Ventiquattr'ore

di killian44peeta
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Il computer sembrava letteralmente bollire, emetteva suoni che, sinceramente, la ragazza odiava.

Era palese.

Il rumore della ventola che si agitava, rotando pigramente e sbuffando come una bestia arrabbiata, buttando fuori il caldo, mentre sembrava stare per saltare in aria, beh... Decisamente non era il massimo.

Disturbava il suo ascoltare la musica, rallentava il metal che si scambiava di brano in brano con il rock e che era sparato nelle sue orecchie tra growl e chitarra elettrica spacca timpani, facendo saltellare le parole con incompletezze e periodi di pausa che parevano infiniti.

Si poggiò la mano sulla fronte, disperata, quando l'aggeggio che doveva chiamarsi computer, risalente al periodo del paleolitico nel suo sistema DOS 3.0, saltò su con un sonoro quanto fastidioso 'piuuu' lasciandola lí, senza i suoi amati cantanti del rock nelle orecchie, con un -Ma vaffanculo- masticato tra le labbra, staccando ferocemente la spina con pura e viva stizza, particolarmente offesa dall'atteggiamento del vecchio portatile.

Era proprio una schifezza il dover utilizzare lo scarto di computer di suo fratello maggiore Alex, lui poteva avere tutto quello che desiderava, di elettronica, lei doveva accontentarsi dello scarto che lasciava inutilizzato.

Non che se ne lamentasse completamente, per carità, sempre meglio che non averlo, però...

Avrebbe voluto scrivere in quel momento, o, nel caso in cui le fosse passata l'ispirazione, vedere un episodio di uno dei suoi anime preferiti, ma a quanto pareva, il computer era completamente contro alle sue idee, impedendoglielo, lasciandola proprio sul più bello.

-Dannato. Dannato aggeggio di merda- sputò, continuando a lungo con una spire di insulti che parevano decisi a continuare ancora per parecchio tempo.

Il linguaggio lo aveva preso tutto dal fratello quando giocava alla PSP o ad uno dei suoi giochi in generale, non poteva farci nulla, era diventata una scaricatrice di porto nata.

Si passò le mani tra i capelli rossi e dannatamente troppo lisci, tutto per l'esasperazione del momento, battendo le palpebre più volte, così tante volte che temette ad un tratto di perdere le lenti a contatto.

-E ora?- sospirò, espirando ed inspirando piú volte per calmare il bollente spirito e per ragionare -Che cavolo faccio?-

Tacque diversi secondi, mordendosi il labbro, quasi scannandosi il cervello pur di raggiungere una conclusione, ma senza successo, guardando ripetutamente lo schermo nero.

-Non mi và di riaccendere il computer, lo ho già fatto almeno quattro volte in una mattina, ne ho piene le scatole- si lamentò a mezza voce, emettendo una pernacchia distorta, lottando per qualche secondo con un nodo che aveva trovato tra alcune ciocche vicino alla cute.

Forse avrebbe dovuto fare qualcosa di diverso, anzi, decisamente avrebbe dovuto se il vecchietto preistorico voleva farla così tanto dannare.

Ed eccolo lì.

Il lampo di genio giunse al ripensare a quella vecchietta, quella strana vecchietta nel Game Store.

"E se provassi ad utilizzare il nuovo gioco comprato? Quello a realtà aumentata?" Pensò di colpo, quasi saltando sulla sedia all'idea.

Lo aveva quasi dimenticato, davvero, forse perché la fine della scuola la aveva resa così tanto euforica da quasi cancellarlo dalla testa, nonostante fosse palesemente emozionata ed innamorata di quella realtà virtuale.

Dei fighi animati, delle route in cui sicuramente si sarebbe stra innamorata di ogni personaggio e della sua storia, sbavandoci a dietro come non riusciva a non fare.

Non poteva chiedere di meglio, questo si disse.

Se lo era permesso siccome la paghetta raccimulata aveva coperto la spesa, ottenuta da mesi e mesi di pulizie forzate che era più che sicura che non avrebbe più rifatto, soprattutto per le preghiere che il suo naso le aveva fatto a contatto della polvere.

Guardò il sacchetto che aveva gettato in fondo alla scrivania per nasconderlo da occhi indiscreti, tirandolo fuori e appoggiando il contenitore con il CD del gioco sul letto, ovviamente solo dopo aver osservato attentamente la scritta che dominava la plastica, accompagnata già da un ragazzo virtuale di un sexy che la lasciava priva di ossigeno.

"É una divinità per i miei ormoni" pensò, sognante, osservandone i capelli scuri e gli occhi sottili, simili a quelli di un gatto, sgusciando poi al di fuori della stanza, camminando in punta di piedi sul parquet, raggiungendo la stanza del fratello, immersa nell'oscurità, la quale era interrotta solo dalla luce del computer.

Alex stava smanettando con un pc Apple così nuovo da far venire il vomito, le cuffie ben coricate al di sopra delle orecchie, gli occhi coperti dal paio di occhialini che evitavano al fratello di rimanere accecato dai cambiamenti di luminosità dello schermo.

Certa che non la vedesse e che neppure la sentisse, cosa probabilmente vera, soprattutto per via del fatto che era palesemente drogato di elettronica e hip hop a massimo volume, mettendosi a gattoni, raggiunse il cassetto dove lui teneva il casco elettrico che serviva per il gioco.

Mentre cercava di distinguere il cavo principale, lo udí imprecare e quasi si prese un colpo mentre esalò uno -Ma sei una stronza!- che all'inizio credette fosse stato nei suoi confronti.

Con il cuore che sbatteva come un disgraziato nel suo petto, riuscí a riflettere rapidamente e realizzare che, uno, no, non ce l'aveva con lei e che, due, sí, doveva muoversi, altrimenti un secondo accidente simile le avrebbe fatto prendere uno stramaledetto infarto.

Lo afferrò rapidamente, il casco con il cavo, quasi scappando dalla stanza, ridacchiando appena per il nervosismo e schizzando in camera come se non fosse mai stata dal fratello.

Se qualcuno glielo avesse chiesto, lei era innocente come un bambino appena nato: avrebbe sicuramente esibito lo sguardo da cucciolo più dolce e l'espressione più confusa che poteva realizzare il genere umano... Ma ovviamente avrebbe dovuto nascondere le prove, altrimenti sarebbe stata palesemente fottuta.

Tutta piena di entusiasmo ed emozione, attaccò il cavo alla presa, infilando il CD nel casco, provocando così la scritta "loading..." in cui si costrinse ad aspettare il "ready" per poterlo mettere.

Appena infilò il casco, un brivido le percorse la schiena, mettendo a fuoco lo sfondo nero, con una sola scritta rossa che lo dominava, gettandosi così sul letto di peso.

Avvertenze : leggere attentamente le caratteristiche dei personaggi prima di selezionare la route. Il gioco potrebbe essere inadatto per persone con problemi di epilessia o con depressione e/o facile capacità di disturbo psichico. Vuoi continuare?'

La rossa rimase perplessa dall'introduzione, ma non si fece scoraggiare.

Dopotutto era un fantasy, ci sarebbero stati sicuramente scenari di guerra e morte.

Lei si mangiava gli horror come si mangiava il pane, nessun problema, il sangue non la disgustava.

Si limitò dunque ad annuire, cosa che fece partire dunque il gioco.

Una luce bianca la immerse, mentre spuntavano vari tasti.

-Inserisci il tuo nome- fece una voce femminile, particolarmente dolce e carezzevole alle sue orecchie, strappandole un sussulto per la sorpresa.

-Ehm...-

-Il tuo nome é Ehm, dai conferma?-

-N...N...No!- la rossa agitò le mani a destra e manca, cercando di non mettersi a ridere lì per lì.

Le realtà virtuali erano magnifiche, ma allo stesso tempo maledettamente stupide.

-Inserisci il tuo nome- ripeté dunque la voce, con lo stesso identico tono di quello che aveva avuto in precedenza.

-Natalie.- fece, calma, pronunciando quelle lettere con lentezza, cosí che il robot comprendesse a pieno e che non finisse con lo sbagliare platealmente la scrittura.

-Il tuo nome é Natalie, dai conferma?-

"Grazie al cielo"

-Sí.- la rossa prese un respiro - Sono Natalie-





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