rinharu model
Nella
corsia
accanto, sempre
atto II:
acqua, per comprendere
Haruka non amava i cambiamenti.
Persino lo scorrere delle stagioni era fonte di irritazione per lui,
molte volte. Le sue abitudini dovevano adeguarsi alle nuove
temperature, a nuovi orari, nuovo alternarsi di luce e buio.
Per questo, quando quella primavera Rin Matsuoka aveva invaso la sua
vita, aveva subito provato una strana agitazione all'altezza dello
stomaco, come se il suo corpo lo stesse avvertendo del pericolo
imminente.
Questa sensazione andava moltiplicandosi quando si trovavano, fianco
a fianco, nelle corsie della piscina. Più che sulle pedane,
dove
Haruka non poteva fare a meno di vedere il sorriso sicuro di
sé del
rosso, quel pizzicore diventava quasi insopportabile in acqua:
chissà
come, lo obbligava ad abbandonare il suo solito modo di nuotare e
quando accelerava, Rin tornava ad affiancarlo un attimo dopo, quasi
fosse consapevole di quel prurito che gli causava.
La cosa peggiore, però, era che non aveva più
danzato con l'Acqua.
Non da quando era arrivato ad Iwami.
L'ormai familiare, suo malgrado, schiocco dell'elastico degli
occhialini di Rin lo costrinse a prepararsi al tuffo. Il fischio
dell'allenatore divenne il suo lasciapassare per tornare nel suo
ambiente naturale, dove il suo corpo era libero; un salto, l'impatto
con l'acqua e, inconsciamente, un'occhiata irritata alla sua destra.
Ma non trovò Rin.
L'Acqua nuotava veloce, il vivissimo gioco di luci percorreva
interamente il corpo minuto. Haruka fu percorso da un brivido, mentre
la voglia di poterla sfiorare, prima che scomparisse di nuovo, lo
spingeva ad inseguirla, a raggiungerla. La piscina gli apparve vuota:
nessuna corsia, nessun compagno – solo lui e l'Acqua.
Mosso da quell'irrazionale ma irrefrenabile desiderio, Haruka
deviò
il suo percorso fino quando non raggiunse la figura; tese la mano,
nel disperato tentativo di afferrarla e, incredibilmente, vi
riuscì.
Era inaspettatamente calda, al tatto. Un tepore nuovo, mai provato,
invase le sue membra – una sensazione che non avrebbe mai
dimenticato. Aveva il sapore della familiarità e della
libertà al
tempo stesso, una contraddittoria compresenza di sicurezza e ignoto
che aveva il volto di...
«Nanase, stai... bene?»
Rin Matsuoka era di fronte a lui, i vivaci occhi rossi lievemente
sgranati. Avvertì chiaramente la mano che aveva afferrato
l'Acqua
essere ora intrecciata in quella di Rin, il quale cercava in qualche
modo di sostenerlo, seppur un po' goffamente.
Quando era riemerso?
«Haru!» La voce preoccupata di Makoto
risuonò in tutto l'ambiente.
Eppure, Haruka guardava ancora Rin.
«Tu sei l'Acqua» affermò, seguendo la
propria linea di pensieri.
Gli occhi del coetaneo sembrarono dilatarsi ancora un poco come se,
dietro al suo stupore, vi fosse altro.
Come se avesse capito di cosa stava parlando.
Quando la primavera portò via con sé i petali di
ciliegio e Rin
Matsuoka, Haruka sapeva dove trovarlo. Forse non comprendeva ancora
il significato della sua presenza lì, ma non gli
interessava.
Tornare in acqua significava poterlo seguire di nuovo. Poteva cercare
di afferrarlo, sfidarlo, percepire di nuovo quella sensazione.
Quel prurito che, in realtà, col passare del tempo
sembrò sempre di
più un battito d'ali, piacevolmente fastidioso.
{parole:
498}
note: Ecco la
seconda parte di questa piccola raccolta! Sembra davvero
assurdo da pensare, ma la brevità non è il mio
forte; ho sempre moltissimi problemi a racchiudere piccoli universi in
poche parole e spero vivamente di essere riuscita a trasmettere quel
che volevo passasse da questo secondo "atto". La RinHaru vive e respira
in acqua. Rin ha visto Haruka nuotare, Haruka lo ha visto "volare"
sopra di sé, sempre in piscina. L'unica cosa che potrebbe
guidarli incontro al loro destino è, inequivocabilmente,
l'acqua.
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