Macerie

di Queen of Snape and Joker
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Severus Piton era ubriaco. 

Era la notte del 31 ottobre e, come ogni anno, il Pozionista stava abusando di una bottiglia (ormai vuota) di whiskey incendiario. Stavolta non si era fatto frenare dalla presenza silenziosa della Granger, che quell'anno aveva deciso di abbandonare la sua facciata da So-Tutto-Io ed iniziare a trasgredire le regole, in mancanza di un Harry Potter al castello che potesse farlo. Questa volta la ragazza non aveva ferito nessuno:

si era semplicemente presentata nel suo ufficio. Severus l'aveva lasciata entrare - perché no? -, tanto era sicuro che Potter le avesse raccontato del suo passato, se non fatto addirittura vedere i suoi ricordi. La Granger era entrata nelle segrete e si era seduta - con estrema nonchalance, doveva concederglielo - su una poltroncina davanti alla sua scrivania, di solito destinata alle rare visite che gli concedevano i colleghi. Poi aveva trasfigurato un bicchiere di vetro e aveva cominciato a bere con lui e adesso appariva ebbra, proprio come lui.

«Granger, perché mi perseguiti?»

«Lei mi fa troppe domande, professore. Lasci che gliene faccia una io.»

La Grifondoro era seria e all'uomo non importava più un granché di nulla: quella era una notte destinata al ricordo, una notte che sarebbe svanita l'indomani mattina e, probabilmente, che li avrebbe lasciati troppo occupati a gestire i postumi di una sbornia per poter curarsi ancora di una conversazione insignificante.

La Granger prese quel silenzio per un invito a procedere nell'interrogatorio:

«Lei chi è davvero?»

A quella domanda gli venne da ridere, così si coprì gli occhi con una mano:

«Hai bevuto troppo, Granger» 

«Conosco i suoi ricordi; dopo averli visti ho realizzato di non averla mai veramente conosciuta. Quindi glielo richiedo: chi è lei davvero?»

Il professore posò la mano che aveva sul volto sulla bottiglia di whisky vuota (che adesso appariva magicamente piena), la sollevò e la puntò in direzione della ragazza, ridendo più forte di prima: 

«Io, Granger? Io non sono nessuno.»

Poi si versò un altro bicchiere.

 





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