Erano
stesi, i loro corpi
nudi si toccavano e parlavano un linguaggio tutto loro che
chissà se le menti
avrebbero mai compreso a pieno.
Stretti
in quell'abbraccio non si riusciva a
capire dov'era che finiva lui e dove iniziava lei.
Si
stava bene lì, con il calore
del suo fiato sul collo, l'odore della sua pelle -e dei loro umori- ad
annebbiargli i sensi, quel senso di completezza che solo lei era in
grado di
trasmettergli.
La
strinse a sé più forte che poteva, non gli
importava se le
faceva male.
Voleva
farla entrare dentro la propria anima, farle
comprendere l'intensità di ciò che lo legava a
lei, di ciò che sentiva e che
non lo avrebbe mai abbandonato.
«Ho
promesso a me stesso che non mi sarei innamorato di te
ancora una volta» le disse con una leggera risata tra i
capelli, dandosi dello
stupido e portandola un po' contro il suo torace.
Solo
un altro po' e sarebbe stato bene.
Ricordava
bene quel momento.
Successe
quando mise di nuovo
piede al distretto dodici dopo la guerra, dopo tutto e la vide
lì, proprio
davanti a lui, distrutta, sporca e disordinata.
Ma
era lei.
La
sua Katniss.
Si
disse che non avrebbe fatto gli stessi errori del vecchio Peeta, no.
Non
sarebbe ricapitolato in quell'odioso circolo vizioso.
Conoscenti,
vicini, amici... se lo sarebbe fatto bastare.
E
invece eccolo lì, con il corpo ancora scosso e sudato
dall'ennesimo orgasmo e la stringeva come se da quell'abbraccio
dipendesse la
sua stessa vita.
«Però
ricordi quando Haymitch rovesciò un'intera tazza di
caffè sui suoi pantaloni nuovi per rincorrere un'oca? Hai
riso così tanto da
tenerti la pancia con le mani. Sembravi spensierata»
sussurrò, sorridendo
contro i capelli di lei che continuavano a solleticargli il naso, ma
gli non
importava affatto.
Ecco,
ancora un altro po' vicina e sarebbe stato l'ideale.
«Lo
ero» rispose lei con un filo di voce che gli fece vibrare
l'anima. Sarebbe stata la sua condanna, quella donna.
«All'improvviso
hai girato la testa verso di me, mi hai
cercato... avevi ancora gli occhi lucidi e le labbra curvate verso
l'alto»
disse e la sentì muoversi contro il suo petto e le sue
gambe.
Avvertiva
chiaramente le sue dita accarezzargli i glutei e lei non poteva
minimamente
immaginare l'effetto che quel semplice gesto sortiva sul suo corpo e
sul suo
desiderio. Non ne avrebbe mai avuto abbastanza. La sentì
gemere lievemente
quando le morse delicato la pelle diafana alla base del collo.
Solo
un altro po'...
«È
stato in quel momento che ho capito di essere spacciato.
Quando mi hai sorriso e mi hai guardato come se fossi la persona
più importante
del mondo. Poi sei arrossita, hai abbassato lo sguardo e hai portato
una ciocca
di capelli dietro l'orecchio, imbarazzata, come se ti avessi scoperto a
fare
chissà cosa» aggiunse, sfiorando con la punta
delle dita l'intera schiena nuda
della ragazza.
Avvertiva
la sua pelle d'oca contro i propri polpastrelli, ma
era certo che a causarla non era il freddo.
Era
lui.
«In
quel momento ho capito che non posso fare a meno di
amarti. Che posso lottare con tutte le mie forze, ne uscirò
sempre sconfitto» soffiò
delicato al suo orecchio e finalmente la sentì sorridere
contro il suo collo.
Timida
e riservata, come sempre.
«Ti
amo anch'io» disse Katniss e a lui sembrò di
rinascere,
ancora e ancora, ripetutamente.
Non
gliel'aveva mai detto esplicitamente in
tutti quegli anni.
Gli
aveva fatto il regalo migliore della sua vita.
La
strinse ancora più a sé.
Ecco,
ora era perfetto.
|