56)Gente
che va, gente che viene
A
quanto pare, quella notte non
aveva ancora terminato di riservare incontri a sorpresa, per la
squadra di nukenin più strana del continente ninja.
Prima
che potessero
allontanarsi del tutto, ciascuno andando per la propria strada, ecco
che piombò sul campo un terzo incomodo.
Da
sotto le loro maschere,
Kakashi, Raido e Genma repressero a stento un sospiro di
disperazione.
Dall'alto
di una roccia, un
ragazzo con la maschera da ANBU prese a parlare:
“Di
tutte le cose che immaginavo, certo non pensavo che i responsabili
dietro ai tumulti in questo paese fossero opera proprio vostra, ninja
di kumo... Avete persino ingaggiato dei nukenin per destabilizzare
l'area? Davvero, pensavo che il vostro raikage fosse un uomo di
parola. A quanto pare, ci eravamo sbagliati!”
Gli
altri due, dietro di lui,
gli diedero sottovoce dell'idiota, per aver fatto una sparata del
genere. La loro idea era di tornare senza essere visti e riferire al
consiglio cosa avevano scoperto, ma... A quanto pare il loro compagno
aveva pensato diversamente.
E
ora come sarebbero usciti da
quella situazione? Come sarebbero tornati al loro villaggio?
Già,
come sarebbero tornati
vivi a Konoha?
Pur
attraverso le maschere,
Kakashi, Raido e Genma si guardarono e si compresero. Dopo tutto
avevano avuto lo stesso pensiero: “Aoba... Il solito
coglione...”
Darui
e Shi rimasero a dir poco
allibiti da quella uscita, mentre Bee sfoggiò solo un
sorrisetto. Un
combattimento con delle ANBU di Konoha? Musica per le sue orecchie!
Sebbene
Inazuma facesse un
insistente cenno a che levassero al più presto le tende da
quel
luogo, i ninja della foglia alzarono le spalle. Se si fosse messo
male per i loro compaesani?
Loro
malgrado, il senso del
dovere verso la foglia gli impediva di lasciare quel posto prima che
la matassa non si fosse sbrogliata.
Darui,
più che altro per non
dare modo a Bee di farlo per primo, causando un casino inenarrabile,
scattò verso i nuovi ospiti, in posizione di guardia.
Ma,
invece di attaccare, si
fermò alla sommità del masso, senza muoversi
ulteriormente e disse,
in tono apparentemente pacato: “Ciò di cui ci
accusate è falso.
La nostra indagine è, piuttosto, per catturare gli artefici
ed i
mandanti di azioni a nostro danno. E, per inciso, è
quantomeno
fortuito trovare in zona ninja speciali di Konoha per noi, dato che i
nostri sospetti ricadevano principalmente sul vostro
villaggio.”
Prima
che Aoba potesse dire
qualche altra vaccata, l'Anbu dietro di lui gli passò
innanzi e
prese la parola. Avevano riconosciuto Bee anche loro, e passare alle
vie di fatto in quella situazione era l'ultima delle loro
aspirazioni.
“Ci
dispiace... cough... delle parole rudi del nostro compagno...
cough... Ciò nonostante, conserviamo non pochi pregiudizi...
cough... nei vostri confronti. Non abbiamo prove contro di voi...
cough... ma potremmo ben dire anche noi che è decisamente
fortuito
trovare in zona... cough... le guardie del raikage proprio mentre
sospettavamo il vostro coinvolgimento...”
Nel
frattempo, l'occhio andò
verso i nukenin, rimasti nel pianoro in basso. Il loro comportamento
era quanto mai anomalo. Come mai non li avevano ancora circondati?
Dal
canto loro, gli oggetti di
quello sguardo, mandavano, almeno mentalmente, un altro sospiro.
“Quello deve essere Hayate... ” In effetti, quella
tosse, quel
portamento, come se stesse per morire da un momento all'altro...
Erano decisamente inconfondibili.
Inazuma
però, a quel punto,
non ne poté più di quella situazione di stallo
infinita. Balzò
all'improvviso proprio tra Darui e Hayate.
E
disse, rivolta al primo:
“Allora?
Possibile che non l'abbiate ancora capito? Chi sta combinando casino
in questo allegro e ameno posticino aveva proprio questo in mente!
Che Kumo accusasse Konoha e viceversa!”
A
quel punto, Darui fece
un'espressione sorpresa, la prima dall'inizio di quella strana
serata. E per la prima volta credette veramente che quella fosse
Inazuma Uzumaki, la principessa di Uzushi. La stessa che aveva
abbattuto ben due spadaccini della nebbia, se le storie che si
raccontavano sul suo conto erano vere.
Sì,
se lo sentiva. Quello che
diceva poteva essere vero. Anzi, era molto probabile che lo fosse.
Aoba,
dal canto suo, attraverso
la maschera, aguzzò la vista. Era lei! Era proprio Inazuma!
Mentre
Hayate ancora cercava di
interpretare la situazione, il suo stordito compagno esclamò:
“Inazuma-hime!
Ma-ma cosa sta succedendo? Nukenin? Come è
possibile?”
Poi,
prima che potesse
prevenirlo, naturalmente Aoba disse l'irreparabile.
“Non
dirmi che quelli laggiù sono... O kami! Kakashi, Raido e
Genma?”
Ecco,
l'aveva detto.
Hayate
posò il suo sguardo
allibito prima su Inazuma, che si stampava la mano sulla faccia per
la disperazione, poi su un altrettanto stupito trio della nuvola, ed
infine su un ignaro Aoba. Ancora non si spiegava il motivo per cui
aveva accettato di prenderlo come sostituto temporaneo per la sua
squadra. E ad ogni minuto che passava, si decideva sempre
più che
quella sarebbe stata la prima ed ultima volta. Ma ora non era quello
il fatto più strano... Il fatto più strano era
che laggiù c'erano
Kakashi, Genma e Raido con una maschera ed un coprifronte taccato. Ma
che diavolo stavano facendo!?
Come
leggendo nel suo pensiero,
anche Kakashi salì con un balzo a fianco di Inazuma e,
rivolto ai
nuovi venuti proferì un piatto (e leggermente infastidito,
per chi
lo conosceva e sapeva interpretare correttamente le intonazioni della
sua voce):
“Aoba,
Tenzo, Hayate...”
Hayate
non sapeva se ridere o
piangere. Dannazione a Kakashi, si era infilato di nuovo in mezzo ad
un guaio più grande di lui.
“Tu?!
Di nuovo in mezzo ai guai?” Gli fece.
“Ahem...
già. Sentite... ripassate più tardi, evitiamo
casini con la nuvola
eh?”
A
quelle parole del suo amico,
il ragazzo tossicchiò. Non sapeva nemmeno lui se per
divertimento o
altro. Poi gli disse:
“Ci
devi parecchie spiegazioni...”
“Come
al solito, Hayate....”
“E,
conoscendoti, ci darai solo mezze risposte...” aggiunse
Tenzo,
introducendosi solo allora nella conversazione.
A
quel punto, Hayate si rivolse
nuovamente a Darui:
“Ben
strani... cough... gli incontri che i kami ci hanno concesso questa
notte... cough... Una cosa, tuttavia voglio chiarire... cough... Non
so voi, ma mi fido di una persona che reputo saggia e coraggiosa...
cough... sebbene in questo momento sia considerata traditrice...
cough... Qualcuno ci vuole nemici... cough... Ma non è mio
desiderio
assecondare questa volontà... cough... Lasciamoci in
amicizia, e che
questo incontro non sia mai avvenuto.”
Darui
si limitò ad un cenno di
assenso del capo, mentre Bee sbuffava, con gli occhi da cane
bastonato. Evidentemente, quella notte il suo desiderio di battersi
non sarebbe stato esaudito.
I
ninja di Konoha sparirono
velocemente nel buio.
Darui,
con uno sguardo
penetrante fissò il ragazzo con la maschera al fianco di
Inazuma.
Poi, rivolto proprio a lei, le chiese:
“Solo
una domanda... che ci fa anche un ninja della foglia nel tuo gruppo?“
A
Inazuma scappò a stento una
risata.
“Oh,
beh... fa la sua doverosa parte da cavalier servente... Nah, scherzo.
Diciamo che è qui per ragioni non di affari, se comprendete
ciò che
intendo...”
Lo
sguardo che Inazuma rivolse
ad uno sbuffante Kakashi fu per Darui più chiaro di molte
parole.
Con un lieve sorriso, le rispose:
“Oh,
sì, comprendo molto bene. Ora, se non vi dispiace, ci
accomiateremo.
Devo essere sincero: non so se augurarmi di non rivedervi
più o
rivedervi ancora. Perché, per quanto possa sembrare
irrazionale,
almeno per parte mia, ci lasciamo in amicizia.”
Prima
che fuggissero via
nell'oscurità, però, Bee si voltò
verso Inazuma e le disse,
sorridendo:
“Preparati
ragazza, la nostra battaglia sarà pazza! Yo!”
La
rossa rise e di rimando gli
fece: “Ci puoi scommettere! Alla prossima allora!”
Una
volta soli, Kakashi, ancora
piuttosto confuso dal rapido susseguirsi degli eventi, chiese,
perplesso:
“Senti
Ina, ma mi spieghi come diavolo fai a farti ben volere in questo modo
dalla gente appena la incontri? Non è che la ipnotizzi con
lo
sharingan?”
“Perché,
dici che funzionerebbe?”
“Con
me, no di certo.”
“Sentilo
lui... Ehi albino, tiratela di meno... Sbaglio o sei stato il primo a
finire nel mio jutsu ipnotico?”
“Jutsu
ipnotico? Vuoi davvero vedere com'è, un jutsu ipnotico?
Dilettante...”
“Sbruffone...”
***
Mei
aveva da poco ripreso i
sensi. Ma, a dirla tutta, avrebbe preferito rimanere svenuta. Anzi,
svanire, per sempre.
I
suoi nervi erano
completamente a pezzi. Aveva costruito una maschera per essere
completamente impermeabile alla sofferenza. Per non dover
più
ricordare il trauma che aveva subito da bambina, era diventata
esattamente come quelli che combatteva e che odiava. Esseri talmente
finti da aver perso qualsiasi cosa li rendesse identificabili come
umani. Era... Non era altro che un mostro. Il suo ideale era la
vendetta, ma non era comunque molto diversa da Yagura. Le sue mani
erano lordate di sangue innocente né più
né meno di lui...
Involontariamente,
le lacrime
ripresero a rigarle il volto. Era come se avessero scavato dei solchi
ben dentro alle sue guance, a giudicare dall'atroce bruciore che le
generavano.
“Ehi...
Posso?”
A
quelle parole, Mei nemmeno si
voltò. Ancora una volta quella ficcanaso di Inazuma... Ma
perché
non la lasciava in pace con i suoi demoni una buon volta? Lei e la
sua dannata sindrome dell'infermiera! Come si permetteva, ogni santa
volta, di entrare nella sua testa e cercare di fare un po' d'ordine?
“No!
Non puoi! E' tutta colpa tua in fondo!”
“Come?”
Inazuma non capiva. Colpa sua che cosa?
“Sei
la maestra dei sigilli no? Eppure a me sembra che l'unica cosa che
hai saputo fare è stato sciogliere i miei, dannazione! La
mia vita
scorreva benissimo! E poi tu sei arrivata e hai cercato di guardarmi
dentro. E le ho provate tutte, cavolo... Ma no, tu volevi vedere la
'vera me'! Quella debole e insulsa ragazzina che se la fa sotto ogni
volta che deve far del male a qualcuno! Quella debole e insulsa
ragazzina che vorrebbe svenire tutte le volte che vede anche una sola
goccia di sangue! Quella debole ragazzina che ero riuscita a
sigillare benissimo!”
“E'
servito?”
“Cosa,
Inazuma, maledetta te, cosa!?”
“Sigillare
quella debole e insulsa ragazzina, intendo. Ti ha fatto vivere una
briciola meglio?”
“Meglio?
Meglio??? Ho sofferto come un cane per tutta la mia vita e tu mi
vieni a chiedere se ho vissuto bene? Tu sei fuori di testa...”
“No,
Mei, quella fuori di testa sei tu. Cercare di bandire quello che eri
dal tuo cuore e dalla tua testa non ti ha reso un grammo di
felicità
in più. Diciamo la verità. Tu hai sigillato la
'vera te', come la
chiami, perché avevi paura. Avevi paura di continuare a
vivere, per
cui ti sei aggrappata ad una, anzi no, mille vite non tue per poter
andare avanti. Ma il fatto è che con tutti i tuoi sforzi,
sai perché
non sei riuscita a sopprimerla? Sai perché non sei riuscita
ad
annientare veramente il tuo io?”
“Sentiamo,
fine psicologa del vortice, dimmi dove ho sbagliato...”
“Baka...
Non sei riuscita a sopprimerla, per il semplice fatto che la 'vera
te' vuole continuare a vivere! Ed è più forte di
tutte le catene
che le hai messo intorno!”
“Ma...
Ma sono una debole... Vivere da debole fa così...
Male...”
“Beh,
certo che fa male. La vita fa sempre
male,
prima o poi. Guardati intorno: cosa credi, che quelli che hai come
sottoposti non abbiano mai vissuto dentro di loro un dolore, una
perdita, che non si maledicano per i loro errori ed i loro peccati?
Però se ci fermassero al male, ci perderemmo il bene che ci
aspetta
dietro alla prossima volta di strada, non pensi?”
A
quella frase, Mei si lasciò
andare ad una risata amara.
“Patetica...
Ti sembro patetica vero? La bambina viziata che pretende, con i suoi
meschini melodrammi, di fare l'incompresa...”
“No,
non sei patetica. Credimi... La mia parente Akaho, quella sì
che è
veramente patetica, non certo tu... Solo, devi ricordarti che
nessuno, per quanto forte possa essere, può portare il peso
dei
propri limiti da solo. Nessuno, ripeto. Magari hai dimenticato come
si fa, ma guarda che condividere il proprio fardello con un amico
vivo
non
fa così schifo, te lo assicuro per esperienza!”
Il
tono ironico e rassicurante
della rossa fece sorridere, suo malgrado, la kunoichi di Kiri. Le
sapeva già da tempo, le verità che le aveva
detto. Ma saperle
internamente non ha lo stesso effetto che sentirsele dire in faccia,
direttamente.
Sentirsele
dire da un'amica.
“Inazuma
Uzumaki, te l'ha mai detto nessuno che hai una persuasività
incredibile? Incredibile... E pericolosa, aggiungerei. Sicura che
quell'occhietto rosso non abbia niente a che fare con tutto
questo?”
Inazuma,
mentre vedeva che,
finalmente, Mei si apriva ad un sorriso, si abbandonò ad una
risata,
a quella battuta, per poi risponderle a tono:
“Eh,
no, non sei affatto la prima che me lo dice. Anzi, a dire il vero
Kakashi non fa che ripetermelo ogni volta. Ma giuro che non ho
ipnotizzato nessuno. Ancora...”
“E'
un avvertimento, ninja di Uzushi?”
“Mmm...
Forse Mei, forse... Ricordatelo quando proverai a strusciarti su un
uomo per renderlo tuo schiavo ad una distanza di meno di venti passi
da me...”
“Eddài,
Inazuma, quando una ha un talento, perché non utilizzarlo a
proprio
vantaggio?”
“Lo
so però, per la tua incolumità... Stai lontana da
Genma... E da
Raido... E anche da Kakashi, se proprio non ti spiace!”
“Ahahah!
Figuriamoci. Dopo aver visto l'esercizio di tiro della tua amica
sulla povera Chichi? No, grazie. E poi, anche volendo, credo che sul
tuo spasimante sarebbe tempo assolutamente sprecato.”
“Questo
mi rincuora...”
“Inazuma?”
“Sì?”
“Grazie.
Boccone duro da digerire, ma... Sei la mia prima, vera amica da
quando... Sì, insomma, da quando ho ucciso Raku...”
“Naah,
figurati. Anzi, dovresti imparare una cosa: avere un amico sincero
è
piuttosto economico, dato che, a meno che tu stia parlando di una
super tirchia come me, non pretende nulla in cambio.”
“Mpf...
Cercherò di tenerlo a mente. E ora fammi un piacere,
lasciami
dormire un po'... Mi sento più a pezzi di come mi sentirei
se avessi
provato veramente ad affrontare Killer Bee della nuvola...”
“Sicura
che ti posso lasciare?”
“Ehi,
amica non vuol dire mia madre! No, davvero, tranquilla. Ho esaurito
il numero lecito di pazzie, per oggi...”
“Come
vuoi, Mei. A domani. Anzi, per essere precisi, a più tardi,
visto
che mezzanotte è già passata da un bel
po'.”
***
Nella
casa del capoclan degli
Uchiha, il grande Fugaku, quella sera si presagiva aria di tempesta.
La notizia che Itachi aveva sporto scuse formali ad Akari Uzumaki in
nome del clan si era diffusa come un fuoco tra le stoppie secche. Per
la verità, la grande maggioranza degli Uchiha era
assolutamente
favorevole a quel gesto. E non solo perché molti veneravano
la
grandezza e la nobiltà d'animo del grande Itachi Uchiha, ma
perché
davvero era parsa una cosa giusta. Anzi, più che giusta,
onorevole.
Anche solo il sospetto di una condotta in grado di macchiare
l'integrità del clan doveva essere cancellata. In questo
caso,
inchinarsi ad uno straniero non recava umiliazione.
Purtroppo,
però, tra la grande
maggioranza che la pensava in questo modo, non rientrava Fugaku. Per
lui, tutto ciò era stato estremamente disonorevole. Certo, i
motivi
per cui era di quest'avviso erano molti. Ma il principale, anche se
non l'avrebbe mai confessato a nessuno, era che non sopportava l'idea
che Itachi avesse fatto di testa sua senza consultarlo. Era suo
padre, dannazione!
Era
assolutamente orgoglioso di
suo figlio, ma più le sue prodezze aumentavano,
più sentiva di
perdere la presa su di lui. Dopo tutto, era pur sempre un padre,
prima di un Uchiha. Vedere l'uccellino farsi aquila e volare via dal
nido era fonte di silenziosa disperazione per lui.
“Figlio,
mi hai sommamente deluso. Ti sei inchinato ad una donna straniera. E,
quel che è peggio, hai imbrattato il buon nome del clan,
ammettendo
che uno di noi ha commesso atti orribili e nefandi. Non ti vergogni
nemmeno un po?”
“Padre,
con tutto il rispetto, credo che chi si debba vergognare sia
già
morto. Anche voi consideravate Hideo un arrogante borioso, se non
vado errato.”
“Qui
Hideo non c'entra! C'entra l'onore del clan! Adesso tutti diranno che
siamo una genìa di stupratori e traditori!”
“Non
una sola voce è giunta alle mie orecchie, di questo tipo,
padre. E
sapete benissimo che sono perfettamente in grado di udire anche
discorsi che non vogliono essere ascoltati da orecchie
indiscrete.”
“Come
osi continuare a ribattere! Sono tuo padre e tu hai la faccia tosta
di venire qui e prenderti gioco di me!?”
“No,
padre, non era assolutamente questa la mia intenzione. Io ho agito
secondo coscienza. E, sinceramente, mi dispiace molto dissentire da
voi in questa faccenda. Pur tuttavia, se ritenete che io abbia errato
nel parlare a nome del clan, ritirerò immediatamente quanto
le mie
labbra hanno proferito.”
“Sei...
Sei... Sei – Fugaku avrebbe voluto coprirlo con una ridda di
insulti, o accuse. Ma si fermò, esalando un sospiro. Aveva
perso.
Dialetticamente Itachi lo aveva sconfitto su tutta la linea, con
quella insinuazione. E' vero, l'aquila volava via davvero dal nido.
Ma vedere dal basso il suo poderoso battito d'ali era uno spettacolo
da ammirare, non da fermare. E in fondo, come avrebbe potuto
fermarlo? - Sei... perfidamente astuto, figlio... Sai benissimo che
mai e poi mai gli Uchiha si macchiano del disonore di ritirare la
parola data. Diventeremmo lo zimbello di Konoha ben più di
quanto lo
siamo ora.”
“Sia
come vi piace, padre.”
“No,
astuta serpe, sia come piace a te, ormai... Lo ammetto, sebbene il
tuo gesto abbia infangato il clan, ti rende onore. Hideo era davvero
una mela marcia, e francamente non ne biasimo la morte né
cercherò
di vendicarlo. E se la Uzumaki bastarda lo ha sconfitto e ucciso,
evidentemente è come dici tu, è dotata di
abilità non comuni. Ma
ora come ora, semplicemente non possiamo accettarla nel nostro clan
come se nulla fosse, cerca di comprendere la mia posizione e la
situazione politica in cui verremmo coinvolti...”
“Capisco
sin troppo bene, padre. Anche se, a onor del vero, Yondaime Hokage
appoggia la richiesta, così come molti capi famiglia del
clan.”
“Intemperante
figlio, so che disdegni i passi cauti e lenti dei vecchi,
considerandoli troppo attaccati ai loro scranni ed a futili
tradizioni. Ma abbi almeno un poco di fede nel rappresentante di
questa razza che ti sta di fronte. Comunque, credo che d'ora in poi,
avrai maggior occasione di renderti conto di cosa significa la
responsabilità nei confronti della famiglia...”
“In
che senso, padre? Non vi seguo...”
Fugaku
sorrise, poi si spiegò:
“Intendo
dire che tuo padre non è così vecchio quanto
sembra, dato che tra
poco avrai un fratello cui badare! Desidero che sia tu a prenderti
cura del suo addestramento, una volta giunto all'età
giusta.”
Dopo
quella improvvisa
rivelazione, Fugaku ebbe finalmente una soddisfazione che non gustava
da tanto, tantissimo tempo: ammirare la faccia stupita di suo figlio,
di solito così stoico e impassibile.
“A-Ah.
Sì, lo farò. Cioè, sì,
insomma... Sono orgoglioso di questo
onore... Volevo dire...”
“Dì
solo che sei contento di avere un fratellino, Itachi.”
A
quel punto, in quella casa si
udì un suono che nessuno, tranne forse Shisui, aveva mai
ascoltato
in tutta Konoha. Meglio, in tutto il continente ninja.
La
sincera e fresca risata del
letale Itachi Uchiha.
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