I due ragazzi bussarono alla porta di casa del loro zio
preferito, si chiamava Hans Kaulitz ed era il fratello strambo del loro padre
naturale. Fin da quando erano piccoli i gemelli, facevano visita allo zio,
quando quest’ultimo aveva una nuova invenzione da mostrare, che puntualmente,
però non funzionava; comunque sia, ogni volta che i ragazzi lo vedevano
passavano delle belle ore, lontano dalla vita di tutti i giorni, dallo stress
lavorativo e dal mondo…
-eccoli qui…i miei nipotini famosi preferiti!!- li salutò
il vecchio che venne ad aprire: era un uomo bassotto, ben piazzato coi capelli
scuri striati di grigio come la folte barba e i baffoni –venite, venite-
li invitò facendo loro segno di entrare in casa.
-allora zio- iniziò Bill dando una pacca sulle spalle del
parente –che ci proponi oggi?-
-vedrai giovanotto, è la mia migliore invenzione! –
rispose concitato l’uomo che anche in quella occasione indossava un camice da
laboratorio, iniziando a scendere le scale.
Come sempre lo zio manteneva il silenzio durante la discesa
perché, come diceva sempre lui, creava la suspense necessaria…un tipo
decisamente strano.
- eccoci - sussurrò quasi, mentre con la solita chiave
d’ottone, apriva il lucchetto posto alla porta bianca – susù! – li incitò
spalancando la porta e guidandoli attraverso vecchie invenzioni.
- non le hai ancora buttate?- commentò scherzosamente il
gemello coi rasta sentendosi poi richiamato.
- vedi caro il mio Tomy, loro sono come figli miei…tu
butteresti mai i tuoi figli?- e alla faccia del nipote rispose dolcemente
– no, certo che no…nessuno è così crudele…-
I due gemelli si guardarono torvi e seguirono lo zio che li
condusse fino ad una campana di vetro che sfiorava il soffitto e la cui
estremità era collegata ad una consolle carica di bottoni, regolatori e
manovelle.
- vi presento…- esordì l’inventore, lasciando la frase
ancora una volta in sospeso, per creare un po’ di tensione, cosa che, però non
faceva più effetto su Bill e Tom - …la macchina del tempo! -
I due giovani musicisti trattennero a stento le risa, ma si
avvicinarono comunque all’invenzione, lasciando trasparire dai loro occhi un
pizzico di curiosità.
- e funziona?- chiese il cantante alla chioma leonina,
osservando scettico la campana di vetro spessa almeno una ventina di
centimetri.
- non lo so: l’ho finita giusto questa notte e non ho ancora
avuto modo di provarla-
Alle parole dello zio, i due nipoti arretrarono titubanti: ormai
conoscevano fin troppo bene il parente e sapevano che, quand’era così, la
conclusione era sempre la solita e anche in quel caso non si fece attendere più
di tanto.
- che ne dite provarla insieme?- suggerì il fratello del
loro padre biologico; il che significava che loro avrebbero fatto le cavie, come
quella volta che lo zio aveva "costruito" il vestipronto: un armadio in cui, una
volta entrato, ti vestiva secondo il tuo stile…solo che quella volta Tom era
uscito con un sopracciglio sanguinante e Bill con un livido sul
collo.
- va bene…- risposero in fine i due ragazzi lasciando
trapelare dalla voce la loro incertezza più assoluta, che però lo zio non
recipì, anzi più euforico che mai, spinse i nipoti sotto la campana di vetro e
poi si portò al computer dove iniziò a trafficare con le bottoni e manovelle
varie.
- noi siamo pronti zio…più o meno…-
All’affermazione del biondo il vecchio premette un pulsante
fuxia, grosso come un pugno, azionando così la macchina del tempo. Si sentì un
piccolo fischio dopodiché la consolle esplose, facendo volare per aria alcuni
bottoni e ingranaggi.
- ZIO!- esclamarono i gemelli ancora intrappolati nella
campana di vetro che si aprì poco dopo.
Hans Kaulitz era ancora seduto per terra con una mano si teneva
la testa, segno che era intontito per la caduta.
Bill e Tom fecerono uno scatto verso il parente oltrepassando il
contorno del cerchio tracciato per terra per delimitare la pedana, ma qualcosa
non andò per il verso giusto: il loro primo passo non toccò nemmeno il pavimento
che i due fratelli si ritrovarono a fluttuare nel nulla cosmico.
CONTINUA…