Una settimana dopo…
Una brezza fresca sferzava leggermente sul viso dei due contendenti.
Non un solo muscolo del loro viso si contraeva mentre si guardavano
dritto negli occhi, con il fuoco vivo della sfida che ardeva nelle loro
pupille. I loro pugni erano stretti e le braccia distese lungo i
fianchi. Ogni loro senso era in piena efficienza e in massima allerta,
pronto a captare anche un minimo movimento da parte dell’altro
che sancisse l’inizio dello scontro.
Quando poi alle loro orecchie giunse un motivetto familiare, le punte
dei loro piedi cominciarono a battere sul terreno per tenere il ritmo.
I muscoli si sciolsero, il corpo fu catturato nel vortice invitante
della melodia ed entrambi esplosero in una danza frenetica.
Vector e Ramon iniziarono a ballare come forsennati, ciascuno sulle
note del brano che aveva personalmente scelto. Le due canzoni,
tuttavia, erano state avviate in contemporanea e a tutto volume, tanto
che non si riusciva a distinguere l’una dall’altra. Per i
due, però, non era un problema, in quanto sembrava riuscissero a
seguire il proprio ritmo e, durante la danza, a lanciare occhiate
fiammeggiante al rivale.
Dall’altro lato del ring c’erano ad assistere i rispettivi
compagni delle due fazioni. Ray e Mighty se la stavano ridendo della
grossa, mentre Charmy e Sydia facevano il tifo e si litigavano un
cestello extralarge di popcorn. Gli unici che sembravano completamente
imbarazzati dalla faccenda erano Espio e Gunter, che distoglievano lo
sguardo come se volessero far intendere di non avere niente a che fare
con quanto stava accadendo.
Attorno al ring c’era anche un capannello di curiosi, che
diventava via via più nutrito man mano che la musica proseguiva
e il ballo sfrenato incalzava.
- Come fanno a chiamarla una sfida? - commentò Espio, seccato -
Non si capisce niente! Non solo hanno sovrapposto le canzoni, ma si
stanno dimenando come delle galline impazzite! -
- Spero almeno che questa farsa serva a tenerli buoni per un po’
- replicò Gunter, mentre si puliva gli occhialini - Ci sono
tante cose più importanti su cui potremmo concentrarci e loro
perdono tempo a decidere se il rap sia meglio del merengue o viceversa
in questo modo! -
- Che si sfoghino pure - intervenne Mighty, con un sorriso divertito
stampato in volto - Almeno non fanno male a nessuno. Quando poi avranno
finito, potremo concentrarci sulle cose più serie -
Ray voltò subito la testa e lo guardò con occhi che brillavano.
- Vuol dire che hai deciso di rimanere? - chiese, tutto emozionato.
L’armadillo prese qualche secondo per rifletterci, poi gli
strizzò l’occhio amichevolmente.
- I Chaotix sono la mia casa e la mia famiglia. Ho dovuto girovagare
tanto tempo per il mondo prima di rendermi conto che il posto che avevo
lasciato era proprio quello giusto per me -
- È una splendida notizia! - esclamò Ray, abbracciando
affettuosamente il suo più vecchio amico.
- Questo però vuol dire che da adesso in poi siamo rivali, no? -
incalzò Mighty, con un ghigno divertito - I Chaotix contro la
Squirrel Squad. Le due squadre di detective migliori del mondo -
- Tempo sprecato! - disse Sydia, gonfiando il petto con orgoglio - Lo
sanno tutti che la Squirrel Squad è la numero uno nel campo
delle investigazioni! -
- Ah, sì? - la rimbeccò Charmy, offeso - I Chaotix valgono dieci scoiattoli! -
E mentre Charmy e Sydia cominciavano a bisticciare, Mighty e Ray
esplodevano in un nuovo eccesso di risa spensierate.
- Credo sia l’inizio di una magnifica rivalità - commentò Gunter, sorridendo a sua volta.
- Evviva - mormorò Espio, in tono palesemente sarcastico, mentre
si vergognava per Vector e la sua improvvisa, quanto disastrosa,
esibizione di breakdance.
Dal punto che Drake aveva scelto, si poteva osservare tutta la scena,
rimanendo comunque ben nascosti alla vista. Non voleva essere sorpreso
a spiare, specie perché stava assistendo ad un momento molto
commovente e sentito, ma allo stesso tempo sapeva in cuor suo che non
si sarebbe dato pace se non si fosse assicurato che la coniglietta
fosse sana e salva, al sicuro tra le braccia di sua madre.
Anche se, forse, si stava comportando in maniera fin troppo protettiva
con lei. Aveva pur sempre partecipato ad un’epica battaglia per
la salvezza del mondo e aveva combattuto con la furia di una tigre.
Eppure, eccola lì, a prendere tranquillamente il tè sul
prato, in compagnia del suo Chao, di sua madre e del suo amico gatto
dalla mole enorme, con la ranocchia che gli saltellava in testa.
Era davvero strano il suo attaccamento a quella bambina, considerando
che nemmeno l’aveva mai conosciuta. Eppure, provava un sincero
affetto per lei, probabilmente perché era il viso a cui era
stato associato il suo momento più cupo, ma anche il suo
riscatto più trionfale. Era stata indirettamente lei
l’ispiratrice della sua rivalsa, contro sé stesso e contro
chi aveva sempre tentato di soggiogare lui e i suoi principi. Si
sentiva un lupo nuovo, ma allo stesso tempo era difficile ricominciare
da zero dopo tanti anni spesi al servizio di una causa che si era
rivelata ingannevole.
Dopo una settimana dalla fine di tutto, aveva finalmente deciso di
mettersi in viaggio. Non sapeva dove sarebbe andato, né come.
L’unico scopo era riscoprire sé stesso e decidere cosa
fare da quel momento in poi della sua vita. Prima, però, aveva
un debito d’onore da pagare.
Rimase ancora qualche minuto ad osservare, per assicurarsi che Cream si
accorgesse del pacchetto regalo che aveva lasciato per lei sotto al
tavolino. Sorrise tra sé e sé quando vide lo sguardo
curioso ed emozionato della coniglietta, una volta letto il biglietto
destinato a lei. Non attese che Cream lo scartasse, ma preferì
fare dietrofront e inoltrarsi nella foresta, non prima di averle dato
un’ultima occhiata e averla salutata con un pensiero affettuoso.
Di lì a pochi secondi, Cream avrebbe aggiunto il suo nuovo
peluche a forma di lupo alla sua già copiosa collezione.
- Ci siamo, è arrivato il momento -
I due fratelli Prower erano uno di fronte all’altra, ma i loro
sguardi non si incrociavano. Erano colti in una specie di imbarazzo,
misto a tristezza, che li metteva entrambi a disagio. Forge era dietro
di loro, ad attendere pazientemente con le braccia conserte e
un’espressione addolcita.
- Non posso dire niente che ti faccia cambiare idea? - domandò
Tails, con le orecchie basse e il volto avvilito - Potresti sempre
vivere con me, in casa mia. Sì, lo so che negli ultimi mesi si
è scatenato sempre il finimondo lì dentro, ma non
è sempre così -
Megan si ritrovò a ridere di gusto, cosa che servì ad allentare la tensione tra i due.
- Sei gentile, ma sai che non è quello il punto. È una
cosa che sento di dover fare. Ho trascorso tutta la vita sulle montagne
e non ho mai avuto l’occasione di vedere cosa il mondo ha da
offrire -
- E la colpa di questo è sempre stata mia - intervenne Forge,
posandole una mano sulla spalla - Ma non è mai troppo tardi per
rimediare -
- Mi sembra giusto - concordò Tails, mogio e rassegnato.
Megan gli prese le mani, con dolcezza.
- Non devi temere per me. Forge sarà sempre al mio fianco
durante il viaggio. Anch’io ho un debito nei suoi confronti e
quest’esperienza sarà utile a tutti e due -
- Mi dispiace soltanto che abbiamo avuto così poco tempo
per… conoscerci e per recuperare il tempo perduto -
confessò Tails.
- E dai, non ci stiamo mica salutando per sempre! - ribatté
Megan, dandogli un buffetto sulla spalla per cercare di sdrammatizzare
- Tornerò a trovarti, te lo prometto. Non posso certo andarmene
a zonzo per il mondo all’infinito! -
Tails sorrise debolmente, poi annuì col capo in maniera convinta.
- Vorrà dire che nel frattempo concentrerò le mie energie
per cercare un modo per riportare Forge alla normalità -
L’aquila trasalì leggermente. Fu colto completamente alla
sprovvista da quell’affermazione, non avendo mai neanche
considerato l’ipotesi di poter tornare al suo stato naturale,
cioè in carne, ossa e piume. Tuttavia, gli ci volle molto poco
per riscuotersi. Tese la mano in direzione di Tails e il volpino, tutto
contento, gliela strinse vigorosamente.
- È stato un onore conoscerti, Miles Prower - disse, in tono
quasi solenne - Tu e Megan siete davvero figli dei vostri genitori e,
se potessero essere qui, sono convinto che sarebbero orgogliosi di voi!
-
A Tails scappò una piccola lacrima di commozione. Poi, fu il
turno di Megan, che gli si gettò al collo e lo strinse in un
sentito abbraccio, sforzandosi si trattenere a sua volta le lacrime.
- Ogni volta che sentirò la tua mancanza, mi basterà
stringere il mio ciondolo - mormorò la ragazza, commossa - E da
adesso in poi saprò che ci sarà mio fratello a fare lo
stesso con il suo -
- Su questo non c’è proprio dubbio! - confermò Tails.
I due Prower si allontanarono a malincuore l’uno
dall’altra, salutandosi con un ultimo sguardo emozionato. A quel
punto, Forge spalancò le ali e spiccò elegantemente il
volo. Tails si sarebbe aspettato che prendesse Megan in braccio, ma
quest’ultima, con un sorrisetto sagace, cominciò a far
roteare le sue code, sempre più forte, formando un’elica
che la sollevò piano dal terreno.
Tails rimase letteralmente a bocca aperta.
- Ti volevo fare una sorpresa! - esclamò Megan, allegra, mentre
si levava sempre più in alto - Ti ho osservato così tanto
che adesso ho capito anch’io come fare. Niente male, eh? -
- Non finisci mai di stupirmi, sorellina! - replicò Tails, con
un misto di euforia e malinconia in viso.
Sventolò energicamente la mano in aria, mentre Megan e Forge si
allontanavano sempre di più in volo. Non sapeva tra quanto li
avrebbe rivisti, ma la sola consapevolezza che là fuori
c’era qualcuno esattamente come lui, una bizzarra volpacchiotta
con due code, una famiglia vera e propria, gli riempiva il cuore di una
gioia indescrivibile.
- Sei proprio sicuro di volerlo fare? -
Silver si rigirò il Chronos Emerald tra le mani per
l’ennesima volta. La decisione che stava prendendo era forse la
più difficile della sua vita fino ad allora, il che era
veramente tutto dire. E non si trattava soltanto dei rischi ai quali
poteva andare incontro, ma anche di quello che si lasciava alle spalle.
Blaze non insisté oltre e diede modo al riccio di ponderare per
bene la sua risposta. Non lo biasimava di certo, considerando che anche
lei aveva le sue responsabilità. Capiva molto bene la sua
decisione ed era pronta a rispettarla, qualunque fosse stato
l’esito.
- Devo farlo - concluse Silver, dopo aver tirato un respiro profondo.
- Seth potrebbe aver avuto ragione - continuò Blaze, cercando di
suonare dolce - Tutto quello che è successo in questo tempo
potrebbe aver cambiato radicalmente il tuo futuro, fino al punto in cui
tu stesso stenteresti a riconoscerlo -
- Ne sono quasi del tutto certo, infatti. Però un tentativo devo
pur farlo. Non ho idea di dove mi ritroverò e di quali
cambiamenti ci saranno, ma ho promesso di portare a termine la mia
missione. Riconsegnerò Eggman Nega nelle mani
dell’Intragenzia, anche perché è troppo pericoloso
lasciarlo in questo tempo. Dopodiché si vedrà! -
- Bè, suppongo non faccia male dare una sbirciata a quello che
accadrà nel futuro. Se troverai tutto come lo hai lasciato,
vorrà dire che Sonic e gli altri saranno riusciti a riaprire
Twilight Cage e a riportare gli umani sul pianeta -
- Non saprei, se c’è una cosa che ho imparato dai miei
viaggi è che le linee temporali sono totalmente imprevedibili -
replicò Silver, prima di soffermarsi con più attenzione
sulle esatte parole di Blaze.
Aveva detto “Sonic e gli altri”, invece di dire
“noi”. E questo poteva voler dire soltanto una cosa.
- Non… non rimarrai qui con loro? - domandò il riccio, incerto.
Blaze abbassò lo sguardo e scosse il capo.
- Sono stata lontana anche troppo da casa. Ho le mie
responsabilità in quanto principessa e custode dei Sol Emerald.
Da quando sono arrivata qui sono cambiate molte cose, è vero. Mi
sono ricordata del mio luogo e tempo di origine e mi sono ricordata di
te, soprattutto. Altre, però, sono rimaste immutate. Ho comunque
i miei doveri a cui fare fronte e, dopo tutto quello a cui abbiamo
assistito in questi mesi, mi rendo conto che è ancora più
importante che mai proteggere un potere come quello dei Sol Emerald -
- Capisco - sussurrò Silver, visibilmente dispiaciuto -
Quindi… se dovessi tornare qui, non ti troverei, vero? -
Blaze gli prese delicatamente la mano.
- Non è detto, Silver. Ci vorrà un po’ prima che
riesca a tornare a casa. Sono arrivata qui grazie ad Argus, quindi per
poter tornare nella mia dimensione ho bisogno di recuperare i Chaos
Emerald in questa. Sarà una lunga ricerca. Magari farai prima tu
di me… e potrai tornare qui a darmi una mano -
- Quindi… ci stiamo dando una specie di appuntamento? -
- Chiamiamolo pure un “arrivederci a presto” -
Silver sorrise e subito dopo si sentì arrossire. Ci fu qualche
secondo di silenzio imbarazzato, in cui i due rimasero semplicemente a
tenersi per mano.
- Sono stato molto fortunato a ritrovarti - disse, piano, Silver - E
non intendo lasciarti andare un’altra volta -
- Non succederà - lo confortò Blaze, accarezzandogli il
viso - Ci rivedremo prima di quanto credi -
Dopodiché, si scambiarono un timido e leggero bacio, come per
suggellare la promessa di rincontrarsi presto. Poi, Blaze gli
voltò le spalle e si incamminò, trattenendo le lacrime e
stringendo i pugni. Le sue, però, non erano lacrime di
tristezza, ma piuttosto di gioia al pensiero che, dopo
quell’incredibile avventura, poteva finalmente confermare di non
essere più sola. Anzi, ovunque sarebbe andata, avrebbe per
sempre portato con sé il ricordo delle meravigliose persone che
aveva incontrato, sfidando addirittura i confini stessi del tempo e
dello spazio.
E dato che spesso la vita riserva una moltitudine di sorprese e di
nuovi incontri, c’era qualcos’altro in serbo anche per
Blaze. Di lì a poco, infatti, si sarebbe imbattuta in un volto
familiare che, seppur avendo incrociato la sua strada solo per poco,
prometteva di trasformarsi in qualcosa di molto di più di una
semplice intesa.
- Ho sentito che stai partendo alla ricerca dei Chaos Emerald - le
disse Drake, fingendo noncuranza quando le passò accanto nella
foresta - Pensavo che ti avrebbe fatto comodo una mano -
Blaze sorrise tra sé e sé.
- Non ti facevo tipo da lavorare in coppia - rispose.
- Infatti non lo sono. Non si può negare, però, che due
teste sono meglio di una. Anzi, forse è meglio dire due fiamme -
- Vuoi ancora vedere chi di noi due ci sa fare meglio con il fuoco? - incalzò Blaze.
- Può darsi - rispose il lupo, scrollando le spalle.
La gatta capì al volo che non era quella la motivazione, ma non
indagò oltre. Le faceva piacere avere compagnia durante il
viaggio e già solo questo pensiero le fece capire quanto era
cambiata rispetto alla primissima volta in cui aveva messo piede in
quella dimensione.
Senza aggiungere altro, la principessa dei Sol Emerald fece un cenno
muto a Drake che gli indicava che era il benvenuto ad unirsi a lei. Il
lupo esibì un impercettibile sorriso e cominciò a
camminare al suo fianco.
A livello conscio, neanche lui si sapeva spiegare il perché
della sua offerta di aiuto a quel felino. Però, se ci si
soffermava a pensare, gli tornava in mente l’immagine di un
giovane lupo e di suo fratello, consumato dal suo stesso potere fino
alla fine, che non era stato in grado di aiutare. Non era riuscito a
fare abbastanza per salvare la vita di Dorian
dall’autodistruzione, ma poteva sempre contribuire ad aiutare
qualcun altro, uno spirito affine a lui, forgiato anch’esso dal
calore delle fiamme, come per pareggiare i conti con il passato.
Di certo, però, questo non lo avrebbe mai ammesso apertamente. Ne era sicuro.
- Dobbiamo farcene una ragione. I nostri leader sono tutti scomparsi e
noi siamo completamente allo sbaraglio -
- Avremmo bisogno di qualcun altro che ci guidi. Qualcuno che abbia una visione chiara del da farsi -
- E suppongo che pensi che dovresti essere tu, non è vero? -
- Se c’è qualcuno che dovrebbe assumere il comando qui,
sono io! Non c’è nessuno più forte di me e chiunque
non sia d’accordo, può farsi avanti, così che possa
demolirlo! -
Gli animi si erano surriscaldati e i toni erano molto accesi nel
rifugio segreto in cui i membri rimasti dei Tekkadron e degli Steel
Scorpion si erano dati appuntamento. Dopo la sconfitta di Seth e del
Cenacolo di Argus, nonché la sparizione dei loro leader, molti
avevano deciso di abbandonare i ranghi delle loro fazioni e di sparire
nell’ombra. Un modesto gruppo dei più affezionati,
però, non si era ancora arreso e non intendeva accettare che le
loro bande fossero prossime allo scioglimento, senza una solida
direzione.
Per una buona settimana avevano cercato in lungo e in largo un segno
dei loro comandanti, ma senza alcun successo. Zephir era completamente
sparita e Metal Sonic era tornato al servizio del dottor Eggman. Non
era rimasta traccia neanche di Luba e T. Talon, per non parlare poi di
Mr. Trick, il quale, già sfuggente di suo, non si era lasciato
alle spalle neanche un minuscolo indizio di dove fosse scappato.
In quei sette giorni, Tekkadron e Steel Scorpion rimasti avevano
cercato di collaborare, anche perché le loro fazioni avevano pur
sempre lottato sotto ad una bandiera comune, quella del Cenacolo di
Argus. Ma dopo una settimana in cui non si erano fatti passi avanti e
il nervosismo cresceva esponenzialmente, i ranghi cominciavano
lentamente a sgretolarsi. L’avidità e la sete di potere
dei sicari più spietati avevano cominciato a scorrere tra di
loro come veleno e il conflitto sembrava ormai inevitabile.
Proprio quando si era arrivati al punto di non ritorno e i membri delle
due fazioni stavano per venire alle mani per decidere chi sarebbe stato
il leader, apparve sulla scena una loro vecchia conoscenza.
- Non c’è bisogno di ricorrere alla violenza, ragazzi -
disse una voce leziosa - È arrivata la soluzione a tutti i
vostri problemi -
Quasi come sgusciata fuori dall’ombra, Levine si avvicinò
al gruppo a lenti passi. Aveva un’aria decisa e sicura di
sé.
- Sei quella che aveva preso il posto di Luba al comando degli Steelix!
- esclamò uno dei sicari, puntandole il dito contro.
- Ex leader degli Steelix, quando ancora si facevano chiamare
così - precisò la farfalla - Ex moglie di Jacob Garrett.
Ex membro del Cenacolo di Argus. Credo che come referenze siano
più che sufficienti -
Gli scagnozzi si guardarono a vicenda, mormorando parole
incomprensibili. Uno dei Tekkadron più grossi, quello che aveva
sfidato gli altri a farsi avanti, intervenne in tono minaccioso.
- E che cosa sei venuta a fare qui? -
- A recuperare i pezzi di un’organizzazione andata in miseria -
affermò, con un sorrisetto - Siete stati abbandonati da tutti i
vostri capi, in un modo o nell’altro, ma non da me. Sono qui per
rimettere insieme ciò che rimane dei Tekkadron e degli Steel
Scorpion e riprendere da dove avevamo lasciato -
- E perché dovresti essere tu il nuovo capo? - domandò un altro sicario, bruscamente.
- Perché sono sopravvissuta a tutti quelli che hanno cercato di
guidarvi. Seth, Luba, Trick, Zephir… hanno tutti tentato di
creare il gruppo criminale più grande di questo pianeta e hanno
miseramente fallito. Ora nessuno di loro è qui, ma io ci sono e
in un momento che non potrebbe essere più propizio -
Levine si assicurò di aver suscitato l’interesse nella
maggior parte di loro prima di proseguire.
- Il mondo è ancora sconvolto da quanto accaduto dopo
l’Evento Argus. Gli esseri umani sono ancora dispersi, il che
significa che alla G.U.N. manca un Comandante e quasi tutta la loro
forza militare. Il pianeta è in ginocchio e non c’è
momento migliore per colpire e imporre la nostra presenza. Solo che, a
differenza di quanto accaduto in passato, non vi sto chiedendo di
combattere in nome di qualche assurda farneticazione religiosa. Vi sto
chiedendo di unire le forze per noi e solo per noi. Per prenderci
quello che vogliamo e quando lo vogliamo. Il mondo è come una
gallina dalle uova d’oro, ormai, e noi siamo abbastanza scaltri
da strozzare la gallina e fare incetta di tutte le sue uova! -
Ci furono numerosi cenni di assenso e versi di approvazione dal gruppo.
Levine ne fu più che soddisfatta.
- Unitevi a me e non ci sarà limite a quello che potremo
ottenere insieme! Non come Tekkadron o come Steel Scorpion, ma come
un’unica, libera banda che farà quello che vorrà e
quando lo vorrà, senza regole e senza freni! -
- Giusto! -
- Sono con te! -
- Lunga vita a Levine! -
Un boato di ovazioni, anche dai sicari più scettici,
riempì il rifugio segreto e in quel preciso istante Levine
capì di essere riuscita ad impadronirsi della forza criminale
più devastante del pianeta. Non c’era più nessuno
ad ostacolarla. Finalmente non avrebbe più obbedito agli ordini
di nessuno, ma sarebbe stata lei stessa a decidere quale sarebbe stato
il corso degli eventi. Niente più Seth, niente più Argus,
niente più sciocchezze simili. La legge, da quel momento in poi,
sarebbe stata solo e soltanto la sua parola.
- Siamo tutti pronti a partire -
Locke si sistemò in spalla lo zaino, mettendoci più tempo
del naturale, forse inconsciamente per ritardare il più
possibile, anche di pochi secondi, il momento dell’addio. Lara-Le
non faceva altro che stringere Knuckles in una serie di abbracci,
sempre più stretti, sforzandosi in tutti i modi di trattenere le
lacrime. Alle loro spalle, tutte le echidna superstiti del Clan di
Knuckles avevano già preparato i loro pochi averi ed erano
pronte per il viaggio.
- Siete sicuri di non volerci ripensare? - ripeté Knuckles per
quella che risultò essere la terza volta in pochi minuti -
Potreste sempre rimanere a vivere a Loranna Valley. O anche qui su
Angel Island. Di spazio ce n’è a sufficienza -
- Ne abbiamo già parlato, figliolo - rispose Locke,
pazientemente - Sono tutti quanti d’accordo. Abbiamo bisogno di
cambiare aria e di trovare un nuovo posto adatto a noi. In molti
continuano a vedere Loranna Valley con un senso di inquietudine,
considerando che è stata la nostra prigione per tanti anni.
Molti di noi hanno perso i loro cari nel sottosuolo di quella valle e
siamo tutti concordi che quello che ci vuole è un nuovo inizio,
specialmente adesso che la crisi è passata -
- Io non posso venire con voi - ribatté il guardiano, mestamente - Qui ho i miei doveri -
- Lo sappiamo, tesoro - disse Lara-Le, accarezzandogli il viso - Ma non
devi crucciarti per la distanza che ci separerà. Saremo comunque
sempre insieme, con il cuore e con la mente -
- Non potremmo essere più fieri di te per tutto quello che hai
fatto in questi anni e per come hai combattuto per la salvezza del
mondo - continuò Locke, stringendogli una mano sulla spalla -
Sei davvero il più grande guardiano che la razza echidna abbia
mai avuto! -
Knuckles distolse lo sguardo e finse di avere un moscerino in un occhio.
Ci furono altri abbracci e altre parole di saluto, intrise di
malinconia, prima che i genitori di Knuckles e le altre echidna si
incamminassero giù per la vallata dell’altare.
- Sapete già dove siete diretti? - chiese infine Knuckles.
- Ho chiesto indicazioni a quella tua amica, Spinda - gli rivelò
Locke - Sostiene che ci sono ancora delle piccole comunità
echidna sparse per il pianeta. Cominceremo di là e poi,
chissà, forse un giorno potremo dire di non essere più le
ultime esistenti -
I membri del Clan di Knuckles salutarono il guardiano in carica con
grande affetto e commozione. Uno ad uno, si avvicinarono per
stringergli la mano, abbracciarlo e lasciargli qualche regalino, segno
di stima e ammirazione. Poi, pian piano, si incamminarono lungo la via,
con le loro voci che si facevano sempre più flebili per poi
lasciare spazio ad un silenzio che Knuckles conosceva molto bene.
Era rimasto lì, ancora in piedi, a rivivere nella mente tutte
quelle emozioni mai provate prima e a chiedersi quando avrebbe rivisto
i suoi genitori e la sua gente. Ad interrompere il filo dei suoi
pensieri fu una voce che avrebbe saputo riconoscere tra mille.
- Che dolcezza questi quadretti commoventi - commentò Rouge,
appollaiata sul ramo di un albero con le gambe accavallate.
- Non hai niente di meglio da fare che ficcanasare negli affari altrui?
- ribatté Knuckles, bruscamente, sentendosi arrossire.
- Sono una spia, ricordi? Ficcanasare è la mia specialità! -
La ragazza scese dal ramo e atterrò elegantemente sul prato, di fronte al guardiano.
- Riuscirò mai a liberarmi di te? - sbottò lui, evitando
però rigorosamente di guardarla negli occhi.
- Ma sentitelo! Parla quello che non riesce a resistere di starmi lontano! -
- Cosa?! Questa è bella! Ma se sei stata tu a saltarmi
praticamente addosso… e in più di un’occasione! -
- Hai preso troppe botte in testa di recente! Non avrai pensato che
qualche piccolo bacio significasse chissà che da parte mia,
vero? -
Man mano che il bisticcio proseguiva e i toni si facevano più
infervorati, i due si ritrovavano sempre più vicini l’uno
all’altra.
- E allora che cosa ci fai ancora qui? -
- Una ragazza non può svolazzare in santa pace dove le pare? -
- Balle! So che vuoi ancora mettere le manacce sopra al mio Master Emerald! -
- Sono una ladra di gioielli. Che ti aspettavi? Che venissi a cogliere margherite? -
- Prima sei una spia, poi sei una ladra! Vedi di deciderti una buona volta! -
- Sei talmente stupido che non ti viene in mente che io possa… -
Agendo completamente d’impulso, Knuckles prese il viso di Rouge e
la baciò, in maniera frettolosa e con foga. Inizialmente lei non
si oppose, lasciandosi andare per un momento, salvo poi, con mano
tremante, caricare un pugno rabbioso e colpire forte Knuckles sulla
guancia.
- Che ti salta in mente? - sbraitò Rouge, rossissima in viso - Tieni giù quelle zampacce! -
Knuckles si strofinò lo zigomo arrossato, non tanto per il
colpo, quanto per l’imbarazzo, e indietreggiò, borbottando
qualcosa di indefinito.
- Tu sei tutta matta. Chi ti capisce! - mormorò alla fine, evitando rigorosamente di guardarla.
- Specifichiamo una cosa una volta per tutte, caro mio! -
esclamò la ragazza, puntandogli un dito contro, ma senza
riuscire ad essere minacciosa quanto avrebbe voluto - Qualunque strana
idea tu ti possa essere fatto su di me… su di te… su
quello che ti pare, sono affari tuoi. Io ho cose molto più
importanti a cui pensare di una testa di rapa come te! -
Quindi incrociò le braccia ed esibì un’espressione
offesa. Dopodiché ci rifletté un attimo, prima di
aggiungere, in tono più addolcito: - Una testa di rapa che
è stata anche un grande comandante -
Knuckles aggrottò la fronte, completamente confuso, senza sapere
più che pesci prendere con lei.
- Potranno passare secoli e continuerò a non capirti - concluse il guardiano, burberamente.
- È semplice, dolcezza. Sono troppo bella e talentuosa per farmi mettere al guinzaglio -
Fece una piccola pausa, per scegliere accuratamente le successive parole.
- Però, la fortuna gira. Chissà, magari se continui a
provare, la prossima volta potrà andarti meglio! -
E, prima di dare modo a Knuckles di formulare una risposta, spalancò le ali e si librò in aria.
- Sì, continua a crederci - bofonchiò Knuckles, tra
sé e sé, mentre la vedeva allontanarsi velocemente.
Entrambi, nello stesso momento, si ripromisero mentalmente che non
avrebbero mai più avuto niente a che fare con l’altro. Ed
erano altrettanto sicuri che, alla successiva occasione, si sarebbero
prontamente contraddetti.
- E vissero tutti felici e contenti. Fine della storia! -
Sonic addentò l’ultimo boccone del quinto Chili Dog che si
era portato con sé sulla spiaggia. Era comodamente disteso sulla
sabbia, con le gambe accavallate, a godersi un magnifico relax come non
gli accadeva da tantissimo tempo. Shadow era rimasto in piedi, accanto
a lui, rigido come una statua di marmo, senza essersi perso una sola
parola del racconto di Sonic.
- Questo è esattamente quello che è successo? - chiese, con fare scettico.
- Per filo e per segno! - confermò Sonic, sollevando il mento con aria di superiorità.
- Quindi un’entità ultraterrena avrebbe formulato una
profezia millenaria prendendo te come esempio? - riassunse Shadow.
- Che cos’è una Forma di Vita Perfetta in confronto? - lo rimbeccò Sonic.
Il riccio nero emise un verso di schietta disapprovazione.
- Piuttosto comodo che tu sia l’unico testimone di quanto vai
blaterando. Chi mai potrebbe contraddirti? -
- Di certo non Seth - puntualizzò il riccio blu - Non più almeno -
- Lui potrà anche non esserci più, ma non abbassare la
guardia - lo ammonì Shadow, serio - La situazione sul pianeta
è ancora delicata. Eggman potrebbe colpire in qualunque momento,
ora che sono rimasti soltanto mobiani e la G.U.N. è praticamente
decimata. Per non parlare poi di tutti gli altri farabutti ancora in
circolazione… -
- Per questo possiamo contare sull’eroico Capitan Shadow! - lo
rimbeccò Sonic, in tono canzonatorio - Tu vai pure a castigare i
criminali e a lottare per la giustizia. Qui me la vedrò io! -
- Standotene in panciolle tutto il giorno? - ribatté Shadow, irritato.
- Direi che mi sono meritato un po’ di riposo, no? E poi io non
sono come te. Non sto sempre in ansia, in attesa della prossima
battaglia. Prendo le cose come vengono -
- Spera di non dovertene mai pentire - borbottò il riccio nero -
Io e Omega partiamo domattina. Daremo la caccia a quello che rimane dei
Tekkadron e degli Steel Scorpion. E, soprattutto, cercheremo di
rintracciare Trick -
- Hai un accanimento particolare per quella iena, non te ne sei mai reso conto? - lo punzecchiò Sonic.
- È come una bomba ad orologeria e se viene lasciato libero,
nessuno sa che disastri potrebbe combinare! E, soprattutto, ho un conto
in sospeso con lui -
- Buon vecchio Shadow - commentò Sonic, con un sorrisetto - Ti
annoieresti a morte senza un nemico da affrontare, non è
così? -
- Correzione: un nemico da distruggere! -
E, senza aggiungere altro, Shadow fece un impercettibile segno di
saluto e filò via, a tutta velocità.
Sonic rimase steso sulla spiaggia. Non avrebbe neanche saputo dire
quanto. Non aveva senso calcolare il tempo. L’unica cosa che
importava era godersi la tranquillità, in santa pace. Il rumore
delle onde. Lo stridere dei gabbiani. La brezza fresca sulla punta del
naso.
Chi stava meglio di lui? Non aveva una sola preoccupazione al mondo, il
che era una piacevole novità, considerando che nei mesi
precedenti ne era pieno fino alla punta degli aculei. Finalmente,
però, era arrivato il momento del riposo degli eroi, il momento
migliore di tutti. Tutto quello che aveva un inizio, aveva anche una
fine. Per quanto grandi o insormontabili potessero sembrare i problemi,
comunque prima o poi sarebbero terminati. La calma c’era prima
della tempesta, è vero, ma tornava sempre anche dopo.
In tutta la sua beatitudine, però, c’era soltanto una piccola cosa che Sonic aveva dimenticato.
- Soooniiiiic!!!! -
Un urlo sguaiato fendette l’aria e Sonic si rizzò in
piedi, di scatto, come se avesse preso la scossa. Deglutì a
fatica, attraversato in un attimo dalla terribile consapevolezza di
quello che stava per succedere. Come aveva fatto a dimenticarsene
completamente?
Amy Rose lo raggiunse, trafelata, impugnando il martello con un’aria quasi assassina.
- Ehm… ciao, Amy! - bofonchiò il riccio blu, sorridendo nervosamente.
- Una settimana! - esclamò lei, furiosa - È passata una
settimana e ancora non abbiamo ripreso il nostro appuntamento da dove
l’avevamo lasciato! -
- Ehm… sì, certo, non me l’ero affatto scordato -
si giustificò lui, quasi balbettando - È solo che…
ecco… ho avuto molte cose da fare… -
Quindi cercò di nascondere con il piede la confezione con i resti dei Chili Dog che aveva divorato.
- Molte cose da fare? - ripeté Amy - Tipo cosa? Startene buttato sulla spiaggia ad ingozzarti? -
- È il riposo degli eroi, no? -
- Te lo do io il riposo degli eroi! -
Chiunque si fosse affacciato sulla spiaggia di Emerald Town in quel
momento, avrebbe visto una riccia rosa, armata di martello, inseguire
furiosamente un riccio blu, in lungo e in largo. Apparentemente,
sembrava che lei gliele avrebbe date di santa ragione se fosse riuscita
a mettergli le mani addosso. Eppure, mentre correva, sorrideva felice.
Lui sorrideva a sua volta, consapevole che gli sarebbe bastato un
istante per passare a velocità supersonica e seminare la sua
inseguitrice, ma non aveva voglia di farlo.
Molte cose erano cambiate dall’inizio dell’epopea di Argus,
ma altrettante erano rimaste le stesse. Sonic fuggiva da Amy come al
solito, ma non fuggiva più dai suoi sentimenti e questo lo
sapevano entrambi. Tuttavia, esisteva una sola regola fondamentale
nella vita di Sonic the Hedgehog, l’essere vivente più
veloce di tutti, il riccio supersonico: prima di tutto bisognava
acchiapparlo. Altrimenti che gusto c’era?
Per
ogni storia che finisce, un’altra ha inizio. O forse si tratta
semplicemente della stessa storia, narrata da punti di vista diversi,
in modi differenti.
Il Rubino Fantasma fluttuava nel limbo, al confine del tempo e dello
spazio, colmo di un’antica e incredibile energia che per sempre
avrebbe tenuto prigioniera.
Ad un certo punto, la pietra mistica infranse una delle barriere del
limbo e capitò in una realtà tutta nuova, in un tempo
indefinito.
La pietra piovve giù dal cielo, come un meteorite incandescente,
e precipitò al suolo, il suolo di un bizzarro mondo, più
precisamente un’isola che fluttuava in aria.
Non molto tempo dopo, un giovane riccio blu e un giovanissimo volpino
con due code, scesero da un biplano rosso, e si avvicinarono alla
pietra… solo per essere intercettati da un gruppo di robot dalla
forma ovoidale. Il drappello di automi si impadronì della gemma,
ma il dodicenne Sonic the Hedgehog non sarebbe rimasto con le mani in
mano a guardare.
Era pur sempre un vizio di Sonic, sin da giovane, sin da 8 anni prima
dell’Evento Argus, quello di buttarsi a capofitto in ogni
situazione pericolosa… anzi, potremmo quasi definirla una sua
specie di… mania!
FINE
Note dell'autore:
L’undici
Maggio del 2014 ho pubblicato il prologo di Sonic the Hedgehog: Legacy
of Argus, non immaginando minimamente che, poco meno di cinque anni
dopo, sarei arrivato alla sua conclusione.
L’origine
di questa storia è piuttosto singolare. Si tratta della fusione
di molte altre storie, spunti, bozze e idee di eventuali racconti che
mi sarebbe piaciuto scrivere sul mondo di Sonic, ma che non ero sicuro
di riuscire a concretizzare.
Un
primo tentativo è stato Sonic the Hedgehog: Full Speed Ahead,
anch’esso pubblicato qui su EFP, e poi bruscamente interrotto a
causa di dolorose vicende personali risalenti al 2012. Due anni dopo,
è emerso dalla mia mente Legacy of Argus, nato come una specie
di reboot di Full Speed Ahead, ma poi diventato qualcosa di molto
più imponente.
Questi
personaggi, queste vicende e queste idee circolano nella mia mente sin
dal 2007 ed è stata un’esperienza molto importante, a
livello personale, riuscire a radunarle, organizzarle, strutturarle,
comporle e pubblicarle nella loro interezza e con un loro filo logico
fino a questo punto.
Molto
spesso ho dubitato di farcela, ho avvertito che questa storia fosse
molto più grande di me, ma ho tenuto duro fino alla fine e,
nonostante tanti tipi diversi di difficoltà, a livello pratico
ed emotivo, sono riuscito a concludere questa saga, con grande
soddisfazione.
Per
me non si tratta di una semplice fan fiction, ma dell’espressione
di me stesso, delle mie passioni e del mio modo di vedere il mondo che
mi circonda. In tutto quello che ho scritto, in tutti i personaggi che
ho ideato, c’è tantissimo di me, come è normale che
sia per uno scrittore, e ho sempre cercato di comunicare ad ogni
eventuale lettore un mio personale messaggio, sottoforma di metafora.
Spero di esserci riuscito e che mi ha seguito fin qui sia, a sua volta,
riuscito a coglierlo.
A
quasi cinque anni di distanza dal prologo, mi rendo conto di aver
creato un vero e proprio romanzo, che spero di poter in qualche modo
pubblicare in maniera ufficiale prima o poi. Qualcuno potrebbe pensare
che sto parlando in maniera molto esagerata, perché si tratta
pur sempre di una fan fiction sul personaggio di un videogioco, ma non
sono d’accordo. Amo da sempre Sonic e il suo mondo, per me hanno
un significato e un valore molto importanti. Hanno spesso solleticato
la mia immaginazione, mi hanno spesso fatto fantasticare e fatto
dimenticare i miei problemi. Ed è proprio a questo che servono i
nostri hobby e le nostre passioni, ad intrattenerci, ad emozionarci e a
renderci felici.
Questa
storia mi ha reso molto felice, è stata una sfida personale,
molto difficoltosa, ma che ha temprato molto il mio senso del dovere,
la mia caparbietà e la mia costanza.
Ed
è fondamentale specificare che non sarei mai e poi mai riuscito
a terminarla, senza il supporto, l’interesse e il sostegno di
tutti coloro che l’hanno letta, fino alla conclusione. Ringrazio
di vero cuore tutti quelli che sono arrivati a leggere queste righe,
sia coloro che hanno puntualmente recensito, sia chi è
semplicemente passato a leggere senza lasciare una traccia della sua
presenza. L’affetto e la passione con cui avete seguito questa
storia sono stati il motore principale che mi ha spronato ad andare
avanti, anche quando la vita di tutti i giorni, con le sue sfide e i
suoi problemi, si è messa di mezzo.
Alcuni
di voi hanno continuato a darmi il loro parere sulla storia fino alla
conclusione, altri li ho persi di vista lungo il tragitto,
probabilmente anche a causa dell’anno in cui questa storia
è rimasta ferma, ma, comunque sia, siete stati tutti quanti di
vitale importanza e mi avete spronato ad arrivare fino alla fine.
Un sentito ringraziamento a tutti quanti voi!
E adesso?
Dopo
questa enorme fatica, ho ponderato a lungo se continuare o meno a
scrivere di Sonic. In un primo momento ho pensato di smettere,
perché sarebbe stato davvero faticoso, specialmente adesso,
intraprendere nuovi progetti. Però, poi, conoscendomi bene,
sapevo che non sarei riuscito a trattenere la mia immaginazione, specie
se di mezzo c’è Sonic. Quindi ho deciso che tornerò
con delle nuove storie, in un formato un po’ diverso da quello
che ho usato finora.
In
primis, come conclusione generale, pubblicherò un ultimo Sonic
Origins dedicato a Mephiles, per mantenere una promessa fatta (ormai)
un bel po’ di tempo fa.
Dopodiché
mi prenderò un periodo di riposo che, però,
utilizzerò per revisionare da cima a fondo Legacy of Argus.
Rileggerò capitolo per capitolo, correggendo errori
d’ortografia, grammaticali, contenutistici e di trama, curando
maggiormente la parte estetica e aggiungendo dei piccoli post scriptum,
alla fine di ogni capitolo, con qualche curiosità e ricordo
circa la creazione della storia in sé.
Quindi,
anche se Legacy of Argus risulterà completata, continuerà
ad essere aggiornata con questo tipo di contenuti, sperando che possano
interessare a chi è stato appassionato da questa storia.
Al termine di
questa opera di revisione, limitatamente alla mia ispirazione, ai miei
impegni e al mio tempo, comincerò la stesura di una nuova storia
(di cui qualche piccolo indizio sarà presente già
nell’ultimo Sonic Origins). Tuttavia, non la pubblicherò
prima di essere stato sicuro di avere un bel po’ di materiale
già pronto, in modo da garantire una pubblicazione puntuale, per
rispetto per gli eventuali lettori e per me stesso. Non so dare una
data o un periodo orientativo di tempo, ma posso promettere che non
passerà moltissimo tempo. So già che mi mancherà
tantissimo scrivere di Sonic e ho già in mente una maniera
più semplice e pratica che mi alleggerirà il lavoro e,
soprattutto, la lettura a chi vorrà seguirmi.
Detto questo,
dopo tutte queste chiacchiere, saluto tutti coloro che hanno avuto la
pazienza di seguirmi fin qui, li ringrazio di vero cuore e…
arrivederci a presto!
Dario
Capitolo extra:
Sonic Origins: Attraverso il tempo e lo spazio
Entro il 28 Febbraio 2019