FANTASCIENZA
Persepolis
è sempre stata la mia
casa. Non ne ho conosciute altre, da quando sono qui. E ora sto per
morire. Ci
stiamo per schiantare su Los Angeles, l’ha detto Persepolis,
e io mi fido di
lei.
Mi
sono sempre fidato e non
abbiamo mai fallito. Fino ad ora. Non so spiegare
cos’è successo ma non è colpa
di Persepolis. Non so perché gli atri siano tutti morti,
né perché la rotta è
cambiata improvvisamente per dirigersi a velocità troppo
elevata, verso la
terra.
So
che ci schianteremo. Che
Persepolis verrà distrutta e anche io farò la
stessa fine. Ho sentito dire dalla
voce delle persone che ci controllavano da giù, che la colpa
è mia. Ma
Persepolis dice che non è vero. Non è colpa mia.
Ma io ho iniziato a crederci. Sono
stato io.
Sono
impazzito e ho iniziato a
dare ordini sbagliati. Non so se fosse giusto o no. Potevo salvare
quelle
persone che sono morte? E potevo evitare questo disastro? E potrei
evitare che
Persepolis si schianti contro la Terra? No. Non posso.
So
che tutto questo verrà
registrato attraverso il pannello di controllo e quindi, quando avranno
ripulito tutto, seppellito morti e tolto la polvere dai detriti,
troveranno la
scatola nera di Persepolis e potranno capire se la colpa è
stata mia o meno. Solo
io non lo saprò mai.
Persepolis
mi comunica che ci
stiamo avvicinando ad una velocità mille volte superiore di
quella che dovremmo
avere, ed è buffo, perché dicevano che era
impossibile, ma sto avendo un po’ di
paura. Forse non sono stato fatto così male.
Persepolis
ha calcolato che non
riusciranno ad evacuare tutta la città e che ci saranno
sicuramente dei morti.
Tanti morti. Almeno 2.857.982 persone moriranno. Questo l’ho
calcolato io. Ieri
sarei stato sicuro di questo dato, oggi… non lo so. Dovranno
contare i morti e
io non saprò mai se ho avuto ragione o no.
Ma
cosa me ne faccio della
ragione alla fine della mia vita? Perché non
c’è proprio niente che possa far
sperare in un miracolo. Ma io non ho speranza. E non so credere nei
miracoli.
“Persepolis,
vorrei comunicare
con il centro di controllo, attiva il collegamento.”
Persepolis obbedisce ai
miei ordini. Come ha fatto da quando siamo partiti. Per tutti i viaggi
che
abbiamo fatto.
“Comunicazione
aperta.” Mi
comunica infatti
Ora
che si avvicina la fine, ho
bisogno di comunicare poche cose. Ma importanti.
“Sono
il comandante della
Persepolis. Ho poche cose da dire. L’atterraggio
sarà uno schianto inevitabile
sulla città di Los Angeles, California, Nord America, Terra.
Abbiamo a bordo
quattro corpi dell’equipaggio. Sono tre uomini e una donna. Rispondono al
nome di Smith,
Jones, Gunter e Hansen. “
Mi
fermo e da Houston, arriva una
richiesta. “L’equipaggio al completo è
deceduto. L’interlocutore deve
identificarsi.” Me lo aspettavo.
“Sono
A.I.521, matricola #5896
lotto #4589.
“Non
riconosciamo la sua
identificazione. Chi è che parla?”
“Il
pilota automatico
d’intelligenza artificiale. Avevate ragione: posso evolvermi,
ma avete
sbagliato: non dovevate fidarvi di me.”
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***Piccola
Oneshot... non avevo mai scritto niente di questo genere e il premio
è stata una sorpresa, spero che la storiella vi abbia preso
e siate arrivati fin qui a leggere. 😊
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