Abito cremisi

di Bheiroze
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Era avvolta, elegante e seducente, nel suo abito cremisi, mi guardava suadente.
Dal suo sorriso fui catturato, la mia mente si annebbiò e di lussuria si colmò.
Desiderai stringerla intensamente, farla mia in un'istante.

Lembi nudi, le sue cosce aperte.
Membro duro, sulla sua carne bollente.
I suoi occhi aperti, rivolti verso me, mi fecero venire immediatamente.
Mi accasciai sul suo corpo, tremante.
Il suo vestito brillava alla luce della candela, la strinsi talmente forte da farmi male, ma a lei non diede disturbo, continuò a guardarmi, ben contenta di compiacermi.
Non ci conoscevamo, ma dal momento in cui ci guardammo, tutto sembrò vano. Io l'amavo, l'amavo e l'amavo.
Quando mi avvicinai per parlarle, il cuore iniziò a batterle forte, le pupille le si dilatarono e il suo respiro si smorzò. Cadde tra le mie braccia e mai più le lasciò.
Eppure una volta che andammo a convivere, divenne fredda, non volle più parlarmi. Mi guardava mentre giacevamo insieme, ma il suo sguardo era vacuo e vuoto.
Così presto mi stancai e nel terreno la sotterrai.
Il suo abito rosso oramai era secco e marrone, un misto tra le sue feci e la prova della nostra passione.
Sospirai, col cuore infranto e il mocio in mano, cercando di ripulire il tutto con sforzo sovrumano. Non voleva andar via, dannazione.
Di piatto silenzio furono nuovamente ricolme le mie stanze.
Rattristato, decisi che non era più tempo di piagnucolare, toglieva solo ad un romantico, il tempo d'amare.
Così mi vestii all'istante, indossando il vestito mio più sgargiante.
C'erano donzelle in ogni dove, alla ricerca di attenzione, un momento di distrazione. Le notavo sempre sul ciglio della strada, con le gambe scoperte e vogliose di calore.

Mi urlavano di lasciarle in pace, che se non avessi smesso, avrebbero chiamato soccorso.
Eppure ansimavano, contorcendosi al mio tocco.

Cos'è che disdegnavano?
Mi mancava la bellezza?

Guardami in faccia, non ti voltare, sul tuo volto voglio leggere il dolore.
Te ne pentirai, te lo prometto. Poiché di rosso sarà tinto il tuo abito.
Ti concederai a me, con disperazione e rimorso.
Mansueta e bellissima, un angelo scarlatto.
E sarò io, a insegnarti ad amare.
Tu che mi punti con fare superficiale, facendo finta di capire, compatire.
Adesso giaci, rosa appassita, meravigliosa e proibita.
Tra le braccia di questo reietto, che nemmeno una volta, hai degnato di uno sguardo.





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