caro mio vecchio

di fame
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Al di là del mare e della costa, si erge alto, possente, uno schivo monte. Alta è la sua vetta che l'infinito va toccando; e su di essa, Vegliarda è la sua chiesetta, che nei dì di merla, di una bianca coltre, è ricoperta, e dì lontan, quasi non si nota; altre vette, hai a te intorno, ma di loro, tu, poco ti tangi. oh, montagnia mia! spoglia tu sei, umile, schiva e brulla appari; poche le radici, che da baston ti fanno; ma tu, pure essendo vecchia e nebulosa, mai sola sei ; fiumane di pacate genti, al sentir della tua brezza, si appagano; quand'anche sbuffi forte, e piena d'ira sei, il sol sentir di umane voci, ti placa; quanto tu hai veduto! Quanti visi belli, quanta allegria! Nelle giornate assolate, di profumi sempreverdi, da assaporar in gennaio, come ad agosto, tu, mi rischiari la mente, Vegliardo caro monte, e dalla sottile tua cima, una sonata ti vò cantando: custodisci le salme dei giovini belli, che questa terra, di salvar tentando, troppo presto, abbandonato hanno; Canta per loro Vecchio mio Monte!




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