Quanto
freddo. Quella era una
notte ghiacciata; senza neve, senza spirito natalizio, solo vuota e
ghiacciata, aspra. Lena Luthor era affacciata sul balcone dal suo
ufficio alla L Corp e guardava il vuoto. Non l'altezza, non il cielo.
Solo il vuoto che si respirava nell'aria portato dal freddo; quella
sensazione indescrivibile del qualcosa che manca, che se n'è
andato
e non tornerà. Guardava il tempo che passava, le persone che
andavano, gli affetti che non c'erano. Guardava il vuoto intorno a
lei che rifletteva quello che aveva dentro; quello che gli aveva
lasciato il passato e che sapeva avrebbe trovato nel suo futuro.
Si strinse le braccia con le
dita
infreddolite. Aveva un giaccone, ma il vuoto ghiacciato le entrava
nelle ossa. Forse c'era sempre stato. Si avvicinò al
corrimano con
le braccia incrociate e poggiò il mento. Poi chiuse gli
occhi.
Sarebbe rimasta così per sempre.
«Non sente freddo,
signorina
Luthor?».
Riaprì gli occhi
lentamente,
alzandoli il tanto per vederla: Supergirl era ferma a mezz'aria
davanti a lei e il vuoto si era crepato. All'esterno, non quello
all'interno di lei, no, quello le avrebbe fatto compagnia per sempre;
era una parte di lei. «Sì», rispose
piano e, così, si stirò le
braccia, riprendendo una posizione più naturale.
«È la
vigilia di Natale, cosa fa
qua fuori?».
«E tu cosa fai qua
fuori?», le
replicò sostenendo il suo sguardo. «Vuoi
entrare?», le chiese poco
dopo, facendole un cenno con la testa. Tornò in ufficio e
Supergirl
la seguì, assicurandosi di chiudere bene la portafinestra.
«Si gela,
oggi», mugugnò. Non
voleva certo che Lena si prendesse un malanno: la tenne d'occhio,
mentre sfilava il giaccone e si andava a sedere di peso sul
divanetto. «Non dovresti stare qui», le disse poi,
sembrando quasi
un rimprovero. Notò che aveva una bottiglia chiusa sulla
scrivania,
accanto a un bicchiere: voleva passare così la mezzanotte?
La
guardò, aggrottando la fronte. «Dovresti tornare a
casa e-», non
terminò la frase che Lena le parlò sopra:
«E poi? Per fare
cosa?», la
fissò, quasi stesse cercando di scrutarle dentro.
«Cosa fai in giro
tutta sola la vigilia di Natale, Supergirl? Avrai una famiglia al
quale tornare. Lo so che ce l'hai».
«Beh,
s-sì. Sì, ce l'ho, ma-».
Sarebbe stato opportuno dirle che era in giro per andare a trovarla?
«E allora vai da
loro». Appoggiò
la testa sul divanetto e Supergirl le andò più
vicina, mettendo le
mani contro i fianchi.
«È questa
la tua idea di
Natale?».
Lena le sorrise ma un sorriso
vuoto, vuoto come tutto il resto, e si spense presto. «L'idea
del
Natale è sopravvalutata. Per molti è lo stare
insieme, il fare
regali, lo scaldarsi vicini davanti al camino e magari cantare una
bella canzoncina davanti alla neve che cade, ma per me è
solo…
vuoto». Fissò lo sguardo in un punto distante.
«Il Natale fa
sentire le persone sole ancora più sole. Ti ricorda
ciò che hai
perso e che il tempo va avanti e non puoi fermarlo… Ti
ricorda che
non stai vivendo la tua vita come dovresti, che ti manca qualcosa, e
forse non sai cosa. Che non puoi fare nulla che ti faccia sentire
bene», allora la guardò di nuovo, mentre
scioglieva la sua
posizione rigida. «E allora dimmi, Supergirl, dove dovrei
essere la
vigilia di Natale che abbia tanta importanza?».
Lei abbassò gli
occhi con
tristezza, prendendo un bel respiro. «Forse non dovresti
stare da
sola, se ti senti sola. È un inizio, qualcosa che cambia e
potrebbe
farti sentire bene».
Lena sorrise di nuovo,
debolmente.
«Ho sempre ammirato quella parte di te così
ingenua… Puoi stare
in mezzo a una folla e sentirti comunque sola. Non cambierebbe
niente, se non il chiasso». Lasciò la spalliera
del divano,
mettendo le braccia contro le ginocchia. «Non si
può scambiare la
solitudine con il vuoto. È facile colmare la prima,
difficile farlo
con il secondo. È radicato, ce l'hai addosso; ce l'hai
dentro», la
guardò attentamente e i suoi occhi grandi e verdi, di un
verde
freddo e distante, la colpirono. «Mi piacerebbe pensare al
Natale
come un giorno qualunque, ma la spettacolarizzazione di questa festa
la rende una spina nel fianco, come se fosse un obbligo essere
felici, essere in famiglia, essere… diversa dalla persona
che sono.
Non vado bene», si passò una mano fra i capelli,
portandoseli da un
lato, «Come se avessi sbagliato sempre tutto, nella
vita».
A quel punto, Supergirl decise
che
non ce l'avrebbe fatta a restare in disparte e si andò a
sedere al
suo fianco. «Tu sei perfetta così come
sei».
Lena abbozzò una
risata, roteando
gli occhi. «Sì, certo… Lo diresti a
chiunque, se ti facesse
questo discorso».
«Non proprio a
chiunque».
«Sì»,
annuì, «Vuoi tirarmi su
il morale. È quello che fai, Supergirl: salvi le persone.
Anche da
loro stesse. Ma solo io conosco ciò che ho
dentro».
«Ehi, tutti fanno
degli errori e
tutti, almeno una volta nella vita, si sentono soli e tristi. Anche
vuoti. Ma poi si va avanti, giusto? Si sorride di nuovo».
«Oh, Kara»,
le sorrise ancora,
amaramente, passandole una mano sul viso. «Si va avanti, si
sorride,
ma il vuoto resta. Lo si seppellisce sotto le cose da fare, le
giornate da mandare avanti, sì… ma non lo
risolvi, non lo
affronti, né lo vinci. È ancora lì che
aspetta che le distrazioni
passino per tornare a galla e ricordarti quanto male scorre la tua
vita».
«E c'è
qualcosa che posso
fare?».
Lena deglutì.
Qualcosa c'era, ma
non era sicura che sarebbe stata abbastanza. Non era nemmeno sicura
di volerlo. «Forse dovresti andare».
«Andare
dove?», le domandò,
assottigliando i suoi occhi.
«Dalla tua famiglia,
Kara. Ho il
vuoto dentro, non voglio passarlo a te».
Supergirl abbassò
gli occhi e
poi, pian piano, pensando, li rialzò. «Per questo
quando dissi che
ti amo non mi hai risposto?». La vide mordersi un labbro,
esitare.
«Meriti di essere
felice».
«Non possiamo esserlo
insieme?
Almeno provarci?».
«Ti
ferirei», rispose di getto,
allontanandosi un poco. «Il vuoto non se ne andrebbe, sarebbe
solo
sommerso dalle distrazioni. Prima o poi», annuì
lentamente,
«trascinerebbe all'inferno anche te». Si
allontanò di più e
infine si alzò, abbassando gli occhi. «Non
augurerei questo a
nessuno, men che meno alla persona che… alla persona a cui
tengo di
più». Vide il suo sguardo sommergersi di
tristezza. Ecco, ci stava
riuscendo: il vuoto stava colpendo anche Kara, per causa sua. La sua
aura negativa avrebbe infettato chiunque le sarebbe stato abbastanza
vicino. «E adesso vai, per favore. Il mondo ha bisogno di
Supergirl
anche a Natale».
Lei si alzò con
slancio,
sorpassandola senza guardarla e aprendo la portafinestra.
Uscì,
volando via. Lena non voleva nessuno vicino, era chiaro. Il vuoto che
sentiva era così forte che a volte, nel suo picco, la
portava
all'autodistruzione. No, non si sarebbe fatta del male fisicamente,
ma emotivamente… Soffriva e non sapeva fare altro che dirsi
e darsi
qualcosa che non faceva che farla soffrire ulteriormente, alimentando
lo stesso vuoto di cui aveva tanta paura.
Era quasi mezzanotte. Lena si
avvicinò alla scrivania e prese la bottiglia, leggendo
distrattamente l'etichetta. Aspettò che l'orologio sul
tavolo
rintoccasse e la stappò, facendo volare il tappo. Non lo
sentì
cadere. Si girò e la vide di nuovo, ancora lì,
Supergirl.
«Buon Natale,
Lena». Le lanciò
il tappo che rimbalzò sulla scrivania.
«Credevo te ne fossi
andata».
«Beh, lo avevo
fatto», rispose
con sguardo basso, avvicinandosi. «Ma tu hai bisogno di me e
io sono
molto veloce, quindi…».
«È Natale,
dovresti stare con la
tua famiglia».
«È Natale
e lo voglio passare
con chi amo».
Lena deglutì, forse
arrossì, ma
tornò indietro di mezzo passo.
«Kara…», scosse la testa, «Io
non posso…».
«Ho
capito».
«No»,
ribatté. «Non posso
darti quello che vuoi. Forse all'inizio sarà bellissimo, ma
un
giorno ti sveglierai e vorrai volare via da me. Adesso le mie ti
sembreranno solo sciocchezze, ma arriverà il momento in cui
ti
renderai conto che dicevo il vero, che non ce la farai più,
che il
mio vuoto ti avrà riempito la mente il cuore così
tanto che mi
guarderai con occhi diversi… So che lo farai». «Non
puoi sapere come sarà il
futuro».
«Credimi»,
giocò passando un
dito sulla bottiglia fredda, per non doverla guardare negli occhi,
là
dove sarebbe riuscita a convincerla. «Credimi,
sarà così».
Lena si versò il
bicchiere e Kara
la fissò mentre beveva. «Lavoreremo di
distrazioni», propose a un
certo punto, incuriosendola. «Hai detto che il vuoto sarebbe
sommerso dalle distrazioni, bene, facciamolo. Sarà
così sommerso
dalle distrazioni, che faticherà a ricordarsi che
esiste». Le prese
le mani nelle sue e Lena fu costretta a guardarla negli occhi azzurri
e determinati. «Non posso prometterti che il vuoto
sparirà del
tutto, perché ti capiterà di essere triste e
forse sarai tu, un
giorno, a voler volare via da me. Metaforicamente parlando,
certo», la fece sorridere e sorrise a sua volta.
«Non posso
prometterti che starò sempre al tuo fianco e non posso
prometterti
che vivremo una vita meravigliosa. Ma posso prometterti che ce la
metterò tutta purché funzioni; se lo farai anche
tu. Che ce la
metterò tutta per sommergere il vuoto di distrazioni
bellissime che
costruiranno la nostra vita insieme». La sentì
tremare e le strinse
le mani con più forza. «Posso prometterti che ce
la metterò tutta
per non farti sentire sola; che anche se fossi in un posto pieno di
persone, ti basterebbe sapere che ti amo per scaldarti. Sarà
difficile, ma è la vita e vale la pena viverla, vale la pena
tentare».
«E se un giorno
vorrai volare via
da me?».
«Impossibile».
«Kara», la
rimbrottò con
un'occhiata. «Se sarà così?».
«Allora lo
affronteremo, credo»,
esclamò, tentando un sorriso. «Ne parleremo
insieme. Prima però
dobbiamo provarci».
Lena si staccò dalla
sua presa e,
con le lacrime agli occhi chiari, girò il viso, portandosi
una mano
a coprire la bocca che si stava arricciando.
«Sì», sussurrò.
«Sì?».
«Sì»,
annuì, sforzandosi per
guardarla di nuovo. Era così felice che rise anche lei,
tappandosi
di nuovo la bocca. «Non è detto che mi salverai,
Supergirl. Ti
avverto».
«No, infatti. Ti
salveremo
insieme, tu ed io». Le prese di nuovo una mano; era
così calda,
adesso. Poi le passò l'altra mano su una guancia e Lena
chiuse gli
occhi, lasciandosi coccolare. «Non ti lascerò da
sola con il vuoto.
Non lo farò. Se vorrà averti, da oggi
avrà una terribile
concorrenza».
Lena si morse il labbro
inferiore,
estraendo un sorriso. Più sincero, stavolta. «Mi
piace». La
abbracciò e Kara la strinse forte, come forse non aveva mai
avuto il
coraggio di fare.
Quando si lasciarono, Supergirl
le
fissò le labbra, gli occhi, di nuovo le labbra e,
così,
avvicinandosi, la baciò. Lena chiuse gli occhi ed entrambe
si
lasciarono trasportare.
«Funziona»,
emise Lena a bassa
voce, ancora fissandole le labbra. Il suo cuore era più vivo
che
mai, battendo nel suo petto all'impazzata. Non sembrava vero. Era
così bello. Temeva che il vuoto le avrebbe portato via quel
calore
così forte; forse non oggi, ma lo avrebbe fatto un giorno,
però…
forse poteva rischiare. Kara la amava davvero quanto la amava lei,
forse poteva rischiare al suo fianco.
«Oh, sento che
funziona», rise,
mettendole una mano contro il petto. «È una buona
distrazione».
Anche Lena rise, arrossendo e
rifugiandosi di nuovo fra le sue braccia sicure. «Ti amo,
Kara».
«Non sai quanto
aspettavo di
sentirtelo dire», la
baciò
sui capelli. «So che il vuoto dentro di te è molto
forte, però…
però anche io sono molto forte: la mia speranza lo
soffocherà».
«Voglio
crederci», soffiò.
«Voglio crederci».
Non ho particolari note da
scrivere, qui. Solo che ho
regalato un barlume di lieto fine!
Buone vacanze (si spera!) :)
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