Fate/Project Omega

di Sesquiplebe
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"Sta piovendo a dirotto.
So di non poter avere altre scelte. So di aver commesso un grosso peccato decidendo di seguire questa strada.
Tuttavia il fato non è stato gentile con me, ed io non ho voluto accettarlo.
Ti chiedo scusa.
Vi chiedo scusa.
Ma io non vincerò per voi, per i vostri sporchi effimeri desideri a cui tutti voi siete morbosamente attaccati.
Ho seguito le vostre leggi da subito quando il fato ha voluto tirarmi dentro come vittima sacrificale per esaudire egoiste passioni pur sapendo che per voi non ero altro che un misero essere vivente destinato a "fini migliori".
Così chiamavate quegli obbrobri.
"Fini migliori".
Ho vissuto il terrore della morte fin dalla mia nascita. Siete così ossessionati dall'ordine da aver dato alla luce a un essere con una data di morte prestabilita?
Così malefici?
Così insensibili?
Non vi capisco.
E non credo vi capirò mai.
Non posso fermarvi, ma farò in modo che le mie azioni vi facciano cadere almeno una volta.
Farò in modo che possiate pagare per il male che avete fatto.

A mai più,
Lucrezia."

L'uomo lesse quelle dannate righe, lentamente, mentre sollevava il foglio dalla scrivania. Immaginava che avrebbe fatto una tale fine. Come biasimarla, del resto. Ma finalmente ciò che aveva pianificato avrebbe definitivamente bloccato la pazza corsa dell'altro.
E segnata la fine di un'era nella famiglia.
Strappò la lettera in due parti tirando fuori dalla tasca un accendino. Poggiò i pezzi sulle ceneri di un caminetto nel salone e, accendendo, guardò le prove bruciare insieme alla sua colpevolezza.





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