YoU CoMpLeTe My FaTe

di Alice_g1
(/viewuser.php?uid=124729)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Eccoci qua cari amici, la fine è giunta!
Non voglio annoiarvi con infiniti preamboli ( anche perché sono le tre del mattino e pur di rispettare una volta tanto una promessa sto finendo di scrivere il capitolo adesso),  nonostante questo, prima di chiudere definitivamente questa storia, vorrei dirvi GRAZIE!, mi piacerebbe poter abbracciare ognuno di voi e cercare di  farvi capire quanto la vostra presenza sia stata FONDAMENTALE in questa incasinata avventura….dolci e meravigliose cucciole come Lolimik ( tu sei mia croce e delizia lo sai bene, ma ti adoro proprio per questo), Francy93,  Reginadeisogni ( saretta ti sto ancora aspettando, DEVI tornare presto su questi schermi), Tiziana27, LaSayuri10, Mariafrancesca, Locra, Kodocha, AlessiaAle1, terry001, LoveKodocha,  Love_Sana_Akito,  princesss, RossanaeHeric, Kategirl90 e molte molte altre sono state una manna dal cielo per me, non ci sono parole per tutte voi! <3
Tanti non capiranno cosa ha significato per me scrivere questa storia e quanti e quali stati d’animo mi hanno accompagnato ad ogni capitolo che, inconsapevolmente, si è mischiato con la mia vita, sono cresciuta con voi e insieme a voi voglio continuare a scrivere, creare, sperimentare!
Non sarà un addio, non potrei, infondo qualcuno una volta ha detto < Da qualche parte nel mondo, Kodocha non finirà mai >  e di questo, miei cari…ne sono certa anch’io! =)
Ci rivedremo…è una promessa!
Vi auguro uno splendido nuovo anno, Vi voglio un sacco di bene!
LallyQueen
Alice <3









 
Posso scrivere i versi più tristi stanotte.
Pensare che non l'ho più. Sentire che l'ho persa.
Poco importa che il mio amore non abbia saputo fermarla.
La notte è stellata e lei non è con me.
Noi, quelli d'allora, già non siamo gli stessi.
Io non l'amo più, è vero, ma quanto l'ho amata.
D'un altro. Sarà d'un altro. Come prima dei miei baci.
La sua voce, il suo corpo chiaro. I suoi occhi infiniti.
Ormai non l'amo più, è vero, ma forse l'amo ancora.
È così breve l'amore e così lungo l'oblio.
E siccome in notti come questa l'ho tenuta tra le braccia,
la mia anima non si rassegna d'averla persa.
Benché questo sia l'ultimo dolore che lei mi causa,
e questi gli ultimi versi che io le scrivo.

( Venti poesie d’amore e una canzone disperata )








“ Tsu”, il mio nome sulle sue labbra.
Non riesco a muovere nemmeno un muscolo, il mio cuore batte cosi forte che lo sento nelle orecchie, ti odio!, odio quello che mi fai provare, odio quel tuo sorriso rammaricato, odio quegli occhi dolci e preoccupati che non smettono di fissarmi, ti odio, ti odio cosi tanto.
“ Che ci fai qui?”, Perché sei tornata?, perché ti prendi ancora gioco di me tornando a scombinare la mia vita?
“Problemi famigliari”
“ Capisco”
Involontariamente il mio corpo si avvicina di più a lei, occhi negli occhi, la vedo tremare, mi fermo a pochi passi da lei, sento il suo respiro.
“ Co…come stai?”, una smorfia le dipinge il volto mordendosi con forza il labbro, che domanda del cazzo, deve averlo capito pure lei, mi hai lasciato, tradito, ferito e umiliato, per colpa tua non credo più in niente, per colpa tua sono diventato il fantasma di me stesso, come diavolo dovrei stare?
“ Bene”, mento, di nuovo, lo avevo fatto cosi tante volte in quegli ultimi due anni che ero diventato spaventosamente abile a dire bugie e lei, non meritava la verità.
“ Mi fa piacere”
“ Immagino”
“ E’ la verità, ho sempre voluto il tuo bene anche se…non mi crederai”
“ E’ cosi infatti…non ti credo”, come potevo farlo?, come potevo credere che la donna che avevo amato più di me stesso e che mi aveva abbandonato potesse desiderare il mio bene.
“ Eri da Akito?”, sempre abile nel ribaltare le cose vero Aya?
“ Si”
“ Come se la passa?”, uno schifo per colpa della tua amichetta.
“ Se la cava”
“ E’ sempre stato un tipo tosto e”
“ Sul serio Aya?, sei qui per parlare di Akito?”
“ No”
“ Me lo auguro altrimenti puoi andartene” al diavolo, “ anzi…che ci fai qui?”
“ Te l’ho già detto”
“ Non qui a Tokyo”, non poteva essere un caso, casa sua si trovava dalla parte opposta della città a meno che…
“ Oh”, casa di Gomi.
“ Satoshi ha avuto un incidente, sono…siamo qui per questo”, idiota mille volte, lei non era qui per me, non era tornata a causa mia, era stata solo una fottuta coincidenza, passava da qui per andare da lui.
“ Capisco…devo andare, stammi bene Aya”, affretto il passo lasciandomela alle spalle, dovevo farlo, dovevo dimenticarla, lei aveva scelto un altro e continuava a farlo, niente, assolutamente niente era cambiato.
“ Tsu…mi dispiace” nonostante non possa vederla in faccia, la voce tradisce il pianto, vigliacca vorrei urlare, non hai diritto di piangere, non dopo quello che hai fatto, non dopo quello che ci hai fatto,“ dovevi pensarci prima…ora è tardi”.
“ Lo so” sento i suoi passi alle mie spalle, non ti avvicinare, non lo fare “ credi che non lo sappia?…ti ho causato un dolore immenso”, la sua mano sfiora la mia, e per quanto odi ammetterlo, per quanto vorrei che tutto questo non fosse reale il suo tocco mi fa sentire di nuovo a casa, vattene ti prego.
“ Allora siamo apposto…tu lo sai, io lo so”, sussulta, che c’è? Il vecchio e bravo Tsu non ti avrebbe mai risposto cosi vero? ultime notizie sono cambiato, ed è sola colpa tua, tua e del tuo egoismo.
“ Io..”
“ Che vuoi Aya?, vuoi il mio perdono?, vuoi che ti dica che va tutto bene?, che non provo rancore?....cosa diavolo vuoi da me?” la spingo lontano affinché la presa delle nostri mani si sciolga.
“ Hai ragione…non posso pretendere niente, perdonami”
“ Già non puoi”
“ Tra qualche giorno tornerò a Boston”
“ Buon viaggio”
“ Non farlo ti prego…non trattarmi come un estranea, una fastidiosa sconosciuta”
“ Lo sei”
“ Tsu”
“ Sei un estranea, una maledetta sconosciuta, perché la Aya che conoscevo, la mia Aya, non mi avrebbe mai fatto cosi tanto male”
“ NON PUOI ODIARMI PER SEMPRE,NON PUOI”, le sue parole urlate si perdono nel vento insieme a tutte le promesse che ci eravamo fatti.
“ Posso eccome”, lo avrei fatto per tutta la vita se questo fosse servito a dimenticarti.
“ Ti prego…Tsu”, e nuove lacrime invadono il suo viso, non piangere maledizione.
“ Vattene”, e il mio tono si trasforma in supplichevole, non potevo reggere un minuto di più quella ridicola pantomima.
“ Dimmi la verità…avresti preferito che ti mentissi ancora?”, lo avrei preferito?, non lo so nemmeno io.
“ Avrei preferito che non ti fossi scopata uno dei miei migliori amici”
“ Io lo amavo...io…lo amo”, sento il mio cuore frantumarsi in mille pezzi, dannato!, che io sia dannato per aver aperto quel maledetto discorso, lo amava, è innamorata di lui, e io?, che altro potevo fare davanti a quella verità più grande di me, più grande di noi?, nulla.
“ Tsu?”, il suono della sua voce mi riporta alla realtà, una realtà dove io e la donna che un tempo era stata solo mia, urlavamo rinfacciandoci ogni cosa in piena notte, in un quartiere deserto.
“ Akito”, quando finalmente trovo la forza necessaria per girarmi, la scena risulta quasi divertente, lui, Hisae e Fuka con gli occhi sbarrati, che saettano da me a lei.
“ Tu…che cazzo ci fai qui?, vattene”, oh Hisae…quanto avevi sofferto anche tu per colpa sua.
“ Ero..”
“ Non mi interessa, vattene!, stai lontano da lui, stai lontana da noi”
“ Me ne vado”.
“ Aya!”, tutto gli occhi puntarono subito ad Akito.
“ Perché sei qui?”, stupito lo fisso, il suo tono è cosi…dolce.
“ E’ stato un errore”, un errore?
“ Volevi vedere Tsu?”, che stai facendo?
“ Io…beh…si, lo speravo”
“ allora parla…nessuno ti interromperà…te lo prometto”
La sento sospirare cercando la forza, o forse il coraggio per parlare, quel coraggio che era sempre mancato a tutti noi.
“ Volevo solo che sapeste che mi dispiace, so che quello che abbia fatto è orribile, vi abbiamo mentito, ma io…non potevo più, non potevo più farlo…Tsu?, Hisae?, so che non mi crederete mai ma… farvi soffrire era l’ultima cosa che volevo…che volevamo, spero che un giorno possiate trovare dentro di voi la forza necessaria per perdonarci, o almeno la forza di capire...”
“ Che faccia to”
“ Okay”
“ Tsu?”
“ Non posso dirti che questo succederà molto presto, la ferita è ancora troppo fresca, due anni non sono abbastanza…ma ti prometto che lo farò…un giorno ti perdonerò”, realizzai in quel momento che era il momento di lasciare andare tutto, il disprezzo, la rabbia, non sarebbe cambiato niente, lei non mi amava più, certo, mi aveva lasciato nel più meschino dei modi, ma conoscevo bene le ragioni del cuore, e a quali e quanti danni potevano causare, sorrisi, sentendo dopo due lunghi anni il cuore più leggero, sarei guarito, ora lo sapevo.
“ Ti ho odiato con tutto me stesso, ho creato uno scudo contro il mondo per proteggermi, ho permesso al risentimento di trasformarmi in quello che non sono, ora so che questo non avrebbe cambiato le cose, tu non mi avresti amato lo stesso, tu non saresti comunque rimasta con me, per cui…vai, sei libera!”
“ Tsu ma cosa?”
“ Hisae…basta!...è ora di smetterla di farci del male”
“ Hai ragione…”, un sorriso spontaneo nasce sul mio viso, non ti preoccupare amica mia, troveremo il modo di rialzarci, insieme.
Per ultima volta, e ora ne ero sicuro, osservo il suo volto, i suoi grandi occhi castani pieni di lacrime. “ Starò bene Aya…non ti preoccupare più, una parte di me non ti perdonerà mai per quello che mi hai fatto, come potrei, mi hai tradito!, ma capisco, ora capisco che quello che hai fatto, è stato per amore, forse, a parti inverse avrei commesso anch’io lo stesso errore…”
“ Tsu”
“ No Aya…va bene cosi, ora ti prego di andartene…si felice”
“ Anche tu...ciao Tsu”.
Immediatamente sento il calore dell’abbraccio di Hisae, la stretta calda e decisa di Fuka che stringe la mia mano, la mano forte e comprensiva di Akito sulla mia spalla, vi prometto che da domani ricomincerò, da domani passo dopo passo tornerò a costruire il mio futuro, ma per stanotte, per quest’ultima notte ho ancora bisogno di guardarmi indietro, la seguo con lo sguardo fino a quando il suo corpo non scompare nella notte, c’è la farò…anche senza di te.
“ Addio Aya”.





 
Non ci credevo, ho detto: "è lei o no?"
tra tanti amici non ti aspettavo qui
solita sera e la solita tribù
tu che mi dici: "stai sempre con i tuoi?"
e ti accompagnava, un emozione forte
e ti accompagnava ancora, la solita canzone…




Non sapevo esattamente cosa mi fosse preso, non sapevo perché avevo abbandonato i miei amici inseguendo di nuovo una bugiarda, che io sia maledetto un milione di volte, ma era stato più forte di me, dovevo capire, io dovevo…
Accidenti ma dove cavolo si era andata a cacciare?, possibile che fosse diventata cosi veloce?, non potevo permettere che andasse via cosi…
Girai a vuoto un paio di volte nel quartiere rassegnato al fatto che si fosse volatilizzata o che forse, era semplicemente tornata da lui, ancora…
Presi a calci un bidone imprecando contro il destino che non smetteva nemmeno per un secondo di prendersi gioco di me, l’avevo persa…
“ Akito?”, sorrido, forse non era tardi, se ne stava seduta in una panchina del parco, quel parco, il nostro parco.
“ Ti ho cercato dappertutto…corri veloce”
“ Ero qui…sai?, mi è sempre piaciuto questo posto”
“ E’ un bel posto”, merda!, sorride, infondo lo sapeva bene anche lei.
“ Posso farti una domanda?”
“ Dimmi”
“ Perché sei qui Akito?”
“ Ti volevo parlare…tu come stai?”
“ Non lo so”
“ E perché?”
“ Non lo so Akito”, lo dice ridendo, ridendo di gusto, mah, è tutta matta.
“ Posso fartela io una domanda?”
“ Certo”
“ Ti sei mai pentita?”, con la scarpa inizio a disegnare immaginari cerchi sull’asfalto, non avevo il coraggio di farle quella domanda guardandola in faccia.
“ No Akito”
“ Davvero?”
“ Si…se potessi tornare indietro lo farei in modo diverso, sarei meno egoista, più coraggiosa, ma non sarebbero cambiate le cose, avrei sempre intrapreso quella strada, avrei sempre scelto l’amore, quindi no…non mi sono mai pentita”
“ E tu?...ti sei mai pentito?”
“ Mai”, era l’unica sicurezza che avevo.
I nostri occhi si incontrano, e un sorriso dolcissimo le dipinge il viso.
“ Posso abbracciarti Akito?”
La stringo forte, sentendo il suo profumo invadere le mie narici.
“ Sei forte Akito…più di quanto immagini”
“ Si…forse”
“ Ora devo proprio andare”
Immobile la osservo andare via da quel posto che aveva rappresentato tutte le tappe più felici della mia vita.
“ Se non ti sei mai pentito…perché sei ancora qui?”
“ Come?”
“ Ora ne hai prova Akito”
“ Non capisco”
“ Oh io credo di si invece…le persone prima o poi vanno avanti”
“ Non tutte”, io non lo avevo fatto.
“ E’ diverso…tu non lo fai perché non hai quello che vuoi…o sbaglio?”
“……” no, non sbagliava dannazione.
“ Quindi?”
“ Quindi cosa?”
“ Perché sei ancora qui?...Va da lei”
“ Io”
“ Stammi bene Akito”.
“ Anche tu…Aya”.





 
Tra tanti amici che sono anche i tuoi
guardali bene, non cambieranno mai
saluti e baci, poi, prendi e te ne vai
Si forse è meglio, cosi non mi vedrai
piangere poi ridere, poi, prenderti un po' in giro
fingere davanti a tutti, di aver dimenticato…





Stretta tra le braccia dei miei amici, un senso di malinconia mi avvolse, vederla li era stato strano, un tempo eravamo un gruppo affiatato, certo eravamo strani, ma eravamo belli per quello, credevo che la nostra amicizia sarebbe durata per sempre, resistendo con forza al tempo e alle sfide della vita, ma poi bastò una parola, un semplice non posso sussurrato con paura, e tutte le mie certezze crollarono, non eravamo più quelli di un tempo, e non lo saremmo più stati, Aya e Tsu non furono più l’eterna coppietta tutta zucchero e miele, Hisae e Gomi non erano più la strana coppia allegra e scanzonata, eravamo diventati l’ombra di noi stessi, divisi da un muro insormontabile fatto di bugie e rancori, invidiavo Tsu, la sua forza nel lasciarla andare mi aveva spiazzato, io che in lui avevo sempre visto un ragazzo buono ma senza carattere, non era di certo come lui, Akito…il mio Akito, era sempre stato uno tosto, un duro, un combattente, per quanto tempo lo avevo odiato?, per quanto tempo lo avevo disprezzato per avermi rovinato la vita?, il demone dei baci, poi tutto cambiò, pian piano, giorno dopo giorno capii che era in realtà un uomo leale, un grande amico, e finii per innamorarmene, inevitabilmente, irrimediabilmente, avevo lottato tanto, forse troppo per averlo, e anche se sulla carta ci ero riuscita, nel mio cuore e soprattutto nel suo, sapevo che avevo sempre fallito, non era mio, e mai lo sarebbe stato, stupida!, stupida mille volte, in tutti quegli anni avevo respinto con forza la realtà, la palese e schiacciante verità, non era me che amava, non era me che voleva, lui aveva sempre voluto un'altra…Sana.
Negli ultimi due anni le cose erano cambiate, erano cambiate davvero, l’ultima notte di quella maledetta vacanza, le sue braccia mi avevano stretta forte, le sue labbra mi aveva implorato con forza di ricominciare, e io avevo ceduto, sapevo che non sarebbe servito, che non avrei dovuto permettere al mio cuore di crederci ancora, ma lo avevo fatto!, Quante notti stretta a lui, pregavo che si innamorasse di me, quante volte lo accarezzavo piano sperando che mi guardasse come guardava lei.
Vivevo in una bugia, un enorme bugia fatta di finti sorrisi, di gesti studiati, di parole bellissime ma dette senza convinzione, non lo odiavo per questo, sapevo che era il suo modo di rimanere a galla, di non sprofondare in quel mare scarlatto che lo aveva irrimediabilmente travolto.
Vederlo seguire Aya era solo stata l’ennesima prova, lui voleva sapere di Lei, voleva sapere quanto dura sarebbe stato spezzare un cuore, gli avrei voluto urlare che non c’era bisogno, già lo sapevo, ci convivevo da anni con quella certezza, io lo amavo, lui amava lei, dovevo lasciarlo, chiudere definitivamente quel capitolo malato e contorto della mia vita e andare finalmente avanti, sperando di trovare un po’ di pace, ma non ci riuscivo, la mia testa sapeva bene cosa era giusto, ma il cuore, il mio stupidissimo cuore continuava a crederci , ero forse l’unica donna che amava un uomo ben cosciente di non essere ricambiata?, sperai di no.
“ E’ andata via”, la sua voce.
“ Perdonami Tsu, io dovevo”
“ Non importa Akito”, anche lui sapeva, come tutti, “ Ora è meglio che vada”
Li osservo abbracciarsi rendendomi conto che infondo non erano poi cosi diversi, entrambi feriti, entrambi abbandonati dalle donne che amano.
“ Ciao Fuka”
“ Ciao Tsu”
“ Vado anch’io…ti chiamo domani”, quelle semplici parole mi rasserenano, comunque vada loro sarebbero rimasti.
“ Okay His….Grazie”
“ Per cosa?” per essere mia amica, per essere l’unica che mi consolerà d’ora in poi .
“ Niente”.
Alzo la mano per salutarli, guardandoli andare via, consapevole che da domani tutto sarebbe stato diverso, anche per me.
“ Andiamo a dormire?”, perdonami mio unico amore, devo farlo.
“ Basta Akito…smettiamola di prenderci in giro”, sussulta, fa più male a me, credimi…
“ Che stai dicendo Fuka?”
“ La verità…dobbiamo avere il coraggio Akito”
“ Il coraggio?, il coraggio per cosa?” non guardami cosi, ti prego.
“ Per lasciarci”, non piangere Fuka, non lo fare! “ E’ inutile continuare a mentire a noi stessi, tu….non mi ami”
“ Io…”
“ Non mentirmi…non questa volta”
“…………”
“ Ci ho provato Akito, ci ho provato cosi tanto, ma non funziona, non hai mai funzionato, tu non mi ami, hai sempre amato…lei”
“ Fuka non”
Mi avvicino beandomi del calore della sua pelle, traccio con la mano ogni singolo millimetro di quel viso perfetto sapendo che sarà l’ultima volta, soffoco una lacrima sulle labbra, che stringo forte.
“E’ una chimera Akito,  il nostro rapporto, tutto quello che eravamo, che siamo, non è la realtà…tu ci hai messo tanto impegno lo so, non è colpa di nessuno, Io ti amo…ed è per questo che devo…lasciarti andare” soffoco ogni sua parola con un bacio, costringendomi ad aprire la bocca per strapparmi un bacio fin troppo coinvolgente, dopo un tempo che mi sembra infinito lo allontano da me, alla fine aveva ragione Tsu, era il tempo della pace.
“ Mi dispiace tanto”
“ Lo so”, gli sorrido tra le lacrime che ora non mi importa più di nascondere, “ L’ho sempre saputo Akito”.
“ Tu…promettimi che”
“ Te lo prometto”, starò bene, ti dimenticherò, sarò felice.
“ Akito?”
“ Dimmi”
“ Una volta ti ho detto che per un cuore ferito non c’è prescrizione, te lo ricordi? ”
“ Si…me lo ricordo”
“ Sai io ora penso che…esista una prescrizione…quindi forse anche io c’è la farò, e anche tu…”1
Corsi via, lasciandomi tutto alle spalle, sperando che il mio passo fosse più veloce del dolore, rabbrividii per il freddo che rendeva gelate le mie lacrime, desiderando ardentemente che quella lunghissima notte finisse alla svelta e che tornasse presto il sole.

 



Ma quanto tempo e ancora, ti fai sentire dentro
quanto tempo e ancora, rimbalzi tra i miei sensi
quanto tempo e ancora, ti metti sempre al centro
quanto tempo e ancora, ancora tu l'amore.





Batto nervosamente le dita sul tavolo, se mia madre fosse qui, mi urlerebbe di smetterla immediatamente con quel dannato vizio Nao era sparito, erano passate ore dal mio ultimo messaggio e ancora non si era degnato di rispondere, è tutto il giorno che ho una stranissima sensazione addosso, quel viaggio a New York, la telefonata di suo padre mi avevano messo in allerta, avevo vagato per la città controllando ossessivamente il telefono, ipocrita, una maledetta ipocrita!, mi preoccupavo per Nao quando fino a poche ore fa ero con Akito, sapevo di sbagliare, ne ero ben consapevole, ma quegli occhi, davanti a quei bellissimi occhi non potevo dire no, rincontrarlo dopo due anni era stato come riemergere da una lunghissima apnea, tutto il mio corpo aveva respirato di nuovo, e quando sei a corto di ossigeno, qual è l’unica soluzione?, cercarne ancora, lui per me era cosi, lo era sempre stato, la mia fonte di vita, il motore che muoveva la mia intera esistenza, potevo provarci, potevo combattere, convincermi fino allo sfinito che era uno sbaglio, un dannato errore, ma non ci riuscivo, lo amo, lo avevo sempre amato, da quando eravamo solo due bambini diametralmente opposti, io lo amavo già allora, crescendo al suo fianco capii che sarei sempre stata condannata, firmai quel contratto di sangue nel momento in cui le sue labbra al sapore di limone si posarono sulle mie, negai con forza, per anni, spaventata a morte da quello che lui, e solo lui mi faceva provare, era come una droga, dopo la mia partenza per New York, il giorno in cui Nao mi confessò di nuovo i suoi sentimenti mi lanciai, più per disperazione che per vero sentimento, avevo il cuore spezzato, lui aveva scelto un'altra, me lo aveva urlato in silenzio stringendo la sua mano in aeroporto, e quella fu la spinta per riprovare a rialzarmi, per ricominciare a vivere, e ci avevo provato, ci avevo provato con tutte le mie forze, per molto tempo pensai pure di esserci riuscita, andavo avanti sorridendo come sempre, sorridevo davanti ai miei amici, davanti a Nao, davanti a lui, sorridevo anche se continuava a stringere la sua mano, ma poi tutto cambiò, il filo che ci univa ci strattonò con forza al punto di partenza, ed erano di nuovo le sue mani, le sue labbra dolci e un po’ aspre, il suo corpo caldo stretto al mio, i suoi gemiti che soffocava tra i miei capelli nelle infinite volte che avevamo fatto l’amore, colpevoli, ma felici, di nuovo…insieme.
Osservai per la centesima volta il telefono, niente, lo lanciai lontano da me spinta da un irrefrenabile voglia di chiamarlo, avevo bisogno di sentirmi amata, di essere coccolata e protetta, e Nao era sempre stato bravo in questo, mi odiavo profondamente continuavo a mentirgli, continuavo a nutrire le sue speranze, ricambiando ogni bacio, ogni carezza, ogni sorriso, desiderando ardentemente di essere capace un giorno di essere degna di stare al suo fianco.
Lascialo, vieni via con me, stai con me, inconsapevolmente i due uomini più importanti della mia vita mi chiedevano la stessa cosa, sperando che decidessi di dimenticare uno dei due, ma non ci riuscivo, Akito era senza ombra di dubbio l’uomo che amavo, lo amavo con ogni fibra del mio corpo, lo amavo cosi tanto che mi consumavo al solo pensiero, ciononostante non riuscivo a lasciare Nao, farlo, significava rinunciare ad un pezzo di me, come farmi amputare un braccio o una gamba, i suoi dolcissimi occhi azzurri mi regalavano una pace immensa, con lui era tutto facile, non c’erano drammi, ne gelosie, con lui non dovevo sacrificare la mia carriera, ne le mie amicizie, restando al suo fianco potevo essere ancora la vecchia Sana amata da tutti, se avessi scelto Akito sapevo che sarei stata felice, dannatamente felice, nonostante i suoi innumerevoli silenzi, sarebbe stata la miglior spalla su cui potermi appoggiare sempre, ma stare con lui significava rinunciare a tanto, forse a troppo.
Mi ritrovai per l’ennesima volta divisa in due, Nao era un bellissimo cielo terso d’estate, una di quelle giornate senza nuvole che ti fanno solo venir voglia di vivere e di ridere tanto, prendere un gelato in spiaggia e cantare a squarciagola fino all’alba con il finestrino abbassato, Akito era fuoco, bruciante e devastante fuoco, di quello che ti porta a  strapparti la pelle di dosso, lui mi smuoveva ogni sentimento più brutale, la gelosia, l’ossessione, la passione, le emozioni più perverse, che però ti fanno sentire vivo, dannatamente vivo.
Erano l’uno la nemesi dell’altro, lo vedevo anche nelle più piccole cose, stare con Nao rappresentava la dolcezza, ogni suo bacio, ogni sua carezza, ogni volta che facevamo l’amore mi trasmetteva tutti i sentimenti più teneri, nel suo sguardo potevo leggere solo amore e devozione, era un amante delicato e attento, dall’altra parte stare con Akito era devastante, il suo corpo era calore, elettricità, potente chimica, ogni suo contatto mi scottava come lava incandescente, potevamo amarci in ogni posto, in qualche momento del giorno e della notte, ed era sempre cosi.
Rinunciare a lui sarebbe stato mille volte più facile, se solo ci fossi riuscita…
La stanza inizia a illuminarsi a intermittenza, afferro immediatamente il telefono ed è lui, Nao…
“ Hey”
“ Scusami Amore…ti ho fatto preoccupare?”, eccola qui…la mia bellissima estate.
“ Un po’…dov’eri finito?”
“ Mi sono protratto più del previsto con mio padre”
“ Non importa, la cosa importante è che va tutto bene”
“ Si…”
“ Allora…che voleva tuo padre?”
“ Mi ha…anzi ci ha, proposto un nuovo lavoro”
“ Un lavoro?”, forse era quello il segnale che aspettavo?.
“ Un contratto per un nuovo film, tournée teatrali, premier, insomma un progetto enorme”
“ Wow è…grandioso”
“ Già”
“ Hai accettato?”
“ Non ancora, ma lo farò…tu? Che vuoi fare?”, perché me lo chiedeva? Era chiaro che volessi andarmene subito da Tokyo.
“ Vengo con te no?”, non era ovvio?
“ Ne sei sicura?”
“ Certo…perché non dovrei?”
“ Akito per esempio”, un senso di panico mi colpisce in pieno, che cosa significava?, che lui sapesse?, no è impossibile.
“ Che stai?”
“ Sana…non devo accettare se non vuoi”
“ Ma io voglio”, almeno credo.
“ No che non vuoi…tu vuoi solo scappare, come hai sempre fatto, non ti biasimo per questo, la fuga è sempre un alternativa allettante”
“ Nao che stai”
“ La verità Sana…tu non vuoi partire davvero, vuoi solo nasconderti il più lontano possibile dalla realtà”
“……….” Che avesse ragione?, cazzo se l’aveva.
“ La recitazione, questa vita, non è quello che vuoi veramente, o almeno non è la cosa più importante…ti conosco Sana, hai finito il liceo nonostante potessi studiare a casa, hai fatto domanda per il collage quando sapevi bene che il tuo talento ti avrebbe dato un futuro, hai scelto me…quando potevi scegliere lui”, oh mio dio, lui sapeva, sapeva tutto.
“ Nao io”
“ Non devi giustificarti con me, l’ho sempre saputo, tu hai scelto me perché era più facile cosi…stare insieme è sempre stato semplice, sulla carta siamo perfetti noi due, talentuosi, intraprendenti, anime affini, ma non basta Sana, non è sufficiente per continuare…una volta forse, ora non più”
“ Mi stai lasciando Nao”, lo sento sospirare forte.
“ Si”
“ Per…perché?”
“ Sai perfettamente perché”, Akito…“ dimmi solo una cosa…se lui…se lui ti chiedesse di restare tu che faresti?”
Oh Nao, quanto vorrei poterti dire che non cambierebbe nulla che se lui venisse a supplicarmi di restare io sceglierei te, ma non posso…
“ Lo immaginavo”, stringo con forza gli occhi per impedire alle lacrime di scendere, mi dispiace cosi tanto, quanto vorrei essere degna di te.
“ Resterò a New York, chiamerò Maeda2 e gli dirò di raggiungermi qui, firmerò il contratto con mio padre e realizzerò il mio sogno…tu dovresti fare lo stesso”
“ Naozumi”
“ Non devi dire niente Sana, ci siamo voluti bene, e siamo stati felici, ma è tempo di crescere e affrontare la realtà, e la realtà è che tu ami lui e non me”
Vorrei poter dire qualcosa, qualunque cosa, ma so che le mie parole non servirebbero, infondo aveva ragione, era tempo di crescere e io dovevo smetterla di fare la bambina.
“ Perdonami”
“ Non devo perdonarti di niente, sarai sempre molto importante per me, lasciarti è la cosa più difficile che abbia mai fatto e ti chiedo scusa se lo sto facendo attraverso un telefono”, questo sei tu Nao, cosi maledettamente splendido “ ma non potrei farcela se ti avessi qui…non provo alcun rancore, ho solo bisogno di farmela passare lontano da te, spero tu possa comprendere”
“ Certo…tu sei”
“ Lo so, lo so”, sorride ironico “ ora non ho bisogno di sentirmi elogiare da te…adesso è meglio che vada”
“ Nao aspetta”, non potevo lasciarlo andare cosi.
“ Sana ti prego…un giorno non troppo lontano, ci rivedremo ancora, fino ad allora ti prego di non cercarmi più”, come potevo farlo?, non riuscivo a lasciare andare anche lui.
“ Come farò…io”
“ Non temere piccola mia….ti troverò io quando avrai bisogno di me…contaci”
“ L’ho sempre fatto”.
“ Ciao Sana”, addio mio dolcissimo Naozumi.
“ Ciao Nao”.





AEROPORTO INTERNAZIONALE HANEDA, TOKYO.
TRE GIORNI DOPO….




Spinsi con forza l’enorme portone d’ingresso, l’ultimo ostacolo fisico era stato abbattuto, mi fermai un attimo, dovevo riprendere fiato e soprattutto dovevo capire dove diavolo sarei dovuto andare, respirai affondo appoggiando le mani sulle ginocchia per permettere al sangue di defluire in tutto il corpo e dare al mio cervello la possibilità di rimettersi in moto.
Partenze, dovevo trovare il check- in, iniziai a scorrere con lo sguardo ogni nome, ogni città, tirai fuori di nuovo il cellulare per controllare < Aeroporto Haneda…ore 18e30, Corri…Aya>
Non ci avevo pensato un secondo di più, da quando Fuka mi aveva lasciato avevo passato i successivi tre giorni chiuso nella mia stanza, se non fosse stato per Tsu non mi sarei nemmeno preoccupato di mangiare, due volte al giorno passava a casa, sospirava in silenzio e si metteva a cucinare e pulire, un giorno lo avrei ringraziato come meritava, stavo quasi per convincermi a uscire per una birra quando lo sentii salire di corsa per le scale, lanciarmi addosso una felpa e urlare di darmi una mossa, lo guardai confuso, poteva aspettare altri cinque minuti per uscire, non capendo le sue parole mi passò il mio cellulare.
Aeroporto, diciotto e trenta…significava solo una cosa, Sana se ne stava andando, di nuovo.
“ Vai”
Scattai come una molla fuori di casa, corsi come un pazzo per le strade affollate, dovevo arrivare in tempo, dovevo farcela.
Finalmente trovai il gate, nella folla intercettai Gomi, leggeva distratto una rivista mentre aspettava il suo turno, Aya al suo fianco si guardava intorno ansiosa, superato un gruppo di ragazzini dall’aria smarrita, la vidi…i suoi occhi erano tristi, privi di luce, la stessa luce che mi aveva guidato dal primo giorno in cui l’avevo incontrata, indossava delle grosse cuffie e il suo volto era nascosto da un cappuccio, probabilmente per evitare di essere braccata dai fan, per tutto il tempo che ci impiegai per raggiungerla non gli staccai gli occhi di dosso, guardami amore, sono qui, possibile che non mi senti?.
Il bellissimo sorriso sul volto di Aya mi spingono a muovermi più velocemente, la vidi allungarsi verso Sana per toglierli le cuffie, e indicarle verso la mia direzione, mi beai finalmente della vista del suo meraviglioso viso, mi osservava stupida, sicuramente scioccata, ma i suoi occhi tradivano felicità, un immensa felicità.
Me lo trovai davanti, con lo sguardo ringraziai Aya che mi rispose con un occhiolino trascinandosi dietro, un Gomi confuso.
“ Akito”, chiusi gli occhi per un istante godendomi appieno il suono della sua voce, era il momento di parlare.
“ Ti odio”
“ Cosa?”
“ Ti odio”
“ Akito cosa?”
“ Zitta!, ora parlo io…ti odio, ti ho odiato dal primo momento in cui ti ho visto, con la tua aria da bambinetta saccente tutta codini e allegria, mi hai rovinato la vita”
“ Lo so”
“ No, non lo sai….mi hai rovinato la vita, prima di conoscerti ero un fantasma, un cane randagio senza famiglia, un reietto, un…demone”
“ Non lo di”
“ Zitta!, conoscerti mi ha ridato speranza, mi ha ridato una famiglia, uno scopo nella vita…nonostante questo, ti odio, avvicinarmi a te mi ha solo reso schiavo dei miei sentimenti, mi hai rovinato la vita, ti ho amato in silenzio per anni, e tu eri cosi ottusa da non capire niente, non hai mai capito niente, ti odio, mi hai abbandonato per andare a New York a fare la star, ti odio perché mi hai lasciato in balia delle mie emozioni, ti odio perché in tutti questi anni non hai mai lottato per me, per noi, anche adesso io sono qui, e tu stavi scappando di nuovo, ti odio perché sei la persona più egoista e ottusa che io abbia mai conosciuto, ti odio perché mi hai riempito di cazzate la testa, ti odio perché ogni dannata volta che ti stringevo tra le mie braccia, trovavi sempre il modo di andare via, ti odio perché per colpa tua ho ferito la sola donna che mi ha sempre aiutato, ti odio perché mi sono trasformato in un codardo e un bugiardo, ti odio cosi tanto che vorrei poterti cancellare dalla mia vita e dimenticarmi di averti anche solo conosciuta”
“ Akito...io”
“ Non ho finito…potrei passare ore a dirti quanto io ti disprezzi per tutto quello che ho dovuto subire in questi ultimi dieci anni, ti disprezzo Sana, ti disprezzo e ti odio, ti odio con ogni fibra del mio essere, ti odio per un milione di motivi, ma soprattutto più di ogni altra cosa ti odio cosi profondamente da non poter sopportare di passare un altro giorno senza di te”.
“ Cosa hai detto?”, sorrido sfiorandole una guancia.
“ Che ti odio”
“ Dopo quello”
“ Che ti odio profondamente”, sorride.
“ Riprova”
Le mia mano lentamente si sposta per posarsi sulle sue labbra cosi maledettamente perfette, e che sono solo mie.
“ Non lasciarmi”
“ dimmelo ancora”
“ Non andare”
“ dimmelo ancora”
“ Ti amo”
Una dolcissima lacrima bagna le mie dita.
“ Non dici niente ragazzina egoista…a cosa pensi?”, no, certe cose non sarebbero mai cambiate.
“ Penso che se non mi baci subito potrei non credere al tuo odio ”
Non me lo faccio ripetere due volte, la stringo a me con tutta la forza che possiedo, il suo sapore, avrei potuto uccidere per quel sapore, rimaniamo stretti in quel bacio ignorando gli sguardi perplessi dei passanti, e i sospiri invidiosi di alcune hostess.
“ Ehm…Sana?”
Controvoglia mi stacco dalle sue labbra, ma non lascio la presa, nascondendo il mio viso nell’incavo del suo collo.
“ Aya…io”
“ Penso che ci salutiamo qui”
“ Si”, respiro di nuovo, sarebbe rimasta con me.
“ Abbracciami forte forte e dimmi che verrai presto a Boston”
“ Te lo prometto...ti voglio bene”
“ Ti voglio bene anch’io ”
Per un attimo che mi sembra infinito la sento lasciare il mio corpo per abbracciare teneramente Aya e Gomi, so che nonostante tutto sono stati amici fedeli con lei.
“ Vi voglio tanto bene ragazzi…ci vediamo presto”
Afferrano le valigie consegnando i passaporti per l’imbarco, prima di vederli partire devo fare qualcosa.
“ Aya?, grazie!”
“ Figurati Akito”
“ Ah e…Gomi?”
“ Si?”
“ Mi piacerebbe venire a trovarti a Boston…un giorno”
“ Ti aspetto”.
Rimaniamo in attesa del decollo, Sana continua a salutarli con la mano, vorrei poterle dire che loro non possono vederla , ma il suo sorriso è cosi contagioso che mi ritrovo a salutarli insieme a lei.
“ Se ne sono andati”
“ Già”
“ E adesso?”
“ E…adesso?”, io avevo parlato anche troppo per quel giorno, era il suo turno.
“ E adesso…viviamo Akito”
“ Si…viviamo”
Non sapevo cosa ci avrebbe riservato il destino da quel momento in poi, il futuro era pieno di incognite, Fuka, Hisae, Tsuyoshi, Kamura avrebbero dimenticato il passato?, si sarebbero innamorati di nuovo?, Gomi e Aya sarebbero rimasti insieme?, o il loro amore sarebbe mutato fino a scomparire?, tante domande, poche certezze, ma una di quelle ora era qui al mio fianco, che mi stringeva la mano….









PREMESSINE….=)

 ( 1) Di recente ho riletto il manga e questa frase è la stessa che in tempo non sospetti fu proprio Fuka a dire ad Akito nel volume 38, per rompere il fidanzamento, più azzeccata di cosi, hihi =)
( 2) Non sono sicurissima che il nome originale del manager di Nao sia Maeda, ma non ho trovato notizie a riguarda, quindi l’ho lasciato come compare nell’anime ( anzi se sapete info a riguardo fatemelo sapere)

 
     
















 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3814254