Filtra il sole fra le fronde.

di whitewolfa
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𝕾𝖈𝖎𝖛𝖔𝖑𝖆 𝖉𝖊𝖑𝖎𝖈𝖆𝖙𝖔 𝖑𝖎𝖒𝖕𝖎𝖉𝖔 𝖈𝖗𝖎𝖘𝖙𝖆𝖑𝖑𝖔...

La scura chioma ancora profuma della fragranza di bianco e candido gelsomino. Le ciocche vengono districate nell’acqua pura e l’essenza dell’olio si diffonde nel limpido liquido. Crini ombrosi come il manto di un innocente camoscio ricadono come sipario sulla schiena diafana e delicata, contrastando con il suo chiaro colore. La sensazione nell’osservare il suo corpo spoglio ricoperto soltanto dai propri filamenti di terra, come una castana matassa intrecciata che realizza una morbida stoffa, rammenta la stessa di far ricadere lo sguardo su un abbaglio di sole. Il bagliore filtra fra i rami rigogliosi, sono ornati dal verde più smeraldino quelle fronde che offuscano la vista del lago. Lo specchio d’acqua si congiunge alle iridi sfavillanti nello spettro d’oscurità, sembrano strappate all’etere quelle tonalità così gennee e cristalline come un opale del fuoco di fiordaliso. La radura selvaggia si presenta calma e silenziosa: prede e predatori sono intorpiditi dalla quiete dell’estate bollente che la lupa finalmente può percepire sulla propria pelle. Freme, istinti ferini lasciano vibrare naturalmente le spoglie impazienti e la bramosia giunge nei meandri con insistenza. Gli arti si muovono repentini nel raggiungere la riva che l’erba riveste come una soffice fodera, finché la figura umana della lupa plasmata dalla selva non esce dall’acqua. Stille di rosada discendono sull’epidermide bagnata, riflettendo lo spettro di colori fra le ciocche di russet, mentre lo sguardo famelico scruta sanguinario l’impervio.





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