Sotto al vischio
Il freddo è penetrante e il nevischio scivola leggero sul
terreno umido, all'esterno di casa Tendo.
Gli addobbi natalizi scelti con cura da Kasumi, che non manca mai
l'abituale appuntamento con il clima particolare del periodo, rendono
ogni stanza più accogliente, più calda.
Soprattutto la sera della vigilia di Natale, quando gli ospiti - dai
più calmi a quelli più singolari - sono tutti
presenti, si percepisce l'atmosfera meravigliosa che accade solo
quell'unica volta all'anno.
All'improvviso, passi affrettati e pesanti rompono la
tranquillità, spezzando la gioia soffusa del momento.
"Dai, Akane! Fermati!".
"Sei il solito, lasciami in pace!".
Qualche esclamazione sommessa, un paio di colpi provenienti da
chissà dove. Kasumi, Nabiki, Soun e Genma si voltano, ma non
sono particolarmente stupiti; non quanto gli invitati, almeno.
Tuttavia, Nabiki adocchia scaltra il sorriso soddisfatto di Shanpu
assumere una punta di malizia. Le basta notare quell'espressione per
captare l'imminente guerra nell'aria, a giudicare dalla calma sorniona
di quel viso da gatta manipolatrice.
I rumori si fanno più vicini e bruschi, finché i
due protagonisti si catapultano al centro della stanza.
"Finalmente ti sei fermata, testona!" esclama Ranma, afferrando il
polso della ragazza che si era bloccata davanti all'intera schiera di
invitati che intanto passamo lo sguardo dall'una all'altro.
"Non mi toccare!" gli risponde lei, strattonandolo bruscamente. Il
coetaneo non oppone resistenza e le permette di scansarsi, mentre vede
chiaramente le lacrime agli angoli dei suoi occhi castani. "Sei il
solito, non ci si può mai fidare di te!".
L'intera famiglia Tendo, Genma compreso, non osano proferire parola.
Conoscono la situazione e sanno quanto i due possano essere
tremendamente testardi, a volte, complice un fidanzamento imposto e due
caratteri orgogliosi. Tuttavia, il risolino di Shanpu è
udibile da tutti e stavolta Ukyo si acciglia, guardando male la rivale
in amore.
"Hai fatto qualcosa tu per farli litigare, non è vero?".
"Può essere. Diciamo che Ranma sarà mio prima di
quanto tu possa pensare".
"Non ti smentisci mai, eh? Nemmeno a Natale" risponde la castana in
piena sincerità.
La scena dei due giovani continua e Akane alza la voce, cercando di
trattenere le lacrime a discapito del dolore che le opprime il cuore in
questo momento.
"Cosa credi?! Ti ho visto prima in palestra con Shanpu!".
Le lacrime ora scivolano sulle guance, nonostante stesse cercando di
combatterle con tutta se stessa. Non vorrebbe dargliela vinta
così, ma decide di lasciar perdere, di sfogarsi, di far
cessare i battiti frenetici del cuore che fanno male.
L'immagine di lei e Ranma abbracciati non è tollerabile, non
riesce a sostenerla. Akane pensa ancora alle braccia della cinesina
avvinghiate al collo del suo fidanzato - imposto - mentre il volto di
lui è nascosto da quello di quest'ultima.
Ranma è teso e stupefatto: in quel breve lasso di tempo
aveva cercato di allontanare Shanpu con scarsi risultati, nient'altro.
La rabbia arriva come un fiume in piena quando si rende conto che lei
non gli ha concesso neanche il beneficio del dubbio.
E poi, loro due non sono fidanzati sul serio. Cioè, lo sono,
ma in un altro senso, perché qualcun altro ha deciso al
posto dei diretti interessati. Si sono sempre detti di non sopportarsi,
di detestarsi, di non vedersi come... fidanzati. Ma, per quanto strano
sia il loro rapporto, la gelosia è all'ordine del giorno.
Un affetto, un legame visibile e palpabile che li ha sempre resi
ciechi.
"Cos'hai visto, si può sapere?!".
"Vi ho visti... tu e... e Shanpu!".
Ranma le afferra di nuovo il braccio con uno scatto, costringendola a
specchiarsi nel suo sguardo serio.
"Non è successo niente, scema! Stavo cercando di
divincolarmi, nel caso tu non lo avessi notato!".
Nel silenzio assoluto, un "oh, grazie" offeso e sarcastico usce dalle
labbra di Shanpu con un sospiro, mentre Akane elabora quelle parole
nella sua mente. Il ragazzo rimane immobile, seguendo la lieve scia di
quelle lacrime copiose.
"Certo, è sempre così! Poi tra due giorni ti
ritroverò di nuovo tra le sue braccia. Sei uno stupido,
Ranma! Almeno a Natale potevi evitare di... ".
"Ma mi ascolti? Ti ho appena detto che non c'è niente tra di
noi!".
La ragazza inizia a fissare le dita di lui strette attorno al suo
braccio, ora incapace di guardarlo negli occhi blu. Non gli crede, non
riesce più a farlo, perché ha sperato tanto -
dentro sé - che si accorgesse di lei. Ma non era mai stata
carina e, per quanto avesse cercato di rendersi diversa ai suoi occhi,
Ranma non l'avrebbe mai preferita a Shanpu o a Ukyo.
"Adesso ti prego, lasciami andare".
"Akane-"
"-ti prego" gli ripete Akane, interrompendolo. Aver mostrato la sua
debolezza davanti alle aspiranti di lui era già una
situazione enorme con la quale dover fare i conti.
Lui non perde lo sguardo in quello di lei; la lascia appena, ma quando
la vede voltarsi, le si avvicina di scatto fino a ritrovarsi con il
viso dannatamente vicino al suo.
Le prende la spalla e, a quella distanza, riusce a sentire sulla pelle
il respiro spezzato di Akane, a vedere gli occhi castani sgranati. La
osserva impallidire e non ci pensa più un solo istante.
Le si avvicina ancora, fino a toccare le sue labbra con le proprie.
Calde, morbide. I loro corpi sono vicini; Ranma riesce a sentire le
curve generose della ragazza.
Inesperto e goffo, muove la bocca su quella di Akane, ma non si accorge
del color porpora che gli illumina il viso, né della
presenza degli altri intorno a loro.
La fidanzata risponde qualche istante più tardi, lentamente,
mentre i loro cuori scalpitano all'unisono in un vortice che non lascia
alcun respiro e li strappa alla realtà.
I presenti in sala rimangono attoniti; Soun e Genma piangono commossi,
Kasumi sorride felice mentre Shanpu stringe i denti dalla rabbia.
L'espressione di Ukyo è più stupita che mai,
lievemente irritata, mentre Nabiki sorride maliziosa, lo sguardo verso
il soffitto.
"I due piccioncini non si sono neanche accorti di dove si trovano.
Sarà la magia del Natale" sospira, poggiando una mano sotto
il mento.
Ranma e Akane si separano lievemente senza smettere di fissarsi negli
occhi. Non esiste niente e nessuno, in quel momento. Neanche il vischio
appeso sopra le loro teste che fa da cornice alla scena.
"Scema" mormora lui, realizzando pian piano ciò che ha
appena fatto. Di colpo, quell'insulto non fa più male e il
sorriso sui loro volti è il più sincero del mondo.
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