Prigioniera Ebrea

di Elena Des
(/viewuser.php?uid=1003263)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Mi chiamo Rah'el Amì, sono una ragazza ebrea di 15 anni e vivo ad Amsterdam dal 1934, quindi mi sono trasferita qui all'età di 7 anni. La mia famiglia è composta dai miei genitori di origine ebrea, Immanouel ed Elisheva, e mia sorella di 6 anni Dvora. Siamo una famiglia felice, davvero. Mia madre lavora alla scuola ebraica, insegna letteratura, e mio padre invece insegna privatamente matematica. Io faccio la donna di casa quando mia madre non c'è e mi occupo spesso di mia sorella, che è calma per fortuna e per questo non mi dà tanto fastidio. 
Sono a casa ora e sto suonando il bel pianoforte ereditato da mia nonna, è antico, marrone... ma è bello proprio per questo. Io fino all'anno scorso andavo alla scuola insieme a studenti di razza mista- ebrei, tedeschi e olandesi- ma ora bisogna seguire le leggi di Hitler e perciò frequento la scuola ebraica, dove lavora mia madre.
Finisco di suonare il pianoforte quando suona il campanello. Il nostro cane abbaia ed io corro alla porta aprendola.

-Ciao mamma!- saluto mia madre abbracciandola e facendola entrare mentre chiudo la porta

.-Hai preparato il pranzo, tesoro?

-Sì, è in cucina

-Grazie, cara. E dov'è Dvora?

-E' in...- non riesco a concludere la frase che la mia sorellina corre ad abbracciare mia madre, seguita da mio padre. Dopo essersi salutati ci incamminiamo verso la sala da pranzo dove io e mamma portiamo il pranzo a tavola

-E' davvero squisito- si complimenta mio padre ed io gli sorrido

-Ti è passato il mal di testa, Rah'el?

-Sì mamma, domani vado a scuola

-Bene...

-Mamma, andiamo al cinema?- chiede la mia sorellina. E' innocente, ingenua, e non è a conoscenza delle leggi emanate

Non possiamo fare quasi niente: non possiamo prendere il tram, l'autobus, non andare ai posti di divertimento di ogni tipo, non possiamo andare in macchina, non possiamo uscire dopo un certo orario, non possiamo comprare cose da negozi che non siano ebrei, non possiamo andare a casa dei vicini, ecc...

-No, non possiamo. Abbiamo tanto da fare. Ci dispiace...- le dice mia madre

Siamo costretti a vivere così, di bugie, ma non possiamo farci nulla. Chissà quando finirà

 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3807504