La luce dopo l'oscurità della notte
L'oscurità riempiva l'area circostante, provocando un
senso di smarrimento per l'individuo che si aggirava in quel luogo. Si
avvicinò cautamente alla parete, saggiandone delicatamente la
superficie con la mano, stupendosi di trovarla così familiare:
ruvida e solcata da evidenti tracce di erosione. Lasciava sulla pelle
una polverina quasi impalpabile. Costeggiò il muro, facendovi
scorrere lentamente la mano sopra. Si accorse che il posto in cui si
trovava possedeva una forma più o meno circolare ed una sola
rientranza, per la quale, si scoprì, non aver alcun interesse.
Volse il capo in alto. Aspettava e aspettava, senza nemmeno lui saper
cosa. Una leggera brezza gli accarezzò il viso, donandogli
un'insensata tranquillità. Conosceva quel luogo, lo sentiva,
come sentiva, del resto, venirne un senso di nostalgia e d'inquietudine. Apparve dal nulla un fil di luce a rischiarare
l'oscurità che lo circondava. Intorno a lui solo il blu-grigio
pallido e smorzato delle rocce, miscelato al bianco di raffigurazioni
dai contorni sfocati e indefiniti. Lo sguardo gli si posò poco
più distante da se, su un ragazzo dagli insoliti capelli castani
e la carnagione pallida. Da esso spiccavano 2 occhi color del mare,
per lo più sicuri ed intrepidi, ma che lasciavano intravedere
una certa incertezza
e confusione. In difesa e pronto a scattare senza nemmeno accorgersene.
In se possedeva lo spirito di un valoroso guerriero, pronto a tutto per
proteggere ciò a se più caro. "Chi non sa niente non può capire niente.". Le
parole rimbombarono confuse nell'antro della caverna. Non aveva alcun
bisogno di capirle, perché le conosceva già.
Intercettò la direzione dal quale provenivano, scorgendo un
albero incastonato nella parete, quasi fosse un diamante in una
miniera, e notandovi dietro una figura incappucciata e ricoperta da una
lunga e scura tunica. Nonostante non riuscisse a vedere il volto di chi
si celasse dietro quella coltre oscura, riuscì a riconoscerlo, ne
era certo, era lui! Tutto prese lentamente a vorticare, formando una
cozzaglia di ombre che andavano miscelandosi, formando un'unica ed
estesa tinta. Si ritrovò nuovamente solo, in mezzo a
quell'oscurità in cui già una volta aveva dovuto
immergersi e da cui era uscito incolume, la stessa
oscurità che gli aveva strappato i suoi migliori amici,
separandoli gli uni dagli altri. La scena gli si presentò
davanti, quasi avesse fatto eco ai suoi pensieri. Una figura esile,
immobile, dai rossi e corti capelli color fuoco, volta in direzione di
una sagoma ad arco somigliante ad una porta, senza serratura o
maniglia, quasi tentasse di aprirla col sol pensiero. Rimase ad
osservarla, incurante della presenza che sentiva avvicinarsi
velocemente alle
spalle, passo dopo passo. Quella arrivò, fermandosi di colpo,
titubante.
Come lui, rimase fermo a rimirare i tratti della ragazza davanti a se,
chiamandola, intuendo che qualcosa non andasse. Risuonò l'eco
della sua voce fra gli antri di quel luogo chiuso, scarsamente
illuminato dai raggio lunari, "Kairi".
Ella si volse, sussurrando il nome del ragazzo che la chiamò
un'istante prima dell'apertura della porta , facendo fuoriuscire
l'oscurità al suo
interno contenuta. Fu scaraventata via, dissolvendosi nel nulla
quasi fosse un fantasma. Quel sussurro rimase impresso nei ricordi del
ragazzo dagli insoliti capelli castani, perché fu la volta che
perse la persona per se più importante. Non scorderà mai
il suo volto
inespressivo, come di chi ha perso ogni sentimento, il proprio cuore,
né tanto meno scorderà il tono con cui lo aveva chiamato,
flebile e spento, ma che riuscì riportare alla mente una
piccola
richiesta d'aiuto, "S o r a...".
Tutto era a se così familiare: il luogo, le scene, i
protagonisti che l'animavano.
Lui era il Custode del Keyblade, lui era il ragazzo dagli insoliti
capelli castani... Lui era Sora! Guardava ciò che accadeva
intorno
a se con aria quasi incurante, una nota di rammarico e rimpianto nello
sguardo. Era una parte di lui che aveva tentato più e più
volte di dimenticare, scacciandola nei meandri più reconditi
della propria memoria, ma, nonostante ogni suo sforzo, questa era
sempre riaffiorata all'improvviso, vivida come non mai. La scena che
aveva di fronte pareva fosse nuovamente soggetta a cambiamenti e
mutazioni. I contorni ben definiti divennero sfocati e inesistenti,
miscelando tra se i colori dando origine a quell'oscurità
con cui aveva ormai preso familiarità. La rabbia e la tristezza,
non
facevano che rendergli quegli attimi così cupi e silenziosi,
indispensabili e rassicuranti. Si ritrovò in una stanza
somigliante a
quella di un palazzo reale. L'area circolare, unica uscita un
corridoio cupo e tetro. Il pavimento scarlatto e le pareti celesti
ricoperte da tubi risaltavano un'enorme cuore dai colori cambianti
che riflettevano la propria luce su una piattaforma circolare, dove
giaceva una ragazza dai rossi capelli. Vide se stesso accorrerle in
aiuto, sollevarle il capo e urlarle di riaprire gli occhi. Inutile.
Dalla sommità di quel cuore vide discendere lentamente, come se
stesse fluttuando nell'aria, un ragazzo dai corti capelli fra il grigio
e il celeste. Le labbra stirate in un ghigno e lo sguardo minaccioso. Si
accorse subito che nonostante l'aspetto non era colui che sembrava. La
battaglia ebbe inizio pochi istanti dopo. L'infuriare di colpi e parate
non faceva che risuonare per tutto il campo di battaglia, lasciando
come vincitore dello scontro il Custode della Chiave. Vide la figura a
se ostile, il suo migliore amico Riku, accasciarsi al suolo e
scomparire in una nube d'oscurità lasciando per terra il
Keyblade Oscuro di cui era il possessore. Si volse verso l' enorme
serratura nel tentativo di chiuderla, senza risultato. Ricordò
le parole di Ansem "Il
cuore di Kairi batte dentro di te." e ancora "Un Keyblade che apre i cuori della gente",
l'unico modo per liberarlo sarebbe
stato utilizzare quella Chiave abbandonata lì vicino e
conficcarsela nel petto, come del resto fece. Un sorriso ed ecco... Lo
scatenarsi di una forte bagliore e il ritorno dei cuori alle loro
legettime proprietarie. Ormai era troppo tardi, Pippo e Paperino si
opposero inutilmente mentre vedevano il loro migliore amico scomparire
davanti ai loro occhi, nemmeno Kairi potè fare qualcosa. Il cuore
preda di una sconfinata tristezza "Sora, ma sei veramente... No, non può essere! Non lo lascerò andare!".
Era finita... Preda delle tenebre andava cadendo nell'oscurità,
dimenticando ogni cosa... Chi fosse, gli amici... Tutto della sua vita
stava volando via, come in un batter d'ali, trattenuto solo
dall'accrescersi di una luce in lontananza. La SUA luce. Si
risvegliò grondante di sudore nel letto della propria camera. Lo
spazio a se circostante aveva smesso di muoversi e vorticare. Chiuse
gli occhi poggiandovi sopra il braccio e cercando di rimettere un po'
d'ordine fra i pensieri. Era ormai l'alba quando il candido manto di
Morfeosi gli si pose sopra, donandogli sogni tranquilli. Il sole
alto nel cielo e l'assenza di nuvole, facevano presagire un'ottima
giornata a dispetto della notte movimentata. Stanco e spossato, si
alzò solamente quando qualcuno venne a bussare insistentemente
alla porta di casa, oltre essa si sentiva una voce femminile "Hey, dormiglione! Non mi dirai che ti sei dimenticato... Forza alzati o faremo tardi. Soooooooooooora!"
Attese qualche momento non ricevendo risposta, sbuffò e si
sedette svogliatamente sui gradini là davanti ad aspettare. Dopo
appena pochi secondi la porta si aprì, rivelando un ragazzo
scompigliato dai modi frettolosi. Kairi sorrise indicandolo "Ma come ti sei conciato?", l'interessato mise su il broncio, pronto a rispondere "Non arriveremo in ritardo?". Un'ombra gli si posò sul suo volto, portandogli alla mente gli incubi di quella notte "Quante volte non sono arrivato in tempo per salvarla? Era sempre troppo tardi...", lei dovette accorgersene perchè gli si avvicinò preoccupata, venendo subito superata come se nulla fosse "Sora...".
La strada da percorrere non fu molto lunga. Arrivarono ad una spiaggia
dai riflessi dorati dove dopo aver preso una barca cominciarono a
remare. Kari lo studiò attentamente non riuscendo ad intuire in
quali pensieri si fosse perso, perciò evitando tanti giri di
parole e con un po' di titubansa gli porse direttamente la domanda che
più le premeva "Sora, qualcosa non va?".
Spirava una leggera brazza che le scompigliava i capelli ormai lunghi,
rendendo il silenzio più che mai carico di tensione "Sora, perfavore...". Il ragazzo prese un bel respiro prima di cominciare a parlare "Io... Non sono mai arrivato in tempo, mai una volta!". La
ragazza gli lanciò uno sguardo dubbioso, prima di capire a cosa
si riferisse, strinse i pugni, mentre la rabbia per quelle parole
cresceva. Avrebbe tanto voluto dargli dell'idiota e prenderlo a pugni
sul petto, come avrebbe fatto una bambina con chiunque più alto
di lei, ma non ci riuscì. L'affetto, anzi no... L'amore che
provava nei suoi confronti era troppo per consentirglielo in quel
momento, sapeva che il suo scopo era semplicemente quello di
proteggerla, proteggere la sua migliore amica. I suoi occhi si
rifletterono in quelli del Custode quando decise di alzare il capo, che
precedentemente aveva abbassato, gli occhi le si inumidirono "È così Sora? Sono semplicemente un'amica per te...?". Il breve discorso con Roxas riaffiorò in lei, mandandole le gote in fiamme:
"Naminé? Naminé? Che mi sta succedendo?"
"Chi sei tu? Quello non è il mio nome. Io sono Kairi."
"Kairi... Ti conosco. Sei la ragazza che piace a lui."
"A chi? Dimmi il nome!"
"Io sono Roxas."
"Va bene, Roxas... Ma potresti dirmi il suo di nome?"
Una terza voce irruppe nel discorso, piuttosto offesa.
"Non ti ricordi il mio nome? Grazie tante, Kairi!"
"D'accordo. Forse posso darti un indizio. Inizia per "S"!"
Era da lì che aveva cominciato a ricordarsi tutto e si
vergognava d'aver dimenticato la persona più importante
della sua vita. Strinse la presa sulla gonna quadrettata, chiudendo le
mani in dei pungni per la tensione "Sora, io... Cioè, tu... Tu...".
Il ragazzo la guardò senza capire, mentre sentiva
ispiegabilmente uno strano calore partire dal cuore ed espandersi.
"Tu... Tu mi piaci, ecco!" Lo
disse con talmente tanta enfasi che potè sembrare l'avesse
urlato, mentre i battiti acceleravano ancor più e lei ad occhi
chiusi che tentava di rallentarne la corsa. Era rimasto spiazzato. Non
poteva credere che Kairi potesse ricambiare i suoi sentimenti e
invece... Mollò i remi stringedola a se in un abbraccio,
sussurrandole di scursarlo. Non potè, più forte di
qualsiasi altra cosa. Scostò, con un rapido movimento delle dita
i lunghi capelli dal volto, avvicinando le sue labbra a quelle di lui
fino a sfiorarle. Il castano rafforzò la presa, finchè
non si accorse che il mare li aveva trasportati alla deriva sull'isola.
Entrambi in pieno imbarazzo si staccarono velocemente, l'uno dall'altra
capendo che da quel momento in poi nulla li avrebbe mai divisi.
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