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- Nick
autore: AtobeTezuka (forum) ImperialPair (Sito)
- Titolo:
La rabbia e il dolore di Atobe
- Fandom:
Prince of tennis
- Personaggi:
Atobe Keigo, Tezuka Kunimitsu, Kabaji Munehiro
- Genere:
Angst, Introspettivo, Whait if?
- Avvertimenti:
- Note
autore:
- Situazione
usata: N6
- Storia
partecipante al "Imagine your Otp" contest, indetto da
Arianna.1992 e Emanuela.Emy79 sul forum di efp
-
- La
rabbia e il dolore di Atobe
-
- «Kabaji,
tu avresti mai creduto che Tezuka sarebbe potuto morire per un
cancro?».
- Io
non me lo sarei mai immaginato e, a volte, mi chiedo del
perché
non abbia detto a nessuno delle sue precarie condizioni di salute.
- Come
potevo pensare che un ragazzo del genere potesse essere un malato
terminale? In fondo lui era sempre stato un ragazzo così
determinato e credo che chiunque l’avesse conosciuto avesse
avuto l’impressione che un male lo stesse distruggendo
dall’interno. Probabilmente nemmeno i suoi compagni di
squadra.
-
- «Ti
rendi conto che nonostante il tumore lo stesse logorando, lui non si
è fatto mai abbattere».
- Era
come se quel ragazzo possedesse una forza inesauribile e, nonostante
ogni giorno stesse sempre peggio, lui aveva comunque cercato di
raggiungere il proprio sogno. Aveva lottato e tenuto duro fino
all’ultimo istante della sua vita, ma nonostante fosse stato
un
lottatore, aveva comunque finito per perdere la battaglia morendo a
soli sedici anni.
- Lui
aveva ancora tanta strada da fare, ma a quanto sembrava al cancro
questo non era mai interessato: aveva deciso di ucciderlo e alla fine
ci era riuscito.
- Gli
ci erano voluti anni perché il combattente era riuscito a
cavarsela, ma la cosa che mi stupisce di più è il
modo
in cui fosse riuscito a mascherare il suo stato male.
-
- «Ci
credi, Kabaji, se ti dico che nemmeno io sono riuscito a intravedere
nulla?».
- Non
avrei mai pensato che un ammalato fosse in grado di giocare,
allenarsi, nella sua stessa maniera. Probabilmente s’era
sforzato oltre ogni immaginazione, perché gli interessava
solamente far vincere la Seigaku, e questo dimostrava quanto lui
tenesse alla sua squadra.
-
- «Ti
ricordi della nostra partita, vero Kabaji?».
- Lui
era riuscito a tenermi testa con tutto l’infortunio alla
spalla. Io avevo pensato che tutto si fermasse lì e, sono
certo che la stessa cosa valesse anche per i suoi compagni. Mai avrei
immaginato che le sue condizioni fossero più gravi di quel
che
volesse dimostrare. Neppure il mio istinto era riuscito a scavare a
fondo, ma forse ero stato io a non voler ammettere che qualcosa in
Tezuka non andasse, perché non potevo accettare che il mio
acerrimo rivale, colui che volevo superare a ogni costo e il ragazzo
che avevo capito di amare, stesse morendo per un cancro incurabile.
-
- «Sai,
Kabaji, che io ho saputo delle sue reali condizioni, solo pochi
giorni prima della sua morte?»
- Io
l’avevo chiamato sul cellulare per chiedergli se volesse
allenarsi nel mio campo. Lui era da poco ritornato dalla Germania
–
per far visita ai sui parenti o così credevo – e
mi
sarebbe piaciuto vedere quanto fosse migliorato e avevo anche io
voglia di dimostrare quanto il vecchio re della Hyotei avesse fatto
progressi.
-
- Ricordo
ancora oggi quello che mi disse:
-
- “Atobe,
non posso rispondere, sto entrando in ospedale”.
- Quella
frase in qualche modo mi aveva illuminato, sarà stato che
avevo sentito con quanta fatica Tezuka avesse usato per pronunciare
la frase, come se la forza lo stesse lentamente abbandonando.
- “In
quale ospedale stai andando?”
- “Atobe,
non insistere…”
-
- Pur
avendomi chiuso la chiamata in faccia, io ero intenzionato a sapere
cosa gli fosse successo e decisi di rintracciarlo in ogni ospedale
della città e alla fine finalmente i miei sforzi erano stati
ripagati.
-
- «Cosa
successe, riesci immaginarlo, vero Kabaji?».
- “Tezuka
non accetta visite, vuole morire da solo”. Le parole di
quell’infermiera erano riuscite a distruggermi completamente.
- Erano
state sicuramente la cosa più straziante che avessi sentito
fino all’ora. Mi avevano trafitto come una lama affilata
squarciando tutto il mio cuore.
-
- «Ti
rendi conto come fosse atroce la mia sofferenza?»
- Sapere
che il ragazzo che amavo non solo stesse morendo, ma che voleva farlo
senza nessuno vicino, era faticoso da accettare.
-
- «Kabaji,
secondo te perché aveva preso quella decisione?»
- Io
non ho mai capito perché Tezuka avesse voluto morire senza
nessuno al suo fianco. Perché? Che volesse impedire agli
altri
di vederlo completamente distrutto dal cancro? Perché
desiderava non essere compatito? Queste però erano delle
incognite, perché non avendole mai vissute non ero in grado
di
immaginarmi quelle situazioni.
- Io
avrei voluto dirgli solamente quanto fossi innamorato di lui, ma con
il suo comportamento non sono riuscito a fargli sapere quello che
provavo per lui.
- Se
l’avessi fatto, probabilmente mi avrebbe almeno permesso di
stargli al fianco? Anche solo una notte? Un’ora? Non
è
che io volessi chissà cosa, ma desideravo solo che lui fosse
a
conoscenza del mio amore.
-
- «Sai,
Kabaji, che io non posso perdonare la scelta di Tezuka?».
- Era
così testardo a volte, ma fino a quel giorno
l’avevo
sempre amato per questo difetto, ma questa volta mi ha causato solo
sofferenza.
- Voleva
forse dimostrare che lui avrebbe potuto affrontare la malattia da
solo? E a me aveva pensato invece? Cosa sono stato io per lui? Solo
un rivale? Una nullità? Non so se mi considerasse davvero,
ma
io volevo, anzi dovevo essere qualcosa di più, ma lui ha
rifiutato la compagnia del re della Hyotei, e la cosa non mi
è
mai andata a genio.
- Comunque,
nonostante il rifiuto di Tezuka di ricevere visite, io ero andato
ogni giorno all'ospedale anche solo per informarmi sulle sue
condizioni di salute, ma il quarto giorno tutto in me venne
sgretolato.
- “Tezuka
è morto questa mattina”
- Mi
aveva stupito il poco tatto avuto dalla receptionist, ma
probabilmente aveva annunciato così tante morti da
dimenticarsi che spesso ci si poteva rimanere male, come nel mio
caso.
-
- «Sai,
Kabaji, che quel giorno ho finalmente capito cosa significa sentire
crollare il cielo addosso?»
- Per
me era stato così improvviso che non feci nemmeno in tempo a
materializzare la notizia.
- Tezuka,
il ragazzo che amavo, era morto. Non avrei più potuto
confrontarmi con lui e dimostrargli i progressi del re della Hyotei.
-
- «Tu,
Kabaji, hai mai provato un misto di rabbia e dolore?»
- La
rabbia in me cresceva a dismisura e avrei tanto voluto sapere
perché
aveva preso quella decisione. Forse non sapeva che avrebbe potuto
ferire i suoi amici, conoscenti e i rivali, proprio come lo ero io.
-
- “Perché
non mi hai voluto al tuo fianco? Tezuka dimmi il
perché!!!”
- Quanto
avrei voluto gridarglielo, ma ormai non aveva più senso,
Tezuka era morto e non avrebbe più sentito la mia voce, ma
nonostante questo non riuscivo a controllare la mia collera.
- Era
la prima volta che sentivo in me crescere questi due sentimenti
perfettamente in contrasto e forse era proprio per questo che
probabilmente mi sentivo così a pezzi.
- Il
dolore era atroce al punto che sentivo il cuore completamente
distrutto, perché non ero solo in palio io, ma soffrivo
anche
perché Tezuka non avrebbe mai potuto coronare il sogno di
diventare professionista.
-
- «Hai
notato quanto Tezuka amasse il tennis, vero Kabaji?»
- Aveva
lottato così tanto per arrivare dove voleva, ma a
cos’era
servito se lui era morto prima ancora di raggiungere la vetta che si
era prefissato? In gioco alla fine c’era anche la nostra
rivalità e che ormai poteva rimanere così solo a
livello scolastico e non agonistico come avevo sempre sperato, ma
ormai non sapevo se questo valesse anche per lui.
-
-
- *~~~*
-
- Questa
foto che sto guardando è la dimostrazione degli sforzi di
Tezuka. Non so chi l’abbia condivisa su questo social, ma per
me era l’emblema dei suoi sforzi.
- Gli
era stata scattata quando la Seigaku aveva vinto il torneo Nazionale.
- Prima
non avevo notato quanta intensa fosse la luce nel suo sguardo quel
giorno, ma solo dopo la sua morte mi rendo conto di quanto in
realtà
quell’espressione stesse per rappresentare la vittoria
ottenuta
sulla malattia che incombeva sempre di più.
- «Ti
manca».
- «Si
nota così tanto, vero Kabaji?».
- «Già».
- Raccontare
tutto a Kabaji mi è servito in fondo ad alleggerirmi, ma di
certo il senso di colpa per non aver scorto in tempo la malattia
ancora mi tormenta l’anima e, ad aggravare il mio cruccio,
c’è
anche il fatto che io non sia mai riuscito ad aprire il mio cuore.
- «Avrei
dovuto dichiararmi prima che fosse troppo tardi, vero
Kabaji?».
- Nonostante
tu sia sempre stato un tipo di poche parole, apprezzo tantissimo il
fatto che stavolta, tu, invece di rispondermi mi hai solamente cinto
le spalle, perché non hai bisogno di parlare per riuscire a
darmi il giusto conforto facendo alleggerire il dolore che avverto
praticamente ogni ‘di.
- «Grazie
per essere sempre al mio fianco, Kabaji».
-
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