Con
un grido rabbioso, Vulcano Rosso si lanciò contro il suo
avversario.
Era
ferito, ma non si sarebbe arreso.
Quell’uomo
era l’assassino della sua amata.
Schivò
l’assalto e, con un potente pugno, colpì il nemico al
petto.
L’uomo,
con un gemito soffocato, si accasciò al suolo.
Per
un poco, si agitò sul pavimento, poi distese le braccia e le
gambe e rimase immobile.
Vulcano
Rosso rimase immobile, il corpo scosso da respiro affannoso.
Ci
era riuscito. Ce l’aveva fatta.
La
sua amata era stata vendicata.
Poteva
riposare in pace.
Con
un flebile gemito, il giovane guerriero crollò al suolo.
Pianse,
stringendo i pugni.
Nulla
era cambiato.
A
cosa era servito tutto questo?
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