non arrenderti

di Saturday Marx
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Erano loro, i temuti Rotans. Cinque esseri, tutti uguali, erano avanti a Wolverine. Il suo gruppo li guardava, li studiava. Logan non aveva paura, non l’aveva mai avuta. Oltre duecento anni di battaglie lo avevano fatto diventare una macchina senza timore. Laura era dietro di lui, al fianco il figlio aveva lo stesso sguardo del nonno. Se solo potesse vederlo il padre penso’ Laura. Il pensiero fu cancellato un secondo dopo, quando Logan fece uscire i suoi artigli. Era proprio come lo ricordava. Wilbur diede un bacio alla madre poi ando’ al fianco del nonno. Wolverine lo guardo’, vide nel suo sguardo il proprio sguardo. Un cenno di consenso da ambedue le parti basto’ per creare coppia. Quegli esseri vennero avanti, Laura cerco’ di portare gli altri al riparo. Loro erano li’, a guardare senza la minima paura. I cinque scattarono avanti e lo stesso fecero Logan e Wilbur. Gli artigli erano un marchio di famiglia. Uno scontro come Wolverine non ricordava da tempo. I cinque esseri uguali erano alti sui due metri, muscolosi, pelle color blu e apparentemente senza indumenti addosso. Erano forti e veloci, ma i Wolverine erano combattenti di natura. Gli artigli superaffilati penetravano le carni con difficolta’. Logan si ricordo’ in quel momento che erano per meta’ robot. Bisognava giocare d’astuzia. L’unico modo per abbatterli era decapitarli. Guardo’ per un secondo il nipote, lui ne aveva gia’ ucciso uno e stava combattendo con un altro. Il quel momento l’adrenalina era al massimo picco. Comincio’ a combattere piu’ vigorosamente e in un paio di minuti riusci’ ad ucciderli tutti. Era riuscito nella prima impresa dopo 50 anni di assenza. Laura in quel momento fece un sorriso, era ancora il numero uno. Fece uscire allo scoperto tutti gli altri e raggiunsero i die. Wolverine guardo’ le carcasse. Al loro interno erano un complicato intreccio di vene e tubi, sangue e olio. L’umanita’ non era piu’ la stessa penso’. 

 

Marcus aveva visto i suoi soldati venir meno al loro dovere. Fino a qualche mese prima loro erano i suoi migliori fedeli, ora invece erano soltanto cinque antichi destinati al fallimento. Si accese il sigaro spento, con il sorriso di chi vede per la prima volta il proprio mito da giovane. Un pensiero che fece subito posto alla sensazione di superiorita’ combattiva rispetto a lui. “Il bello ancora deve venire” disse sottovoce.

 

Non erano tanto distanti dal fiume Hudson, dove la Steeltech aveva base. I giovani mutanti passavano per le strade con tante macerie e nessuna vita. I palazzi erano quasi al punto di collasso. Logan aveva una domanda in mente da qualche ora. Laura camminava al suo fianco in silenzio, mentre Wilbur era vicino ad un’altra ragazza. “Chi e’ suo padre ?” chiese senza risparmiare convenevoli alla figlia. Lei aveva un’espressione cupa nei suoi occhi, come una piccola fessura in un solito muro. “Ti prego, non e’ il momento.” rispose lei secca. Logan stava quasi per controbbattere, ma gli sembro’ quasi di vedere della luce nei suoi occhi, quasi come se stesse reprimento una lacrima. La sua curiosta’ lascio’ il posto al suo silenzio, capi’ che doveva essere una storia complicata. “Ok, ma quando questa storia sara’ finita me lo dirai” le disse senza guardarla. Ancora quell’uccello sopra le loro teste. Logan voleva che chi fosse dall’altra parte vedesse l’uomo che non puo’ morire, la persona che lo sconfiggera’. All’orizzonte il fiume Hudson..

 




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