Sua

di Luna d Inverno
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La presa salda sul suo collo si strinse ancora di più, facendole mancare il fiato. Socchiuse le palpebre, mentre il cuore le martellava nel petto e la testa le pulsava, senza tuttavia distogliere il proprio sguardo da quello ametista e profondo del suo assalitore.
Debolmente portò le proprie mani sul polso del ragazzo che la stava strangolando, nel tentativo di fargli allentare la stretta, ottenendo in risposta solamente l'ennesimo strattone.
«Non. Toccarmi. Umana» sibilò velenoso, avvicinando il proprio viso affilato a quello dai lineamenti morbidi della ragazza.
Un rantolo strozzato le sgusciò tra le labbra, mentre i polmoni iniziavano a bruciare con insistenza per il deficit d'aria. La vista le si offuscò, il cuore prese a battere sempre più forte, il ronzio nella sua mente ormai assordante.
La realtà stava già diventando una massa di colori confusi cosparsa di macchie nere quando improvvisamente si trovò nuovamente in grado di respirare, gli arti di Envy lontani dal suo corpo.
Crollò a terra in ginocchio, tossendo convulsamente, le guance rigate dalle lacrime che non era riuscita a trattenere, una mano avvolta intorno alla gola dolorante, l’altra puntellata a terra come sostegno, lo sguardo fisso sui piedi della persona ancora ferma davanti a lei.
Non ebbe nemmeno il tempo di realizzare il fatto di essere libera, che l'homunculus le afferrò violentemente la chioma corvina, costringendola ad alzare il viso e a scontrarsi con tutto il disprezzo espresso nelle sue iridi.
«Sei così disgustosamente debole...» le soffiò a pochi millimetri dal viso, un ghigno malato ad arricciargli gli angoli della bocca «così facile da spezzare…» strinse la presa sui suoi capelli, tirandoli con più forza, strappandole un gemito di dolore «eppure la tua sofferenza è così dannatamente eccitante»
Senza alcun preavviso le sue labbra sottili si schiantarono violentemente contro quelle piene e morbide della ragazza, coinvolgendola in un bacio affamato e colmo di desiderio. I denti appuntiti affondarono nella carne tenera, facendole scorrere un rivolo di sangue lungo il mento, finendo per costellare il pavimento immacolato di minuscole macchioline vermiglie.
Charlotte chiuse gli occhi di riflesso, ignorando il dolore, concentrandosi invece sull'irrazionale piacere che quel contatto le procurava, rispondendo con altrettanta voracità, intrecciando la propria lingua con quella di Envy in quella che pareva più una lotta che una danza. Le sue mani risalirono alla disperata ricerca di un contatto fisico, fino a raggiungere il volto del ragazzo, che questa volta non si sottrasse al suo tocco, lasciando che le dita calde e sottili di lei scivolassero lungo la sua mascella ben definita fino a stringersi alle sue ciocche nero pece, tirandole appena, sperando di trovare un appiglio in quella tempesta che la stava travolgendo e a cui Charlotte si abbandonò completamente, succube del potere che l’homunculus esercitava su di lei, dimentica del fatto che fino a pochi istanti prima la stesse strangolando.
Perchè a lei non importava.
Non le importava che non fosse umano.
Non le importava che avesse tentato più volte di ucciderla.
Non le importava di essere l’unica dei due ad amare.
Bastava un solo gesto, un solo bacio, per quanto privo di tenerezza e ricco di violenza, per farle perdere la testa.
Era sempre stato così e così sempre sarebbe stato.
Era sua, totalmente sua, e nulla avrebbe potuto cambiare la realtà.









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