori dalla finestra - l'oceano che va
gonfiandosi sotto la spinta delle correnti, marosi scuri e che sembrano
voler inghiottire la città.
"Non può essere
morta."
"Devi prendere in considerazione l'ipotesi."
"Come tu hai fatto con Jill?"
Chris assottiglia gli occhi, indurisce la mandibola.
"Questo è un colpo basso."
Leon scuote la testa, chiude le dita in un pugno chiuso.
"È sopravvissuta a tutto, tutto, Chris. Ha
sempre saputo
quello che stava facendo, sempre."
"La prossima volta che
ci vedremo una di noi due sarà una
donna
morta." mormora Jake, ed entrambi si voltano verso la sua
figura.
"Questo le aveva detto Alexandra Wesker."
Silenzio.
"Questa la sua promessa."
"Non significa che sia diventata poi una realtà."
"No." ammette Jake "Ma Ada non ha mai fatto affari con lei e questo
significa una sola cosa, Leon."
Il rumore metallico dell'erogatore di caffè nel corridoio,
una risata lontana.
"Che quella donna aveva spaventato persino la Wong."
Kennedy apre la bocca, la richiude - china il capo.
Il sangue è, a volte, l'unica strada che porti alla
verità.
And you know I'm loaded,
but not which chamber
Touch me and I'll go.
"Partiamo tra due settimane."
Alex annuisce, si rilassa contro il suo petto - chiude gli occhi quando
le percorre le vertebre una per una, schiudendo le dita poco sopra le
natiche.
"Sono i migliori mercenari dell'azienda. Uno di loro è
persino
sopravvissuto alle repliche di luoghi sensibili come Rockfort o Raccoon
City."
"3A7?" chiede Alex, baciandogli una spalla nuda.
"Esatto."
Alex emette un verso di gola, soddisfatta.
"I laboratori si trovano a diversi chilometri dalla contea di Lincoln,
in mezzo al pieno deserto; entrare non sarà un problema."
"E uscire?"
Wesker respira tra i suoi capelli, le bacia la fronte, le guance -
indugia sulla piega delle sue labbra.
"Neppure."
Alex socchiude gli occhi, cerca di resistere al sonno - alla stanchezza
che la stordisce minuto dopo minuto.
Albert mormora qualcosa sulla sua pelle, sfrega i denti nella piega
morbida del collo - morde,
affamato.
"Non resterà
nulla, Alex." la rassicura, e il Progenitore
disegna per lei profili di sangue e morte.
"Diventeranno polvere entro l'alba."
Alex si raccoglie più vicino al suo corpo, cosce umide e
tiepide, intrecciate alle sue - un sospiro che spegne ogni altra
replica.
Nel sonno la sua rabbia diventa cenere e rimpianto.
Gennaio, 2025
"Potremmo non uscirne vivi."
"E quale sarebbe la novità?"
"Nessuna." concorda Chris, controllando il suo Colt M4, modello A2 -
meccanismo a sottrazione di gas a presa diretta, caricatore esterno
amovibile dotato di selettore di fuoco e calcio telescopico.
"Chi ci porterà fino in Nevada?"
"Luciani."
"Possiamo fidarci?" indaga Leon, aprendo la seconda scatola di
munizioni.
"Gli affiderei la mia stessa vita."
"Metodo d'estrazione?"
Chris mostra loro un piccolo rettangolo nero, lo lascia cadere sul
tavolino in vetro e legno.
"Basterà preme il pulsante in alto e il segnale
raggiungerà direttamente quello di Parker, bypassando le vie
di
comunicazioni sia del BSAA che della Blue Umbrella."
"Una piccola cortesia da parte di Sherry." aggiunge Jake, scuotendo il
suo frappuccino con praline di caramello.
Leon annuisce, negli occhi una luce cieca - da martire.
"Non abbiamo bisogno d'eroi." chiarisce Chris, appoggiando il fucile
sulle ginocchia "Non domani, Leon."
Kennedy rialza lo sguardo, sbatte le palpebre una, due volte.
"Non lo sono mai stato, Redfield."
replica, stirando le labbra in un
sorriso amaro "Tu
hai ucciso il drago. Tu
indossi la lorica del
guerriero senza macchia e senza paura."
Alza il braccio verso Jake, gli punta il dito contro.
"Noi? I
poveri Sancho Panza che devono sopravvivere in un mondo in cui
i morti non restano mai tali abbastanza a lungo da piangerli. O da
commiserarli."
Gli orrori di Raccoon City appartengono ormai a entrambi.
I'm born villain,
don't pretend to be a victim.
I'm born villain,
don't pretend to be a victim.
"Sapevi che conseguenze avrebbe avuto la tua chiamata."
Claire alza un sopracciglio, irritata - continua a rovistare nella
madia del corridoio, spostando qua e là vecchie cartoline,
chiavi di cui non riconosce l'uso e bollette scadute.
"Non puoi rivelare questo genere d'informazioni a un uomo come tuo
fratello e aspettarti che non faccia nulla."
"Pensavo avrebbe avviato un'indagine interna, non una missione suicida
composta solo da tre persone."
"Stiamo parlando dello stesso Chris Redfield?"
Claire chiude il cassetto con uno scatto secco del polso, libera un
grido frustrato - preoccupato.
"Potrebbe morire."
"Non sarebbe la prima volta."
Claire le rivolge un'occhiata per nulla amichevole, le punta il dito
contro.
"A te non frega un cazzo di quello che ci succede."
"Non l'ho mai negato."
"Sono stata una stupida."
"Non avrei saputo dirlo con parole migliori."
Claire carica un montante sinistro, viene bloccata a metà
del gesto.
Alex le piega il braccio dietro la schiena, la schiaccia contro il
muro, facendo cadere una riproduzione di Impressione, levar del sole,
di Monet.
"Se tu avessi resistito
all'impulso così ridicolo
che
contraddistingue da sempre voi Redfield a dire la verità
forse,
e dico forse,
a quest'ora avremmo entrambe quello che volevamo: io la
mia vendetta, tu un plico di documenti sulla Saurian così
grosso
da metterli in galera per i prossimi due secoli."
"Non potevo fare altrimenti."
Alex rafforza la presa, respira tra i suoi capelli - vicino al suo
orecchio.
"Stronzate." dice, e la libera di colpo, arretrando.
"Cosa sia
la verità è solo una questione con la
nostra
coscienza, Redfield: e voi due non sapete sopportare il peso."
Claire fissa un nemico che ha i suoi stessi occhi.
"If you need to injure someone,
do it in such a way that you do not have to fear their vengeance." (2)
Gennaio, 2025
1.
Eve si riflette in se stessa, trova solo un mostro sperduto e
dimenticato.
È dimagrita, e dei suoi bei capelli rimangono ciocche
scomposte e aggrovigliate.
Il virus non cede - non l'abbandona, mai.
Ruggisce sotto la pelle, divora
ogni nemico - purga
un corpo che
è l'avanguardia del nuovo mondo.
Sopra, dove la maschera sta perdendo sempre più pezzi, una
ragazzina dagli occhi artici e una perenne smorfia sofferente sul
volto.
Eve inspira - percepisce qualcosa.
C'è confusione fuori dalla sua stanza - preoccupazione.
Ci sono grida soffocate, allarmi che hanno cominciato a suonare - una
sinfonia che si spegne in un guaito sfibrato.
Eve si umetta le labbra, alzandosi e cercando sostegno con la spalla
contro il muro.
Deglutisce, chiude gli occhi - estende il Progenitore davanti a
sé come dita di una mano invisibile.
Mamma?
Nel silenzio delle sue speranze il virus di sua madre la trova ed
esplode.
2.
Calano dall'alto come uno sciame di vespe - profili senza volto, privi
di voce.
Avanzano compatti, coordinati;
non vi è spazio che venga
ignorato, lasciato vuoto.
Spettri nerastri e grigi, davanti a loro i mirini laser descrivono
un'elaborata composizione di attesa e morte - lucciole infernali e che
non concedono alcuna speranza.
"È qui." dice solo, e si dirige verso la porta metallica che
collega il tetto alle scale interne "Vado a riprendermela."
Wesker imbraccia l'arma - un FN F2000 a fuoco selettivo operato a gas -
e
l'affianca in silenzio.
3.
Ha sperato che quello non fosse l'ultimo Natale passato insieme.
Ha pregato un dio muto che la sua fosse stata la scelta giusta - quella
migliore.
L'ha salutato quella mattina di gennaio consapevole -
incapace di
dirgli addio.
Claire sfiora il caffè con la punta del naso, inspira - si
lascia colpire dal suo aroma forte, amaro.
Il dubbio è una bestia mai sazia.
4.
Gli allarmi cominciano a suonare - chi
diavolo è stato? -
richiamano decine di uomini della sicurezza della Saurian.
Chris comincia a correre, dietro di lui Jake e Kennedy.
"Merda!" bercia il primo "Come hanno fatto a individuarci?"
"Non l'hanno fatto." replica Leon, svoltando l'angolo e sparando alle
due guardie appostate dietro "Abbiamo un imbucato alla festa."
Chris accelera il passo, si dirige verso le scale d'emergenza - gli
ascensori ormai prerogativa dei soldati dell'azienda.
La prima raffica di mitra quasi lo colpisce in pieno petto.
5.
"Sempre in mezzo ai coglioni." mormora Alex, la voce attutita dalla
pesante maschera antigas.
"È il suo fascino."
Alex gli scocca un'occhiata scettica, ricarica il fucile - prende la
mira.
"Adesso lo ammazzo."
"E cosa dirai all'incantevole
Claire Redfield?"
"Mi stai forse rimproverando, Albert?"
"Io?" ribatte lui, centrando in mezzo agli occhi un membro della
corporazione "Non potrei mai,
Alexandra."
Alex libera una risata quasi
offensiva.
6.
Si sono trovati nel mezzo di un fuoco incrociato.
Chris si ripara dietro un muro scheggiato dai proiettili, cerca gli
occhi di Jake.
"Chi cazzo sono?" urla il ragazzo, e trattiene una bestemmia quando una
seconda raffica di mitra gli sfiora la spalla.
Leon si abbassa sui gomiti, scivolando fino al bancone rovesciato.
"Mercenari." ribatte, ricaricando la pistola "Non riesco
però a veder alcun simbolo che mi aiuti a identificarli."
Chris getta lo sguardo oltre l'angolo, coglie una figura più
piccola e minuta delle altre ignorare entrambi i gruppi e dirigersi
verso i piani inferiori.
"La donna!" grida poi "Dobbiamo seguirla."
Jake annuisce, arma il cane - sporge le braccia dalla rientranza in cui
si è nascosto e colpisce uno dei soldati.
Leon inspira con forza, studia la situazione - l'uomo nel mezzo di
quell'inferno che sta fissando Jake con un'insistenza quasi fastidiosa.
Dietro la maschera Wesker ascolta la voce ormai morta di Aelita e di
tutti i suoi sogni perduti.
7.
"Sono venuti a prenderti." mormora la dottoressa Martinez.
"Ti hanno trovata." ripete, le tempie sudate, il respiro accelerato.
"Mi uccideranno." geme, portandosi le mani al viso.
Eve tace, ascolta la sua paura farsi viscida e appiccicosa - riempire
la stanza, l'aria viziata.
Karen si volta, la fissa con occhi febbricitanti, lucidi d'orrore e
follia.
"Potrei usarti come scudo."
Silenzio.
"Potrei sempre proporre uno scambio, no? In fondo, tua madre
è una donna d'affari."
Eve le rivolge uno sguardo asettico, distante.
Karen si avvicina, la strattona per le spalle - la colpisce sulla
guancia con il dorso della mano.
"Parla, porca troia! Di' qualcosa, ragazzina! Qualsiasi!"
Eve comincia a ridere, snuda i denti - fili di sangue lungo il mento,
sulla maglietta bianca.
La porta alle sue spalle trema sui cardini e cade.
8.
"Redfield è scappato." l'avvisa la voce di Albert
dall'auricolare "È riuscito a svicolare per uno degli
ascensori
vuoti con l'agente Kennedy e Muller."
Alex si sporge oltre la tromba delle scale interne, calcola l'altezza
che la divide dal livello - 20.
"Ti precede di quattro piani."
Appoggia un piede sulla ringhiera, tende i muscoli della cosce, quelli
del busto.
"Stiamo arrivando, Alex."
Alex trattiene il respiro e cade.
9.
La ragazzina è un pulcino sottile e pallido - capelli
così biondi da essere quasi bianchi e occhi artici, da lupo.
Uguali ai suoi.
Jake abbassa la pistola, la fissa.
La ragazzina gli restituisce lo sguardo senza paura ed è lo
stesso di quella notte - pieno d'arroganza e delusione.
Catene ai polsi, attorno alle caviglie - persino lungo il torace e al
collo: uno straccio esangue e dalle labbra screpolate, piegate in una
smorfia contrariata.
"Tu." le dice, e la ragazzina si alza - lo scarnifica vivo.
La donna in camice - dottoressa K. Martinez, recita il cartellino -
afferra qualcosa dal tavolo vicino e lo punta alla gola della ragazzina
senza incertezze.
10.
"Chiudete tutto."
Zimmer osserva l'alveare nel Nevada diventare rosso e rosso - voci
registrate e grida d'aiuto.
"Cancellate da remoto i documenti del soggetto W-01, ogni collegamento
alla nostra sede: preparate una conferenza stampa, un discorso di
scuse. Dobbiamo dissociarci il più velocemente possibile da
questo increscioso
incidente."
I suoi assistenti annuiscono, annotano - mentono.
Zimmer chiude il laptop - ignora il sangue che gronda dalle
telecamere divelte, i volti bluastri degli impiegati soffocati dal gas
- e posa lo sguardo sul magnifico
sole che illumina New York e le sue
torri d'acciaio.
11.
Karen si frappone tra lui e la ragazzina, alza le braccia
- tra le dita
una siringa piena di un liquido rossastro e denso.
"No!" grida, e Chris comprende che è troppo spaventata per
capire chi abbia davanti, se amici o
nemici.
"Si tolga." le ordina, sollevando il fucile "Adesso."
La donna si morde il labbro inferiore, sgrana gli occhi - compie un
passo in avanti, uno indietro.
La ragazzina si solleva all'improvviso - urla, furiosa -
circondandole il collo con le catene che portava ai polsi, stringe.
L'ago della siringa si conficca nel braccio esposto e libera tutto il
suo osceno
veleno.
12.
"Eve!" la chiama Chris.
"Eve!" ripete, sperando che sia davvero quello il suo nome.
Karen cerca di graffiarle il volto, spinge le unghie nella carne tenera
della guancia - plotch,
la ragazzina affonda i denti nelle troclee e
gliele stacca di netto, sputandole al suolo in un suono umido,
molliccio.
"Merda!" bercia Jake, rialzando la pistola "La sta strozzando."
"Sbagliato." ribatte Leon, teso "La sta decapitando."
Eve affonda un ginocchio nella schiena di Karen, tira - percepisce
le
maglie in acciaio penetrarle nella pelle e tranciare,
incontrare una
lieve resistenza nelle vertebre cervicali e...
Crack.
Il petto ansante, il mento sporco di sangue e pelle - ai suoi piedi un
corpo caldo di sangue e piscio.
Eve fissa la testa di Karen rotolare fino al letto appeso alla parete,
arriccia le labbra sui denti.
Si volta, studiando la porta divelta alle spalle di Chris.
Redfield prende la mira, contrae i muscoli delle braccia, quelli delle
cosce.
Eve sorride - bianco e rosso.
Il virus di sua madre è sempre più vicino.
13.
"Un banale incidente."
Zimmer si schiarisce la voce, sistemandosi il nodo della cravatta.
"Una fuga di gas."
Controlla di non aver macchie di senape sulla camicia in seta azzurra,
prezzemolo tra i denti.
"La Saurian Corporation risarcirà personalmente tutte
le
famiglie degli impiegati."
Si pettina le sopracciglia, inclina il viso prima a destra, poi a
sinistra.
"Saremo pronti per il comunicato ufficiale tra meno di un quarto d'ora,
signor. Zimmer."
Bill annuisce, congeda Hellen con un gesto vago della mano.
La paura ha consistenza rancida del sospetto.
14.
"Christopher Redfield."
Si voltano, fissano lenti rossastre, prive d'identità -
bocche nerastre e fredde.
"Togliti."
gli intima la donna.
"No."
Leon calcola mentalmente quante possibilità hanno di uscirne
vivi - poche
- gli uomini che li circondano - dieci mercenari in
totale, se si escludono la donna e l'uomo che paiono al comando.
La donna inclina il mento verso destra, contrae appena l'indice sul
grilletto del fucile.
"Non è più affare tuo. Non lo è mai
stato."
"Ti sbagli." ribatte Chris, avanzando "Questa ragazzina è
affare mio."
"No, non lo è." ripete la donna, e la sua voce ha assunto
una piega irritata - pericolosa.
"Eve."
continua Chris "E se voi
vi siete scomodati a venire fino a qui
deve essere anche più importante di quello che pensavo."
La donna tace, l'uomo al suo fianco tamburella con le dita sul calcio
della pistola.
"Vattene, Redfield." gli intima la donna, spostando il peso in avanti
"Non avrai una seconda possibilità."
"Chi siete?" si intromette Jake, spostando di lato Chris
"Perché
la volete? Per farci sopra altri esperimenti? Bucarla in posti che
neppure sapeva d'avere?"
La donna sembra interdetta dalle parole di Jake, rivolge a lui tutta la
sua attenzione.
"No."
"Chissà perché non vi credo per nulla."
"Potete sempre chiederlo a lei." replica l'uomo, un distorsore vocale
modificarne l'inflessione, il tono.
Chris non molla la presa, Leon neppure; Jake si umetta le labbra,
voltandosi verso l'interno della stanza e...
"Cosa...?"
Eve apre la bocca e vomita un fiotto densissimo di sangue e nero.
15.
La testa della ragazzina scatta all'indietro in uno schiocco secco -
aspro.
È un movimento così veloce che quasi gli sfugge -
crolla sulle ginocchia, scivola sui gomiti.
Chris arretra, prende la mira.
La ragazzina stringe i denti - crack
- li conficca così a
fondo
nel labbro inferiore che Jake è sicuro di vederlo staccarsi.
"Smettila!" urla Leon, alzando le mani davanti a sé
"Smettila!"
La ragazzina sanguina
- apre la bocca, ne vomita un fiotto densissimo e
nero.
"Che cos'ha?" grida Leon "Stava bene! Due secondi fa stava bene!"
Chris impugna più saldamente il fucile, bilancia il peso
sulla
spalla ferita - nella mente l'immagine di un altro luogo, un altro
continente.
Jake supera entrambi, si avvicina - tenta di rovesciarla su un fianco.
"È stata avvelenata." dice, e cerca gli occhi di Redfield
"In
Edonia era prassi comune contaminare le riserve d'acqua dell'esercito."
La ragazzina si contrae in un arco di pelle e muscoli - inspira, ed
è un suono grottesco, umido.
"Sta morendo?"
Jake assottiglia le labbra - tace.
La ragazzina piega le dita ad artiglio e squarcia.
16.
Non sa cosa le sta succedendo.
Karen l'ha colpita al braccio, questo lo ricorda.
Ricorda il bruciore della ferita, il fastidio - il
Progenitore correre
verso il sito lesionato e liberare i propri virioni quando...
Buio.
Qualcosa tira
- le cellule esplodono, si aggrappano a una mitosi senza
più controllo.
Gli organi collassano, si ripiegano in se stessi come origami di carne
e sangue - mollicci, privi di consistenza.
I muscoli s'induriscono sotto la pelle - vibrano, e le sembra quasi di
essere percossa a ogni respiro.
Cosa...?
Il Progenitore viene attaccato - messo all'angolo, e comincia a
fuggire.
Cambia le sue proteine, elude un sistema immunitario improvvisamente
ostile - si nasconde nel suo stesso regno.
Mamma!
E dovrebbe essere coraggiosa, Eve.
Dovrebbe resistere - lottare,
ma la paura è un fiotto acido
di sangue e bile giù per gola, tra i denti.
Qualcuno la prende per le spalle, prova a girarla su un fianco - Eve
tossisce, espettora saliva e muco, i polmoni foglietti asciutti e
secchi tra le costole.
Il Progenitore di sua madre è freddo - un grumo di
dolore e
ansia - quello di suo padre incredibilmente vicino - confortante.
Cosa mi sta succedendo?
Le sinapsi si spengono, il mondo diventa nero e rosso - al centro
del
petto il cuore è un rullio furioso, asimmetrico.
Una voce femminile grida -
Mamma?
una maschile la esorta a respirare.
Respira! Per Dio,
respira, respira ragazzina!
Apre un occhio - una rete di capillari rossastra e informe - coglie un
mirino laser puntato dritto in mezzo alla fronte.
Redfield.
Il Progenitore scivola tra gli spazi ancora sani, difende il suo genoma
- lei.
I suoi genitori sono vicini, può sentirlo;
Non abbastanza.
apre la bocca, ne esce solo un gorgoglio soffocato, liquido.
Click.
Il virus si ferma di colpo e reagisce.
17.
Quella ragazzina non è umana.
Chris l'ha vista vomitare sangue e altro
- un flusso costante di
liquami rossastri e neri.
L'ha già visto accadere.
Africa.
L'ha già visto succedere.
Kijuju.
Non ci vuole credere.
Non può.
Arma il cane, aumenta la pressione sul grilletto e...
No.
La ragazzina si blocca di colpo, spalanca gli occhi - allontana Jake
con un gesto inconsulto del braccio, lo sbatte al suolo con una tale
forza che Chris riesce a sentire lo schiocco del gomito che si rompe.
In quella pupilla devastata dal veleno brucia la memoria di un fantasma
che non aveva mai smesso di tormentarlo.
18.
La donna scavalca tutti loro, si butta al fianco della ragazzina -
incurante del pericolo d'essere colpita alle spalle.
"Eve!" grida, scuotendola "Eve!"
Nel corridoio i soldati si muovono inquieti - nell'aria l'odore della
fatica e del sangue fresco.
La ragazzina colpisce con il tallone la donna, spostandola di diversi
metri all'indietro e mandandola a sbattere contro il muro.
Davanti a loro una tragedia di cui non sanno d'essere spettatori e
artefici.
19.
Eve tace, prigioniera del suo stesso corpo.
Eve urla -
nessuno l'ascolta.
Eve si riflette nel vetro di contenimento della cella e non si
riconosce - occhi che sanguinano, pupille ridotte a fessure nerastre.
Sotto la pelle qualcosa si agita, e si gonfia - una
luminescenza
arancione che la fa assomigliare a una riproduzione terribile e
spietata di una dea greca.
Eve fissa se stessa - il Progenitore - e capisce.
Non c'è altro
modo?
Il virus le fa schiudere le labbra - rotte, spaccate - la induce a
sorridere - uno scintillio bianchissimo su tutto quel rosso.
No; non c'è,
Eve.
Il veleno si aggrappa alle sue basi, alla doppia elica di un DNA
altrimenti perfetto - strattona,
ed è allora che il
Progenitore
lo colpisce, strappandole ogni umanità.
Si volta, fissa gli uomini che la circondano - Redfield, l'indegno, un
uomo che non riconosce.
Agli occhi del Progenitore non sono null'altro che sacchi di carne e
sangue.
20.
"È una B.O.W." esala Leon, e arretra.
Chris non cede terreno, resiste al dolore che ha cominciato a
irradiarsi dalla spalla al petto.
Jake estrae la pistola, prende la mira - punta, e non ha incertezze.
"Cosa sei?"
La ragazzina è un rantolo sfiatato - che gratta a ogni
respiro.
Ride, ed è un suono osceno su quel viso giovane e macchiato
di sangue.
"Chi sei?"
La ragazzina solleva il viso - occhi da rettile, spietati - il corpo -
teso,
deturpato da una fitta rete di capillari e vene nerastre.
Fili rossastri tra i denti, unghie spezzate dalla forza delle
contrazioni - la ragazzina ha il profilo di un mostro di cui Chris non
vuole - non
può - pronunciare il nome.
Non deve.
"Wesker."
La ragazzina si volta e sorride.
21.
Il Progenitore è tutto.
Il Progenitore è il suo respiro, la sua forza.
Il Progenitore è ciò che la rende quello che
è.
Il Progenitore ha liberato la bestia dalla sua catena - le ha strappato
la pelle, la maschera.
Il Progenitore manda in sovraccarico i neuroni, l'intero sistema
ormonale - sotto,
le B.O.W. della Saurian cominciano ad agitarsi, e
sfondano le loro gabbie, accorrendo al suo richiamo.
Il virus di sua madre è vicino - troppo - quello di
suo
padre al fianco.
Ciò che è rimasto di Eve grida loro di andarsene
prima
che sia troppo tardi - prima che perda il controllo di se stessa e di
ciò che la circonda.
Il Progenitore distrugge l'ultima difesa e la trasforma in quello che
è sempre stata: l'arma perfetta.
22.
"Eve."
Un sussurro lieve - catturato dalla cacofonia metallica delle armi che
vengono caricate e puntate.
E non è più Eve quella che ha davanti.
"Eve."
È Lisa Trevor.
È Alexia Ashford, Eveline, se stessa.
È una ragazzina strappata
dalla sua stessa pelle - sotto,
un
mostro di pulsante di rabbia e ferocia.
Alex socchiude la bocca, scuote la testa - nega.
Albert avanza e apre il fuoco.
23.
Devono farlo.
Una piccola, recondita parte della sua mente lo capisce.
Il virus è instabile - fuori controllo, privo di senso
logico.
Costringe le sue cellule all'impossibile, le muta, ed Eve non
è più sicura nemmeno di che aspetto abbia.
Alle sue spalle Redfield è crollato sull'impiantito, tutto
il peso sorretto dal fucile e dalla spalla sana.
L'indegno la fissa - la studia, e cerca in lei qualcosa.
L'uomo di cui non conosce il nome trattiene la paura, ma Eve
può
sentirla propagarsi dalla sua figura come il puzzo dolciastro della
putrefazione.
Cadaveri, morti: null'altro che carcasse che camminano.
Questo per lei sono gli umani, nulla di più.
Ansima, scivola con occhi invisibili ai pieni inferiori, dove un branco
di lickers ha appena sfondato i vetri di protezione, sventrando una
ricercatrice, divorando una guardia.
Rispondono a lei - al suo virus.
Davanti a lei suo padre alza la pistola e spara.
24.
"Cosa stai facendo?" urla la donna, rialzandosi "Smettila!"
L'uomo al suo fianco ricarica, solleva un G36,
Trenta colpi, caricatori formati da un polimero ultraresistente
traslucido, possibilità di aggancio fino a cinque, per una
potenza di fuoco di centocinquanta colpi in pochi minuti.
mira alle ginocchia della ragazza, alle cosce - cerca di fermarla, non
di ucciderla.
La donna al suo fianco lo strattona per il gomito, non lo smuove di un
centimetro - i soldati alle loro spalle si dispongono in posizione
difensiva, il corpo della ragazzina una strana tela di puntini
luminosi.
La ragazzina apre la bocca e ruggisce.
25.
È sua figlia e al tempo stesso non lo è
più
Trasfigurata. Mutata. Trascesa.
Eve mostra i primi segni d'infezione da Progenitore - sclera nera,
pupilla verticale da rettile, iride rossastra - sotto la pelle la
stessa luminescenza malata dell'Uroboros.
L'intero sistema circolatorio pare essersi gonfiato, e le vene
protrudono dal corpo in una fitta rete anomala, nerastra.
Virus T.
Viene colpita, Eve - la rotula che esplode, si sgrana davanti ai loro
occhi in tanti frammenti bianchi e rossi, sangue e osso.
Virus G.
Viene colpita, e ogni volta si rigenera - più forte,
più efficiente di prima.
Alex conficca le unghie nella giacca militare di Albert, il respiro un
sibilo agonico tra i denti serrati.
"Non è possibile." mormora, e Wesker si volta, butta a terra
il fucile ormai scarico.
"Tenetevi pronti!" grida ai suoi uomini "L'obiettivo deve essere
catturato vivo."
Annuiscono, armano il cane delle loro armi - fronteggiano l'ennesima
creatura che Raccoon City ha vomitato fuori dal suo personalissimo
Inferno di cerberi e traghettatori folli.
Eve libera un ruggito disumano, il suo virus senza controllo - incapace
di percepire quello di sua madre, di suo padre.
Albert assume una posizione difensiva - gambe divaricate, braccia
alzate, busto leggermente spostato in avanti - irrigidisce la schiena,
le spalle.
Eve snuda i denti - sorride, ed è una smorfia orribile.
Virus C.
Attorno a lei una crisalide cresce e distrugge.
26.
Jake spinge contro il muro Leon, solleva Chris di peso - lo trascina
verso le scale.
"Cosa stai facendo?"
"Me ne vado." ribatte Jake, spingendo entrambi in avanti "Non possiamo
più rimanere qui."
Redfield incespica nei suoi stessi piedi, si ferma - gli cerca gli
occhi, lo affronta.
"Non possiamo."
Jake indurisce lo sguardo, la linea della mandibola.
"Non abbiamo altra scelta. Lasciamo che se ne occupino loro, non noi."
"Quella ragazzina è un rischio biologico troppo alto
perché io possa ignorarla, Jake!"
"Non possiamo fermarla!" lo interrompe Jake, alzando la voce.
"Mostra segni evidenti di tutte le mutazioni legate ai virus finora
conosciuti: è un suicidio, Redfield."
Chris scuote il capo, si appoggia al calcio del suo fucile - non cede.
Non lo farà mai.
"Non posso."
Leon sposta lo sguardo da entrambi, lo posa sul muro vicino che si
sgretola sotto i primi colpi della ragazzina - si schiude, e fa in tempo
a cogliere un movimento nero e bianco, troppo veloce.
Chris inspira con forza, deglutisce.
"Non è una battaglia che puoi vincere, Redfield. Non questa."
La ragazzina solleva l'uomo di qualche metro buono, lo lancia
dall'altra parte del corridoio - atterra sulla parete come un ragno il
mercenario e si lascia poi cadere su di lei, usando una gamba come
perno e ruotando su stesso, colpendola con il tallone al plesso solare.
Chris ignora le parole di Jake e comincia a correre.
27.
Il colpo della tigre.
Un uppercut con il palmo della mano sul mento dell'avversario -
incoscienza istantanea.
La zanna della pantera.
Un pugno sullo zigomo del nemico - rottura della porzione orbitale
immediata.
Chris conosce quelle mosse d'attacco - le ha già viste.
Le ha studiate.
Il mercenario donna afferra la ragazzina per le spalle, incassa uno,
due, trequattrocinquesei colpi alle costole - crack; persino da quella
distanza è possibile sentirle rompersi chiaramente.
La ragazzina morde, e strappa - l'uomo solleva il ginocchio,
affondandoglielo nello stomaco.
Il calcio del giaguaro.
Chris ignora il dolore, la fatica: evita un ammasso di pietre, salta -
osserva con la coda dell'occhio Jake spingere Leon verso le scale,
incitarlo a salire fino al tetto per l'estrazione.
Chiama Luciani, porca
puttana! Chiamalo subito e digli di venirci a
prendere! Qua sta scoppiando tutto.
Quando torna a voltarsi il suo cuore manca un battito.
28.
È una battaglia combattuta in silenzio.
È una sofferenza che si propaga nell'assenza - in un farsi
male a vicenda senza suono.
Eve ringhia, grida - loro no.
La circondano con la pratica consumata dei predatori da branco,
movimenti simmetrici, affilati.
La ragazzina afferra la maschera della donna, preme - le sfonda la
visiera protettiva, il casco, ma anche in quell'occasione non vi
è alcun suono, nemmeno un lamento.
Jake osserva Chris fermarsi all'improvviso sul posto, lasciar ricadere
le braccia lungo i fianchi - sangue tra le dita scorticate,
sull'impiantito.
"Cosa...?" gli chiede quando lo raggiunge, ma sono persi gli occhi di
Chris, lontani.
Davanti a loro Natalia Korda Burton è appena tornata dal
regno dei morti.
29.
Le fanno male.
Le fanno male, ed Eve vorrebbe solo dirgli di smetterla.
Le fanno male, e capisce che non c'è altra via - nessuna
possibilità di fermare il mostro che non sia quella di
abbatterlo come il cane che è.
Suo padre non le concede respiro - tre costole le perforano il polmone
sinistro, un pugno le spappola lo zigomo, schiacciandole l'occhio
dentro l'orbita.
Eve grida
- per se stessa, per
loro - e affonda i denti nella spalla di
Wesker, staccandone carne e muscoli.
Sputa, schiude una chiostra di denti affilati come quelli di uno squalo,
Virus T - Abyss.
affonda le dita nel volto di sua madre, preme - percepisce
i pollici
rompere il vetro rinforzato, le altre dita piegare il carbonio
dell'elmetto.
Suo padre l'afferra per il collo e la schiaccia al suolo senza
pietà.
30.
La stai uccidendo,
grida tra le sue sinapsi Alex, ed è un
pensiero che sì,
gli ha attraversato la mente.
No, ribatte
Wesker, guardandola, lei sta uccidendo
te.
Alex si flette in avanti, togliendosi le schegge di vetro dal volto -
occhi nudi, un profilo stravolto, distrutto.
"Albert."
Una preghiera: una
supplica.
Wesker preme entrambe le ginocchia nella schiena di sua figlia e
colpisce.
31.
Il naso si spacca - frammenti d'osso che le risalgono lungo le narici,
giù per la gola.
Il Progenitore si dibatte tra i suoi organi, inquieto - attonito.
Eve può sentire le dita di suo padre tra i capelli - tirano,
e
la premono ancora più a fondo nelle piastrelle bianche e
azzurre.
Il virus le dice di alzarsi;
di combattere, e scatenare su di loro
tutta la sua furia e distruggerli come gli indegni che sono e
chiamare
a sé le centinaia di creature che stanno saccheggiando i
piani
inferiori e di...
Il pugno al fianco di suo padre le toglie il fiato, quello nei reni
glieli fa esplodere come sacche mollicce di sangue.
L'incoscienza è, finalmente, un buio nel quale
può permettersi di piangere.
32.
Alex apre la bocca, la richiude.
Le tremano le mani e alle sue spalle della loro squadra non
è rimasto molto - due uomini al massimo.
"Albert." ripete, e osserva Eve accasciarsi sotto di lui, svuotarsi.
"È viva." la rassicura, appoggiandole una mano al centro
della schiena.
"È viva." sospira, e quando la solleva Alex deve trattenersi
dal liberare un gemito ferito.
Sangue tra i denti, tra i capelli biondissimi e aggrovigliati: Eve ha
entrambe le orbite sfondate, già segnate da profondi solchi
violacei.
Si è staccata un labbro durante le prime fasi
dell'avvelenamento e sotto la pelle le vene mantengono quella strana
colorazione nerastra.
"È uno stabilizzatore." specifica Wesker, rispondendo a una
sua muta domanda.
"Un'evoluzione del siero che mi ha mantenuto in equilibrio in Africa."
Le cerca gli occhi, la soppesa.
"Per ogni evenienza."
Alex annuisce, s'inginocchia al loro fianco - le sfiora i capelli,
scivola sulle dita di Albert ancora intrecciate sulla nuca di Eve.
"Per ogni evenienza." ripete Alex, e chiude gli occhi - sconfitta.
Eve giace tra di loro come tutte le promesse che non hanno mai
mantenuto.
33.
L'uomo è riuscito a fermare la ragazzina.
Chris l'osserva sollevarla con una delicatezza inaspettata - mani che
fino a pochi minuti prima l'avevano percossa con una violenza
distruttiva, avida.
La donna - Natalia -
si alza con lui, mantiene una mano appoggiata sul
viso della ragazza, il corpo piegato in una posa stanca, esausta.
I pochi mercenari rimasti comunicano qualcosa via radio, li ignorano.
Non erano loro
l'obiettivo sensibile.
Jake avanza di un passo, lo supera - lancia al suolo la pistola, la
maschera antigas.
"Ehi!"
Le due figure gli danno le spalle, proseguono verso gli ascensori - tra
le braccia dell'uomo la ragazzina è un filo pallido di
sangue e
oro.
"Ehi, Natalia!"
grida allora Jake, e la donna si ferma - e con lei
l'uomo.
Jake stringe le dita in pugni chiusi, alza un sopracciglio.
"Dovresti essere morta."
Silenzio.
"Burton ti ha pianto, grandissima stronza."
La donna posa appena lo sguardo su di lui, l'uomo si preme la ragazzina
contro il petto.
"Che cazzo hai da dire a tua discolpa, eh?"
La donna si volta, fissa Chris - solenne, ieratica.
"Io non sono Natalia." dice, e non è la sua voce - no, ma
quella di una donna che dovrebbe comunque essere morta.
"Non lo sono mai stata."
L'uomo si china verso la forma raggomitolata della ragazzina - mormora
qualcosa, e al suono delle sue parole l'intero corpo sembra
distendersi,
rilassarsi.
Jake arriccia le labbra sui denti, emette un verso frustrato - deluso.
"E allora chi saresti, uhm? Una che ha la sua faccia? Un fottuto clone?"
Chris zoppica verso di lui, continua a fissarla, e la donna ricambia -
serena.
"Alexandra." la chiama, e l'uomo irrigidisce la piega delle gambe, la
schiena.
"Alexandra Wesker."
La donna alza il mento nella sua direzione, sorride.
"Alexandra Wesker è morta."
Chris raggiunge Jake, scuote la testa - ride, ed è un suono
asciutto, privo di allegria.
"Ricordo la tua voce. La tua prossemica. Ricordo persino i tuoi occhi."
Redfield solleva lo sguardo, inspira - stringe le dita sulla stoffa
lacerata della maglia.
"Soggetto #12, abortito. Un progetto. Un esperimento. Una bestia, nulla
più."
L'uomo fa per voltarsi, la donna lo ferma.
"Perché quella ragazzina è così
importante per te?
Vuoi forse prelevare il suo sangue? Analizzarla? Sezionarla come
uno
dei tuoi esperimenti?"
La donna tace, sotto il pavimento trema
- la forza bruta di B.O.W.
senza più controllo.
Chris indica l'uomo al suo fianco con un brusco cenno del mento,
stringe i denti.
"Il tuo tirapiedi? Un altro Stuart? Più giovane, questa
volta?"
Le sirene d'allarme cominciano a suonare, la Saurian inizia il processo
d'evacuazione.
La ragazzina strofina il viso contro la giacca dell'uomo, si aggrappa
alle cinghie della fondina - le ferite che vanno richiudendosi minuto
dopo minuto.
Jake è un respiro pesante nelle orecchie, sulla pelle
l'acido del sudore e dell'adrenalina.
La donna amplia il sorriso, allarga le braccia - lo invita.
"Christopher James Redfield:
sempre l'eroe della storia."
La stanza diventa rossa e rossa - la voce asettica della Saurian intima
a tutto il personale di lasciare immediatamente i piani occupati.
La donna incrocia poi le mani dietro la schiena, arretra - tra di
loro
pochi metri, un'eternità di menzogne e verità
soffocate.
"Peccato solo questa non sia la tua."
I mercenari rimasti aprono il fuoco, li costringono a nascondersi
dietro uno dei muri rimasti in piedi.
Quando Jake riesce ad avere una visuale pulita dell'uomo e della donna
non è rimasto altro che un grumo di sospetti e
veleno.
34.
Percorrono la distanza che li separa dall'elicottero in silenzio.
Eve è un profilo esangue tra le braccia di Wesker, il viso
nascosto contro la pesante giacca militare, gli occhi chiusi.
Così raggomitolata le ricorda quando era piccola, e resiste
alla tentazione di allungare una mano e sfiorarle la fronte.
Il pilota butta loro un'occhiata in tralice, valuta la situazione -
un'azienda sul punto di esplodere e una squadra decimata.
Sospira appena, e gli fa cenno di muoversi, che il tempo non aspetta
certo loro.
Albert è il primo a salire nell'abitacolo, seguito da Alex e
gli altri due uomini - Carl, se ricorda bene, e 3A7.
Eve emette un lamento debole quando l'elicottero si alza da terra,
sobbalzando: ruota tra le braccia di suo padre, e sotto la pelle la
luminescenza arancione riprende forza, brucia, e la
illumina
dall'interno.
Alex si sfila il casco con cautela, piega le labbra in una smorfia; si
tocca gli zigomi, le tempie; coglie un leggero avvallamento sulla
guancia destra, posa lo sguardo su Albert, chiede.
"Ti ha quasi sfondato la testa." le dice, e la voce ne esce ovattata
dalla maschera antigas "La parte destra del volto è
leggermente
incassata verso l'interno; ci vedi bene da quell'occhio?"
Alex scivola con lo sguardo nell'abitacolo, sbatte le palpebre un paio
di volte - cattura solo una serie di puntini neri e immagini sfocate.
"No."
Wesker annuisce, controlla il battito di Eve.
"L'arcata orbitale è rotta e ha forato il bulbo oculare; tra
qualche ora dovrebbe rimarginarsi."
Alex annuisce, indica con il mento la sua gamba.
"Fa male?"
Wesker libera un suono aspro, strozzato: una risata che assomiglia a un
guaito.
"Non molto."
Il Progenitore di Alex si allunga verso quello di Albert, gli si
arrotola vicino - blandisce, e trova muscoli sfibrati, rotti.
Quello di Eve tace, improvvisamente immobile, piegato in un angolo
della sua mente - confinato da un corpo che sta cercando di
riappropriarsi di se stesso.
Il sole muore alle loro spalle in silenzio.
"We don’t even
ask happiness, just a little less pain." (3)
They slit our throats
like we were flowers
and our milk has been
devoured.
"Il sito è stato messo in sicurezza, la stampa avvisata."
"Superstiti?"
"Nessuno tra i nostri dipendenti, signore."
Zimmer annuisce, si umetta le labbra.
"Sappiamo chi è stato a creare tutto questo casino?"
"Al momento no; sospettiamo siano stati due gruppi ben distinti e
autonomi, ma non ne abbiamo la certezza." ribatte Quentin, un soldato
sui venticinque anni, sei passati al servizio della Saurian
Corporation.
"Perdite di materiale?"
Quentin alza un sopracciglio, si schiarisce la voce.
"Definisca materiale,
signore."
Zimmer apre il terzo cassetto dall'alto della scrivania, ne estrae un
pacchetto di sigarette vecchio e consumato.
"Il soggetto W-01."
"Non rintracciabile, signore."
Ne estrae una, cerca l'accendino sotto un mucchio di scartoffie scritte
a mano.
"La dottoressa Martinez?"
"Appena la zona sarà bonificata provvederemo alla sua
ricerca, signore, ma dubito sia ancora viva."
"E il progetto Chimera?"
"Ancora in funzione, signore: tutti i dati sono stati trasferiti alla
sede di Washington non appena il codice d'allarme è stato
attivato."
"Bene." ribatte, facendo scorrere il pollice sulla ruota zigrinata di
uno Zippo rosso "Aggiornami quando avrai altre notizie: se qualcuno
là fuori vuole farci il culo, glielo bruceremo per primi."
"Sarà fatto, signore."
Quentin si porta la mano alla fronte, congedandosi: nell'aria l'odore
acre del tabacco - Fortuna Rosse, spagnole - quello acido del sudore.
Zimmer espira, scrollando la cenere in un bicchiere di plastica;
sospira, tamburellando con le dita tozze sulla scrivania.
Davanti a lui Alex e Albert sono solo due maschere senza nome.
I wish I could sleep, but
I can't lay on my back
'Cause there's a knife
for every day that I've known you.
Il numero da lei
chiamato non è più attivo.
Claire preme il tasto d'interruzione chiamata, riprova.
Il numero da lei
chiamato non è più attivo.
"Dove diavolo ti sei cacciata?" mormora, conficcandosi le unghie nel
palmo della mano sinistra.
"Dove, per
la miseria."
In televisione Bill Zimmer piange per una tragedia che lui stesso aveva
scritto.
When you want it goes
away too fast,
times you hate it always
seem to last.
"Alexandra Wesker è morta."
Chris accartoccia il viso in una smorfia quando il medico comincia a
suturargli la ferita, trattiene il fiato.
"Claire e Barry l'hanno vista morire. TerraSave e il BSAA hanno trovato
i suoi resti e li hanno identificati come tali. Al dipartimento
antiterrorismo abbiamo il suo DNA, il suo sangue, persino qualche
campione di tessuto. Non c'è alcuna speranza che sia viva."
Redfield espira di colpo, apre la bocca in un gemito muto.
"Ti dico che quella donna..."
"Natalia. L'hai chiamata Natalia,
Chris."
Chris solleva lo sguardo su Leon, aggrotta le sopracciglia.
"So quello che ho visto, Kennedy. E lo sai anche tu."
Leon si porta il pollice alla bocca, ne strappa una pellicina - un tic
nervoso che lo accompagna da sempre.
"È morta."
"Lo dici per convincere me o te stesso?"
Leon sospira, continua a mordersi la cuticola già infiammata
intorno alle unghie.
"Io... Natalia è scomparsa dal 2018, Chris: sono passati
sette
anni. Sette.
E poi, perché mai dovrebbe ripresentarsi
durante
una missione militare di recupero armi biorganiche? Perché?
Cosa
c'entra in tutto questo? Natalia era una ragazzina, una semplice..."
"Natalia è
Alex."
Leon si umetta le labbra, sposta lo sguardo per tutta la stanza - lo
evita.
"Non esiste la reincarnazione, Chris."
"No." ammette Redfield, ringraziando con un cenno del capo il medico
"No, ma esiste il progetto su cui stava lavorando Alexandra Wesker."
"Non abbiamo mai saputo di cosa si trattasse."
"Cosa ti dice l'istinto, Leon? Quella sensazione sul fondo dello
stomaco, pesante. Quel senso di déjà vu che ti
coglie
ogni volta
che guardi una foto di Natalia, ogni
volta che l'hai
ascoltata parlare in quel suo modo misurato e calmo, ogni fottuta volta
che rideva - porca puttana, Leon, sembrava di sentir ridere un lupo!"
Leon si sfrega le mani sul viso, scuote la testa.
"Impossibile."
"Non sarebbe la prima volta che sopravvivono all'impossibile. Sono
peggio degli scarafaggi: puoi scaricargli addosso una bomba nucleare e
quelli ne usciranno più belli di prima."
"Ma ti ascolti?" sibila Kennedy, fissandolo in tralice "Ti. Ascolti?
Adesso credi che anche Albert Wesker sia vivo..."
"Lo è."
"...e che abbia una figlia. Cristo santo, una figlia, Chris.
E poi?
Cos'altro? Un cane, un gatto?"
"Anche Jake la pensa come me."
Leon molla un calcio alla sedia vicina, gli regala uno sguardo pieno di
rabbia, deluso.
"Tu e Jake non siete mai andati d'accordo! Ti ha quasi ammazzato in
Cina e adesso, adesso,
perché ti fa comodo improvvisamente
siete
amiconi?"
"No." ribatte Chris, premendosi la fasciatura e ruotando la spalla "No,
ma Jake sa.
Ha intravisto,
proprio come me. Non mi ero sbagliato su di
lui anni fa, in Edonia, e non mi sbaglio adesso."
Leon libera un sospiro esausto, si accascia accanto a lui sulla sedia
sbiadita e un po' storta.
"Non possiamo dirlo a Barry. Non fino a quando non ne abbiamo la
certezza."
Chris annuisce, si gratta una guancia - ispida di barba.
Leon riacquista il controllo, si sfrega le mani lungo i fianchi -
pensa, e
nel farlo la consapevolezza gli distorce i lineamenti in un
cipiglio attonito, scoraggiato.
"Ha ucciso lei Ada?"
Chris stringe la coperta ruvida tra le dita, ammorbidisce lo sguardo.
"Credo di sì."
"Per le informazioni che ci ha passato."
"Per aver messo in pericolo la ragazzina, chiunque essa sia."
Leon annuisce, tra le ciglia lacrime trasparenti come quel cielo
invernale di gennaio - altrettanto pesanti.
Si porta poi le mani al volto, libera un solo, lungo lamento.
Chris ne fissa il profilo esausto, le spalle curve - sopra, tutto il
peso di un mondo che credeva(no)
ormai estinto.
Dalla memoria la risata di Natalia irride
entrambi.
Just remember when you
think you're free,
the crack inside your
fucking heart is me.
Due mesi; da tanto Eve è in coma.
Le ferite si sono rimarginate, i muscoli ricostruiti.
Respira da sola e non ha più bisogno di alcun macchinario -
dorme, e sotto il lenzuolo azzurro è un profilo perfetto,
integro.
Wesker la sottopone a dosi periodiche di siero - AW367 - una crudele
simmetria con se stesso.
Il siero controlla la replica dei virioni del Progenitore, la mantiene
in equilibrio - argina,
e allo stesso tempo le impedisce di
risvegliarsi.
"Non possiamo fare altrimenti."
"Lo so."
"L' E - 45T è ormai fuori dal suo sistema, completamente
inglobato ed eliminato. Non c'è nulla che minacci il
Progenitore, eppure tutti i livelli biochimici e virali sono instabili
se lasciati a loro stessi."
Alex annuisce, stringe le dita sul bordo del letto.
È pallida, Alex - esangue.
È dimagrita, e la pelle si tende sugli zigomi, lungo il
collo.
Morsi sulle labbra, attorno alle unghie: Alex si è fermata
con Eve e lì è rimasta - ancora, sempre.
Ed è così che aveva fatto anche per lui - un
guscio vuoto, che solo il vento spostava a suo piacimento.
Era crollata in se stessa, Alex, e Albert adesso può vederne
le
macerie da vicino - può
sentire quello che deve aver provato
anni prima, quando il vulcano se lo era mangiato vivo.
Le sfiora una spalla, la percepisce tendersi -
irrigidirsi di colpo,
sciogliersi poi, come un fantoccio esausto.
"Alex."
Nessuna risposta.
Wesker le circonda le spalle con un braccio, infila l'altro sotto le
ginocchia - la solleva, e incontra solo una debole resistenza.
Alex chiude gli occhi, li nasconde dietro mani sottili, nervose.
Il dolore è una maledizione di famiglia.
Lie to me, cry to me,
give to me,
keep all your secrets
wrapped in dead hair always.
"Potrebbe essere vivo."
Sherry ascolta la confessione di Jake sotto una neve pesante, umida.
"Redfield ne è convinto."
La cameriera porta loro due cioccolate calde - con caramello e panna
montata per Jake, una spruzzata di cannella per lei.
"La Saurian ne è uscita pulita."
"Ho sentito la loro dichiarazione stampa: non mi stupisce che fossero
pronti a un'eventualità del genere. L'Umbrella ha insegnato
molte cose."
Jake ruota un biscotto nella panna, tace.
"E quella donna... era Natalia, Sherry, ma al tempo stesso non lo era."
Sherry si porta la tazza alle labbra, soffia - toglie con il cucchiaino
il sottile strato che si è addensato sopra.
"Ho conosciuto Alex Wesker, Jake."
Nell'aria zucchero e vaniglia - un retrogusto di limone e arancia
candita.
"Era un'amica di mia madre. E di mio padre."
Jake sospira, fissa l'insegna della pasticceria in cui hanno trovato
rifugio - Magnolia Bakery.
"Era anche l'amante di tuo padre."
Jake irrigidisce il profilo, la linea della mandibola.
"All'epoca ero troppo piccola per
contestualizzare, ma adesso lo so."
Un bambino urta la sua sedia, tra le dita una pasta ripiena di crema e
granella colorata.
"Era gentile con me."
Un'occhiata in tralice - sfuggente.
"Un po' distante, forse altezzosa, ma per il mio compleanno mi
regalò persino una bicicletta."
"A spendere soldi mi pare siano sempre stati molto bravi."
"Lavorare all'Umbrella era molto remunerativo."
"Lo immagino."
Sherry sceglie un bomboloncino ripieno dal vassoio che si sono fatti
portare, lo schiaccia contro il palato, assaporandone la dolcezza.
"Sparì all'improvviso, così,
di punto in bianco."
Jake tamburella con le dita sul bordo del tavolino, ascolta.
"Era il 1991, Jake."
Silenzio.
"L'anno in cui tua madre arrivò in America."
"Non stai dicendo quello che penso."
Sherry si stringe nelle spalle, prende un Diplomatico grande come la
sua mano.
"Forse. O forse c'erano altri motivi. Spencer, in primis. Il progetto
Wesker Children è sempre rimasto un mistero a
metà."
"Non mi fanno pena."
Sherry appoggia il dolce sul piattino, si pulisce le dita sul
tovagliolo ricamato.
"Per molto tempo ho odiato i miei genitori, Jake. Per anni. L'ho fatto
fino a quando ho potuto; fino a quando la rabbia ha nutrito tutto quel
rancore che portavo nel petto, quell'infinita
stanchezza."
"È diverso."
"Sì, lo è." concorda Sherry, bevendo un sorso di
cioccolata.
Jake continua a studiare la neve che cade, le persone che corrono da
una parte all'altra del marciapiede.
"Ma se fosse vivo... se mio
padre fosse vivo..."
"No." la ferma Jake, alzando una mano nella sua direzione "Non lo
farò, Sherry."
Una cameriera ride, serve il caffè a un signore anziano e
che porta con sé un odore di lillà e talco.
"Mio padre è morto. Albert
Wesker è morto."
Sherry lo fissa, un velo di zucchero sui polpastrelli, attorno alla
tazza.
"Natalia
è morta."
Si volta, afferrando un cannolo dal vassoio.
"Mia madre
è morta: null'altro ha importanza."
"E la ragazzina, Jake?"
Un morso, poi un altro - il dolce della crema inglese giù
per gola, sotto la lingua.
"Anche Eve
lo è?"
Jake ingoia una risposta che urla
nel sangue e nella memoria.
Hope that we die holding
hands, always.
Hope that we die holding
hands, always.
I hope at least we die
holding hands for always.
Ti hanno riconosciuto."
Alex fissa le gocce d'acqua che scivolano dai suoi capelli, tace.
"Ti stanno cercando."
Un'occhiata sfuggente, inquieta.
"Ne sei certo?"
"Sì. Nulla di ufficiale, ma Chris ha cominciato a fare
domande, sollevare dubbi."
Alex si porta le ginocchia al petto, annuisce.
"Lascia che facciano; non troveranno nulla."
Wesker le percorre le vertebre della schiena una per una, sulla pelle
una miscela d'argan e camelia.
"Cosa sanno di Eve?"
Wesker le massaggia le spalle, respira tra i suoi capelli - chiude gli
occhi.
"Poco o nulla, al momento. La Saurian ha però trasferito
tutti i suoi dati nella sede di Washington."
Alex scivola contro il suo corpo, sospira - si lascia blandire
dall'acqua tiepida, dalla sua bocca.
"Progetto Chimera,
lo chiamano."
Alex apre un occhio, si ritrova a fissare il soffitto bianco, le luci
soffuse - abbassate per non ferirle la vista.
"Il virus esiste ancora; devono solo trovare il trigger giusto."
"Stai dicendo che Eve è un
problema?"
Wesker le spinge il viso all'indietro, il pollice sul mento, l'indice
nella guancia.
"No. No, ma al momento siamo in svantaggio, e dobbiamo recuperare
terreno: una B.O.W. instabile e un virus mutaforma non fanno al caso
nostro."
Alex aggrotta le sopracciglia, indurisce lo sguardo.
"È tua
figlia, Albert."
"Lo so."
"Non è solo
una B.O.W."
"Nemmeno noi."
Silenzio.
Alex ruota tra le sue braccia, si appoggia al bordo della vasca - si
solleva su di lui, abbassandosi poi verso il suo petto, morde, e Wesker
accetta la sua rabbia, il suo dolore.
Schiude lo cosce, soffoca sulla sua bocca un singhiozzo - Alex si
perde, e
questa volta sono le sue mani a trattenerla, a ricomporla
pezzo dopo pezzo.
Nel buio della stanza null'altro che due serpenti in cerca del calore
l'uno dell'altro.
Somebody shine a light,
I'm frozen by the fear in me.
Somebody make me feel
alive and shatter me.
Silenzio.
Il mondo è liquido, muto.
Galleggia in tutto quel niente Eve, i capelli fili d'oro e gli occhi
chiusi - frenetici
sotto le palpebre.
Regredisce a un amnio primordiale e unico, Eve - il Progenitore e i
suoi mille segreti.
Riserva virale,
la chiamano.
E tu - noi - siamo il
virus, Eve: l'umanità il luogo dove
nasconderci e proliferare.
Sua madre brucia - avvampa,
Era che ha rubato il fulmine a Zeus e si
prepara a scagliarlo su tutti loro.
Suo padre la osserva, cauto - sospettoso.
Un dio caduto troppe
volte per non ricordare il sapore della polvere.
Scivola, Eve, e il Progenitore mormora - racconta, instancabile.
Le parole non hanno significato, forma: tutto è immagine,
colore.
Non c'è lingua conosciuta, alfabeto che possa tradurre i
suoi
sussurri, solo un groviglio di luci e e profili che Eve riesce a
interpretare - a vedere.
Non c'è tristezza, dolore: nulla che possa ferirla in quel
vuoto privo di suono.
Eve si tende verso il Progenitore, lascia che l'accolga tra le sue
braccia invisibili e fredde.
Fuori, un mondo per il quale non ha più alcun interesse.
****
"I'm right and wrong,
moral and immoral,
good and bad,
a hero and a villain,
and I've been just as
capable of truth as I have been lies." (4)
Aprile, 2025
Devo parlarti.
Chris fissa il biglietto che Claire ha scritto e poi buttato nel
cestino.
Ne liscia gli angoli, le pieghe; carta rosa a quadretti, un disegno
floreale sul fondo.
Devo parlarti.
Deglutisce, la comprensione una mano gelida nel petto, attorno al cuore
- che stritola e spreme.
Devo parlarti.
516 - 3467937.
Un numero solo. Prefisso di New York. Praticamente dietro l'angolo.
Potrebbe essere quello di una pizzeria d'asporto oppure un messicano a
domicilio.
Forse quello di un collega o, perché
no, di un ragazzo.
Devo parlarti.
Chris compone il numero dal cellulare di Claire, aspetta.
Lo sciabordio dell'acqua
contro le piastrelle azzurre della doccia, una
canzone di Katy Perry nell'aria.
Uno squillo, due squilli, tre squilli...
"Claire."
Devo parlarti.
Silenzio.
Lei.
"Christopher."
Natalia Alex.
Chris riaggancia, stringe il telefono così forte
tra le dita
da far saltare parte della cover rossa a forma di fragola.
Il sospetto diventa certezza e uccide.
"Lo sa."
"E questo cambia qualcosa?"
"No."
Alex ripone il cellulare nel primo cassetto della scrivania, cerca gli
occhi di Albert - la sua forza.
Dall'altra parte della stanza la testa argentata del serpente li fissa
con la stessa vacuità degli idoli caduti.
"Siamo pronti alla fase quattro della sperimentazione."
"Bene."
"Procederemo entro una settimana."
"Qual è il sito scelto?"
"Washington D.C., signore."
Zimmer annuisce, autorizza l'Apocalisse - libera i suoi cavalieri e i
tutti loro orrori.
Progetto Chimera è il nome che avrà la fine
dell'umanità e di tutte le sue speranze.
****
Ci sono poche nubi in cielo - nembi biancastri e deboli, sfilacciati da
un vento forte, che piega le cime degli alberi.
Simba è un meticcio abitudinario: si alza presto, quando il
sole
è appena sorto, e aspetta pazientemente che il suo padrone
lo
porti fuori per il giretto mattutino.
Rientrano poi a casa per le sette, una porzione di pollo con le verdure
per lui e una brodaglia nera e puzzolente per il suo padrone - se
è di buon umore una di quelle paste che profumano di
zucchero e
cannella.
Oggi non è poi un giorno molto diverso dagli altri, ma
qualcosa
è fuori sincrono - un odore che il suo padrone non ha mai
posseduto, nemmeno quando il naso gli diventava rosso e starnutiva in
continuazione.
Simba si avvicina al letto di Peter, si siede - la coda che sbatte
ritmicamente sul tappeto sdrucito.
Peter tossisce, gli sfiora la testa in una carezza rovente - umidiccia
e incerta.
"Oggi no, Simba." gracchia, e il puzzo della malattia gli fa salire un
conato su per la gola "Forse più tardi: adesso lasciami
riposare."
Simba si passa la lingua sui denti, raggomitolandosi al suo fianco -
gli lecca la punta delle dita in un gesto affettuoso, che vuole essere
rassicurante, amichevole.
Tre ore dopo le condizioni di Peter saranno peggiorate a tal punto che
non riuscirà neppure ad alzarsi dal letto, e Simba
dovrà
evitare un fiotto di vomito rossastro e nero - sangue e qualcosa che
gli fa drizzare il pelo sulla schiena, attorno al collo.
Nelle due successive i polmoni di Peter si riempiranno di muco,
ostruendogli le vie respiratorie e lasciandolo rantolante sul
pavimento, dove sarà caduto a causa di una convulsione
improvvisa.
Simba gli si avvicinerà, affranto di non essere essere stato
in
grado di trattenersi e di essersi liberato
sulla stuoia del bagno - la
ciotola ormai vuota e dimenticata.
Al tramonto gli occhi di Peter si scioglieranno nelle orbite,
lasciandolo cieco e disperato.
Il cuore perderà il suo ritmo venti minuti dopo, i neuroni,
ormai in sofferenza da ore, lo trascineranno in uno stato febbrile
d'incoscienza.
Peter morirà alle sette e nove minuti di quel
lunedì
pomeriggio, tornerà alla (non) vita un'ora
dopo, sul corpo i
segni d'infezione da virus C e T - una fame atavica e croste nerastre a
deformarne i lineamenti, il corpo.
Simba sarà la sua prima vittima.
"Things die.
But they don't always stay dead.
Believe me, I know."
- Richelle Mead -
Note dell'autrice: il
testo che intervalla i paragrafi è
tratto dalla canzone "Born villain" di Marylin Manson.
(1) dalla one - shot "If
we were villains."
(2) Niccolo Machiavelli.
(3) Charles Bukowski.
(4) Katie McGarry.
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