Lo stupore della volpe

di zamy88
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Angolo autore
Saaaalve a tutti!
Questa sarà la prima e unica volta che metterò le note ad inizio capitolo: volevo fare una piccola prefazione prima del vostro tuffo nel racconto.

Innanzitutto, questa è la prima storia che provo a scrivere (per lo meno seriamente): ho deciso di buttarla giù dopo una lunga riflessione, a seguito di uno scambio di messaggi col buon vecchio Plando, dove mi invitava a provarci, giusto per divertimento.
Come alcuni di voi sapranno, sono ormai un lettore abbastanza anzianotto, era giunto il momento di saltare la barricata e prendermi pure io qualche insulto!

Detto questo, non ho idea della frequenza a cui riuscirò ad aggiornare la storia, né se riuscirò a finirla: ne ho in testa una che non dovrebbe durare troppo (le ultime parole famose, vero?), spero di riuscire a farcela e che il risultato sia piacevole.
In caso contrario, sentitevi OBBLIGATI ad insultarmi.

Passiamo ora alla storia, che si apre con una scena che incontremo più volte nei prossimi capitoli: un volpide di nostra conoscenza che macera sé stesso al buio.
Questo episodio sarà il più breve di tutti, giusto un prefazione per entrare nel mood (e, con la scusa, prendere mano col processo di pubblicazione ;P).
Buona lettura!

Zamy




Cap. 1: Buio

Stava lì, seduto al buio, un braccio appoggiato pesantemente sul tavolo alla sua sinistra, immobile nel suo appartamento.
La sua folta e soffice coda rossiccia gli girava attorno alla vita, terminando sull'addome: aveva sempre assunto quella posizione, fin da quando era cucciolo, ogni volta che si era ritrovato solo a rimuginare sulle cose che lo rendevano triste. A pensarci bene, aveva probabilmente cominciato quest'abitudine quando suo padre se n'era andato quando era piccolo, abbandonando lui e sua madre: la sensazione del tocco caldo e leggero della sua coda lo rincuorava sempre un pochino.
Forse era per questo che la curava in maniera quasi maniacale, dopotutto: semplice compensazione.

Nicholas Piberius Wilde girò impercettibilmente la testa verso il telefono, appoggiato sul tavolo con lo schermo spento: riusciva a malapena a distinguerne la sagoma, nonostante la sua capacità di vedere al buio.

"L'ho combinata grossa questa volta." mugugnò tra sé e sé "Scusami, Carotina."

"Del resto, non è neanche del tutto colpa mia... Se solo non si fosse intromesso quel figlio di una donnola di Marty non mi troverei in questa situazione del cazzo." aggiunse nella sua testa.



Quanto malediva il giorno in cui l'aveva conosciuto.
O per meglio dire, il giorno in cui Judy l'aveva incontrato.





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