Farfalle
Una miriade di colori
diversi, mescolati insieme in un unico esserino, talmente impalpabile
da sembrare fragile, talmente bello da sembrare irreale. Si spostava da
un fiore all’altro, piano, delicatamente. Non c’era
fretta nei suoi gesti, nessuna paura, perché è la
sua bellezza la sua protezione.
Chuck si
portò un bicchiere di scotch alle labbra, senza smettere di
fissare la farfalla spostarsi da un fiore
all’altro. Sotto di sé New York si
svegliava, per quanto fosse possibile nella città che non
dorme mai. Lui non aveva bisogno di svegliarsi quella mattina.
Effettivamente non era mai andato a dormire. Ripose il bicchiere ormai
vuoto su un tavolino di paglia intrecciata e rientrò nella
stanza. Una ragazza dormiva nel suo letto, i lunghi capelli sparsi
disordinatamente sul cuscino. Si fermò un attimo a guardarla
prima di avvicinarsi e accarezzarle una guancia. Al contatto la ragazza
mugugnò, senza però svegliarsi. Un sorriso
attraversò il volto di Chuck Bass, prima che il suo sguardo
gli cadesse sui gigli risposti sul comodino. Cercando di non svegliare
la ragazza, provò a prendere uno di quei fiori e,
ottenutolo, con esso iniziò a solleticare il suo viso,
mentre con l’altra mano le accarezzava i capelli.
Infastidita, la ragazza si girò su di un fianco,
scoprendosi. Il sorriso sul volto del ragazzo si allargò
ancora di più mentre, con lo stesso fiore, percorreva la
schiena fino a fermarsi su di un tatuaggio nascosto: una piccola
farfalla. Delicata, come chi la indossava, ma allo stesso tempo
capricciosa nei suoi mille colori che macchiavano la pelle altrimenti
perfetta. Era assolutamente convinto di essere l’unica
persona ad aver mai visto quel tatuaggio, così come la
persona al quale era dedicato.
“Che stai
facendo?” una voce impastata di sonno lo richiamava dai suoi
sogni. Ed eccole, le uniche parti dormienti di Chuck Bass si erano
risvegliate al suono della voce della loro padrona. Esserini
svolazzanti che, con la loro presenza, mandavano in visibilio chi le
possedeva, ma al tempo stesso portavano via sonno, fame, la ragione
stessa. Farfalle.
“Sveglio la
mia fidanzata, che credevi stessi facendo?”
“Vorrei
essere svegliata così tutti i giorni, allora!” le
ultime parole prima di attirarlo a sé e baciarlo. E mentre
Chuck ricambiava quel bacio, non poteva che pensare a quanto amasse
quella ragazza. Bellissima, con i suoi capelli scuri e gli occhi color
cioccolato, così grandi ed espressivi; femminile, elegante,
perfetta in ogni occasione. Tutta apparenza. Perché se Blair
Waldorf poteva sembrare una donna tutta di un pezzo, incapace di
lasciarsi sopraffare da nulla, lui sapeva la verità. La
forza che traspariva dai suoi gesti era solo un pallido tentativo di
mascherare la sua insicurezza; il suo atteggiarsi da regina del mondo
segnalava la mancanza di attenzioni da parte di sua madre; la
cattiveria dei suoi piani diabolici solo paura di perdere il controllo.
Di sé stessa, del mondo che la circonda. Perché
era questo ciò che Blair amava di più, avere il
controllo di tutto. E proprio perché lui era
l’unica persona al mondo a conoscerla così bene,
doveva essere l’unica persona ad averla. E c’era
solo un modo per farlo…
“Blair”
un sospiro mentre la ragazza faceva scivolare via la sua camicia,
decisamente inutile in quel momento “Blair, ti prego,
fermati.”
Blair si
fermò sorpresa: non era da Chuck Bass fermarsi sul
più bello. Eppure c’era qualcosa che non andava,
lo poteva notare dalla sua espressione vagamente stralunata, dal sudore
che gli imperlava la fronte e dal modo di chiudere e riaprire i pugni.
Che fosse… nervoso?
“Che
succede?” Chuck si rialzò a malincuore, ma
c’era una cosa che doveva fare ed era necessario avere tutti
i vestiti addosso per avere almeno un minimo di credibilità.
“Io e te
dobbiamo parlare.”
Panico. Blair si
strinse il lenzuolo bianco al seno mentre il terrore si impossessava di
lei. La frase che presagiva tutte le catastrofi. Quante rotture erano
iniziate così?
“Stiamo
insieme da quanti anni ormai? Quattro? Cinque?”
- Cinque anni e tre
mesi - pensò lei chiudendo gli occhi, pronta a ricevere il
colpo. “Abbiamo condiviso momenti irripetibili, litigato
almeno una volta a settimana, fatto pace nei modi più
piacevoli, oserei dire, ma adesso è ora di finirla con i
giochetti da bambini…”
Blair scese dal letto
cercando a stento di trattenere le lacrime.
“Non dire
altro” non voleva sentire, aveva capito il messaggio. Si
chinò raccogliendo le sue cose che erano state sparse nella
furia della sera prima. Dov’erano finite le mutandine?
“Ascoltami.
È stata una delle prove più difficili della mia
vita, ma…”
“BASTA!!
Smettila, ho capito che vuoi chiuderla qui!”
lasciò cadere il lenzuolo mentre si rivestiva
“E’ vero, litighiamo spesso, non ci sopportiamo la
metà delle volte e sappiamo farci odiare, ma pensavo che in
fondo potessimo sopportare tutto. Pensavo che tu mi amassi!”
Chuck rimase sorpreso
dalla reazione della ragazza: ma come aveva fatto ad arrivare a una
conclusione del genere?
“Io non
ho… non…”
balbettò…
“Vattene,
vattene…” prese gli orecchini dal comodino e se li
rimise, ma sentiva che le mancava qualcosa. “No, aspetta,
dov’è il mio anello? Ce l’avevo ieri
sera, l’ho lasciato qui con gli orecchini!”
“E’
sul tavolo” sussurrò il ragazzo lasciandosi cadere
su una sedia e continuando a chiedersi dove avesse sbagliato,
perché quella pazza della sua ragazza fosse arrivata a
quella conclusione.
Nel frattempo Blair
aveva recuperato il suo anello e, quasi senza neanche guardalo, se
l’era messo al dito. Quasi! Un brillio sospetto attrasse la
sua attenzione. Da quando un rubino emetteva tutta quella luce? E poi
lo vide: al suo dito non c’era il suo vecchio anello con
rubino, ma un solitario, un enorme diamante.
“Ma…
che vuol dire?”
Forse non era tutto
perduto, pensò Chuck: forse una dichiarazione normale non
era possibile, perché loro erano Chuck e Blair, Blair e
Chuck e tutto dove essere fatto a modo loro, anche la più
classica delle richieste.
“Io non ho
mai pensato di lasciarti” le sussurrò
avvicinandosi e inginocchiandosi di fronte a lei “Blair
Waldorf, mi vuoi sposare?”
E questa volta, le
lacrime di Blair furono unicamente di gioia…
N.d.A. Io amo Chuck
Bass! *_* E Chuck non sarebbe lo stesso se non avesse al suo fianco
Blair. Anche se in questa storiella lui è un tantino OOC, mi
piaceva l’idea della proposta di matrimonio! ** A parte
questo, ammetto io stessa di non essere convinta del finale e di
conseguenza di tutta la storia… per questo spero in un
vostro giudizio!! ^_^
Grazie per aver anche solo sbirciato questa storia!!
Fanny
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