Ancora una volta
grazie
mille, Mari.
Caffetteria
Il cigolio della
porta
d'ingresso era tutto ciò che rompeva la monotonia della
giornata. Neanche le lucine a intermittenza sulle pareti, le
decorazioni colorate delle ghirlande appese al soffito e l'albero di
Natale accanto al bancone riuscivano a rompere quell'atmosfera piatta e
quasi desolante. Azusa aveva insistito per sistemare ogni cosa nei
minimi dettagli, lasciandosi entusiasmare dallo spirito natalizio, ma i
pochi clienti che entravano di tanto in tanto erano quelli abituali che
difficilmente portavano ventate di novità.
Figurarsi il
giorno di
Natale, quando dalla mattina al primo pomeriggio erano entrate quattro
persone contate.
Rei aveva
proposto alla
sua collega di tornare a casa e di godersi almeno quel pomeriggio in
tranquillità, dalla sua famiglia, visto il poco lavoro. Lei
aveva gentilmente rifiutato l'offerta per non lasciarlo solo, tuttavia,
all'ennesima insistenza da parte di lui, lo aveva ringraziato ed era
tornata a casa.
E, come ormai
sapeva,
convincere Rei Furuya a cambiare idea era un'impresa impossibile.
Ma lui non aveva
nessuno da cui poter andare e, se anche fosse stato così,
non gli era mai importato granché del Natale.
Era
sovrappensiero
mentre sistemava i bicchieri puliti sul ripiano della cucina, talmente
tanto da non accorgersi subito della ragazza castana che aveva varcato
la soglia della caffetteria.
Quest'ultima si
sedette
sulla poltroncina davanti al primo tavolo libero, quello vicino alle
lucine colorate, e vi posò il portatile con fare serio.
Rei la
adocchiò in quel preciso istante e ne rimase colpito per
qualche attimo. Dopodiché le si avvicinò,
legandosi il grembiule verde dietro la schiena.
"Tutto mi sarei
aspettato, ma non di trovarti qui" le disse sincero, senza oltrepassare
la soglia di sicurezza invisibile che lei gli imponeva. La vide
sollevare gli occhi dal computer un attimo dopo, indifferente alla
domanda.
"Non sono venuta
di
certo per te, ma ho la casa invasa da tre bambini rumorosi e io devo
lavorare".
Rei
accusò
il colpo, ma non lo diede a vedere. D'altronde, avrebbe dovuto
comprenderla e lo sapeva; Shiho aveva tutte le ragioni del mondo per
non sopportarlo.
Aveva avuto paura
di
lui fino a qualche mese prima, la paura terribile e angosciante di
averlo nei dintorni, di percepirlo intorno a sé. Dopotutto,
le aveva fatto credere di volerla uccidere, di essere uno di loro.
Dopodiché,
era stata costretta a mettere tutto sottosopra, a rimescolare le carte
e a fare i conti con la verità, puntuale e spietata;
all'improvviso, doveva vedere il nemico come amico e l'amico come
nemico.
Rei sapeva che il
detective che l'aveva aiutata a sgominare l'Organizzazione era un suo
grande amico, eppure era convinto che lei lo stesse allontanando o che
lo avesse già fatto, per quella verità celata per
troppo tempo.
A causa sua,
probabilmente.
"Certo, capisco."
le
rispose, avvicinandosi appena. "Ma è il giorno di Natale e
tutti vogliono stare a casa propria, non credi? Se non con Agasa,
pensavo rimanessi con-".
"-Kudo
è
dalla sua ragazza, quindi, a meno che tu non voglia cacciarmi, starei
volentieri qui".
Il giovane
sorrise
appena, ma lei non potè vederlo perché aveva
già abbassato lo sguardo.
"Puoi stare
quanto
vuoi, non ci sono problemi".
"E tu?" gli
chiese
Shiho, cogliendolo alla sprovvista. "Oggi è il giorno di
Natale e tutti vogliono stare a casa propria. Perché sei
qui?".
Il biondo
aspettò qualche istante, prima di rispondere. Quella ragazza
era davvero imprevedibile.
"Bella domanda.
Dunque,
visto che la calma è tornata nelle nostre vite ci tengo a
godermi questo clima rilassato e festoso" ironizzò,
indicando due uomini di mezza età leggere silenziosamente il
giornale qualche tavolo più avanti.
Shiho
inarcò
un sopracciglio, cogliendo al volo l'allusione.
"Beh, in questo
caso
potresti andare ad arrestare qualche criminale in veste di agente di
polizia. Sarebbe di certo più movimentato".
"Hai ragione,
peccato
non averci pensato prima".
Lei
ridacchiò, cominciando a digitare freneticamente sulla
tastiera.
"Avresti dovuto
comunicarmi in anticipo le tue intenzioni, te lo avrei suggerito prima.
Ma non lo hai mai fatto e dubito comincerai adesso".
Rei
afferrò
anche la frecciata che, per qualche motivo, gli aveva centrato il
petto.
"Potrei
meravigliarti.
Allora, cosa ti porto?".
"Una tazza di
caffé caldo. Comunque non mi hai risposto, non seriamente".
"A cosa?".
Lui rimase
immobile con
il blocco degli appunti tra le mani. Credeva di capirla, fino a quel
momento, ma forse non era proprio così.
"Ti ho chiesto
perché stai lavorando anche il giorno di Natale. Non hai una
famiglia che ti aspetta?".
Il silenzio che
ne
seguì durò qualche attimo, ma fu pesante per
entrambi. Il ragazzo abbassò lo sguardo e lei se ne accorse,
ma non battè ciglio. Spostò lo sguardo dal
monitor ai suoi occhi celesti senza fiatare, quasi in attesa di una
risposta.
"Vedi, io non ho
una
famiglia. Sono cresciuto da solo, un po' come te." iniziò,
annotando l'ordine sul foglietto vuoto. Fu ciò che disse
poi, a lasciare Shiho completamente stupita. "Tranne che per i Miyano.
I Miyano sono stati la mia famiglia".
La giovane donna
sgranò gli occhi verdi, lasciandovi trapelare inconsciamente
un barlume di malinconia. Il cuore accelerò appena,
nonostante cercasse di non darlo a vedere.
"I miei
genitori?".
Rei sorrise
dolcemente,
tornando con la mente a quei giorni pieni di giochi, entusiasmo e
felicità. I giorni della sua infanzia.
"Sì, i
tuoi
genitori e tua sorella. Ma Elena... " le rispose, poggiando una
tovaglietta di carta sul tavolo, accanto al portatile, "... Elena
è stata una madre, per me".
Shiho ebbe quasi
un
sussulto; di colpo il mondo si allontanava anni luce da sé,
persa in ricordi che si sforzava di avvicinare ma che non le
appartenevano.
Era a conoscenza
del
fatto che Rei Furuya avesse incontrato i suoi, ma mai si sarebbe
aspettata una cosa del genere.
Già,
lui
aveva avuto la fortuna di conoscerli. Chissà quante immagini
con loro, quante momenti insieme che a lei erano stati sottratti
irrimediabilmente.
"Mia madre?" gli
chiese, scuotendosi in quel momento. "Che... che tipo era? La conoscevi
bene?".
Rei sorrise,
notando
l'affetto e la curiosità in quello sguardo che, di colpo,
sembrava fosse tornato a essere quello di una bambina. Trasparente,
vero. Innocente.
"Vado a prenderti
il
caffè e poi ti racconterò tutto, d'accordo?".
Shiho chiuse il
portatile con un gesto rapido, conscia del fatto che ormai non sarebbe
riuscita a lavorare.
Quando lui
tornò con la tazza fumante tra le mani, le si sedette
accanto e iniziò a parlarle, mentre qualcosa si scaldava
anche nel suo petto.
Dopo dieci
minuti, Rei
s'interruppe, osservando quegli occhi meravigliosi che lo fissavano, a
tratti stupiti ma sempre colmi di una strana emozione, di una nuova
luce.
"A proposito,
Shiho
Miyano" le disse, vedendola lievemente persa. "Buon Natale".
Per la prima
volta, lei
gli restituì il sorriso. Accennato, certo, ma quel
pomeriggio si stava rivelando bello e rilassante, poco importava se
fosse Natale. Percepiva tutta la magia del momento in ogni caso.
"Buon Natale
anche a
te".
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