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Di baci rubati
sotto il vischio
la notte di Natale
Quella mattina, avviandosi in
cucina per fare
colazione, Rufy trovò il proprio cammino sbarrato da una
grossa
scala cigolante posizionata proprio sotto l’arco della porta.
Sanji, in piedi sullo scalino più alto, maneggiava un
rametto
dalle foglie verdi con piccoli frutti rossi e lucidi. “Chissà se
sono commestibili”, pensò il capitano
con l’acquolina in bocca.
«Ohi, Sanji, che stai facendo lassù?».
Il cuoco gli rivolse un’occhiata veloce. «Non vedi?
Sto appendendo il vischio alla porta».
«Vischio?». Rufy era perplesso, non ne aveva mai
sentito parlare. «E a cosa serve?».
Come succedeva ogni qualvolta Nami o Robin erano nei paraggi, i
lineamenti del volto di Sanji si arricciarono in quella maniera quasi
innaturale che il capitano trovava particolarmente buffa. «Se
un
uomo e una donna si ritrovano insieme sotto il vischio, sono assolutamente costretti a
scambiarsi un bacio~♥ E sai cosa significa questo,
Rufy?».
Il futuro re dei pirati ci pensò attentamente, poi la
risposta arrivò chiara come il sole.
«Che Nami o Robin non potranno dirti di no!».
«Esattamente», rispose Sanji tornando serio,
«quindi vedi di non mangiarti il vischio!».
«Promesso».
Rufy sorrise allegro. Con tutte le pietanze squisite che Sanji era in
grado di portare in tavola, ignorare quelle poche bacche appese alla
porta sarebbe stato di certo semplicissimo.
La notte di Natale, mentre i festeggiamenti sul ponte della nave
giungevano al termine e ogni componente della ciurma si ritirava in
cabina, Rufy sgattaiolò con passo felpato verso la cucina
con
tutta l’intenzione di sgraffignare qualcosa dal frigorifero,
dato
che il cenone di quella sera non era riuscito a saziare del tutto il
suo stomaco – o come diceva Sanji, il suo pozzo senza fondo.
Non appena varcò la soglia della porta, Rufy si
bloccò
sul posto accorgendosi di non essere da solo: Nami gli veniva incontro
dall’interno dalla cucina con una bottiglia di
sakè
stretta nella mano. Quando furono l’uno di fronte
all’altro, il capitano notò che la navigatrice
aveva gli
occhi lucidi e le guance rosse come mele mature, segno che lei e Zoro
si erano sfidati ancora una volta in una gara di bevute.
«Ohi, Rufy~», la voce di Nami risuonò
decisamente
più melliflua del solito, attutita sicuramente
dall’alcol
che le galleggiava in corpo. «Cosa ci fai ancora sveglio? Se
non
ti metti a dormire, Santa-san* non verrà a portarti il
regalo!», gli ricordò ridacchiando subito dopo.
Rufy avrebbe voluto farle sapere che l’unico della ciurma che
credeva ancora nell’esistenza di Santa-san era Chopper, ma le
parole gli morirono in gola quando si rese conto di trovarsi da solo
con Nami sotto il rametto di vischio che Sanji aveva appeso alla porta
qualche giorno prima.
«Se
un uomo e una donna si ritrovano insieme sotto il vischio, sono
assolutamente costretti a scambiarsi un bacio».
Rufy fissò le
piccole bacche rosse appese
alla porta, poi guardò Nami, poi di nuovo le bacche e infine
ancora Nami, le cui labbra lucide di sakè e piegate in un
dolce
sorriso non gli erano mai sembrate così tanto invitanti come
in
quel momento (più invitanti perfino di un succulento
cosciotto
di pollo). Sanji aveva proprio ragione: c’era qualcosa di
strano
in quel vischio, qualcosa di magico
che gli suggeriva di avvicinarsi a Nami e posare le labbra sulle sue.
Dopo, probabilmente, la navigatrice lo avrebbe picchiato di santa
ragione così come faceva con Sanji ogniqualvolta esagerava
con
le moine nei suoi confronti, ma al momento a Rufy non importava: lui
era un uomo, Nami era una donna – ai suoi occhi, la più
donna di tutte – e lui aveva davvero, davvero voglia di
baciarla. In quel preciso istante, proprio sotto quel vischio.
Rufy non esitò oltre. Fece un passo avanti, strinse le
spalle
sottili della navigatrice e chiudendo gli occhi si sporse pian piano
verso di lei fino a sentire una certa pressione contro le labbra.
«Baka». Al suono di quella voce, il capitano
sbatté
le palpebre perplesso: se Nami poteva parlare, allora significava che
non l’aveva baciata sulla bocca. «Perché
diavolo mi
stai mangiando il naso?».
Oh, ecco
cos’era. Forse
tenere gli occhi chiusi non era una buona idea. Rufy li
riaprì,
allontanò le labbra dal naso della navigatrice e –
sempre
pregando di non venire scaraventato in corridoio da un potente schiaffo
– scese di qualche millimetro in direzione della bocca.
Questa
volta fu sicuro di aver fatto centro perché
avvertì
chiaramente la forma delicata delle labbra di Nami premute contro le
proprie e il sapore del sakè misto a quelli dei mandarini
che la
navigatrice tanto amava.
“Ecco lo
schiaffo”, pensò poi con una nota di
rammarico notando il lampo di perplessità negli occhi
nocciola della navigatrice, “sta
arrivando”.
Inaspettatamente, però, la mano di Nami non si
schiantò con violenza contro la sua guancia, anzi.
Si limitò ad accarezzargliela teneramente, un gesto languido
e
lento come le onde del mare. Infine le labbra di Nami si schiusero
gradualmente rendendo il bacio più umido e intenso, e Rufy,
totalmente assuefatto, non potè far altro che assecondarne i
movimenti.
Il mattino dopo, Rufy consumava distrattamente la colazione prestando
un orecchio al dialogo tra il cuoco e lo spadaccino seduti
l’uno
di fronte all’altro.
«Allora, torciglio, il tuo stupido piano ha
funzionato?».
«C-Certo che ha funzionato, testa
d’alga!».
«E dimmi, chi è stata la sfortunata?
Nami o
Robin?».
«Non sono affari tuoi!».
«Chissà perché non ti credo nemmeno un
po’...».
Rufy rise sotto i baffi e si scusò mentalmente con Sanji per
avergli rubato il suo tanto agognato bacio. Una volta terminata la
colazione, uscì dalla sala da pranzo in cerca di Nami che
trovò proprio di fronte a sé non appena
svoltò
l’angolo del corridoio, quasi lei gli avesse letto nel
pensiero.
Rufy la guardò con attenzione e la trovò
particolarmente
bella con il viso pulito e gli occhi ancora un po’ assonnati.
Più bella del solito.
«Nami».
Di colpo i ricordi della notte precedente tornarono nella testa del
capitano come un fiume in piena: dopo quel primo contatto, incerto ed
esitante, lui e Nami si erano baciati in silenzio stretti
l’uno
all’altro per interminabili minuti, forse ore, poi la
navigatrice
si era allontanata dicendo che era ora di andare a dormire ma che
avrebbero potuto rifarlo il giorno dopo e quello dopo ancora, da lucidi
e a mente fresca. E Rufy ci sperava con tutto il cuore: non avrebbe
potuto dimenticare quel bacio nemmeno volendo ed era piuttosto certo
che tornare a vedere Nami come una semplice amica, non poterla toccare
come aveva fatto la sera prima, gli sarebbe costato uno sforzo immane.
«Ti chiedo solo una cosa, Rufy», fu Nami stessa a
riscuoterlo dai suoi stessi pensieri. Il capitano capì che
erano
arrivati alla resa dei conti e attese in silenzio la successiva domanda
della navigatrice: «Ieri notte mi hai baciato solo
perché
eravamo sotto il vischio?».
Oh.
Rufy notò una certa preoccupazione nello sguardo di Nami e
ne fu
sollevato: era la prova decisiva che anche per lei quel bacio era stato
importante, che anche lei aveva bisogno di sentirsi rassicurata.
Allora il capitano cercò nel proprio repertorio le parole
più adatte per descrivere ciò che provava e
sperò
che Nami ne recepisse il significato senza bisogno di ulteriori
spiegazioni: «Il vischio mi ha dato una piccola spinta, ma
ora
non siamo sotto il vischio ed io voglio baciarti ancora».
Rufy ebbe solo il tempo di notare il luccichio negli occhi di Nami che
di colpo se la ritrovò tra le braccia, stretta al proprio
petto.
Le loro labbra, nuovamente attirate le une dalle altre, si incontrarono
a metà strada in un bacio intenso, decisamente
più sicuro
di quello della sera prima, e fu quanto di meglio entrambi avessero mai
desiderato per il giorno di Natale.
«Hai visto?», sussurrò Rufy sorridendo.
«Sono
rimasto sveglio fino a tardi, ma Santa-san il regalo me l’ha
portato lo stesso».
Nami ricambiò il sorriso cogliendo al volo il concetto: era
quello il loro regalo reciproco, un amore maturato nel corso del tempo
e sbocciato al momento più opportuno.
Infine Rufy vide Nami gettare una veloce occhiata in direzione della
cucina.
«Andiamo via da qui prima che a Sanji-kun venga un
infarto».
E il capitano non potè che trovarsi totalmente
d’accordo.
*Santa-san
= Babbo Natale in giapponese
Note
dell’autrice:
No, non sono passata alla RuNami, la SaNami è ancora salda
nel
mio cuore ♥ Tuttavia la RuNami non mi è mai
dispiaciuta e
volevo fare un regalo che fosse ben gradito ad Ellygattina la quale
invece apprezza molto questa coppia. Elly, spero ti piaccia!
Grazie a chi leggerà e vorrà lasciarmi una
recensione. Buon Natale e alla prossima!
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