Parte II: La magia del Natale
Aveva lavorato alacremente per
preparare ogni cosa, Brainy era stato di grande aiuto
e persino Max si era messo d’impegno nel darle una
mano, portandole la chiave giusta e tirando il carrello sul quale stava stesa
lei al fine di farle raggiungere il punto giusto. E ora aveva finito.
Con soddisfazione osservò la slitta
di Natale e tutte le migliorie che aveva apportato, poco più in là vi era il
costume di Babbo Natale che avrebbe indossato e, poi, la pièce de résistance: il suo disgregatore molecolare.
“Siamo pronti. Questa notte ruberemo
il Natale.”
“Sei sicura che sia una buona idea?”
Domandò per l’ennesima volta Brainy.
“Certo che è una buona idea. Gli faremo
vedere noi cos’è la magia del Natale! Lo hanno rovinato a me il Natale, è
giusto che, finalmente, io lo rovini a loro.”
“Ma…” Provò il giovane.
“Nessun ma.” Lo bloccò lei. “Lo
faremo!”
E la notte arrivò. Lena infilò il suo
costume di Babbo Natale e salì sulla slitta che aveva potenziato, sistemandogli
alla base il carrello levitatore-gravito-sopressore, Max salì al suo
fianco, indossando un casco speciale a cui Lena aveva aggiunto delle corna di
renna. Accanto a lei, carico e pronto, il disgregatore.
“1543 case, 2310 alberi di Natale,
34.921 lucine e tonnellate di regali. Sarà una notte impegnativa, ma nulla che
non possa riuscire a fare.” Mormorò. “Rovinerò loro il Natale.” Affermò per
l’ennesima volta e, nel vedere il suo riflesso nella lucente slitta, le sembrò
di vedere sua madre. Scosse la testa e non si lasciò distrarre, invece guardò Brainy che fece un piccolo sorriso.
“Se questo ti renderà felice, allora,
in bocca al lupo.”
“Grazie.” Lena annuì: sì, le avrebbe
dato immensa felicità distruggere quella festa.
Schiacciò un bottone e la slitta si
sollevò, Brainy aprì il soffitto del laboratorio e
lei schizzò fuori nel cielo notturno.
Casa dopo casa corre miss Grinch, muovendosi
come un ladro, silenziosa e veloce. Depreda, svuota e ripulisce ogni casa da
ogni più piccola traccia del Natale. Lucine, regali, alberi, ghirlande,
campanelle, calze, nulla resiste al suo passaggio, nulla sfugge al suo occhio.
Ma nella sua lunga corsa un luogo rimane intoccato, un luogo che per qualche
ragione miss Grinch sembra non voler veder
saccheggiato…
Il disgregatore era quasi al limite:
l’energia al minimo, la memoria al massimo, ma lei non aveva finito, un ultimo
luogo rimaneva ancora, mentre l’alba iniziava a colorare il cielo.
Max la guardò stupito dal suo esitare e
allora lei scosse la testa, dirigendo il suo snaturato mezzo verso il rifugio
per cani di Kara.
Atterrò piano, sul tetto, poi si
lasciò cadere all’interno, sfruttando una finestra. Si guardò attorno
osservando i cani addormentati e notò subito l’albero atrocemente decorato.
Alzò il disgregatore e lo puntò contro l’obbrobrio, pronta a eliminare anche
quell’ultima traccia del Natale.
“Babbo Natale?” Chiamò allora una
voce e Lena raggelò sul posto. Tra tutte le voci al mondo che poteva sentire
quella era l’unica che non sapeva come affrontare. Si voltò lentamente,
sperando che il travestimento avrebbe funzionato.
“Dovresti dormire.” Disse,
ringraziando mentalmente Brainy per il simulatore di
voce che aveva aggiunto al suo costume.
“Avevo bisogno di parlare con te.”
Ammise Kara. Aveva uno sguardo ammaliato, ma anche preoccupato. “Lo so che non
è così che si fa ma…”
“Ho molta fretta.” Disse allora lei e
Kara annuì.
“Ma certo, l’intero mondo da
percorrere… ehm… solo che questo è molto importante. Ti ho scritto nella
lettera che volevo solo che Alex sapesse aprirsi di nuovo all’amore, lo so che
le piace Sam, ma so anche che ha paura di ritrovarsi di nuovo il cuore
spezzato…”
Lena trangugiò a vuoto, non si era
aspettata nulla del genere, anzi, non voleva sentire nulla del genere, non
voleva avere altre prove della bontà di Kara!
“Io… ci proverò.” Affermò cercando di
andarsene, ma Kara le si parò di nuovo davanti.
“No, ecco, il fatto è che ci tengo
molto a questo desiderio, ma vorrei chiederti anche un’altra cosa.” Ecco, ora
le avrebbe detto che voleva chissà quale sciocchezza e… “Vorrei che Lena
scoprisse che il Natale è un momento in cui si può essere felici, in cui si può
sorridere e… amare.” Arrossì un poco. “Per lei è difficile, per via del suo
passato, per quello che ha fatto la sua famiglia, ma io so che il suo cuore è
buono e che merita tutto ciò che di buono esiste al mondo. Se lei iniziasse ad
amare il Natale, allora, forse, saprebbe anche come perdonarsi.”
“Era solo una bambina!” Esclamò Lena
facendo vari passi avanti verso la giovane. Non aveva nulla da perdonarsi, come
avrebbe potuto capire che suo fratello stava impazzendo? Come?
Kara rimase immobile guardandola, poi
parlò piano.
“Lo so, ma lei non sembra rendersene
conto…”
“La conosci appena.” Ritorse lei.
Kara annuì.
“È vero.” Ammise, poi si strinse nelle
spalle. “E lei non vuole che io la conosca di più, ma vorrei lo stesso che tu
gli facessi questo regalo.”
Lena non disse nulla, mentre guardava
Kara che con un sorriso tornava nel piccolo ufficio del rifugio, dove doveva
aver atteso l’arrivo di Babbo Natale.
Con un sussulto di rabbia schiacciò
il grilletto del disgregatore e fece sparire l’albero di Natale, poi con un
balzo tornò alla finestra e alla slitta.
Una volta a casa si liberò di ogni
cosa e corse al suo telescopio puntandolo sulla città, aspettando il risveglio
con trepidazione.
“Sei riuscita a rubare il Natale?” Le
chiese Brainy consegnandole una tazza di caffè.
“Ogni cosa disgregata, sparita,
volatilizzata.” Assicurò lei.
“Tutti quei desideri futili e
materiali distrutti in una sola notte, complimenti.” Affermò il giovane.
Lena strinse i denti, cercando di non
pensare a Kara e al suo desiderio. Non aveva il diritto di desiderare una cosa
simile, non aveva il diritto di chiedere qualcosa di così altruistico! No, non
aveva nessun…
La sua mente traditrice la riportò
ancora una volta all’infanzia, a quella mattina di Natale, quando si era
svegliata per scoprire che suo fratello era impazzito. Avrebbe dovuto capirlo,
avrebbe dovuto vedere.
“Quella è Kara?” Chiese Brainy. Lena distolse la mente da quei ricordi e osservò la
collina che portava a casa sua. Kara stava risalendo il sentiero, tra le mani
un pacchetto colorato.
“Non hai, dunque, preso ogni cosa.”
Fece notare il ragazzo.
“Certo che ho preso ogni cosa! Ogni
stanza, ogni angolo ho setacciato!” Affermò. Ma non era vero, non era entrata
nella stanza di Kara.
La ragazza arrivò davanti alla porta,
alzò la mano, esitò poi scosse la testa e posò un pacchetto a terra.
“Vado a prenderlo?” Chiese Brainy.
“No.” Lo fermò Lena. “Abbiamo ancora
del lavoro da fare, devo liberare la memoria del disgregatore, ripulirlo dal
suo orrendo e natalizio contenuto. Tu avvisami quando inizieranno le prime
crisi in città.”
Brainy annuì e lei scese nel laboratorio.
Il disgregatore era lì, in attesa
sulla slitta. Lena lo sollevò e lo posizionò sul tavolo di lavoro, collegandolo
al grande cristallo. Sarebbe bastato un attimo e…
Max entrò scodinzolano, tra i denti il
pacchetto di Kara.
“Max!” Lo
redarguì lei, ma il cane soddisfatto portò il pacco da lei, come aveva fatto
per tutta la notte.
Lena guardò il pacchetto e poi il
disgregatore. Poteva starci un altro pacchetto? Poteva distruggerlo e poi
cancellarne la memoria come aveva fatto per tutti gli altri?
Esitò, poi fu vinta dalla curiosità.
Solo uno sguardo al contenuto, solo un piccolo sguardo e… aprì il pacchetto
ritrovandosi ad osservare una palla di vetro scura. Corrugò la fronte e
l’agitò: davanti ai suoi occhi si mossero minuscole stelle dorate. Niente neve,
niente alberelli o minuscole città imprigionate, solo un cielo scuro ripieno di
stelle in movimento.
Un bigliettino scivolò dal pacchetto
e lei lo raccolse: “Buon 25 dicembre. Un
giorno come molti altri in cui ho pensato a te.”
Comunemente si pensava che miss Grinch non
avesse un cuore, oppure che avesse un cuore piccolo, piccolo, incapace di
amare, ma, in quel preciso momento, il cuore di Lena Grinch
batté forte.
Cos’aveva fatto?
“Brainy! Max!” Urlò, iniziando a correre.
“Lena? Cosa succede?” Chiese il
giovane, scendendo le scale preoccupato.
“La città, dormono ancora?”
“Sì… ieri hanno fatto festa fino a
tardi, lo sai, te ne sei lamentata per ore…”
“Fantastico!” Esclamò Lena.
“Stai bene?” Chiese allora il
giovane, osservando lo sguardo febbrile negli occhi della ragazza.
“Mai stata meglio! Ma dobbiamo darci
da fare, dobbiamo restituire ogni cosa e di corsa!”
Un ampio sorriso illuminò il viso di Brainy, che unì indice e pollice con aria soddisfatta
“Molto bene.” Disse soltanto. “Dovrò
usare il mio anello e le mie notevoli competenze nelle fisica applicata.”
Max abbaiò felice e Lena annuì.
“Diamoci da fare, abbiamo un Natale
da restituire!”
Quando gli abitanti di Christmas’s city
aprirono gli occhi stiracchiandosi nei loro letti caldi, sorridendo nel
ricordare che quel giorno avrebbero aperto i regali e mangiato ogni
prelibatezza, non immaginavano che tra i tetti, per le strade e nei cortili
Lena, Brainy e Max
correvano veloci, restituendo e sistemando ogni decorazione memorizzata del
disgregatore che restituiva con un impulso luminoso tutto ciò che
precedentemente aveva disgregato.
“Abbiamo finito?” Chiese Brainy, il fiato corto.
“Quasi.” Affermò Lena, mentre i suoi
occhi si soffermavano ancora una volta sul rifugio per cani.
Il ragazzo fece un cenno a Max che lo seguì lasciando Lena a quell’ultimo compito.
La luce era ormai alta e Kara doveva
essere sveglia da tempo. Con attenzione entrò nell’edificio e fu felice nel
vederne l’atrio vuoto. La ragazza doveva essere andata a casa dopo averle
consegnato il regalo e magari aveva dormito un po’.
“Ciao.” Disse una voce alle sue
spalle. Lena si maledì: come faceva a sorprenderla
ogni volta?
Ruotò su se stessa e si ritrovò a
guardare una Kara dal sorriso felice.
“Ciao…” Rispose, il cuore che batteva
veloce.
“Sapevo che ci avresti ripensato.”
Mormorò la ragazza.
“Sapevi che…?”
“Che eri tu? Certo, i tuoi occhi sono
difficile da dimenticare.” Non arrossì questa volta, ma sorrise un po’ di più.
Lena tolse il cappello e la barba, mostrando il suo volto.
“Quello che hai detto quindi…?”
Chiese timorosa.
“No, subito non sapevo che fossi tu,
il tuo viso era nell’ombra, ma quando sei venuta avanti per dirmi che Lena era
solo una bambina… ho visto i tuoi occhi e ho capito.”
Lena rimase immobile, in silenzio.
“Eri solo una bambina.” Mormorò
allora Kara.
“Avrei potuto fermarlo.” Si ritrovò a
dire lei.
“Ma eri solo una bambina, molto
intelligente, certo, ma solo una bambina.”
Una lacrima scese lungo la guancia di
Lena e Kara le si avvicinò un piccolo sorriso sulle labbra.
“Mi piacerebbe molto se venissi al
pranzo di Natale. Potrebbero venire anche Brainy e
Max.”
Lena sbatté le palpebre, conscia che
Kara aveva cambiato argomento per darle il tempo di accettare quel auto-perdono
di cui tanto aveva bisogno.
“Non vorrei… non sono capace di… non
sono mai…”
“Devi solo bussare alla mia porta.”
Kara le sorrise, poi le si avvicinò ancora e, per la seconda volta, le posò un
bacio sulla guancia. “Ne sarei molto felice.” Mormorò. Poi si tirò indietro.
“Oh, mi piaceva tanto il mio alberello natalizio per cani…” Disse e Lena annuì.
“Lo risistemo subito.”
“Grazie!” Kara rise questa volta e
Lena si lasciò andare in un sorriso. Sentendo che il peso di tutti i natali
passati ad odiare si sollevava dalle sue spalle.
“Kara…” Disse ancora, richiamando la
giovane che ormai era alla porta. “Buon Natale.”
“Non so se dovremmo andare…” Lena,
già vestita di tutto punto recalcitrava.
“Max,
tira.” Disse soltanto Brainy e Lena si ritrovò tirata
in avanti dal cane, che ora indossava un piccolo, ma elegante papillon verde,
fino a quando non si fermarono davanti alla porta delle sorelle Danvers.
“Salve, anche voi tra i fortunati
invitati?” Chiese una ragazza dai dolci occhi scuri.
“Mamma, andiamo! Voglio dare il
regalo ad Alex!” La bambina vide Max e i suoi occhi
brillarono. “Posso fargli una carezza?” Chiese a Lena che guardò prima verso Brainy poi verso Max.
“Ehm… credo di sì.” Acconsentì e la
bambina sorrise lanciandosi in coccole.
“Siete arrivati!” Alexandra Danvers aprì la porta e sorrise loro.
“Alex!” Urlò la bambina correndo
dalla giovane.
“Ruby, Sam…” Lena osservò lo sguardo
delle due donne incontrarsi e non ebbe difficoltà a cogliere che vi era
qualcosa di speciale tra loro.
“Ho portato qualcosa per dessert, so
che Kara…”
“Brucia sempre le torte, sì, grazie!”
Lena si sentì ancora più in
imbarazzo, lei non aveva portato nulla, mentre la ragazza consegnò ad Alex una
teglia dall’aspetto invitante.
“Accomodatevi, potete lasciare i
cappotti qua, perdonatemi, ma devo controllare che Kara non faccia bruciare la
torta per la seconda volta.”
“Io sono Sam.” Si presentò la
ragazza, mentre toglieva la giacca a Ruby. “Brainy lo
conosco, ma…”
“Lena…” Disse solo lei. “E lui è
Max.”
“Piacere di conoscervi.” Una risata
colpì le orecchie di Lena.
“Kara.” Riconobbe anche Sam. “Forse
la torta è salva.”
Entrambe si spostarono per poter
guardare nel salotto, dove Kara, la mano appoggiata al braccio dello stesso
ragazzo che Lena aveva già visto accanto a lei, rideva.
“Sembra gentile…” Disse e Sam appuntò
lo sguardo su di lei, divertita.
“Lo è, moltissimo.”
Lena annuì piano. La gelosia che
aveva provato la prima volta non c’era più, malgrado per lei quella nuova
serenità fosse ancora strana, riuscì a sentirsi triste, ma non rabbiosa per la
possibile felicità che le era sfuggita.
“Saranno felici assieme.” Aggiunse e
Sam rise.
“Di certo, sono una coppia di cugini
d’acciaio!” Lena sbatté le palpebre e Sam sorrise, dolce ora.
Proprio in quel momento Kara ruotò la
testa e la vide. I suoi occhi brillarono, mentre le guance le si coloravano di
rosa.
Sam si diresse da sua figlia che
giocava con Max, mentre Kara la raggiunse.
“Sei venuta.” Disse felice.
“Ho pensato che… forse… il Natale
potrebbe portarmi qualcosa di buono… di magico.” Arrossì. Si era preparata
quella frase, ma ora suonava sciocca. Kara però sembrò apprezzare, perché
sorrise ancora di più.
“Vieni, devo farti vedere una cosa
prima che sia ora di mangiare.”
Le prese la mano e la trascinò su per
delle scale fin sul tetto. Non vi era nulla di speciale lì e Lena si guardò
attorno perplessa.
“Guarda.” Disse però Kara. Lena
guardò, ma continuava a non vedere nulla se non un pezzetto di città, un
pezzetto di albero gigante, qualche tetto, casa sua sulla collina…
La mano di Kara si intrecciò con la
sua e la giovane si appoggiò alla sua spalla e allora Lena comprese: non
importava cosa vedesse, l’importante era essere lì, con lei.
Sorrise piano.
“È bellissimo…” Mormorò e la mano di
Kara si strinse ancora un po’.
Lentamente ruotò il viso, il cuore
che batteva veloce. I loro occhi si incontrarono e Lena sorrise.
“Buon Natale, Lena.” Le bisbigliò
Kara poi posò le labbra sulle sue e Lena seppe che la magia del Natale esisteva
per davvero.
Note: Un altro finale felice
per le nostre SuperCorp natalizie!
Spero che abbiate passato una
bella giornata ieri e che vi stiate godendo i regali o tranquillamente
riprendendo dopo la grande mangiata.
Buon Santo Stefano a tutte!
E, come sempre, fatemi sapere
se la storia vi è piaciuta. ;-)