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MY WORLD
Qualcosa di stupido
La
campanella era suonata da almeno mezz'ora e la maggior parte degli
studenti era già tornata a casa.
A restare nei paraggi erano rimasti solo i più diligenti o
agli alunni dell'ultimo anno che dovevano recuperare qualche materia,
studiare per il prossimo test o ripetere l'ultima lezione assicurandosi
da essere pronti per quella successiva.
Bulma ed i suoi amici rientravano in questa categoria, dovendo
riesaminare le nozioni più difficili. Così, come
avevano fatto in diverse precedenti occasioni, si erano trovati un
posto nella biblioteca della scuola, in mezzo ai loro coetanei, per
studiare in gruppo. Avevano scoperto che le lacune di uno potevano
essere colmate da qualcun altro dandosi una mano reciprocamente.
Dopo un pasto veloce nella mensa, il quintetto si era precipitato in
cerca di un tavolo da poter reclamare, prima che i posti si esaurissero
occupati da altri studenti.
Fu dopo essersi impossessata in via temporanea di una sedia che Bulma
si accorse, avendo verificato nel proprio zaino, dell'assenza del suo
astuccio. A fatica fece mente locale ricordandosi infine che l'ultima
volta in cui lo aveva visto risaliva alla fine delle lezioni, sul suo
banco. Si domandò se lo avesse mai riposto nella borsa o se
invece, distratta da altri pensieri, lo aveva abbandonato lì.
Sbuffò sommessamente attirando l'attenzione dei suoi amici.
“Che succede?” bisbigliò Yamcha,
cercando di non disturbare gli altri allievi che erano già
in biblioteca. Bulma rispose con una smorfia “Credo di aver
lasciato l'astuccio in classe” rispose alzandosi
“Vado a vedere se è ancora
lì”.
Non aveva fatto che un paio di passi, quando udì il
silenzioso stridere di una seconda sedia. Voltandosi si
aspettò quasi di vedere Yamcha in piedi, pronto ad offrirsi
volontario per andarlo a recuperare, essendo una cosa che faceva
sempre. Tuttavia fu Lazuli a dire “Vengo con te”.
“Oh” si sorprese Bulma, colta alla sprovvista. Le
due ragazze si conoscevano dal primo anno, ma non si erano rivolte la
parola fino al terzo, da quando Lazuli aveva iniziato la sua relazione
con Crilin. Andavano abbastanza d'accordo, ma avevano poche cose in
comune, pertanto era meglio avere almeno una terza persona a colmare il
vuoto.
Erano infatti rare le occasioni in cui rimanevano da sole e Bulma
doveva spesso trovare cose da dire nella speranza di aprire un dialogo.
Lazuli era una persona di poche parole e quando non le interessava un
discorso lo uccideva e seppelliva senza pietà grazie ai suoi
disinteressati monosillabi.
Nonostante ciò, Bulma aveva col tempo imparato ad apprezzare
l'altra ragazza che per quanto apparisse fredda e distante si era
rivelata gentile e di buon cuore, nonostante i suoi silenzi.
Se non altro si era rivelato un buon esercizio per quando si era
trovata a dover interagire con un altro brontolone di poche parole e
che aveva deciso di andare in silenzio stampa dopo la discussione del
giorno precedente, quando gli aveva detto della borsa di studio. Quello
strano dialogo balzava ancora nella sua mente come un suono fastidioso
che ronza in sottofondo senza mai smettere di rimbombare nel cervello.
“Grazie per avermi accompagnata” le disse Bulma,
una volta fuori dalla biblioteca, cercando di eliminare Vegeta dai suoi
pensieri, almeno per il momento. Lazuli alzò le spalle
“Andiamo solo nella stessa direzione. Devo andare in
bagno” la informò, passando una bionda ciocca di
capelli dietro l'orecchio, com'era solita fare.
Nonostante la freddezza che le era stata dimostrata, Bulma le sorrise.
Vegeta tornò prepotentemente nei suoi pensieri, aver pensato
a lui era come toccare una famigerata porta aperta.
Si era comportato in modo strano al telefono, le era sembrato quasi
arrabbiato ma non riusciva a darsene una ragione. Dopotutto gli aveva
dato una buona notizia, perché l'avesse presa
così sul personale non riusciva a comprenderlo.
Aveva provato a contattarlo in serata e quella mattina stessa, ma il
silenzio radio di Vegeta stava facendo più rumore di
eventuali strilli e strepiti. Bulma non riusciva a capire se avesse
fatto qualcosa di sbagliato lei stessa o c'era qualcosa che non
capitava.
Stavano insieme da quattro mesi circa e lui era la sua prima relazione
seria che fosse durata fino a tanto. Pertanto non avevano mai litigato,
non davvero. Erano entrambi testardi e risoluti e qualche scaramuccia
era quasi normale, ma questo strano silenzio era qualcosa che Bulma non
sapeva come affrontare.
La cosa peggiore di avere una relazione segreta era
l'impossibilità di chiedere consiglio a chi le stava vicino.
“Cos'hai oggi?” le chiese all'improvviso Lazuli
“È tutto il giorno che sei pensierosa”
aggiunse. Bulma sollevò lo sguardo dalle piastrelle del
corridoio e lo posò sull'amica “Cosa?”
mormorò un po' presa alla sprovvista. Lazuli
affinò gli occhi, assottigliandoli come se potesse entrarle
nella testa con due affilati coltelli di ghiaccio.
Allo stesso tempo, Bulma si rese conto che forse stava parlando con
l'unica persona che, in un certo senso, poteva aiutarla. Dopotutto lei
e Crilin erano una coppia fissa da quasi due anni e mezzo a questo
punto ed erano il duo più duraturo che conoscesse, almeno
tra i suoi coetanei.
“Dimmi una cosa, Lazuli, tu e Crilin non litigate
mai?” le chiese di rimando, l'altra inarcò un
sopracciglio. Ponderò per un secondo prima di rispondere
“A volte”.
Bulma si fermò all'improvviso “E come fate a
risolvere i litigi?”. Lazuli la imitò e
tornò a riflettere.
In realtà le loro dispute erano brevi e quiete. Nella
maggior parte dei casi si trattava di piccole divergenze di opinioni
che si concludevano con Lazuli che si limitava a mettere il muso,
mentre Crilin si sentiva mortificato al punto tale da chiederle perdono
indipendentemente da ciò che si erano detti. E siccome la
ragazza non sapeva mai dirgli di no quando cercava di fare ammenda, ma
soprattutto non sopportava di vederlo afflitto, riapriva il dialogo con
il conseguente raggiungimento di un compromesso.
Alzò le spalle “Ne parliamo”
minimizzò senza entrare nei dettagli. Bulma si
esibì in una smorfia e l'amica comprese che forse non era la
risposta che cercava. E ora che ci pensava, una risposta a cosa?
Perché fare una domanda del genere?
La fissò di nuovo con quegli occhi glaciali, fino a rendersi
conto che non stava facendo domande ipotetiche, se Bulma chiedeva come
risolvere una discussione con un partner era perché aveva
esattamente quel tipo di problema. Non si domandò chi egli
fosse e perché l'amica non ne avesse fatto parola con lei o
con gli altri, rispondendosi che non era un problema suo.
Avrà avuto le sue motivazioni, se aveva un segreto da
nascondere.
“Se hai litigato col tuo ragazzo la cosa migliore
è parlarne con lui il prima possibile e con calma”
le suggerì, e prima di darle il tempo di replicare Lazuli
riprese a camminare, svoltando l'angolo per dirigersi verso i bagni.
Bulma si sentì all'improvviso messa a nudo. Aveva sperato
che la domanda fosse abbastanza vaga da passare inosservata, ma aveva
stupidamente dimenticato quanto Lazuli potesse essere perspicace.
***
Bulma
osservò le banconote nella busta che aveva tra le sue mani.
Non aveva mai avuto tanti soldi in vita sua, ma come aveva promesso ai
suoi genitori si era trovata un lavoro e ora poteva permettersi il
nuovo computer.
Sollevò lo sguardo per guardare l'uomo che le aveva appena
consegnato lo stipendio. “Grazie” gli disse.
Vegeta si appoggiò allo scaffale sulla quale erano riposte
le bottiglie alle sue spalle. Incrociò le braccia
“Hn” borbottò. Non aveva fatto altro che
darle quello che le era stato promesso all'inizio del mese.
Bulma infilò nella tasca della giacca la busta per tenerla
al sicuro. Muovendosi gli toccò una gamba, non c'era molto
spazio dietro il bancone. Il locale era chiuso, all'interno c'erano
solo loro.
“Dimmi una cosa Vegeta, tra una settimana tornerà
il tuo amico, io ti mancherò?” “Cosa?
Certo che no!” si affrettò a replicare lui, forse
con troppa fretta.
Lei inarcò un sopracciglio “Davvero? Preferisci
lavorare con un uomo grande e grosso piuttosto che con una giovane e
delicata fanciulla come me?” lo provocò.
Vegeta schiuse le labbra per un secondo senza sapere come rispondere.
La sola cosa che riuscì a farfugliare fu uno sconclusionato
“Io...”.
Bulma rise “Tu... che cosa?” “Io non ho
detto questo” cercò di difendersi l'uomo. Vegeta
arrossì vistosamente, lei sorrise “Vedi, ti
mancherò anche se non vuoi ammetterlo” concluse
vittoriosa la ragazza.
“F... finiscila” cercò di tagliare corto
il barista, sempre più a disagio.
Per un attimo lo guardò con attenzione. Vegeta era davvero
molto attraente. Profondi occhi neri che sembra avessero sempre molto
da dire, un viso mascolino ed intenso. La carnagione abbronzata e forti
muscoli delle braccia abituate a sollevare pesanti casse di alcolici.
Volendo trovargli un difetto fisico si poteva puntare alla sua bassa
statura, Bulma era un pochino più alta di lui, ma questo
nulla toglieva al suo fascino.
Se a ciò si aggiungeva l'atteggiamento da duro e il
comportamento da bad boy che riusciva a far girare la testa a qualsiasi
ragazzina.
Vegeta era un uomo adulto, non era come i suoi amici o i suoi compagni
di scuola. Si alzava la mattina per radersi la barba, poteva bere una
birra senza dover dimostrare una carta d'identità, al di
là del fatto che possedesse un bar. Abitava da solo e cosa
ancora più importante, guidava una splendida motocicletta...
quando questa decideva di accendersi.
Era affascinante in tutti i punti giusti.
“Lo sai cosa pensavo? Se non avessi sempre quella faccia
imbronciata saresti davvero molto carino” Bulma si
avvicinò a lui e gli premette un dito in mezzo alle
sopracciglia sempre corrugate. “Cosa?”
esclamò lui colto alla sprovvista, le afferrò la
mano spostandola dalla sua fronte.
Gli era molto vicina, poté sentire il suo odore e uno dei
suoi seni era appoggiato al bicipite del suo braccio destro.
Bulma si scostò. Se c'era una cosa più
affascinante di un cattivo ragazzo era un cattivo ragazzo che dietro il
comportamento da duro nascondeva una certa timidezza.
“Toglimi una curiosità Vegeta, se avessi qualche
anno in più potresti prendere in considerazione l'idea di
baciarmi?” azzardò lei.
Vegeta sgranò gli occhi, forse non aveva capito molto bene
cosa gli aveva chiesto. “È minorenne”
gli ricordò la sua coscienza, come aveva fatto in diverse
occasioni nelle ultime settimane. Con prepotenza decise di mettere a
tacere quella voce per una volta. “Quanti anni
hai?” le chiese, sebbene conoscesse già la
risposta.
Bulma gli sorrise, i suoi occhi azzurri lo fissarono con una luce
birichina “Diciassette... ma ad agosto sarò
maggiorenne” rispose “Tu quanti ne hai?”
“V… ventiquattro”. La ragazza sorrise.
Lui ci pensò un po' su, agosto era lontano, ma erano solo
undici mesi. Meno di un anno e se poteva guardarla in questa
prospettiva le cose non erano poi tanto male.
La voce della sua coscienza tornò a sussurrargli
all'orecchio, ma questa volta Vegeta non le diede il tempo di dire una
parola, prendendo la decisione di fare qualcosa di stupido.
***
L'orologio
della cucina segnava le sei e quaranta, circa, quando Vegeta
uscì dalla doccia. Era in ritardo di almeno venti minuti,
sarebbe dovuto essere già a lavoro.
Tuttavia era ancora di pessimo umore a causa degli avvenimenti del
giorno precedente, senza contare che doveva ancora vestirsi e
prepararsi. Anche perché non poteva presentarsi
giù al bar con indosso il solo asciugamano che teneva legato
in vita. Era inoltre impensabile scendere senza aver bevuto un
caffè, consapevole che avrebbe dovuto tirare avanti fino
alle quattro, soprattutto dopo una nottata nella quale non aveva chiuso
occhio.
Preparata la moka, che mise a bollire, decise di far passare il tempo
leggendo la posta che aveva abbandonato sul tavolo dopo averla ritirata
in mattinata. Non che ci fosse molto d'interessante, bollette, tasse,
pubblicità e una lettera del suo avvocato che gli chiedeva
di saldare una vecchia parcella. Nulla di utile, nuovo o interessante.
L'incessante bussare alla porta, tuttavia, quella sì che era
una cosa inaspettata. Nella sua mente cercò di ipotizzare
chi fosse il potenziale visitatore, ma fu solo quando aprì
l'ingresso che scoprì l'arcano.
Bulma entrò facendo spostare il proprietario di casa senza
troppe cerimonie e richiuse l'accesso alle proprie spalle, per
assicurarsi che nessuno l'avesse vista entrare. Era accaldata e il viso
pallido era arrossato dal freddo invernale e dalla fatica.
Vegeta fu sorpreso di vederla, non si aspettava che sarebbe passata,
essendo perfettamente consapevole che a quell’ora si trovava
generalmente già al bar. Quello che l'uomo non fu in grado
di sapere era che lei aveva rischiato il tutto e per tutto per arrivare
fin lì.
Dopo il discorso con Lazuli, Bulma aveva pensato alle parole dell'amica ed era giunta alla
conclusione che aveva bisogno di un tu per tu con lui. Aveva finto
indifferenza durante le ore di studio con i suoi amici, per non destare
sospetti, ma aveva fissato l'orologio per tutto il tempo. Si era
affrettata verso la sua bicicletta alla prima occasione ed aveva
pedalato più forte del vento, nella speranza di giungere in
tempo, senza mai dimenticare peraltro che se avesse fatto perdere le
sue tracce troppo a lungo i suoi genitori avrebbero posto delle domande
al suo rientro. Ed in tutta quella fretta non aveva avuto modo di
avvisare Vegeta che stava arrivando e di farsi trovare pronto, cosa che
faceva di solito.
Bulma sapeva che non aveva fatto in tempo e che era arrivata
più tardi delle sue aspettative e speranze, ma quando era
giunta a destinazione aveva notato le luci ancora accese
nell'appartamento. Dalla strada era impossibile vedere se lui fosse
verosimilmente in casa o meno, un bel vantaggio
dell’appartamento era il non avere una posizione ideale per
sbirciare all'interno delle finestre e Bulma ne era stata grata in
diverse occasioni.
Non ebbe dunque modo di verificare se Vegeta avesse dimenticato le luci
accese, se fosse in casa o se avesse compagnia. Bulma aveva deciso di
rischiare ed aveva fatto gli scalini due a due per non farsi vedere.
“Cosa ci fai qui?” le domandò lui,
mentre la ragazza si liberò della giacca pesante e della
giacchetta della divisa, affrettandosi in seguito a slacciare i primi
tre o quattro bottoni della blusa, nella speranza di riprendere fiato.
“Noi dobbiamo parlare” esordì lei,
quando la sua respirazione tornò alla normalità.
Vegeta, che aveva ancora la posta tra le mani, se ne liberò
poggiandola sul tavolo dalla quale l'aveva raccolta ed
incrociò le braccia. Sul suo volto la chiara espressione che
sembrava voler trasmettere l'opinione contraria.
Bulma finse di non accorgersene. Altrettanto combattiva
cercò di non lasciarsi distrarre dal fatto che lui le avesse
aperto la porta praticamente nudo, se non fosse stato per quell'unico
asciugamano. “Devi spiegarmi cos'è successo
ieri” ordinò lei, “Ieri?”
chiese invece Vegeta. Erano successe tante cose ieri, molte delle quale
lei non era a conoscenza.
“Sì, dopo averti detto della borsa di studio mi
hai chiuso il telefono in faccia e non ti sei più fatto
sentire. Qual è il tuo problema?” inveii Bulma, si
era ripromessa di non arrabbiarsi e di non alzare la voce, ma la teoria
e la pratica sono due cose molto diverse. Lui restò in
silenzio, fatta eccezione per un piccolo “Tsk” che
bisbigliò tra i denti stretti.
Bulma si avvicinò a lui puntandogli un dito sotto il naso,
“Beh? Non rispondi?”. Vegeta mantenne il suo
silenzio, ma gli occhi azzurri della ragazza erano puntati su di lui e
stavano cominciando a diventare pesanti.
Quello di cui lei non si era resa conto era il fatto che aveva
erroneamente sbottonato la camicetta di un bottone di troppo ed il suo
seno era parzialmente esposto da sguardi indiscreti, con più
precisione quelli di un barista colto impreparato alla situazione.
“Che cavolo vuoi da me, Bulma? Vuoi tanto andare alla tua
università? Vacci!” sbottò
all'improvviso, nervoso ed in cerca di una via di fuga.
“Cosa? Certo che ci vado! Non vedo cosa c'entra in tutto
questo” urlò lei “Davvero? Quanto ci
vuole per arrivare fin lì?” puntualizzò
Vegeta. “Sono solo sei ore di macch... ah!”
esclamò la ragazza.
All'improvviso si fermò, abbassò la mano e
guardò l'uomo nelle profonde iridi nere “Questo
è il tuo problema, Vegeta? Hai paura che saremo troppo
lontani?” intuì “N... no”
mormorò l'altro, ma la realtà era ormai venuta a
galla.
Bulma rise, liberandosi delle sue preoccupazioni, “Vegeta, se
riusciamo a stare insieme in segreto possiamo sopravvivere anche se
lontani” lui non sembrò molto convinto. Gli
poggiò entrambe le braccia sulle spalle e lo strinse
“Quando sarò maggiorenne, ad agosto, avremo tutto
il tempo di trovare una soluzione insieme” gli
rammentò.
Quando lo baciò, un istante più tardi, si accorse
che dietro la stoffa dell'asciugamano cominciava a muoversi qualcosa.
L’inquilino del piano di sotto si era appena svegliato. Bulma
abbassò lo sguardo, avendolo colto in flagrante. Tornando a
guardarlo in viso gli sorrise maliziosa, “Quanto tempo
abbiamo?” gli chiese, giocando col nodo che teneva allacciato
l’asciugamano.
Il problema non era certo stato risolto, solo rimandato. Tuttavia Bulma
e Vegeta ritrovarono la loro complicità.
CONTINUA…
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