Domenica

di Olimpia_
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"Domenica"

Come eravamo arrivati a quel punto, nessuno dei due lo sapeva.
Ma i nostri nasi si sfioravano, e le nostre labbra erano così vicine,
eppure troppo lontane per poterle assaporare. Bastava mi
muovessi di pochi millimetri, eppure non lo feci.
Lui rimase lì, senza allontanarsi infastidito da quella intimità.

Lo aspettavo da tanto tempo. A volte mi era passato per la mente,
ma non ne avevo mai fatto parola con qualcuno, era un desiderio
segreto. Era proibito.
Però, finalmente, eravamo giunti a quel punto e quella noiosa
domenica non sembrava più tanto noiosa. Le mie preoccupazioni,
la mia tristezza, sembravano ricordi lontani. Finalmente sentivo di
essersi spostata su un altro pianeta, dove tutto era più leggero
e l’amore era più palpabile.

“Meglio non fare cazzate”.

No, la gravità mi schiacciava e la Terra mi chiamava, ricordandomi
dov’ero realmente.
Ci guardammo negli occhi, senza prendere le distanze. Nella mia
testa balenarono molte domande, molti “perché”, ma l’unica cosa
che riuscii a dire fu un apatico mugolio di assenso: “mh.”





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