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Dietro
quel sorriso
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We are the heroes of our time,
but we're dancing with the demons in our
minds
(Heores of our times - Maans Zemerloew)
Il
tremolio che gli scuote incontrollabilmente le mani viene
mascherato da un tamburellio di dita contro il duro legno del tavolo a
un ritmo
che solo lui conosce. Il picchiettio dura qualche secondo, il tempo di
far
cessare gli spasmi.
È
sempre così, nel periodo successivo a quando supera il suo
voltaggio massimo. Ed è davvero un incubo: le sue funzioni
fisiche e psichiche
sono tutte sballate ed il cervello compie una fatica tremenda per
mantenere
tutto in regola. Le sinapsi non connettono, il corpo si muove da solo e
un
semplice pensiero di senso compiuto impiega ore per formarsi nella
mente.
Per
non parlare del dolore, che colpisce i nervi insensibili
a ondate regolari e sempre più crescenti. Più la
sofferenza è intensa, più il
sapore di sangue gli invade la bocca e l’odore di bruciato
– come se un
fusibile fosse appena andato in cortocircuito – persiste
nelle sue narici.
Denki
si odia per la debolezza del suo quirk. Che razza di
eroe può essere quello che diventa un peso ogni volta che
attiva il suo potere?
Non è molto diverso da Midoriya, solo che le ferite del
ragazzo lentigginoso
sono visibile esteriormente. E non riducono la sua psiche a un completo
disastro.
I
suoi compagni sono divertiti dalla buffa espressione che
fa quando supera il suo limite ed è consapevole che se Jirou
e gli altri ridono
non lo fanno con cattiveria, è solo perché non
sanno cosa si cela sotto la
maschera da studente un po’ tonto e non molto acuto.
Denki
ha un grande sorriso, abbastanza per nascondere le sue
paure e ansie, ma non sufficiente per soffocarle del tutto. Per quanto
tempo
può andare avanti così? Cosa accadrebbe se in
futuro si trovasse da solo contro
un villain e superasse il suo wattaggio massimo ritrovandosi,
completamente
andato, alla mercé del suo nemico? Non ci sarebbero Kyoka e
Momo, o
Snipe-sensei a salvarlo, morirebbe come un completo idiota e avrebbe
ottenuto
come unico risultato quello di aver mandato in corto tre quarti della
prefettura.
Ma
quest’ultimo pensiero è in realtà
“nuovo” nella mente di
Kaminari. Ce n’è un altro che ha messo radici in
lui da molti, molti più mesi –
addirittura da anni –, forse già da prima di
entrare alla UA: e se andasse
oltre il suo limite e poi non potesse più tornare indietro?
Quanto può
tollerare il suo cervello prima di andare in black out permanente?
Quanto tempo
ha prima di restare per sempre un idiota che si esprime solo a suon di whey? Sono interrogativi a cui lui
stesso non ha risposta e questo lo terrorizza.
Un
altro spasmo. Stavolta, per coprirlo, il ragazzo conficca
le unghie nel legno del banco e non smette nemmeno quando i
polpastrelli gli
fanno male per la pressione che sta esercitando. Perché non
riesce a
controllare la sua Unicità? Perché non
può essere forte come Bakugou o
Todoroki?
Dannazione,
quanto si detesta.
Il
discorso di Ectoplasm-sensei sulle equazioni di chissà
quale tipo non gli interessa minimante, ci ha già rinunciato
a provare a capire
qualcosa di quel casino ed ha finito per perdersi nelle sue stesse
elucubrazioni, perciò è immensamente grato allo
squillo della campanella che ha
fatto terminare quel tormento. Il suono penetrante ha anche il potere
di
riportarlo al presente, nella classe 1-A.
Il
professore si congeda dagli alunni mentre questi ultimi
riordinano le loro cose e si dirigono verso la mensa alla spicciolata.
Denki
sente Kirishima dietro di lui stiracchiarsi e strisciare
fastidiosamente la
sedia sul pavimento nel spostarla – guadagnandosi da Katsuki
una serie di parolacce
irripetibili.
Si
vede passare accanto Jirou e Momo affiancate dalle altre
ragazze e più in là Deku assieme a Iida e
Todoroki. Eijirou intanto agguanta Bakugou
prima che questo possa filarsela senza la scocciante
“comparsa” e vengono raggiunti
da Sero.
–
Ehi, Kaminari. Vieni in mensa con noi anche tu? – chiede
allegro
il rosso voltandosi verso il banco da cui il biondo non si è
neancora mosso.
Forse
è perché è troppo lento a reagire,
forse è perché appare
spaesato e un po’ fuori dal personaggio che è di
solito, ma i tre ragazzi si
avvicinano al suo posto con aria preoccupata: in realtà sono
solo Kirishima e
Sero, Bakugou viene praticamente trascinato. Eppure è il
primo a domandare.
–
Ohi, Faccia da pirla, si può sapere che ti prende?
Un
campanello d’allarme risuona nella testa di Kaminari: non
dovrebbero notare il cambiamento, non dovrebbero notarlo, non
dovrebbero notarlo,
non dovrebbero notarlo. Non dovrebbe notarlo nessuno, cerca sempre di
fare il
possibile per evitare possibili domande troppo intime nascondendo i
suoi demoni
– evidentemente sono un disastro
anche in
questo, è la sua constatazione finale.
Sero
sta cercando di farsi valere tra tutti, Bakugou lotta
con le unghie e i denti per essere il numero uno e, soprattutto,
Kirishima combatte
contro la sua scarsa autostima sin dalle medie (Mina gliene ha
accennato
qualcosa, ma non conosce tutti i dettagli). Hanno già le
loro questioni
personali da risolvere, Denki non ci vuole aggiungere anche il peso dei
suoi
stupidi problemi. Non vuole apparire così debole da essere
quello che chiede
sempre aiuto.
Il
polso destro trema. Irrigidisce i muscoli e picchia di
nuovo le dita contro il banco simulando la ritmica di una qualche
canzone
tentando di nascondere il dolore che gli è stato causato da
una scarica
interna.
–
Uh, va… va tutto bene. Avevo solo la testa da
un’altra
parte, sto bene. Andiamo a mangiare, su!
Il
sorriso, come una maschera, accompagna quelle parole
pronunciate con forse un po’ troppa enfasi e gli incurva le
labbra provando a
risultare il più convincenti possibile. Non è
sicuro che i tre se la siano
bevuta per certo, perciò si alza di scatto dalla sedia e non
lascia loro il
tempo di riflettere. Si incammina con aria allegra verso
l’uscita della classe
facendo loro cenno di venirgli dietro. È sollevato nel
sentire, dopo alcuni
secondi, i passi dei ragazzi finalmente seguirlo.
Prende
tre profondi respiri e relega le sue ansie in un
angolino recondito della sua mente, potranno prendere il sopravvento
più tardi,
quando sarà da solo. Per il momento devono restare
lì, nascoste dietro il sorriso
spensierato che rivolge ai suoi amici.
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Hola
gente
Spero
che l'html non mi sballi l'ultimo paragrafo come fa di solito, sto
pregando ogni divintà perché non succeda qunado
editerò la storia ma, se va a finire che succede davvero,
chiedo già venia
Questa
storia era un vecchio abbozzo che avevo buttato giù su un
foglio a scuola, ho ripescato oggi dopo chissà
quanto e ho ripreso a scriverla oggi durante un'ora buca (detto
così sembra che non faccia mai niente in quel benedetto
liceo... XD)
L'idea
di Kaminari in preda all'angst perché non riesce a
controllare il suo quirk l'ho presa da molte storie di AO3 e voluto
dare anch'io la mia versione (?) Sarebbe bello se questa
"teoria" venisse trattata anche nel manga, specilalmente quella secondo
cui Denki teme di restare permanentemente nella sua modalità
whey senza
più poter tornare indietro perché secondo me
può essere plausibile come paura e darebbe ancora
più spessore a un personaggio che io amo (Denki è
uno dei miei top husbandi <3 *.*)
Come
sempre, la conclusione e il titolo non mi convincono molto, ma spero
che o voi povere anime lettrici possiate apprezzare
Ringrazio
chi recensirà e anche chi leggerà e basta
Alla
prossima gente
Adios
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