ho freddo

di fame
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Io accenno, a questo pungente freddo, mentre mi desto a ritornar all’ opre mattutino, e sfatto e stanco me ne vò; odo sentir un mesto pizzicor, sulle tue porpore gote, sul tuo naso francese sulle tue morbide labbra; in questo di d’inverno, e ancor meno lieto all’avvenir, mi si chiude il cuor, e mi lacriman, di sul pallido viso, qualche inezia goccia, non per pianto, ma per impeto, stormir di vento, che si sfranta, e adesso è come sentir di tuoni, ed è dentro, ed ansima, palpita, amore.. E mi affranta, e i tuoi echi sento soltanto; e domani sarà neve, e poi sarà estate, e così, il sole, tornerà, curvo, vecchio, ma caldo; il mio cuore infreddolito, fino allor spento e stanco, ad essere asciugato si presta, e così ogni tua lacrima su quel bel viso caldo, fanciullo e pianto.




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