Il baule

di Hiroshi84
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Direi che posso accostare il fuoristrada vicino a quel salice. In questa labirintica foresta, gli alberi bloccano la maggior parte dei passaggi, per di più i percorsi e i sentieri risultano dissestati e quindi essendo difficilmente praticabili, vado sul sicuro. 
Scendo dal mezzo, apro il cofano e nel vano bagagli sposto febbrilmente ‘sta accozzaglia di cose ovvero dei teli, una moltitudine di sacchi di juta, tre sedie in plastica, un ombrellone, un tavolo pieghevole e per finire un'accetta che stamane dopo aver "accettato" a dovere, l'ho ripulita con della carta abrasiva e dell'acido citrico. 
Toh, eccoli lì: una pala e un grande baule in acciaio inossidabile. Bene, al lavoro e, come si suol dire, "olio di gomito." 
Di buona lena, mi cimento a scavare quanto basta, per poi spingere di fretta e furia la cassa all’interno della buca che copro adeguatamente con uno strato di foglie, con delle frasche e del terriccio. 
«Et voilà!» esclamo tra me e me, asciugarmi il sudore con un fazzoletto di stoffa. 
Beh, nella vita si fanno delle scelte, e di conseguenza una cernita accurata di persone o di cose di cui ci si sente la necessità... di sbarazzarsi. 
Mi rimetto alla guida della jeep e nel ripercorrere a ritroso la stessa strada, ascolto la radio. Una volta giunto in tangenziale, tra le note di Delitto di paese di Fabrizio De André, mi avvio verso l'abitazione della mia nuova fiamma con un sorriso compiaciuto.


Nota dell'autore: ogni lettore, nel leggere questo racconto, può trarne una propria interpretazione. Chi o cosa potrebbe contenere quel baule? 




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