la fiera in fuga

di fame
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Il pallido opaco della luna, rischiarava la selva; vaghe ombre di alberi brulli, deformi, apparivano sullo scarno e bagnato terreno; tintinnio di gocce sopite, battevan sulla bagnata chioma del bosco; i profumi vecchiardi dell'autunno, dell'aria eran paghi. Suon di picchi martellanti, si udivan tambureggiare, e i loro echi, frastuon di becchi, al di la della valle, come cannon di guerra risonavano. Branchi di lupi ululavano, a quel bianco pallor soave, che il tutto illumina, impetuoso e guardingo; oh! Mia lucente luna! Ora, anche il trotto di un capriol fuguce, si ode; e in questa notte fredda e inbruna, lui, solo, vaga, e vede pinete, castagni, laghi e fiumi attraversa; infine, al da farsi dell'alba, si quieta e s' addormenta. Voi, che in perpetuante vagare siete, oh fiere mie, perchè, anche essendo intra la selva, di così bel sonno, poi, vi appagate? Voi, venti gentili, che di tanto in tanto, su queste quiete terre posate, perche Voi, di un duraturo dormir, mai bramate? Perchè, voi, al fresco del suol, mai vi dilungate? Voi, di sol genti, vi appagate, e qui le trasportate; a loro, voi, il sentiero rischiarate, da tronchi e da foglie, da rami e da stoppie; queste tue mire, misere e poverelle, mai, speran di sostare alla volta delle chiare stelle, o di sognar il capriol che corre, od il teco attonir del picchio! Placati, oh mio buon vento, ti prego, placati, anche solo un momento!




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