Soltanto una vacua consolazione

di Mocchan
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Storia prima classificata a pari merito al contest “San Valentino versus San Faustino” indetto da MaryLondon sul forum di EFP.
Prompt: San Faustino (giornata dei single)

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Soltanto una vacua consolazione


Sedeva sul divano, fissando un punto imprecisato della stanza.
La solitudine che percepiva non era dovuta a quella giornata in particolare, ma piuttosto a una situazione generale, quotidiana, che non dava segno di evolversi.
Vagò con lo sguardo per l'enorme loft, silenzioso e opprimente, e la figura di Guan Shan emerse, sfocata. Non gli stava prestando attenzioni, non ricambiava nemmeno il contatto visivo, nessuna espressione traspariva dal suo volto.
«Guan Shan...» chiamò piano, in un sussurro impercettibile. In qualche modo, il suo richiamo giunse a destinazione; l'altro si fece avanti nella sua direzione, attraversando quel desolato spazio vuoto, privo di qualsiasi forma di calore.
Di fronte a lui, Guan Shan si inginocchiò portando la linea visiva sullo stesso livello. Gli occhi di una sfumatura di corallo ebbri di appetito carnale, le labbra umettate dalla lingua che scivolava morbida e procace fra di esse.
Con la fame negli occhi catturò ogni dettaglio di quel viso, di quei lineamenti duri, aspri, ma al contempo deliziosamente amabili. Si sporse in fuori, cercando di raggiungerlo, di colmare l'odiosa distanza che separava i loro corpi. Guan Shan glielo impedì. La sua mano era andata a posarsi, ferma e sicura, sul suo petto. He Tian la fissò e la seguì assorbito mentre questa scendeva lungo il torace, arrivando a sfiorare e massaggiare i muscoli dell'addome. Gemette sotto quei tocchi agognati, gemiti e sospiri che si intensificarono quando la mano riprese a scivolare ancora più giù.
Lungo il basso ventre.
Lì, in mezzo alle gambe.
Attraverso la stoffa dei pantaloncini della tuta poté coglierne il calore, la presenza, la pressione esercitata sapientemente per eccitarlo e creare in lui un senso di aspettativa. Perché il suo corpo fremeva nell'attesa, alla prospettiva di soddisfare il suo bisogno carnale e spirituale.
Ma sul volto di Guan Shan non vi era alcuna espressione, nessun sentimento, e quando la bocca si dischiuse nel tentativo di parlare, dalla gola non scaturì alcun suono.
Tian serrò le palpebre, prendendosi un lungo, distensivo istante per tornare in sé. Quando riaprì gli occhi, di Mo Guan Shan non c'era traccia nell'appartamento. Inarcò le labbra in una linea sottile, amareggiato, e abbassò lo sguardo per constatare la presenza della sua mano fra le gambe. E sotto di essa un rigonfiamento pulsante.
Deglutì, mandando giù la saliva in eccesso che si era accumulata in bocca. Si abbandonò contro lo schienale, con la mano libera che andò a strofinare il volto mentre l'altra non ne voleva sapere di lasciare la sua postazione.
Con la coda dell'occhio individuò lo smartphone accanto a lui sul divano. Lo raccolse e celermente cercò nell'applicazione di messaggistica la chat con Guan Shan.
“Che fai, piccolo Mo?”
Restò in attesa il tempo di un minuto. L'imprecazione che giunse come risposta gli strappò un sorriso. In qualche modo avrebbe trovato una maniera per consolarsi.




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