Kimiboku

di meiousetsuna
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Documento senza titolo

Sherlock, John
Rating: Giallo
Genere: Poesia
Avvertimenti: Angst, sentimentale, malinconico
Ambientazione: post Reichenbach
Note: alla fine

KIMIBOKU

Tu con me

Mi sveglio, gli occhi appesantiti dalla coltre del sonno e immagino te

(a quest’ora sarai in ritardo, dovrei prepararti un caffè?)

Anche questa giornata è soltanto allucinazione, il ricordo di un’emozione

L’assenza del tuo corpo crea la forma del mio desiderio, l’eco delle tue parole mi spinge a rispondere

al rumore del vento

Sono un guscio vuoto, perché la mia anima è assente, cercandoti

ma non importa, perché è solo dalla tua che potrei essere completato

Immagino il tuo sapore, ho sete dei tuoi baci

Per sopravvivere ho spento i pensieri

(non ricordavo di amarti anche ieri?)

paralizzato i nervi, indurito il cuore, bloccato il respiro

(avevano ragione, non sono umano, altrimenti non sarei vivo)

Se fossi accanto a me, ti stringerei tanto da scioglierci come acqua nella terra

Lascerei che mi consumassi bevendo dalle mie vene, come la sabbia del deserto dorato

Le tue radici sarebbero dentro di me, scaverebbero nella mia carne

Il tuo respiro soffierebbe aria nei miei polmoni

Il tuo sorriso accenderebbe il Sole in questa nebbia pallida

La tua pelle, sfiorando la mia, la farebbe tremare di desiderio

Provo a sussurrare il tuo nome come una preghiera

(a volte mi ascolti, perso nei colori della sera?)

Lascio sanguinare il mio cuore ― squarcio l’ombra a brandelli, ma non posso parlarti

So che non puoi vedermi, sentirmi, toccarmi

Ma se mi dimentichi, sarò davvero morto

▪▫▪▫▪▫▪▫▪▫▪▫▪▫▪▫▪▫▪▫▪▫▪▫

Tu con me

Mi aggrappo con le dita alle lenzuola, con l’illusione al mondo dei sogni, ma quello che mi aspetta è

un risveglio senza te

(sono in ritardo, dovrò fare di corsa un caffè)

Affrontare un’altra giornata normale, reale, banale – già scritta, come le notizie di ieri sul giornale

Sono solo nel mio letto, eppure di notte credo di sentire il tuo profumo, la tua sagoma sottile aderire

alla forma del mio desiderio, il soffio che si insinua dalla finestra sospirarmi all’orecchio

Apparentemente sono intatto, perché hai pagato anche per me,

ma sento solo dolore,

perché è dalla tua vicinanza che voglio essere completato

Se rinunciassi a vivere, offenderei il tuo sacrificio

(il tuo egoismo era soltanto un artificio?)

Ho rialzato la testa, asciugato gli occhi, modificato il mio viso

(i baffi sulle labbra disegnano un sorriso?)

Se potessi tornare da me, la mia materia si farebbe liquida, per fondersi per sempre con la tua 

Lascerei che scorresse come lacrime, mi consumasse versandosi dalle mie vene, acqua e sangue

perché tu mi beva

La mia essenza abiterebbe dentro di te, prenderei la tua carne, che mi appartiene

Ti griderei parole d’odio per avermi lasciato solo

E altre d’amore per aver riportato vita nella mia esistenza inutile

Graffierei la tua pelle, accarezzerei i tuoi capelli, ti farei tremare di piacere

Ti chiamerei bugiardo, per vendicarmi

(non mi crederesti, sorrideresti nel baciarmi)

Mi lascerei bruciare dalla tua febbre ― ti reclamerei come una cosa mia, impazzirei se smettessi di

amarmi

Non posso più vederti, sentirti, toccarti

Ma finché non smetterò di credere ai miracoli, non sarai davvero morto

 

Note: Lo so, il mio post Reichenbach arriva davvero tardi, ma questo splendido fandom lo frequento solo da un mese prima della quarta stagione, per cui non ho potuto esprimere nulla a tempo debito sulle “vere” puntate…
Ovviamente i due narratori ― Sherlock e John ― fanno due monologhi interiori, senza poter dire/sapere che Sherlock non è morto
Il titolo: Kimi e boku sono i due modi più belli anche se non necessariamente romantici di dire “tu ed io” in Giapponese. (Ne esistono sei). Si possono scrivere uniti solo per licenza poetica (anzi, li ho trovati molte volte, anche se purtroppo non ricordo chi li ha usati proprio come titolo per citarlo) per mostrare “fusione”
Il titolo interno è correttamente senza maiuscole





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