This mad, sick love

di devilcancry
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Freddo, sentiva un freddo cane. Si avvolse nel mantello di piume brune e osservò il paesaggio creato dalla coscienza di Elizabeth. Un brullo deserto di ghiaccio, una fredda e sterile landa. In lontananza, un albero secco e contorto, una figura seduta su un qualcosa ai suoi piedi. Si avvicinò, camminando per quella che a lui pareva un eternità. i suoi stivali scricchilavano sula neve e sul ghiaccio. Lei era la, anche se non sembrava lei. Il volto pallido, le labbra scarlatte, gli occhi avevano assunto una tonalità gelida, come quel mondo dei suoi sogni. Era seduta sul muretto in pietra di una vasca per pesci. Ora ricordava! ORA riconosceva quel posto! Era dove si era preso gioco di lei la prima volta! La mano dolcemente infilata nell'acqua, accarezzava qualcosa, Jareth si sedette accanto a lei, accarezzava pesci scheletro, delle carpe scheletro. Macabro. Il verdeggiante olmo era secco e contorto. Rimandava a terra un ombra netta e nera, in contrasto con quel mondo bianco e sterile. "Elzabeth..." sussurrò. Non un cenno da parte sua. Ferma, algida, immobile. "Elizabeth, ti prego" mormorò a voce un po più alta. Parve scuotersi. Si voltò verso di lui, lacrime di sangue macchiavano il suo bel volto cereo. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma solo un urlo inumano uscì da quella, costringendolo a tapparsi le orecchie e chiudere gli occhi. Incubi. Era tormentata da incubi. Doveva agire, in fretta. Si sforzò di penetrare le sue difese, di entrare nel suo mondo onirico... Ma la sua volontà era altrettanto grande... Non aveva alcun potere su di lei! Se lei non lo avesse accettato là, sarebbero rimasti per sempre in quel limbo. Quando riaprì gli occhi erano su una spiaggia. Immaginò un mazzo di candidi gigli nelle sue mani e si avvicinò lentamente alla figura in controluce sulla spiaggia al tramonto. La sua Ellie aveva un delicato vestito in lino turchese, le si avvicinò piano e senza dire una parola le porsi i gigli, inginocchiandosi nel farlo. Gli occhi chiari di lei brillarono nel vedere i fiori, li prese e li portò al viso per aspirarne il profumo dolce. "Sai, venivo qui da bambina..." "Lo sò... Ti osservavo." "Ci venivo con la mamma" "So anche questo..." "Mi manca... A te manca?" "Moltissimo" "Perchè di te ricordo solo cose brutte?" "Perchè altri hanno deciso per noi... Ma c'è comunque un fondo di verità..." Alzò il viso per guardarla e vide che era tornata una bambina, lunghe trecce castane e una frangetta sbarazzina, i gigli sembravano enormi ora fra le sue mani. Si sedette sulla spiaggia e la Ellie bambina si sedette accanto a lui. "Raccontami una favola... ma una favola che sia vera, che mi spieghi..."

 

Jareth alzò il viso, rimuginò un poco. "Dunque vuoi una favola?" "Si!" "Una favola che spieghi..." Temporeggiava. Si girò verso la bambina e sorrise, con quel suo sorriso sghembo e bellissimo. Gli occhi brillavano come le stelle nella notte senza luna, Lei gli stava dando il potere di cambiare, di mettere del suo lì, nei recessi della sua psiche. Si battè l'indice sulle labbra, prendeva ancora tempo, e osservava la bimba divenire impaziente. "Dai ti prego! Raccontami una favola!" Sorrise, le passò delicatamente la mano sui capelli "Ti racconterò dello sciocco barbagianni che si innamorò della bellissima cinciallegra" "SIIII!!!" Strillò Elizabeth battendo le manine. E Jareth con la sua voce melodiosa iniziò a narrare, con un tono basso e suadente, che accarezzava l'recchio come la più lieve delle musiche. "Un giorno un cupo barbagianni, si innamorò di una cincia. Ma mentre lei viveva di sole, di fiori profumati e piogge primaverili, lui viveva nel buio della notte, sotto l'ombra della luna e nascosto fra cavi tronchi. Il barbagianni scioccamente decise di dichiararsi alla cincia, che derise il suo amore e lo cacciò via. Deluso e ferito egli maledì la cincia. La sua maledizione ebbe effetto e la cincia bella e leggiadra morì dopo la sua prima covata. si interruppe, le labbra serrate, stringeva con forza i pigni facendo scrocchiare le nocche. Elizabeth attese con calma che riprendesse la storia. Pentito del suo gesto il barbagianni fece di tutto per rimediare, e quando la maledizione colpì la giovane figlia dell'amata cincia decise di salvare la piccola portandola nel suo mondo fatto di tenebre per salvarla. La luce della luna fece riavere la piccola cincia, ma ella era triste, perchè il barbagianni ripensava ancora al torto subito da parte della madre di ella, e con lei era crudele. Una sera fu oltremodo cattivo con lei,la offese così profondamente che ella espresse il desiderio di tornare nel sopramondo, anche se avesse significato morire. Il barbagianni acconsetì e col cuore gonfio d'odio, rabbia e dolore le disse che le avrebbe portato dei fiori alla sua dipartita. Ma la cincia segretament eun pò si era innamorata di quello stupido barbagianni viziato, e una notte, quando sentì che la fine era vicina, lo invocò, per un ultimo addio. Egli apparve nel sopramondo, affranto e distrutto, sapendo che non avrebbe potuto salvarla... non di nuovo. Quando lei le chiese dei fiori egli rispose che non li aveva portati, aveva portato solo uno trupido, se stesso. Quella notte il barbagianni pianse lacrime amare, e tutto perse il suo colore. I cibi non avevano sapore e i fiori erano macchie senza senso davanti a lui. Anche volare o cacciare lo infastidiva. Finchè comare Rospa non indisse un ballo... Un ballo per accalappiare il barbagianni. Ella lo desiderava per il suo rengo, voleva far suo quel mondo della notte che lei vedeva solo dal fango. Rapì la cincia morente e le fece fare un potente sortilegio, ella avrebbe odiato a morte il barbagianni e adorato la Rospa, e se il barbagianni avsse acconsentito a convolare a nozze con l'orrida strega la cincia avrebbe avuto salva vita e memorie. Il barbagianni scoprì l'inganno e minacciando la schifosa creatura la costrinse a ridarle la cincia... Ma era tardi. Lei lo odiava, il suo cuore era nero e privo d'affetto. E il barbagianni sapeva di meritare quell'odio... Sospirò, la fissò intensamente. La ragazza bambina era seria in volto. Voleva spezzare il crudele incantesimo, voleva far sua la cincia. Perchè la amava. La amava con tutto se stesso..." Si interruppe, una lacrima scese involontaria dall'occhio del fae per cadere sulla sabbia. Chinò la testa, non riusciva a continuare. " E poi?" Sorrise amaramente " E poi dimmelo tu, my precious, riuscì il barbagianni a spezzare l'incantesimo?" Sentì due mani sollevare il suo viso, era inginocchiata davanti a lui, con le mani teneva il suo volto alto, verso il suo. L'aspetto quello della donna che amava, non più di bambina. " Io credo che la cincia sia ancora più sciocca del barbagianni" sussurrò. Posò le sue labbra su quelle del fae, un bacio casto, dolce. Jareth la attirò a se, stringendola, come se temesse vederla scappar via di nuovo, i baci si fecero più intimi, più focosi. Le bocche si cercavano e le lingue danzavano senza sosta. Poco dopo si svegliò. La tiara giaceva a pezzi sul cuscino ed Elizabeth aveva sul viso un espressione rilassata e dolce. Felice. Il suo cuore sussultò. Ce l'aveva fatta, ce la avevano fatta! Si alzò lentamente dal letto. Non voleva svegliarla...





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