FAMIGLIA
Cosimo era seduto in
poltrona, nella sua confortevole casa, ancora scosso dopo la morte
degli Albizzi. Aveva concesso al suo rivale l’esilio per
risparmiargli la morte, tuttavia era incorso ugualmente in un destino
crudele. Alzò di poco la testa, udendo dei passi in
avvicinamento. Quando vide Contessina entrare nella stanza, il suo
sguardo tornò a fissare il pavimento. Non voleva
pietà o compassione. Non c’erano parole di
consolazione che potessero farlo sentire meglio. Il senso di colpa che
provava l’avrebbe accompagnato fino alla morte, molto
probabilmente. Contessina si fermò davanti a lui e,
stupendolo, si buttò in ginocchio, posando le mani e la
testa sulle sue gambe. Solo a quel punto, Cosimo la guardò
in faccia. La donna aveva un'aria sconvolta e i suoi occhi erano gli
occhi di una donna che aveva appena smesso di piangere.
“Che succede,
Contessina?”
“Dopo aver visto la sofferenza di Madonna Albizzi, non posso
che scoprirmi ancora più felice di averti risparmiato la
morte, lottando perché tu fossi condannato
all’esilio. Se allora potevo solo immaginare le atroci
sofferenze che avrei subito se tu fossi morto, quest’oggi le
ho potute vedere sulla faccia di quella povera donna.”
D’un tratto più calma, la donna si
rialzò. Cosimo continuava a seguire con lo sguardo ogni suo
movimento,
“Quando ci
siamo sposati, non ci amavamo. Nessuno dei due voleva questo
matrimonio. Eppure, con gli anni ho imparato ad amarti e rispettarti.
Posso avere avuto una debolezza verso Contarini, quando tu mi hai
respinto, non perdonandomi la colpa di averti salvato la vita e
lasciandomi a Firenze da sola, ma non ho mai smesso di amarti. Quando
sei tornato, con quella schiava al tuo seguito... Non pensavo avrei
trovato la forza per accettare una cosa del genere... Dopo oggi,
tuttavia, l’unica cosa a cui riesco a pensare che tu sei vivo
e io non ho dovuto piangere sul tuo cadavere freddo e pallido.”
Quel pensiero sembrò farla rabbrividire e tornò
ad avvicinarsi a lui. Questa volta, invece di inginocchiarsi davanti a
lui, gli prese una mano fra le sue.
“Ti amo,
Cosimo. Anche quando faccio qualcosa che non gradisci, io cerco sempre
di agire per il bene della nostra famiglia. E' questo che siamo io e
te; ci abbiamo messo anni a costruire quello che abbiamo. E io no sono
disposta a rinunciarvi.”
Contessina non aggiunse altro, lasciò la stanza in silenzio,
mentre Cosimo osservava la sua figura allontanarsi, con un'aria
pensierosa e corrucciata sul volto. Aveva odiato sua moglie, nel
momento in cui lei gli aveva dato la notizia dell'esilio, che aveva
creduto avrebbe segnato la fine della famiglia Medici. Eppure, mesi
dopo, non solo era di nuovo a Firenze, ma aveva di nuovo potere nella
vita politica della società. Se Contessina non si fosse
battuta per la sua vita, cosa ne sarebbe stato della sua famiglia? Suo
figlio non era ancora capace di prendere su di sé le redini
del potere e, forse, non lo era neanche suo fratello Lorenzo. Per la
prima volta prese in considerazione l'idea di essere stato troppo duro
nei confronti della moglie. Pensò a Maddalena. Non ci aveva
pensato due volte a portarsela dietro, al ritorno da Venezia. Pensava
davvero di essere innamorato di lei, quando lo aveva fatto. In quel
momento, tuttavia, le sue sicurezze sembravano vacillare. Forse il suo
era stato solo un capriccio, trovarsi un'amante come ripicca nei
confronti della moglie, che aveva osato scavalcare la sua
autorità, seppure per cercare di salvargli la vita.
Maddalena forse era un capriccio, ma Contessina era la sua famiglia.
Era sempre stata al suo fianco e ci era rimasta anche quando aveva
cercato di ripudiarla dal suo cuore.
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