So d’afa anche d’inverno
Scarpe come rivoli su cassonetti precipitati
in buche scalze
ricordi che parlano di birre ghiacciate
soffi di vento che fanno crollare pezzi di vetro
-che raccolgo con le mani perché ho bisogno di dolore-
sono le incomprensioni mai risanate
i colori della tua iride
le cose implose che non ho detto.
Si sgretolano
le voragini nere che tracannano
l’azzurro del cielo –
Brucio con la benzina i germogli che mi crescono davanti
perché voglio il passato, non il futuro
di cui non mi importa;
Un muretto
le macchine che sfrecciano nel silenzio della notte
due rossi gerani come pensieri.
Venti rosa
il sole che mi oscura la vista
terra sotto i piedi
insegne al neon
lo sguardo che riconosco tra la folla
la paura di cadere
una pasta in bianco
ombrelli variopinti alla stazione.
E improvvisamente mi sento meglio quando piove
quando nei boschi mi ritrovo
quando un po’ piango per liberare la plastica
dagli occhi
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In una minuscola cavità del cuore
in una frazione della strada
che percorro per tornare a casa
nell’ala variopinta della farfalla che si posa sulle mani
mi chiedo se ci sono ancora
o se sono la copia sbiadita del me di ieri
nel presente lascia tracce che a ritrovar
mi sono perso.
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