Miss Grinch e la magia del Natale

di Najara
(/viewuser.php?uid=44847)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Parte II: La magia del Natale

 

Aveva lavorato alacremente per preparare ogni cosa, Brainy era stato di grande aiuto e persino Max si era messo d’impegno nel darle una mano, portandole la chiave giusta e tirando il carrello sul quale stava stesa lei al fine di farle raggiungere il punto giusto. E ora aveva finito.

Con soddisfazione osservò la slitta di Natale e tutte le migliorie che aveva apportato, poco più in là vi era il costume di Babbo Natale che avrebbe indossato e, poi, la pièce de résistance: il suo disgregatore molecolare.

“Siamo pronti. Questa notte ruberemo il Natale.”

“Sei sicura che sia una buona idea?” Domandò per l’ennesima volta Brainy.

“Certo che è una buona idea. Gli faremo vedere noi cos’è la magia del Natale! Lo hanno rovinato a me il Natale, è giusto che, finalmente, io lo rovini a loro.”

“Ma…” Provò il giovane.

“Nessun ma.” Lo bloccò lei. “Lo faremo!”

 

E la notte arrivò. Lena infilò il suo costume di Babbo Natale e salì sulla slitta che aveva potenziato, sistemandogli alla base il carrello levitatore-gravito-sopressore, Max salì al suo fianco, indossando un casco speciale a cui Lena aveva aggiunto delle corna di renna. Accanto a lei, carico e pronto, il disgregatore.

“1543 case, 2310 alberi di Natale, 34.921 lucine e tonnellate di regali. Sarà una notte impegnativa, ma nulla che non possa riuscire a fare.” Mormorò. “Rovinerò loro il Natale.” Affermò per l’ennesima volta e, nel vedere il suo riflesso nella lucente slitta, le sembrò di vedere sua madre. Scosse la testa e non si lasciò distrarre, invece guardò Brainy che fece un piccolo sorriso.

“Se questo ti renderà felice, allora, in bocca al lupo.”

“Grazie.” Lena annuì: sì, le avrebbe dato immensa felicità distruggere quella festa.

Schiacciò un bottone e la slitta si sollevò, Brainy aprì il soffitto del laboratorio e lei schizzò fuori nel cielo notturno.

 

Casa dopo casa corre miss Grinch, muovendosi come un ladro, silenziosa e veloce. Depreda, svuota e ripulisce ogni casa da ogni più piccola traccia del Natale. Lucine, regali, alberi, ghirlande, campanelle, calze, nulla resiste al suo passaggio, nulla sfugge al suo occhio. Ma nella sua lunga corsa un luogo rimane intoccato, un luogo che per qualche ragione miss Grinch sembra non voler veder saccheggiato…

 

Il disgregatore era quasi al limite: l’energia al minimo, la memoria al massimo, ma lei non aveva finito, un ultimo luogo rimaneva ancora, mentre l’alba iniziava a colorare il cielo.

Max la guardò stupito dal suo esitare e allora lei scosse la testa, dirigendo il suo snaturato mezzo verso il rifugio per cani di Kara.

Atterrò piano, sul tetto, poi si lasciò cadere all’interno, sfruttando una finestra. Si guardò attorno osservando i cani addormentati e notò subito l’albero atrocemente decorato. Alzò il disgregatore e lo puntò contro l’obbrobrio, pronta a eliminare anche quell’ultima traccia del Natale.

“Babbo Natale?” Chiamò allora una voce e Lena raggelò sul posto. Tra tutte le voci al mondo che poteva sentire quella era l’unica che non sapeva come affrontare. Si voltò lentamente, sperando che il travestimento avrebbe funzionato.

“Dovresti dormire.” Disse, ringraziando mentalmente Brainy per il simulatore di voce che aveva aggiunto al suo costume.

“Avevo bisogno di parlare con te.” Ammise Kara. Aveva uno sguardo ammaliato, ma anche preoccupato. “Lo so che non è così che si fa ma…”

“Ho molta fretta.” Disse allora lei e Kara annuì.

“Ma certo, l’intero mondo da percorrere… ehm… solo che questo è molto importante. Ti ho scritto nella lettera che volevo solo che Alex sapesse aprirsi di nuovo all’amore, lo so che le piace Sam, ma so anche che ha paura di ritrovarsi di nuovo il cuore spezzato…”

Lena trangugiò a vuoto, non si era aspettata nulla del genere, anzi, non voleva sentire nulla del genere, non voleva avere altre prove della bontà di Kara!

“Io… ci proverò.” Affermò cercando di andarsene, ma Kara le si parò di nuovo davanti.

“No, ecco, il fatto è che ci tengo molto a questo desiderio, ma vorrei chiederti anche un’altra cosa.” Ecco, ora le avrebbe detto che voleva chissà quale sciocchezza e… “Vorrei che Lena scoprisse che il Natale è un momento in cui si può essere felici, in cui si può sorridere e… amare.” Arrossì un poco. “Per lei è difficile, per via del suo passato, per quello che ha fatto la sua famiglia, ma io so che il suo cuore è buono e che merita tutto ciò che di buono esiste al mondo. Se lei iniziasse ad amare il Natale, allora, forse, saprebbe anche come perdonarsi.”

“Era solo una bambina!” Esclamò Lena facendo vari passi avanti verso la giovane. Non aveva nulla da perdonarsi, come avrebbe potuto capire che suo fratello stava impazzendo? Come?

Kara rimase immobile guardandola, poi parlò piano.

“Lo so, ma lei non sembra rendersene conto…”

“La conosci appena.” Ritorse lei. Kara annuì.

È vero.” Ammise, poi si strinse nelle spalle. “E lei non vuole che io la conosca di più, ma vorrei lo stesso che tu gli facessi questo regalo.”

Lena non disse nulla, mentre guardava Kara che con un sorriso tornava nel piccolo ufficio del rifugio, dove doveva aver atteso l’arrivo di Babbo Natale.

Con un sussulto di rabbia schiacciò il grilletto del disgregatore e fece sparire l’albero di Natale, poi con un balzo tornò alla finestra e alla slitta.

 

Una volta a casa si liberò di ogni cosa e corse al suo telescopio puntandolo sulla città, aspettando il risveglio con trepidazione.

“Sei riuscita a rubare il Natale?” Le chiese Brainy consegnandole una tazza di caffè.

“Ogni cosa disgregata, sparita, volatilizzata.” Assicurò lei.

“Tutti quei desideri futili e materiali distrutti in una sola notte, complimenti.” Affermò il giovane.

Lena strinse i denti, cercando di non pensare a Kara e al suo desiderio. Non aveva il diritto di desiderare una cosa simile, non aveva il diritto di chiedere qualcosa di così altruistico! No, non aveva nessun…

La sua mente traditrice la riportò ancora una volta all’infanzia, a quella mattina di Natale, quando si era svegliata per scoprire che suo fratello era impazzito. Avrebbe dovuto capirlo, avrebbe dovuto vedere.

“Quella è Kara?” Chiese Brainy. Lena distolse la mente da quei ricordi e osservò la collina che portava a casa sua. Kara stava risalendo il sentiero, tra le mani un pacchetto colorato.

“Non hai, dunque, preso ogni cosa.” Fece notare il ragazzo.

“Certo che ho preso ogni cosa! Ogni stanza, ogni angolo ho setacciato!” Affermò. Ma non era vero, non era entrata nella stanza di Kara.

La ragazza arrivò davanti alla porta, alzò la mano, esitò poi scosse la testa e posò un pacchetto a terra.

“Vado a prenderlo?” Chiese Brainy.

“No.” Lo fermò Lena. “Abbiamo ancora del lavoro da fare, devo liberare la memoria del disgregatore, ripulirlo dal suo orrendo e natalizio contenuto. Tu avvisami quando inizieranno le prime crisi in città.”

Brainy annuì e lei scese nel laboratorio.

Il disgregatore era lì, in attesa sulla slitta. Lena lo sollevò e lo posizionò sul tavolo di lavoro, collegandolo al grande cristallo. Sarebbe bastato un attimo e…

Max entrò scodinzolano, tra i denti il pacchetto di Kara.

Max!” Lo redarguì lei, ma il cane soddisfatto portò il pacco da lei, come aveva fatto per tutta la notte.

Lena guardò il pacchetto e poi il disgregatore. Poteva starci un altro pacchetto? Poteva distruggerlo e poi cancellarne la memoria come aveva fatto per tutti gli altri?

Esitò, poi fu vinta dalla curiosità. Solo uno sguardo al contenuto, solo un piccolo sguardo e… aprì il pacchetto ritrovandosi ad osservare una palla di vetro scura. Corrugò la fronte e l’agitò: davanti ai suoi occhi si mossero minuscole stelle dorate. Niente neve, niente alberelli o minuscole città imprigionate, solo un cielo scuro ripieno di stelle in movimento.

Un bigliettino scivolò dal pacchetto e lei lo raccolse: “Buon 25 dicembre. Un giorno come molti altri in cui ho pensato a te.”

 

Comunemente si pensava che miss Grinch non avesse un cuore, oppure che avesse un cuore piccolo, piccolo, incapace di amare, ma, in quel preciso momento, il cuore di Lena Grinch batté forte.

 

Cos’aveva fatto?

Brainy! Max!” Urlò, iniziando a correre.

“Lena? Cosa succede?” Chiese il giovane, scendendo le scale preoccupato.

“La città, dormono ancora?”

“Sì… ieri hanno fatto festa fino a tardi, lo sai, te ne sei lamentata per ore…”

“Fantastico!” Esclamò Lena.

“Stai bene?” Chiese allora il giovane, osservando lo sguardo febbrile negli occhi della ragazza.

“Mai stata meglio! Ma dobbiamo darci da fare, dobbiamo restituire ogni cosa e di corsa!”

Un ampio sorriso illuminò il viso di Brainy, che unì indice e pollice con aria soddisfatta

“Molto bene.” Disse soltanto. “Dovrò usare il mio anello e le mie notevoli competenze nelle fisica applicata.”

Max abbaiò felice e Lena annuì.

“Diamoci da fare, abbiamo un Natale da restituire!”

 

Quando gli abitanti di Christmas’s city aprirono gli occhi stiracchiandosi nei loro letti caldi, sorridendo nel ricordare che quel giorno avrebbero aperto i regali e mangiato ogni prelibatezza, non immaginavano che tra i tetti, per le strade e nei cortili Lena, Brainy e Max correvano veloci, restituendo e sistemando ogni decorazione memorizzata del disgregatore che restituiva con un impulso luminoso tutto ciò che precedentemente aveva disgregato.

 

“Abbiamo finito?” Chiese Brainy, il fiato corto.

“Quasi.” Affermò Lena, mentre i suoi occhi si soffermavano ancora una volta sul rifugio per cani.

Il ragazzo fece un cenno a Max che lo seguì lasciando Lena a quell’ultimo compito.

La luce era ormai alta e Kara doveva essere sveglia da tempo. Con attenzione entrò nell’edificio e fu felice nel vederne l’atrio vuoto. La ragazza doveva essere andata a casa dopo averle consegnato il regalo e magari aveva dormito un po’.

“Ciao.” Disse una voce alle sue spalle. Lena si maledì: come faceva a sorprenderla ogni volta?

Ruotò su se stessa e si ritrovò a guardare una Kara dal sorriso felice.

“Ciao…” Rispose, il cuore che batteva veloce.

“Sapevo che ci avresti ripensato.” Mormorò la ragazza.

“Sapevi che…?”

“Che eri tu? Certo, i tuoi occhi sono difficile da dimenticare.” Non arrossì questa volta, ma sorrise un po’ di più. Lena tolse il cappello e la barba, mostrando il suo volto.

“Quello che hai detto quindi…?” Chiese timorosa.

“No, subito non sapevo che fossi tu, il tuo viso era nell’ombra, ma quando sei venuta avanti per dirmi che Lena era solo una bambina… ho visto i tuoi occhi e ho capito.”

Lena rimase immobile, in silenzio.

“Eri solo una bambina.” Mormorò allora Kara.

“Avrei potuto fermarlo.” Si ritrovò a dire lei.

“Ma eri solo una bambina, molto intelligente, certo, ma solo una bambina.”

Una lacrima scese lungo la guancia di Lena e Kara le si avvicinò un piccolo sorriso sulle labbra.

“Mi piacerebbe molto se venissi al pranzo di Natale. Potrebbero venire anche Brainy e Max.”

Lena sbatté le palpebre, conscia che Kara aveva cambiato argomento per darle il tempo di accettare quel auto-perdono di cui tanto aveva bisogno.

“Non vorrei… non sono capace di… non sono mai…”

“Devi solo bussare alla mia porta.” Kara le sorrise, poi le si avvicinò ancora e, per la seconda volta, le posò un bacio sulla guancia. “Ne sarei molto felice.” Mormorò. Poi si tirò indietro. “Oh, mi piaceva tanto il mio alberello natalizio per cani…” Disse e Lena annuì.

“Lo risistemo subito.”

“Grazie!” Kara rise questa volta e Lena si lasciò andare in un sorriso. Sentendo che il peso di tutti i natali passati ad odiare si sollevava dalle sue spalle.

“Kara…” Disse ancora, richiamando la giovane che ormai era alla porta. “Buon Natale.”

 

“Non so se dovremmo andare…” Lena, già vestita di tutto punto recalcitrava.

Max, tira.” Disse soltanto Brainy e Lena si ritrovò tirata in avanti dal cane, che ora indossava un piccolo, ma elegante papillon verde, fino a quando non si fermarono davanti alla porta delle sorelle Danvers.

“Salve, anche voi tra i fortunati invitati?” Chiese una ragazza dai dolci occhi scuri.

“Mamma, andiamo! Voglio dare il regalo ad Alex!” La bambina vide Max e i suoi occhi brillarono. “Posso fargli una carezza?” Chiese a Lena che guardò prima verso Brainy poi verso Max.

“Ehm… credo di sì.” Acconsentì e la bambina sorrise lanciandosi in coccole.

“Siete arrivati!” Alexandra Danvers aprì la porta e sorrise loro.

“Alex!” Urlò la bambina correndo dalla giovane.

“Ruby, Sam…” Lena osservò lo sguardo delle due donne incontrarsi e non ebbe difficoltà a cogliere che vi era qualcosa di speciale tra loro.

“Ho portato qualcosa per dessert, so che Kara…”

“Brucia sempre le torte, sì, grazie!”

Lena si sentì ancora più in imbarazzo, lei non aveva portato nulla, mentre la ragazza consegnò ad Alex una teglia dall’aspetto invitante.

“Accomodatevi, potete lasciare i cappotti qua, perdonatemi, ma devo controllare che Kara non faccia bruciare la torta per la seconda volta.”

“Io sono Sam.” Si presentò la ragazza, mentre toglieva la giacca a Ruby. “Brainy lo conosco, ma…”

“Lena…” Disse solo lei. “E lui è Max.”

“Piacere di conoscervi.” Una risata colpì le orecchie di Lena.

“Kara.” Riconobbe anche Sam. “Forse la torta è salva.”

Entrambe si spostarono per poter guardare nel salotto, dove Kara, la mano appoggiata al braccio dello stesso ragazzo che Lena aveva già visto accanto a lei, rideva.

“Sembra gentile…” Disse e Sam appuntò lo sguardo su di lei, divertita.

“Lo è, moltissimo.”

Lena annuì piano. La gelosia che aveva provato la prima volta non c’era più, malgrado per lei quella nuova serenità fosse ancora strana, riuscì a sentirsi triste, ma non rabbiosa per la possibile felicità che le era sfuggita.

“Saranno felici assieme.” Aggiunse e Sam rise.

“Di certo, sono una coppia di cugini d’acciaio!” Lena sbatté le palpebre e Sam sorrise, dolce ora.

Proprio in quel momento Kara ruotò la testa e la vide. I suoi occhi brillarono, mentre le guance le si coloravano di rosa.

Sam si diresse da sua figlia che giocava con Max, mentre Kara la raggiunse.

“Sei venuta.” Disse felice.

“Ho pensato che… forse… il Natale potrebbe portarmi qualcosa di buono… di magico.” Arrossì. Si era preparata quella frase, ma ora suonava sciocca. Kara però sembrò apprezzare, perché sorrise ancora di più.

“Vieni, devo farti vedere una cosa prima che sia ora di mangiare.”

Le prese la mano e la trascinò su per delle scale fin sul tetto. Non vi era nulla di speciale lì e Lena si guardò attorno perplessa.

“Guarda.” Disse però Kara. Lena guardò, ma continuava a non vedere nulla se non un pezzetto di città, un pezzetto di albero gigante, qualche tetto, casa sua sulla collina…

La mano di Kara si intrecciò con la sua e la giovane si appoggiò alla sua spalla e allora Lena comprese: non importava cosa vedesse, l’importante era essere lì, con lei.

Sorrise piano.

È bellissimo…” Mormorò e la mano di Kara si strinse ancora un po’.

Lentamente ruotò il viso, il cuore che batteva veloce. I loro occhi si incontrarono e Lena sorrise.

“Buon Natale, Lena.” Le bisbigliò Kara poi posò le labbra sulle sue e Lena seppe che la magia del Natale esisteva per davvero.

 

 

 

Note: Un altro finale felice per le nostre SuperCorp natalizie!

Spero che abbiate passato una bella giornata ieri e che vi stiate godendo i regali o tranquillamente riprendendo dopo la grande mangiata.

Buon Santo Stefano a tutte!

E, come sempre, fatemi sapere se la storia vi è piaciuta. ;-)





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3813321