Les mots que nous ne nous disons pas

di Zomi
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Dopo un’attenta analisi e una logica riflessione, si poteva dire che la colpa fosse solo di Zoro.

Insomma, non poteva di certo pensare che gli fosse concesso il lusso di dormire sul ponte senza ricevere qualche piccolo dispetto.

Se c’era lei poi nei paraggi…

Era la legge del Karma: nulla più, nulla meno.

Se dormi beatamente sul ponte, a gambe spalancate e braccia piegate dietro il capo, non puoi pretendere che una gatta resista all’impulso di disturbarti.

È nel suo DNA.

Se poi la gatta in questione ha una folta chioma rossa e due occhietti furbi e smaliziati, allora hai volutamente firmato la tua condanna a morte.

Con passo felpato Nami si tese sul corpo dello spadaccino, ridendo sorniona.

Si allungò con l’affusolata siluette tra le gambe aperte, tendendo il busto a sfiorare maliziosamente il torace del ragazzo, fino a puntare gli occhi sulle sue palpebre calate.

Studiò con attenzione il volto rilassato e dormiente del compagno, e con appena un piccolo indugio sulle sue labbra, abbasso il capo a sfiorare morbida la gola di Zoro con la punta del naso.

Accarezzò il collo taurino dalla base fin sotto il mento, retrocedendo e ripetendo l’azione spostandosi sempre più sotto l’orecchio di lui, in una dolce fusa continua tra pelli.

-Cheiro no cangote- miagolò piano, strofinando un’ultima volta il nasino contro la gola del samurai, portandosi con le labbra sotto il suo orecchio –Tanto lo so che non stai dormendo Zoro-


 

 

Cheiro no cangote, strofinare la punta del naso sul collo della persona amata.
(Portoghese)

 


 





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