Non
gli sembrava vero.
La vedeva camminare piano verso l'altare con i piedi nudi e una veste
che portava sia i Vessilli della Confraternita che della sua purezza.
Non era bella, era stupenda. Più bella di qualsiasi fiore
del deserto.
Aseelah si fermò, e alcuni fratelli si avvicinarono a lei,
baciandole la fronte in segno di rispetto. Vide Altair fermarsi
più del dovuto. Sapeva quanto fosse affezionato ad Aseelah,
e quest'ultima sorrise all'Assassino.
La baciò sia sulla fronte che sulla guancia. Siraaj si
voltò per non guardare. Strinse i denti e le mani. Era
geloso. Fottutamente geloso di Altair.
Siraaj non era mai stato un assassino sveglio e capace come Altair.
Ogni volta temeva di non superarlo e di conseguenza, era solo una palla
al piede per i suoi fratelli. Aseelah però considerava
Siraaj un buon assassino, taciturno, forse fin troppo calmo e poco
attivo. E se Aseelah fosse mai caduta in mano ai nemici, avrebbe
affidato la sua vita a lui. Lui che non si considerava niente di fronte
a quello splendore. Il magone si fece strada nella sua gola.
Eh si. Sposarsi con Aseelah era sicuramente un dono del cielo.
Quando Aseelah finalmente si affiancò al suo amato, gli
rivolse un sorriso radioso. Siraaj prese le sue mani e le
baciò per poi prestare la loro attenzione ad Al Mualim.
Celebrava volentieri matrimoni simili, anche se non capitava da molto
tempo che due assassini si sposassero. Di solito un assassino sposava
una povera ragazza che arrivava dai villaggi lontani, oppure, doveva
celebrare matrimoni in cui, il padre di lei minacciava l'assassino alle
spalle perchè aveva messo incinta la povera figliola e ora
doveva prendere atto delle sue azioni.
Al Mualim sorrise e poi, con fare solenne, cominciò a
leggere i passi della cerimonia.
"Sotto gli occhi di Colui che vi ha cresciuti, che vi ha insegnato a
tenere una spada e di credere in unica Verità, quest'oggi,
unirà queste due anime, che andranno oltre il reale e
lecito. Perchè Reale è la loro unione e il loro
amore. Lecito è restare insieme e procreare una famiglia.
Oggi Aseelah e Siraaj, diverranno marito e moglie.
Sono felice che proprio voi vi uniate sotto il Credo. La vostra
perseveranza, abilità e saggezza vi porterà a
crescere una splendida famiglia, me lo sento."
Le parole di Al Mualim erano sincere, cariche di affetto. Aseelah
ascoltava il suo Maestro, padre di tutti i suoi fratelli. I suoi occhi
erano umidi e ogni tanto doveva portare la mano agli occhi per
asciugarli. Siraaj le strinse ancora di più la mano libera,
anche lui teso ed emozionato.
"Mi fai male." Bisbigliò la sposa.
"Scusami, ma non riesco a farne a meno."
"Sei sempre il solito Siraaj."
Il ragazzo nascose una risata sotto i baffi. La cerimonia
proseguì ancora un pò con il sermone di Al Mualim
e poi Malik, il Dai di Gerusalemme, si intromise per il momento dello
scambio delle fedi. Le fedi erano state forgiate dai migliori orafi di
Damasco. Altair aveva pagato per l'anello di Aseelah e per quello di
Siraaj era stata fatta una colletta dai suoi fratelli. Era il miglior
regalo (e il più costoso) che la Confraternita potesse fare
ai due sposi. Quest'ultimi si accontentarono. Essere Assassini
significava sacrificare ad un sacco di cose. La generosità
celata in quel gesto era impensabile, ma comunque voluta. I due non
avevano finito di ringraziare i loro fratelli, persino al momento di
attraversare l'entrata principale. Quasi i loro fratelli li prendevano
a calci.
Malik, con l'unico braccio rimastogli, fece cenno ai due di avvicinarsi
e mise loro le fedi ai loro diti. Dato che Siraaj non aveva il dito (e
questo per impedire ogni legame), l'anello gli fu messo alla mano
destra, così come ad Aseelah.
I due anelli erano legati da un sottile filo rosso.
Malik iniziò a parlare.
"La Benedizione del filo rosso del Credo sia con Voi. Il Credo illumina
le nostre vite e guida i nostri passi. Ogni Assassino prosegue da solo,
con la consapevolezza che, una volta rinunciato al dito, non
potrà mai più sostenere il peso del filo rosso.
Oggi, questo pegno e questo simbolo, riunisce due Assassini, ora legati
e per sempre devoti l'un l'altro.
Avete qualcosa da dirvi?" Domandò il Dai.
I due arrossirono. Non si aspettavano tale funzione. Nessuno gli aveva
spiegato che dovevano parlare, per promettersi ciò che
sapevano già. Erano sul punto di rifiutare, quando Altair e
qualche altro fratello Assassino li incitarono a dire qualcosa di
romantico e sdolcinato. Per una volta, volevano vederli amoreggiare.
Siraaj sorrise imbarazzato, Aseelah abbassò la testa,
nascondendo il viso con il velo. Ma fu proprio il ragazzo ad iniziare.
Una bella prova di coraggio.
"Quando ti ho vista, la prima volta che ci riunirono fuori al campo,
ero assolutamente certo che eri un angelo. L'ho sempre pensato.
Camminavi tra e con i tuoi fratelli con una grazia che nessuna ragazza
abbia mai avuto. Non osavo parlarti perchè non mi ritenevo
degno. E tu dapprima non mi notasti. Ero un piccolo uccello a cui
dovevano spuntare le piume. Non riuscivo a saltare come te o a lanciare
un coltello facendolo solo sibilare nell'aria. Ma mi sono impegnato, mi
sono messo in gioco, avevo già promesso il mio cuore a colei
che forse, l'avrebbe buttato da una collina. E nonostante tutto, ho
avuto fiducia in te. E da quando ti salvai da quelle tigri, da allora
ho avuto sempre un modo per avvicinarmi, anche per il più
piccolo bacio sulla guancia. Sono felice che, nonostante il mio poco
coraggio, oggi, davanti a tutti i nostri fratelli, io ti stia chiedendo
di diventare la mia consorte per la vita, finchè il Credo
non spezzi di nuovo questo filo. Ti amo Aseelah."
Gli applausi che si propagarono per la sala si sentirono per tutta
Masyaf. Altair rise e applaudì. Il suo rispetto verso quel
ragazzo era cresciuto. Ora era sicuro che lasciava la sua piccola
sorellina in mani sicure.
Aseelah cercò di comporre al suo meglio la sua promessa, la
voce le tremava leggermente.
"Io... Io cercavo un amico. Tutti i miei fratelli erano troppo
impegnati per diventare più forti e dediti al Credo,
qualcosa di cui io, non conoscevo assolutamente come voi. Io ero figlia
di un pastore che badava solo a portare un pò di soldi e
cibo a casa. Con il tempo ho imparato a fare un sacco di cose e le ho
imparate grazie al Maestro e a te. Te, che volevi farti notare a tutti
i costi. Guardando indietro, mi rendo conto di quanto io fossi
catturata dai tuoi gesti, dai tuoi occhi. Non avevo mai visto quel
rosso terra che tenevi incastonato nelle iridi. Vedevi cose che io non
ero capace di osservare o capire. Tante volte ho cercato di guardarti
meglio, ma tu distoglievi lo sguardo, eri troppo timido per avvicinarti
e io pensavo di darti fastidio. Il nostro e stato un scappa e fuggi
abbastanza... Strano. Un gioco di bambini che non si concludeva mai. E
che poi finalmente si è concluso in quella maledetta tana di
tigri. Il tuo sguardo mi ha fatto vedere cosa fosse l'uomo che mi
doveva proteggere, una famiglia, un amico. Mi ha chiamato al Credo, a
cui non credevo di appartenere così cecamente. Mi hai
mostrato una nuova strada nel deserto della mia vita. Ti amo e ti
sarò devota per sempre, finchè il Credo non
spezzi di nuovo questo filo."
E si baciarono.
Altri applausi echeggiarono nella sala grande. Al Mualim
abbracciò e si congratulò ai due neosposi, Malik
sorrise con rispetto. Altair fece volteggiare come una bambola Aseelah
e abbracciò per la prima volta in vita sua Siraaj. Ora lo
considerava un fratello vero e proprio.
Gli altri fratelli condussero i due nella nuova dimora (una casa di
legno nelle vicinanze del palazzo principale della Confraternita) e
allestirono una grande festa. C'era il cibo più prelibato e
il miglior vino di tutta la Libia. I due non potevano essere
più felici.
"Sirraj."
"Dimmi Aseelah."
"Torniamo a casa."
"Adesso? Ma la festa non è conclusa..."
"Altair mi ha detto poco fa che ci aspetta una sorpresa."
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