Tu non mi avrai mai
Dimmi chi è che come
me
combatterà con lealtà
io fuggirò e correrò
tra un’altra notte me
ne andrò
Ho perso il conto del tempo passato a
correre a perdifiato in questi corridoi lugubri. Le gambe piene di graffi mi
reggono per miracolo nella mia impresa titanica. Le pietre incrostate di questo
posto mi fanno credere di ripercorrere sempre la stessa strada ma so che non è
così, altrimenti quella maledetta sirena avrebbe smesso di suonare. Sarò
piccolo ma non mi farò mettere i piedi in faccia così! Stupido Vorkov, pensava
che non facendomi avere Wolborg nella sala delle punizioni me ne sarei stato
buono e tranquillo a farmi pestare? Illuso.
Se voglio uscire di qui non devo avere
la minima esitazione o ripensamento, ma non posso abbandonare Wolborg nelle
mani di quei mostri che lo userebbero solo per i loro stupidi test. Lui è un
mio amico.
Stringo la maglia ridotta a brandelli
all’altezza del petto colpito da improvvisi dolori, non posso cedere ora.
Svoltato l’angolo mi accorgo troppo
tardi del pericolo, sembrava strano non sentire più passi alle mie spalle.
Stupido, stupido, stupido! Sono caduto nella loro trappola.
Vorkov mi solleva a mezz’aria portandomi
in linea con il suo volto diventato una maschera di sangue, lacerato dal
vecchio disco d’attacco di Wolborg all’altezza dell’occhio. Avevo accuratamente
nascosto quel pezzo metallico nei pantaloni prima di essere trascinato via per
la punizione, punito solo perché non avevo obbedito ai suoi ordini.
“Moccioso dove pensavi di scappare? La
tua corsa finisce qui.” E per sottolineare le sue parole mi sbatte con violenza
contro il muro artigliandomi il collo con le sue dita gelide. Ed eccola qui la
normale routine, lui mi punisce, io tento di scappare, lui mi trova e si
vendica.
A causa della sua stretta non respiro, l’aria
non affluisce più verso i miei polmoni e sono sicuro provi un piacere perverso
nel vedermi diventare violaceo mentre annaspo alla ricerca d’ossigeno in questa
scomoda posizione. Non riesco più a controllare i muscoli del corpo, tanto che
i miei calci perdono l’intensità iniziale e le gambe ricadono senza forza come quelle
di una marionetta. Perché noi bambini dobbiamo essere così deboli da essere
schiacciati al pari degli insetti? Non voglio più essere impotente davanti ai
miei aguzzini, voglio guardarli dall’alto in basso e fargliela pagare per
tutto.
Sono così intraprendente perché non
ragiono più o sono semplicemente uno sciocco? Probabilmente solo uno sciocco, questo
è il centoventesimo tentativo di fugga fallito.
“Non pensare di perdere i sensi Yuri.
Dovrai sentire ogni singolo colpo, ti farò pentire della tua insolenza più del
solito, e se ho perso l’uso dell’occhio preparati a dire le tue ultime
preghiere”. Magari la mancanza di un occhio compensasse la sua mancanza di
intelligenza, vorrei tanto dirglielo in faccia ma riesco a malapena a respirare
figuriamoci a parlare.
Ad un tratto mi scaglia con violenza per
terra neanche fossi un sacco di patate, e incapace di reagire o di attutire la
cauta con le mani sbatto violentemente la testa. Un gemito, uno solo fuoriesce
dalla mia bocca impastata di sangue prima che quel sadico mi inizi a trascinare
per i corridoi tirandomi per i capelli.
“Arrenditi” No, puoi scordatelo tra
un’altra notte me ne andrò. “Tu non mi avrai mai” sussurrò flebilmente con la
visita offuscata dal dolore, ma nonostante le immagini sfocate vedo il suo
volto deformato dalla rabbia al sorrisino strafottente che gli ho rivolto.
L’ultima cosa che i miei occhi avvertono è la mano che si abbatte con violenza
sul mio volto, poi il buio.
la forza che è dentro
di me
è fuoco e terra,
inquietudine
combatterò non
perderò
l'orgoglio di un
guerriero
che non muore mai
Un
incubo, o meglio vorrei tanto che lo fosse. Questi non sono brutti sogni che
possono essere scacciati via accendendo la luce, sono ricordi frammentari del
passato che non vogliono andar via. Strano, la mia memoria sembra aver
cancellato solo il momento in cui ho iniziato a obbedire ciecamente ai suoi
ordini in vista del primo campionato mondiale. Nell’istante in cui il mio corpo
cede alla stanchezza, eccoli prepotenti giungere dai meandri della mia testa,
sempre nitidi nonostante gli anni passati. Mi sembra sempre di poter ancora
assaporare o sentire l’odore ferroso del sangue al termine di questi viaggi nel
passato. Stranamente, sono proprio questi spiacevoli ricordi che mi fanno
capire di non essere del tutto morto.
Allo
stesso tempo, vorrei tanto poter dire di vedere qualcos’altro oltre il buio ma
ormai soltanto l’oscurità mi avvolge con le sue braccia. Quando cerco di
dormire il mio inconscio risveglia tutti i ricordi passati, non solo tutte le
torture, ma anche tutti gli allenamenti infernali, tutta la solitudine e il
dolore di quei momenti. Svegliandomi mi illudo di essere salvo dalla mia stessa
mente ma mi ritrovo in questo limbo.
Non so
se è esattamente un limbo il luogo in cui mi trovo, non vedo niente e per
quanto mi sforzi non riesco a muovere un dito; ma l’udito e l’olfatto
funzionano. Sento il profumo dei fiori che il presidente Daitenji porta ogni
giorno in questa stanza, puntualmente aggiungendo il solito saluto come se si
aspettasse una risposta. Nei momenti in cui non cado vittima del passato è lui
ad allietare la mia permanenza in questo luogo, mi parla dei suoi racconti
d’infanzia, delle ricerche da lui effettuate nel campo del beyblade, della
speranza che io apra gli occhi e mi riprenda tornando a vivere la vita come un
ragazzo normale. Probabilmente ho perso gran parte dei suoi discorsi, ma la
prima frase che ho udito durante il mio soggiorno in questo posto è stata
proprio sua, e mi ha lasciato un retrogusto amaro “Sai Yuri, io sono qui a
parlarti e forse a te non interessano neanche le mie chiacchere. Il mio è un
modo per espiare il fardello opprimente del senso di colpa che sento pesare
ogni qual volta vedo i tuoi occhi chiusi. Mi sento responsabile della sorte che
ti è toccata, se solo mi fossi imposto e avessi capito prima le vostre
intenzioni, forse le cose sarebbero andate diversamente.”
Infatti,
ascoltando le sue conversazioni con Takao e i membri della sua squadra ho scoperto
di essere in Ospedale, precisamente in coma, dopo la sconfitta contro Garland.
Solo pensare a quel burattino nelle mani di Vorkov mi fa ribollire il sangue
nelle vene, sono stato sconfitto come un dilettante finendo bloccato in un
letto incapace di avere un’adeguata vendetta. Non che in questo campionato
abbia dato il meglio di me, sono stato sconfitto persino da quella scimmia
ammaestrata dei Bladebreakers e messo in difficolta dal nano con gli occhiali.
Due anni fa invece ho creato una dimensione a parte solo con il potere del mio
bit power, possibile che solo seguendo gli insegnamenti inculcati da quel finto
monaco io sia capace di dare il meglio di me? No, non accetto sia così, ho il
mio orgoglio come blader da mantenere. Tutto ciò che ho raggiunto lo devo solo
a me stesso e in questo campionato ero distratto dal continuo pensiero del
possibile ritorno di Vorkov, non può essere altrimenti. Non posso credere che
quel vigliacco mi abbia influenzato a tal punto nonostante i miei continui
tentativi di oppormi.
La
pelle brucia, è rovente come la fiamma ardente della vendetta che mi sta
logorando all’interno non avendo valvola di sfogo. Il desiderio di salire
nuovamente sulla pedana di lancio e scagliare Wolborg direttamente contro la
balconata non fa altro che aumentare il fuoco che ho dentro. Il calore che però
ora mi avvolge è diverso dalla furia che provo, dapprima invadente è diventato
più pacato. Il sole tenue mi riscalda il volto, da quando posso rivedere il
sole? Una leggera brezza muove i fili d’erba, come ci sono arrivato qui? L’odore
di terra bagnata mi invade le narici, quando ha piovuto?
Perché
continuo a farmi stupide domande in questo luogo così piacevole, lontano da
quelle quattro mura situate nel gelido clima russo o da quel luogo oscuro.
Chiudo gli occhi ispirando quell’aria fresca, un toccasana che mi
tranquillizza, un soffio freddo che rinfresca le mie membra bollenti.
C’è la
pace intorno a me tranne per quel fischio continuo e incessante che risuona
nella testa, proveniente da una dimensione lontana.
Non giudicar, tu non
devi insinuare
con me non giocare
no che non mi arrendo
e non mi arrenderò
mai, no
Nonostante non possa muovermi mi sembra di aver corso per
ore, sono stanco e vorrei solo abbandonarmi a quel luogo tranquillo che in
lontananza continua a chiamarmi. No, Yuri dannazione reagisci!
Non devo ricascarci, il medico ha detto al presidente
Daitenji che la mia situazione è peggiorata l’altro giorno e che persino il
cuore si è fermato più del dovuto. La mia esistenza dipende da quel muscolo
involontario che a detta di quel camice bianco è estremamente forte. Non avevo
mai pensato al mio cuore come un elemento così indispensabile per la mia
esistenza, deve avere proprio tanto orgoglio come il sottoscritto, altrimenti
non si spiega la sua resistenza. Dopotutto, non è poi così male averlo.
Un fruscio accanto al letto, la sedia stridente spostata con
poca grazia e l’aria improvvisamente pesante. Nessuno dei miei abituali visitatori
mi da questa brutta sensazione, non che abbia tanti ammiratori che facciano la
fila al mio capezzale da avere tutta questa indecisione. A parte il presidente
Daitenji e i Bladebreakers nessun altro è venuto, neanche la mia squadra, che
gli sia successo qualcosa di peggiore? No, non devo iniziare a essere
pessimista. Con Boris e Sergey il burattino non ci è andato pesante, loro non
erano diventati l’attrazione dello show mondiale messo su da Vorkov, a loro non
è stata preclusa ogni possibilità di uscire da una gabbia durante la sfida.
Loro devono essersi salvati.
“Ciao Yuri” quella voce raggelante, no non può essere qui la.
Ridatemi l’uso delle gambe, delle mani, di qualunque cosa anche solo per un
minuto, qualcuno mi dia la possibilità di reagire! Vorrei urlare ma la voce non
raggiunge la bocca, rimane intrappolata anch’essa nel nulla. Per quanto mi
sforzi il mio corpo non collabora, maledizione! Come ha fatto a entrare, chi
diavolo gli ha dato il permesso?!
“Guardati, ti sei rammollito per davvero. Un tempo non
saresti stato battuto con così tanta facilità da Garland finendo in coma” Sta
zitto Vorkov, non ti permettere di giudicarmi quando sai di non poter ricevere
risposta, dopo aver fatto di tutto per non porre fine alla sfida di proposito
per fammi finire qui. Forse le tue intenzioni erano altre e volevi che tirassi
le cuoia direttamente? Spiacente sono vivo e non ho intenzione di farmi
abbindolare dalle tue parole, non di nuovo. Aspetta soltanto il momento in cui
sarò fuori di qui e vedrai. Codardo.
“Non mi aspettavo di vedere tutta quella furia nella sede
della Bega, fare irruzione senza un piano preciso, urlare come uno psicopatico
la tua rabbia ai quattro venti senza avere autocontrollo. Che delusione, non è
quello che io ti ho insegnato. Dopo tutto quello che ho fatto per te mi ripaghi
così.”
Ribrezzo, ecco cosa provo sentendo le sue mani giocherellare
con i mei capelli mentre pronuncia quelle parole cariche di derisione nei miei
confronti. “Spero tu ora abbia capito qual è il tuo posto” sussurra al mio
orecchio mentre lo sento armeggiare con alcuni attrezzi vicino al comodino. “Ti
piacciono le siringhe Yuri? Sai, se non ti fossi messo in mezzo Takao avrebbe
accettato la mia offerta ma tu devi sempre rovinare tutto.”
Non ho paura di morire ma non voglio lasciare questo mondo
senza opporre resistenza, e stare qui intubato costretto a sentirlo parlare non
aiuta. È davvero questo il mio destino? Una misera siringa piena di chissà
cosa, iniettatami in un letto d’ospedale dopo aver passato dieci anni a lottare
per la mia vita? Per la mia libertà? Cos’è il destino a questo punto se non una
presa per i fondelli.
“Lotta pure Yuri,
comunque ti befferò” mi sembra già di
sentirlo. Io però non accetto questa fine, prenditi pure gioco di me ma
l’ultima parola deve essere la mia, mi hai già rovinato abbastanza l’esistenza.
Sento un pizzicorino lungo tutto il corpo, il respiro
accelerato al tocco sulla mia pelle di quelle mani insanguinate dalle vite di
centinaia di bambini innocenti “Sogni d’oro Yuri”. Lo stomaco si contrae in una
morsa ferrea come le mie dita intorno al polso di quell’uomo disgustoso, nel
tentativo disperato di strappargli via la pelle a suon di graffi. Avverto il sudore
impregnarmi la fronte nello sforzo eccessivo persino per la mia volontà, son
però soddisfatto di quei pochi secondi in cui sono sicuro di aver lasciato il
segno, letteralmente. Ora prova a prendermi pure destino, sono troppo stanco
per lottare ad armi pari ma non mi farò sconfiggere facilmente dovresti averlo
capito.
“Hai due secondi per togliergli le mani di dosso prima che
Falborg ti faccia saltare il cervello”
Destino fattelo dire, fai proprio schifo.
tu lo sai che un fiore può fiorire dal sale
come un canto che
sale
sono libero nessuno
mi sconfiggerà, no
tu non mi avrai, così
“Oh
Boris che piacere vederti in piedi, tranquillo ero solo venuto a trovare Yuri.
Noto con piacere che almeno tu non sei del tutto rammollito e sei in grado di
mantenerti in piedi” la sua risata sguainata risuona nella stanza qualche
secondo, prima di essere inghiottita dal corridoio. Sento Boris sospirare al
mio fianco sedendosi con un sonoro tonfo sulla sedia mentre preme tasti su
quello che presumo sia un cellulare.
“Chi è
il deficiente che ha fatto passare Vorkov all’ingresso?” il pugno sbattuto con
forza sul comodino fa tintinnare le boccette, vorrei dirgli di darsi una
calmata, è il solito impulsivo. Che fastidioso, deve rovinare la felicità di
sapere che è vivo.
“No forse non ha capito, la calmata se la dia
lei e pensi a fare il suo lavoro.” Finirà per farsi buttare fuori dall’ospedale
di questo passo, soprattutto se continua a alternare frasi giapponesi con
insulti in russo fra una minaccia e un’altra. “Ah, lei capisce il russo? Mi fa
piacere così non devo tradurle le cose. Si lamenti con chi le pare ma se vedo
Vorkov nuovamente nelle stanze di questo ospedale lei si dovrà lamentare, non
della mia voce, ma del modo poco garbato con cui si ritroverà da dipendente a
essere una paziente.” Un attimo di silenzio in cui lo sento riprendere fiato
per assumere un tono talmente smielato, capisco che è palesemente falso senza
neanche doverlo guardare in faccia. “Cordiali saluti signorina”.
Il
solito rude, minaccioso e sprezzante Boris, come sempre lasciarlo agire da solo
è sinonimo di guai per lui e per chi gli sta intorno. Ogni volta che sbraita
puntualmente mi sale il mal di testa, non ha neanche il minimo buon senso di
lasciarmi riposare in queste condizioni, deve essere una sua abilità innata.
Perché non va via? Anche
prima del mondiale durante gli allenamenti preparatori, doveva fare il
dispettoso non ascoltandomi perché avevo accettato Kei in squadra. Giustamente tollerare
un menefreghista era impresa da poco, meglio aggiungerne un altro! Soprattutto
sentirlo lamentarsi per mesi è stata una dura prova per il mio autocontrollo,
ogni pretesto era buono per iniziare lo sproloquio su ciò che Kei, faceva,
diceva o se addirittura respirava più del dovuto! Una piaga vivente con le sue
frecciatine, con le sue manie omicide, con il suo cervello calcolatore
utilizzato solo all’occorrenza e messo in moto per trovare ogni singolo momento
in cui volevo restare in pace e infrangerlo.
“Ehi
Yu” dice a un tratto avvicinandosi al letto strisciando la sedia con la grazia
di un elefante, riesco persino a immaginare la solita posizione contorta in cui
solitamente si siede. “Ero quasi certo di aspettarmi una delle tue solite
ramanzine dopo la telefonata, vuoi fare l’offeso non rispondendomi?” Vorrei
tanto fosse così.
Non so
esattamente per quanto tempo è rimasto in silenzio, quando riprende parola l’animosa
rabbia di poco prima ha lasciato spazio a un tono molto più stanco e basso del
normale “Sai, sei incredibile”. L’ho sempre detto che il bipolare è lui e non
io, dov’è Sergey quando serve per sbattergli in faccia la verità. “Il medico
ieri mi ha svegliato in piena notte allarmato, mi ha detto che il tuo cuore si
era fermato. L’ho mandato al diavolo, gli ho detto che non ti conosce bene per
questo spara cavolate. Lui però ha aggiunto che qualche altro secondo di troppo
e sarebbe stata la tua fine” Sbuffa schioccando le dita a ripetizione, il suo
modo per scaricare la tensione prima delle sfide difficili o per diminuire lo
stress. “Poi vengo qui, da solo perché Sergey non riesce ancora ad alzarsi dal
letto, preparandomi psicologicamente al peggio per le tue possibili condizioni…
e mi ritrovo Vorkov” Una risata amara accompagna le sue parole mentre lo
schioccare si fa più intenso “Ho desiderato seriamente ucciderlo. Quando l’ho
visto con quella siringa avrei tanto voluto prendergliela con la forza e
infilzarla nel suo braccio. Pensavo di essere arrivato tardi e invece, come al
solito, ti sei difeso da solo.” Lunga pausa in cui anche il suono della suona
mano si spegne, lasciando il silenzio padrone della stanza.
“Sei
vivo?” chiede ad un tratto quasi strozzandosi con le sue stesse parole “Sai,
non hai un bel colorito, ti confondi con le lenzuola e con la benda che ti
ricopre metà del viso. Riesco persino a contare le tue vene, stai perdendo peso
a vista d’occhio.” La sua voce sommessa è accompagnata ora dal picchiettare
leggero ed incerto delle sue dita sulla mia mano “Yu… Non parlano di molte
probabilità alte per il tuo risveglio, me lo ha detto il presidente Daitenji.
Quel povero vecchio è ormai parte integrante dell’arredamento di questa stanza,
e ogni volta che gli chiedo le tue condizioni la risposta non cambia.” Si
blocca improvvisamente e anche la sua mano si ferma sulla mia “Ho creduto di
non avere il coraggio di parlarti o di sfiorarti vedendoti in queste condizioni
e invece lo sto facendo… non fraintendermi, il coraggio non centra niente a
parlare è la paura di perderti. So che non crederai alle mie parole, da quanto
Boris Kuznestov è così sentimentale? Non lo so, ed è proprio questa insicurezza
a logorarmi. Prima ho pensato di essere arrivato troppo tardi per poterti dar
fastidio un’ultima volta, quando ho visto Vorkov piegato su di te con quell’ago
in mano.” Inspira profondamente quasi gli mancasse l’aria, accarezzandomi il
dorso della mano come se volesse imprimerlo sulla sua pelle “Ho chiesto io al
presidente Daitenji di andare via prima, perché un conto è parlare con te un
altro è farlo davanti ad altre persone… però proprio questo mio desiderio stava
per costarti caro. Il medico mi ha ripetuto di continuo – la maggior parte delle persone si sveglia sentendosi amata, circondata
da persone che gli dimostrano il proprio affetto, che le dicono di volerla bene-”
Si alza
avvicinandosi al mio viso, riesco ad avvertire la sua presenza accanto “E cosa
mi ritrovo invece? Un gesto, un minimo accenno del corpo in cui i dottori non
credevano più, scaturito dall’odio, e probabilmente dopo questa confessione
odierai me. Dopotutto dovevo aspettarmelo, noi non saremo mai come gli altri.
Hai difeso la tua libertà anche in queste condizioni, sei sempre un passo
avanti”
Infondo
cos’è Boris? Un pazzo in grado di seguirmi ovunque nonostante il suo parere
discordante, l’incosciente che ha sempre assecondato le mie dee folli di fuga
dal monastero, quello che mi è sempre rimasto accanto, l’unica persona che
finora è riuscita a farmi sentire a casa anche in questo posto di merda.
Mi sei
mancato maledetto idiota, non è colpa tua… non
andare via.
La mano sale all’altezza del braccio stringendolo nella sua presa,
diversa da quella violenta di Vorkov, piuttosto leggera e traballante “Non
provare a morire proprio ora” la voce si incrina in un urlo strozzato e gli
mozza il discorso, no Boris non crollare, per favore non farlo ora che non
posso aiutarti. “Non so neanche se tu riesci a sentirmi dannazione!
Probabilmente sto parlando a vuoto ma deve esserci una speranza, una sola alla
quale io possa aggrapparmi per un tu risveglio, e se è parlare a vanvera
davanti al tuo corpo gelido; bene la sfrutto!” Tira su col naso tossendo a
causa del tono elevato “Non morire mi hai capito?! Mi hai promesso che Vorkov
non ti avrebbe mai sconfitto totalmente, ma saremmo stati noi a batterlo
insieme! Mantieni la tua promessa e prenditi la tua vendetta! Cosa credi che è
venuto a fare qui? Sa bene che non sarà uno stupido letto d’ospedale a fermarti,
ha creato una macchina da guerra che gli si è ritorta contro. Ora la teme, REAGISCI!”
Dovrei arrabbiarmi per il tono pieno di rancore e per gli ordini che
continua a darmi, però non ci riesco, non dopo aver sentito in bocca il sapore
salto delle sue lacrime che continuano a rigarmi il volto e il suo tentativo
impacciato di asciugarle con la manica della maglia.
“Yu, torna qui” una supplica flebile, fronte contro fronte “Non mollare”
l’ultima parola che odo prima che lasci la stanza.
Fa male non poter reagire, non poter dare un cenno di consenso, non far
capire di aver ascoltato ogni singola parola. Fa male essere impotente e
sentire le persone a cui vuoi bene soffrire per causa tua.
Passi piuttosto pesanti si avvicinano al letto e un fazzoletto mi
asciuga il volto ancora inumidito dalle lacrime di Boris “Non me la sono
sentita di entrare prima a disturbare, ma fatti dire una cosa: siete una delle
squadre più unite che io abbia mai incontrato. Siete uniti nel vostro modo
unico di farlo, dovresti assecondare le sue parole.” Il tono dolce del
presidente Daitenji si perde nell’aria, nel silenzio di quella carezza sul
viso.
Tornerò da te Boris, questa è una promessa.
dove sono non lo so
perché va tutto
storto non so
non è il mio posto
questo qui
là fuori il mondo mi
aspetta, sì
Dalla visita di Boris la situazione è un po’ peggiorata, il respiratore
che mi avevano tolto dopo il collasso ormai arresi ad una mia dipartita, è
tornato sul mio volto a tenermi compagnia sotto l’insistenza dell’ex presidente
della BBA e le proteste del dottore nel provare a far capire che non era
quell’oggetto a fare la differenza. Mi sento meno affaticato del solito non
capisco perché i medici sono invece più diffidenti quando parlano concitati con
il presidente Daitenji. Da queste conversazioni ho scoperto che a quanto pare
Boris era venuto a trovarmi senza il permesso del medico, lui al contrario gli
aveva obbligato riposo assoluto per i danni ricevuti alla schiena, adesso è
sotto stretta sorveglianza da mattina a sera. Il solito incosciente.
Ormai è un mese che sono in queste condizioni, so che in alcuni casi
sono passati anni prima di un risveglio o che improvvisamente una persona non
ce l’abbia fatta, io però non ho intenzione di arrendermi giusto ora.
Soprattutto non prima di aver capito cosa diavolo ha intenzione di fare quel
pazzo di Kei. I Bladebreakers avevano lasciato un nuovo prototipo di Dranzer
nella mia stanza, avrei tanto voluto dir loro che erano degli illusi a pensare
che quel menefreghista sarebbe venuto a trovarmi, invece mi sono dovuto
ricredere. Quando è entrato urtando ogni oggetto presente nella camera pensavo
fosse un terremoto, e il suo saluto mi ha fatto venire la pelle d’oca. Aveva
una voce inumana, un tono proveniente dall’oltretomba, come se avesse dovuto combattere
con un demone più grande di lui. Ed io ci sono ricascato, sono finito a
preoccuparmi nuovamente per lui e per i suoi colpi di testa, volente o nolente
è stato nella mia squadra un minimo legame si è creato.
So che ha fatto il voltafaccia per l’ennesima volta con i suoi amici e
mi chiedo ancora come facciano a riprenderlo con loro sempre, ma al di là di
questo devo capire perché tutti vengono a parlare dei fatti loro in questa
stanza, soprattutto Takao e i suoi compagni. Sono diventato una sorta di
confessionale, per tutti i miei visitatori tranne che per Kei perché a parte
ripetere il nome del suo beyblade come una litania quasi avesse paura di
dimenticarlo, non ha detto nient’altro. Niente tranne quell’ unica frase in
grado di farmi gelare il sangue nelle vene, risoluta e fin troppo familiare
“Yuri, Vorkov non vincerà mai, è una promessa. Farò tutto il possibile per mettere la parola fine a questa storia.”
Ho detto le esatte identiche parole a Boris e Sergey prima di entrare nella
sede della Bega e si è visto come è finita.
Avevo il timore si buttasse nelle fauci del nemico e infatti ora è in
corso il suo scontro contro Brooklyn, odio avere sempre ragione.
La voce di Dj Man mi giunge ovattata, io dovrei essere su quel campo in
questo momento, io dovrei gridare a quel monaco bastardo che non vincerà mai,
io dovrei essere furi da questo posto. Dovrei essere a combattere in prima
linea.
“Kei si è rialzato ancora una volta” razza di deficiente non torturarti
in questo modo, più ti rialzi più aumenti il sadismo del tuo avversario finendo
per farti ammazzare. Invano cerco di muovere per l’ennesima volta i muscoli del
mio corpo intorpidito da questa camicia di forza invisibile, mi sforzo di
aprire gli occhi dando ordine al mio cervello, niente. Sigillati neanche
avessero usato la colla. Sono circondato da una squadra di pazzi suicidi,
compreso quel nipponico da strapazzo. “E
tu sei il primo”, quella voce la riconoscerei ovunque, Wolborg dove diavolo
sei?
Alla mia richiesta il lupo appare dinanzi a me illuminando quell’antro
oscuro con le ali di ghiaccio spiegate, allungo una mano verso di lui ma
svanisce per ricomparire più lontano. Un momento, da quando posso muovermi? Una
sorta di copia del mio corpo si è materializzata in questo posto, il suono
della televisione è diventato più flebile ma la testa è improvvisamente più
pesante. “Non puoi stare qui Yuri” a fatica riesco a puntare lo sguardo sul mio
bit power che mi guarda preoccupato. Pensa forse che io ci voglio stare di mia
volontà? Sono bloccato da settimane nel nulla non mi ci vogliono le sue perle
di saggezza proprio ora “Yuri dannazione riprendi il controllo di te prima che
sia troppo tardi!”
Con il respiro affannato mi accascio sulle gambe per un giramento
improvviso, non sono sveglio perché ho il mio corpo? Un bip sempre più
incessante mi risuona nella testa, si zittisce e poi ricomincia ed ogni volta
che il suono riparte sento delle fitte in una parte imprecisata del corpo.
“Yuri cosa ti sta succedendo?! Signorina per favore faccia venire subito un
medico!” il presidente Daitenji sta urlando, cosa mi sta succedendo?
Molte voci si accavallano l’una sull’altra, non capisco una parola dei
termini medici che stanno utilizzando e la testa vortica sempre più
velocemente. Mi premo le mani sul volto all’altezza delle tempie annaspando in
cerca di ossigeno e le voci pian piano si attenuano, solo il volume del
televisore giunge alle mie orecchie “Non immagini neanche cosa siano la
sofferenza e la passione. Ora brucia nel fuoco della mia passione Dranzer!”.
Kei… giusto sta ancora combattendo contro Brooklyn con tutto sé stesso, sta
mantenendo fede alla promessa che io non sono riuscito a mantenere. “Kei
conquista un’altra favolosa vittoria a sorpresa!” ha vinto, ce l’ha fatta. Ha
mantenuto la sua parola fino alla fine, Vorkov abbasserà di sicuro la cresta
adesso e non posso che esserne felice nonostante mi senta sempre più debole, con
le palpebre più pesanti. Le mie gambe cedono, mi accascio sotto lo sguardo
preoccupato di quegli occhi felini attorniati da una candida luce alle sue
spalle. Questo calore delicato, è lo stesso che ho avvertito in quel prato
giorni fa, qual era il rischio di lasciarmi andare a questo desiderio di pace?
Non me lo ricordo.
Allungo una mano verso quel bagliore trascinandomi in quella direzione
mentre Wolfborg allarmato mi si posiziona davanti ringhiando, non ha mai fatto
così. Accanto a lui compare improvvisamente l’aquila rossa, cosa ci fa lei qui?
La sua immagine è molto più flebile di quella del lupo argentato, quasi
sbiadita e evanescente.
“Yuri non arrenderti! Hai una promessa da
mantenere, quella che hai fatto a Boris!” Wolborg io non mi sto
arrendendo, sto solo cercando riposarmi un po’ in quel luogo così accogliente.
combatterò e vincerò
e tutta l’anima ci
metterò
nessuno mai mi
fermerà
è l’onda piena, è
l’onda che va
“Dottore quindi lei non può fare nulla?!” è di nuovo il presidente, non
sto capendo più niente, da dove arriva la sua voce? “Dobbiamo solo aspettare un
evolversi volontario degli eventi, il cuore è troppo instabile ha picchi di
tachicardia e momenti in cui crolla improvvisamente come ha potuto constatare
anche lei. Deve essere il ragazzo a trovare la forza di reagire” L’intensità
della luce aumenta diventando accecante costringendomi a socchiudere gli occhi,
il bagliore dissolve la figura dell’aquila che in un urlo acuto mi abbandona
nello stesso momento in cui un infermiere trafelato entra nella mia stanza
“Dottore presto! Ci hanno chiamato dal Beyblade stadium il ragazzo che ha
appena vinto l’incontro è stato trovato privo di sensi in un corridoio con la
frequenza molto bassa!”
Il calore emanato dalla fonte luminosa aumenta inglobando anche il lupo
mentre nella mia testa risuonano quelle parole, Kei quale prezzo hai dato alla
tua vittoria?
Devono smetterla tutti quanti di farsi del male per causa mia! So
proteggermi da solo, sono io a dover vendicare me stesso non voi! Maledizione
ascoltatemi! Sono qui! Sono vivo! Mi avete capito?! Smettetela di rischiare la
vostra vita per difendere anche i miei ideali, posso farcela da solo!
Il calore diventa scottante e mi arde la gola, non sto urlando realmente
ma è come se avessi gridato per ore. Mi volto nella direzione opposta a quel
bagliore osservando le mie mani sporche di sangue, il buio torna
prepotentemente a opprimermi non nascondendo quel liquido rossastro. Il livello
del sangue inizia a affluire da tutte le direzioni accerchiandomi come un fiume
in piena, si abbatte sul mio corpo facendomi sentire quel sapore ferroso in
bocca. Mi alzo di scatto correndo ma è tutto così uguale qui dentro, sembra non
esserci alcuna via d’uscita. Il livello sale, oltrepassa le ginocchia, arriva
fino alla vita, raggiunge le spalle e oltrepassa la linea del mento; chi non
desidererebbe nuotare in un lago di sangue dove non riesci a rimanere a galla e
vieni tirato giù, in un barato profondo.
Sommerso completamente, affondo in quella poltiglia densa dalla
provenienza sconosciuta, ora capisco il perché mi è stato consigliato uno
psichiatra uscito dal monastero. Devo convincermi sia tutto frutto della mia
fantasia, nella realtà non esisterebbe nulla di questo genere…perché risulta
così difficile credere alle mie stesse parole.
Una sorta di corridoio si apre dinanzi a me e lo percorro guidato da una
forza sconosciuta, attirato come una calamita. Il livello scende
improvvisamente e mi ritrovo a fluttuare davanti a quello che grazie alle
lezioni di anatomia so riconoscere come un cuore, il mio cuore. Ora sono morto
giusto? No, non ancora, sta continuando a battere e aumenta sempre di più
appena lo sfioro. Al mio tocco il ricordo della sfida contro Garland ritorna
prepotente insieme all’umiliazione per la sconfitta, ritorna il desiderio di
vendetta per tutti i soprusi di Vorkov, rievoco le punizioni subite e l’oblio
delle celle del monastero, la solitudine nelle notti insonni a causa degli
incubi, il desiderio di giocare liberamente a beyblade bloccato dagli ordini
inculcati da Vorkov e gli strani test che lui effettuava su di me. Tenere la
mano poggiata qui sopra significa soffrire ma allo stesso tempo è questo gesto
che mi mantiene vivo, sarebbe più facile toglierla e andare in quel luogo più
tranquillo. Si tratta sicuramente di una visione malata del mio inconscio, una
sorta di prova a cui sto sottoponendo me stesso, oppure è un altro scherzo del
destino che vuole spingermi a farla finita di mia spontanea volontà, ma ha
sbagliato nuovamente tattica.
Poggiando la mano rievoco anche altro, la faccia offesa di Ivan quando
non l’abbiamo portato con noi ma abbiamo tentato di corromperlo con del gelato,
il volto sorridente di Boris undicenne con due denti mancanti che urla di aver
vinto il record di denti persi nelle celle, Sergey che copre tutti con una
coperta quando per la prima volta abbiamo festeggiato il capodanno da soli
ubriacandoci da far schifo e finendo addormentati sul pavimento… ma non solo
questo, due frasi mi rimbombano nella testa “ Yu,
torna qui” , “Yuri, Vorkov non vincerà mai, è una promessa. Farò tutto il
possibile per mettere la parola fine a questa storia.” Io ho i miei motivi
per restare e se devo sobbarcarmi nuovamente il peso del mio infausto passato,
lo farò. Dopotutto nella sfortuna ho avuto modo di incontrare persone e vivere
momenti di cui mi ritengo fortunato. Il sacrificio e la determinazione di Kei
non saranno vani.
Stringo la presa su quel tessuto muscolare e un dolore mi trafigge da
capo a piedi, mi rannicchio sulle ginocchia afferrandomi i capelli nel
tentativo di scaricare altrove le brutte sensazioni che mi attanagliano
l’anima. Devo resistere. Rabbia, odio, vendetta, rancore, delusione e tanta
tristezza mi fanno realizzare finalmente la fine che potrebbe aver fatto Kei
data la sparizione dell’aquila rossa. Vorkov non può vincere di nuovo.
“Tu
non mi avrai mai” un
mantra che ripeto a me stesso da una vita e ora più che mai è come impresso a
fuoco sulla mia pelle “E non avrai neanche le persone che mi stanno a cuore”.
La sensibilità alle mani
svanisce, il corpo creato in quell’illusione sparisce lasciando il posto a quel
bip regolare come una ninna nanna e alla scia bagnata che mi riga il volto.
Strano a dirsi ma sono felice di star piangendo, sono ancora vivo.
non giudicar tu non
devi insinuare
con me non giocare
no che non mi arrendo
e non mi arrenderò mai, no
Il medico mi ha definito una persona posseduta dati
gli ultimi avvenimenti e mentre Daitenji ha cercato di sdrammatizzare dicendo che
non tutto è scientificamente spiegabile, Boris non l’ha digerita altrettanto
bene insinuando in modo sarcastico “Attento allora, se tira le cuoia lo troverà
nei suoi peggiori incubi. Buh!”. La situazione non è degenerata grazie a Sergey
che ha interrotto la conversazione, devo ricordarmi di ringraziarlo se
lasciavano fare solo a Boris uno degli infermieri per ripicca mi avrebbe ucciso
nel sonno.
Dopo la terza o quarta fuga dalla stanza e le mie condizioni
più stabili del solito hanno permesso loro di starmi accanto, credo più che
altro che il medico del loro reparto volesse scaricarli ad un suo collega dato
il “buona fortuna” detto anche al sottoscritto prima di uscire dalla stanza.
Però li capisco, io sono in coma ma se fossi stato in condizione di muovermi
sarei uscito fuori con una flebo attaccata al braccio.
Ieri è venuto Takao, ha vinto la sua sfida contro
Garland e oggi è il grande giorno dello spareggio. Tralasciando l’affermazione
della loro mascotte Hilary sul mio colorito di pelle, sono riconoscente a Takao
per la costanza con cui mi è venuto a farmi visita nell’ ultimo periodo e nel
sottolineare ogni volta che le vittorie sono dedicate anche a me. “Ce la
metteremo tutta! Ti do la mia parola che il mondo del beyblade tornerà come lo
hai conosciuto tu!” vorrei un minimo dell’ottimismo che mi ha mostrato in quell’
occasione, nonostante la sfida che stanno ancora affrontando non si è fatto
sopraffare dal rancore.
“Tutti noi stiamo lottando proprio per questo, stai
tranquillo Yuri! Toglieremo di mezzo quel verme di Vorkov!” quel piccoletto poi
aveva conquistato il diritto di essere chiamato per nome e non più scimmia
ammaestrata. “Puoi contarci! Noi vinceremo anche l’ultima sfida è una
promessa!” Perché tutti continuano a farmi promesse? Finora due di questo
genere hanno portato me qui, Kei chissà dove dato che non ne parla nessuno… non
rischiare la tua vita anche tu.
Lo scontro deve essersi fatto più acceso dato il
mutismo in cui si è rinchiuso Boris da un momento all’altro e l’atmosfera
pesante che si respira. “Brooklyn è completamente fuori controllo. Ha distrutto
l’intero beyblade stadium” il presidente Daitenji è completamente inorridito, è
odioso non sapere cosa sta succedendo e dover tirare le somme solo con questi
mozziconi di frasi. La risatina sarcastica di Boris è del tutto fuori luogo
“Con tutto il rispetto, lei pensa che le persone di cui si circonda Vorkov
abbiano sentimenti umani? Dato il regime di terrore fallimentare instaurato al
monastero ha cambiato approccio ma non ideali, ora cerca dei soldatini da
comandare a bacchetta e che non si fanno problemi a seguire i suoi ordini di
loro iniziativa, abbindolandoli con stupide illusioni” Un boato proveniente dal
televisore oscura la trasmissione “Takao dovrà dare il massimo se pensa di
poterlo battere, chi ha a che fare Vorkov e i suoi metodi cambia sempre in
peggio senza possibilità di ritorno”, non posso che concordare tristemente con
Sergey.
“Voi però siete tornati sui vostri passi o sbaglio? Vi
siete messi in contrasto aperto verso di lui, per quanto io non condivida il
portare rancore verso un individuo anche quello è un sentimento, il che vi
rende umani no? Anche i ragazzi della Justin Five avevano i loro motivi
personali dettati dalle proprie emozioni quando hanno accolto il progetto Bega,
sicuramente al contrario vostro non sono stati obbligati ma sbagliare è umano”
io non posso parlare ed è ormai un dato di fatto, però probabilmente sarei
ammutolito come i miei due compagni di squadra per il tono dolce e disarmante
utilizzato nei nostri confronti, non è una semplice frase ad effetto, lui lo
pensa sul serio.
“E a cosa ci ha portato questo schierarci contro? Un
soggiorno in questo fantastico ospedale.” Borbottò Boris tra i denti prima d continuare
“Finito il rancore secondo lei cosa ci resta? Sì ci stiamo rifacendo una vita
ma una semplice sconfitta ad uno dei suoi adepti non placherà la nostra sete di
vendetta” il presidente Daitenji sembra riflettere bene prima di rispondere
alla domanda che dà voce anche ai miei pensieri “Ti sei risposto da solo Boris,
questa sconfitta non placherà la vostra rabbia nei suoi confronti, non voglio
immaginare cosa abbiate passato in quel posto e capisco tutto il vostro odio.
La prima domanda purtroppo non sussiste, il vostro rancore non finirà mai, si
attenuerà nel corso del tempo ma rimarrà latitante in voi. Il vostro compito
sarà non farvi divorare dai sentimenti negativi e pensare alla grande forza che
avete dimostrato non arrendendovi a lui.” Ha ragione, non sarà questa sconfitta
a darci soddisfazione, non sarà una vittoria conquistata solo dagli altri a
farmi stare bene, io voglio partecipare e godermi la sua disfatta come minimo!
“Perché voi due mi guardate così adesso?” sento Boris
ridacchiare piano seguito a ruota da Sergey “Lei e il bell’addormentato qui
accanto andreste d’accordo. Mi sembra di risentire lui tornato dai sotterranei,
tutte le volte come un morto vivente che ci incitava a trovare un modo per
farla pagare a Vorkov o ad essere felici di qualcosa giusto per fargli un
dispetto. Ricordi Ser quando sbagliò di proposito mira nel lancio e prese in
pieno la guardia che ci aveva puniti la sera precedente?” “Come posso
dimenticarlo, finse di aver sbagliato per un capogiro e si gettò a terra facendo
credere persino a Vorkov che era svenuto sul serio”
Oh sì che me lo ricordo, fu una goduria ricevere la
doppia razione per pranzo e non essere punito nonostante la ferita provocata
alla guardia.
“Era questo che intendevo, pensate anche ai ricordi positivi
che avete. Siete umani anche voi” Non ha tutti i torti, da quando abbiamo
scoperto i nuovi piani di Vorkov è stato tutto in discesa, il malumore ha preso
il sopravvento su questi momenti “spensierati” e la tensione fra noi era
arrivata alle stelle. La guerra non si può combattere da soli, non dopo aver
trovato più persone che hanno dedicato il loro tempo a porre fine a quest’incubo
vivente, però non la si può neanche chiamare vittoria una guerra vinta ma non
combattuta.
“Presidente, non tutte le squadre del monastero hanno
avuto la fortuna di instaurare un rapporto così stretto. Anche io volevo
vendicarmi di Vorkov fin dal primo momento in cui ho messo piede nel monastero,
così come Sergey e Ivan, ma cosa succede ad una fiamma che non riceve più
legna? Si spegne. Allo stesso modo, non tutti hanno avuto l’opportunità di
conoscere un leader nato come Yuri, lui attizzava quella fiamma, essa rischiava
di spegnersi? Lui la riaccendeva. È la miccia che dava potenza al nostro
desiderio di vendetta e come nel passato, continua a farlo anche adesso
nonostante non possa parlare o muoversi, perché nonostante sia impossibilitato
sono proprio le sue condizioni a far crescere il nostro desiderio di vendetta”
Solo con me non tira fuori tutta questa saggezza e serietà.
“Boris da quando sei così filosofico?” lo prende in
giro Sergey ricevendo qualcosa addosso a giudicare dallo spostamento d’aria.
“Siete una squadra molto unita l’ho detto anche Yuri,
basatevi su questo per non cadere in un baratro” è l’ultima cosa che il
Presidente Daitenji dice prima di essere catturato dal panico che traspare
dalla ripresa della trasmissione. La situazione si sta mettendo male per Takao,
il beyblade stadium è stato evacuato per il potere distruttivo di Brooklyn
ormai fuori controllo. A quanto pare la forza di quel mostro non ha cedimenti,
maledizione.
Le parole di Boris mi risuonano nella testa, io sono
la miccia del nostro sentimento di vendetta, non so quando mi hanno attribuito
questo ruolo ma non posso spegnermi adesso! La mia squadra mi è rimasta accanto
nonostante tutto, continua a dimostrarmi fiducia nonostante il mio fallimento
contro la Bega e conta ancora su di me. Boris si sbaglia, non sono io che li
porto avanti, sono loro che mi danno la forza di continuare a lottare
affidandosi a me, ed egocentrico come sono nel mio ruolo di capitano è mio
dovere far sì che stiano bene. La vendetta non riguarda solo me contro Vorkov
ma tutti noi, io voglio vedere loro felici vendicando il dolore che abbiamo
subito in quelle disgustose mura, e non lo farò da solo. Un fascio di luce
irrompe in questa landa desolata, non mi abbindolerà di nuovo. “Scordati che io
mi arrenda!”
Dj Man urla l’intervento di Draciel nel bel mezzo
dello scontro che salva Takao dall’attacco di quel pazzoide. Non devono
contribuire solo loro dannazione! Se quel biondino può fermare un attacco posso
farlo anche io. Toglietevi di mezzo! La luce molto simile a quella
dell’incontro contro Garland mi invade e contraggo le dita istintivamente per
sforzarmi di non rimanere folgorato, senza capire immediatamente cosa ho appena
fatto.
Ho mosso le dita, questa volta per davvero. Wolborg mi
appare davanti più fiero che mai “Ce
l’hai fatta, sono orgoglioso di sé”, Mi sento incredibilmente leggero, come
se un macigno pesantissimo posto sul mio petto si fosse dissolto nel nulla.
Spalanco gli occhi senza mettere neanche a fuoco la
stanza scostandomi la mascherina dell’ossigeno dal viso, pervaso da
quell’adrenalina dirompente dopo troppo tempo di stallo. “Ci sono anche io!”
urlo con quanto fiato ho in gola dopo settimane passate a non sentire la mia
voce. Non mi importa di aver fatto quasi venire un infarto alle persone in
questa stanza, non mi importa dei muscoli indolenziti per questo cambio repentino
di posizione, io sono soltanto rapito dal televisore dove l’immagine di una
trottola racchiusa nel ghiaccio è uno spettacolo sublime.
tu lo sai che un
fiore può fiorire dal sale
come un canto che
sale
sono libero nessuno
mi sconfiggerà, no
tu non mi avrai così
oh yeah
Sono vivo e riesco finalmente a muovermi, è una
sensazione fantastica! Quasi mi sembra assurdo il solo piegare le nocche
intorpidite delle mani o le ginocchia, certo mettermi così seduto di botta è
stato un duro colpo per la mia resistenza. Sono spossato ma felice e respiro a
pieni polmoni quest’aria fetida di disinfettante e altre porcherie ospedaliere
solo per il gusto di sentirmi vivo. Alla mia sinistra il presidente accanto al
televisore mi guarda stupefatto pulendosi gli occhiali quasi non credendo di
vedermi nuovamente vigile. Come dargli torto, è stato per un mese notte e
giorno al mio fianco a vegliare e a incoraggiarmi, supplicandomi di aprire gli
occhi cercando in tutti i modi di dare speranza anche a sé stesso.
A poca distanza da me con ancora i piedi appoggiati
sul comodino Boris mi osserva come una statua di cera, più pallido di come lo
ricordassi, mentre dall’altro lato accanto al elettrocardiogramma Sergey si
pizzica da solo una mano per assicurarsi di non star sognando.
“Yu…” Boris con uno scatto repentino si issa in piedi
osservandomi come se fosse uno scanner dall’alto in basso più volte prima di
distogliere lo sguardo imprecando per la lacrima sfuggita al suo controllo.
Sospiro senza sapere bene cosa dirgli, non sono bravo a consolare le persone
soprattutto se stanno male per me “Boris…” la mia voce roca è interrotta dalla stretta
ferrea in cui mi avvolge all’improvviso all’altezza delle spalle. Non riesco a
muovermi tanto è forte la presa e nel momento in cui Sergey contribuisce con il
suo peso scaraventandosi addosso finiamo tutti e tre distesi sul letto.
“Ragazzi per favore fate piano che rischiate di fargli
male” le parole del Presidente sembrano non scalfirli minimamente dato che la loro
presa si intensifica ancor di più facendomi mancare l’aria. Non mi hanno
abbracciato così neanche quando ci siamo liberati di Vorkov dopo il primo
campionato mondiale. “Bentornato capitano” la voce di Boris è un sussurro
dritto nell’orecchio mentre cerco di sollevarmi facendo perno sulle braccia. I
due capita la mia difficoltà di movimento si alzano permettendomi di fare
altrettanto e di respirare nuovamente in modo normale. Sergey accenna un
sorriso nella mia direzione alzando il pollice in segno di vittoria e proprio
mentre ricambio il gesto Boris mi afferra per le spalle scuotendomi da parte a
parte come una bambola di pezza “Maledetto idiota! Te la sei presa comoda!”.
Sergey allarmato si avventa sulle sue braccia muscolose allontanandolo prima
che faccia qualche sciocchezza mentre il presidente si asciuga la fronte con il
tovagliolo al massimo dell’agitazione, credo stia pregando.
Speravo che la modalità “sensibilità” di Boris durasse
qualche minuto in più, niente da fare.
“Boris ti ha dato di volta il cervello?!” Sergey con
una voce così alterata mi stupisce, non l’ho mai visto tanto incavolato “Vuoi
rispedirlo di nuovo in coma?!”
“Cosa vuoi tu? Vedi di farti gli affari tuoi! Ti ho
già sopportato come compagno di stanza in questo ospedale. E il rossino qui
accanto deve scontare tutta l’ansia che ci ha fatto venire in quest’ultimo mese
con la brillante idea di fingersi morto in più di un’occasione” alzatosi in
piedi mi addita con enfasi come se fossi la causa dei mali del mondo. “Guarda
che siamo stati compagni di stanza anche al monastero per anni, sono io quello
che dovrebbe lamentarsi! In più Yuri non si fingeva morto lo era per davvero!”
Lo ammetto, mi sono mancati i loro battibecchi.
Nella lotta verbale il presidente Daitenji dopo aver
tentato di placarli intimando loro di abbassare il tono di voce ma bellamente
ignorato, ha abbandonato i suoi buoni propositi da pacificatore concentrandosi
sulle mie condizioni. Stupefacente come continui a prendersi cura di me con
questo fracasso facendo finta di nulla. “Yuri come ti senti? Chiamo il medico
per gli accertamenti”
“No! Non adesso, devo alzarmi! Takao sta combattendo e
sono sicuro vincerà, in quel momento io dovrò essere lì.” Il mio tono risoluto
non viene ascoltato dal presidente Daitenji che si allontana alla ricerca di un
medico facendo finta di non aver capito le mie parole e al tentativo di
spostare le lenzuola i due si ammutoliscono spingendomi disteso nel letto,
improvvisamente d’accordo anche nei gesti oltre che nelle parole.
“Tu non vai da nessuna parte! Vuoi ritrovarti di nuovo
in un letto di ospedale?! Ti si vedono le costole, un soffio di vento e voli
via.” Non ricordavo di avere a che fare con due compagni iperprotettivi.
“Levatevi di mezzo!” sibilo liberandomi con uno
strattone dalla presa al polso di Boris e dalle flebo attaccate al mio braccio,
prima di scagliare il lenzuolo su Sergey offuscandogli la vista e balzare giù
dal letto. Apro in fretta l’armadietto cercando i miei vestiti e prendendoli
per un soffio prima che l’anta, chiusa con violenza da Boris, mi tranci una
mano. Evitando l’ennesimo tentativo di bloccarmi infilo i pantaloni della
divisa “Potevate portarmi dei vestiti intatti” dico in una smorfia vedendo le
condizioni dei miei abiti logori. L’occhio di Boris sembra colpito da un tic
nervoso, ottimo sono riuscito a farlo innervosire così sarà più facile
distrarlo. “Credi che mentre tu ti sei fatto un mese di sonno noi siamo stati
in vacanza a zonzo per la città?!” no per nulla, so bene tutto il dolore che hanno
attraversato in questo periodo e la loro difficile riabilitazione ancora in
corso. Mi limito a osservarlo sospirando pesantemente, odio queste situazioni
di confronto verbale sui nostri “sentimenti”.
“Siamo stati un mese con l’ansia addosso pensando che
da un momento all’altro ci avresti lasciato. Con la paura che un solo sguardo
di troppo potesse esserti fatale!” con una mano scosta Sergey avvicinatosi nel
tentativo di calmarlo e riduce la distanza che ci separa urlandomi in faccia
“Ci siamo dedicati per una volta nella vita ad una buona causa venendo umiliati
a livello mondiale, ritrovandoci in dei letti d’ospedale, noi due tutti
indolenziti e tu ad un passo dalla morte! Come pensi potessimo solo farci
vedere in giro, da Takao o da quegli avvoltoi dei giornalisti con l’orgoglio
buttato sotto i piedi?! Con la ferita aperta di una cocente sconfitta che è
stata capace di logorare la squadra rendendoci lo zimbello perfetto per gli scopi
di Vorkov, secondo te avremmo mai potuto far vedere la nostra faccia in
pubblico?!” Ha ragione, probabilmente al suo posto nelle posizioni invertite gli
avrei urlato contro le stesse cose. Sergey sorpassa entrambi avvicinandosi alla
finestra alle mie spalle, riflessivo come al solito “Yuri, è stato come vivere
in una terra arsa e desolata, dove dopo aver distrutto tutto è stato gettato
del sale per non fare crescere niente. Il tutto in modo tale che la nostra
speranza per un tuo risveglio e per la definitiva sconfitta di Vorkov si
spegnesse:”
Mi limito a togliere la vestaglia ospedaliera e infilarmi
la maglietta con maggior lentezza possibile, cercando bene le parole con cui rispondere
“Io mi sono svegliato, quindi cosa ci facciamo qui? Per essere poeta quanto te,
il fiore della speranza deve essere sbocciato un minimo se io mi sono
svegliato.” Il biondo scuote la testa osservando un punto lontano all’esterno,
mentre la mano di Boris mi spinge contro la finestra facendo attenzione a non
farmi sbattere con forza “Ma allora non hai sentito quello che ti ho detto?”
“Si che ho sentito, e non solo quello detto ora. Sei
stato tu a farmi promettere di svegliarmi” non saprò mai il modo in cui voleva
insultarmi, alla mia risposta si è imbambolato fissandomi con occhi vitrei. D’altro
canto io assottiglio lo sguardo alla vicinanza ancor più ridotta aspettandomi
un qualunque suo colpo di testa “Tu ci si sentivi?”, una sola domanda che in
realtà ne racchiude molte di più. Hai sentito il mio tono disperato? Sì. Hai
ascoltato tutte le mie considerazioni sul tuo conto? Sì. Ti sei risvegliato per
dimostrare di non esserti arreso? Sì. Sai che ti sono stato accanto a soffrire
come un cane e nonostante questo hai tirato la tua frecciatina? Sì. Ti sei
svegliato perché me lo ha promesso? Sì.
Questo è il vantaggio di discutere con Boris, aver
vissuto anni in cui non potendo parlare abbiamo dovuto imparare a capirci con
lo sguardo ci ha fornito questo modo di comunicare tutto nostro. Noi siamo
quelli che arrivavamo a scatenare una rissa solo supponendo ciò che l’altro
pensava, una vita insieme che permette di racchiudere il concetto in una parola
molto più coincisa. “Sì”
Provo ad avanzare ma Sergey riduce la distanza tra noi
bloccandomi le vie d’uscita, deciso a non farmi uscire senza i controlli del
medico. Ecco, con lui il rapporto è diverso, è sempre stato colui che non sono
riuscito a proteggere dai guai (in cui finiva per seguire quella testa calda di
Boris) perché al contrario, lui è sempre stato iperprotettivo verso di me. Mai
una parola sbagliata, mai un gesto fuori contesto, è la persona con cui ho
avuto meno diverbi in assoluto. Almeno finora.
“Perché vuoi uscire a tutti i costi ora?” quasi mi
viene da sorridere all’ingenuità di quella domanda. “Non lo hai sentito Boris?
Siamo diventati lo zimbello degli appassionati di Beyblade dopo il nostro
tentativo fallito di distruggere la Bega. Ora Brooklyn è in una crisi
esistenziale contro Takao che sta prevalendo, quale miglior momento per
guardare finalmente quel monaco dall’alto in basso, gustandoci la sua
espressione logorata dall’ennesimo fallimento?” Sergey mi osserva quasi
cercasse un inganno nelle mie parole, un sotterfugio in cui io ammetta di
diventare di nuovo un kamikaze. “Promettimi che non farai nulla che possa
compromettere la tua salute” annuisco e lui si allontana dirigendosi verso la
porta. Mi volto verso Boris che dopo aver scosso la testa mi lancia la giacca
“Sei sempre il solito manipolatore”
Ammetto che uscire dall’ospedale con il mio aspetto
non poco appariscente è stata un’impresa, l’infermiera del piano ci ha scoperti
subito e siamo dovuti correre via come dei forsennati in direzione
dell’ascensore. Le fughe di Boris hanno dato i loro frutti, sapeva dove andare
evitando le zone più affollate e giunti nell’ascensore dove le porte non
decidevano di chiudersi con un infermiere sempre più vicina ha avuto la
brillante idea di rendere il tastierino numerico difettoso ancor più inutile
prendendolo a pugni. Il risultato è stato un sali e scendi continuo di piani
neanche l’ascensore fosse diventato una giostra.
Pensandoci, non credo che fare una corsa con fuga
dall’ospedale dopo essersi appena svegliati dal coma sia esattamente una delle
attività consigliate per la guarigione. Soprattutto se tale attività motoria
sbagliata viene sottolineata dallo sguardo di rimprovero di Sergey, offeso dal
mio rifiuto al suo tentativo di prendermi in braccio dopo l’ennesimo colpo di
tosse.
Giunti nella sala d’attesa all’entrata, all’apertura
delle porte davanti a noi è apparsa la figura sconsolata del presidente
Daitenji “Sapevo che non era una buona idea lasciarvi da soli in stanza, ahimè”,
blocco Boris che ha tutte le intenzioni di accoppare il nonnetto pur di uscire,
giusto in tempo dato che il presidente si allontana spronandoci a seguirlo “Su
forza, non ho l’età per fermare tre scapestrati determinati ad uscire di qui… non
volevate andare sul luogo dello scontro?”
Dopo il viaggio sembrato un’eternità, giunti a
destinazione ci fiondiamo fuori dal veicolo correndo verso la sporgenza
rocciosa più vicina seguiti dal presidente che arranca cercando di starci
dietro. È del tutto involontario il sorriso che mi stampa sulle labbra venendo
Takao e i suoi compagni esultare per la vittoria e non diminuisce neanche
quando sentendomi osservato mi volto a sinistra trovando Kei in piedi su uno
spuntone di roccia poco distante con un accenno di sorriso. “Hiwatari sei
rimasto così affascinato dalla tappa egiziana del campionato?” urla Boris
sarcastico nella sua direzione ricevendo un dito medi in risposta mentre Sergey
mi indica un punto in basso quasi sotto la nostra posizione. Seguo la direzione
del suo dito trovando Vorkov inginocchiato a terra mentre compatisce sé stesso,
umiliato e sconfitto una seconda volta, questa volta definitivamente. Appena il
suo sguardo si rivolge nella nostra direzione Boris mi avvolge un braccio
attorno alle spalle alzando l’altro in segno di vittoria guardandolo con un
sorriso serafico stampato in faccia e Sergey dall’altro lato a braccia conserte
ghigna sembrando più imponente del solito mentre mantiene stretto tra le mani
il cellulare con una videochiamata in corso ad Ivan. Potrei rimanere in eterno
a godermi questa scena.
Gli occhi di Vorkov esprimono odio puro quando si
concentra sulla mia figura, sfoggio il mio miglior sorriso sadico e felice al contempo
mentre lo guardo con superiorità dopo anni, io in alto e lui in basso. Te lo
avevo detto anni fa ricordi? “Tu non mi avrai mai.”
Mimo la frase con la bocca accentuandone i movimenti
per fargliela capire anche a distanza, obiettivo sicuramente riuscito dato che
il suo sguardo saetta altrove mentre le sue mani si stringono convulsivamente a
pugno.
Note dell’autrice
Salve a tutti!
A te coraggioso lettore che hai aperto la mia storia e
sei arrivato fino alla fine, se ti va fammi sapere cosa ne pensi lasciandomi un
piccolo parere!
Sono tornata con una nuova one shot a me
particolarmente cara, è una delle poche in cui mi sono sentita particolarmente
coinvolta nella scrittura e spero che il risultato finale sia di vostro
gradimento. Ho cercato il più possibile di non deviare i caratteri dei
personaggi in queste situazioni che purtroppo nell’anime non hanno mostrato,
secondo la serie Boris e Sergey sono spariti nel nulla ma in ospedale dovranno
pur esserci arrivati. Per quanto riguarda la canzone “Non mi avrai – Zucchero” confesso di averla trovata in un amv di Yuri su youtube e
di averla considerata particolarmente adatta al personaggio, seppur breve a me
ha trasmesso molto e consiglio di ascoltarla per la storia.
Ringrazio in anticipo tutti coloro che dedicheranno un
po’ del loro tempo a questa mia creazione, e se lasciate una recensione io sono
super felice! Mi piace sapere cosa pensate delle cose che scrivo.
Un abbraccio a tutti voi,
Aky <3
Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Takao Aoki, questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.