Il principe Playboy

di HyeSeok
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Sungmin deglutì, e non disse nulla. Vuoi trascorrere altro tempo con me? Era una domanda così onesta e diretta, e l’aveva pronunciata con sincerità. Lo turbava, facendogli desiderare di rispondere con altrettanta sincerità. Era intrigato da quell’uomo, intrigato e interessato.
Ma non poteva rispondere onestamente, anzi non poteva rispondere del tutto, perché la faccenda stava diventando troppo pericolosa. Lui non flirtava, né aveva relazioni occasionali o stabili. Lui lavorava. Era l’unica cosa sicura, nella quale il successo era garantito.
Si schiarì la gola. «Penso che dovremmo mantenere il rapporto in modo professionale.»
Kyuhyun sorrise lievemente. «Cosa c’è di non professionale nel mostrarmi la città?»
Sungmin arrossì. Lo aveva equivocato? «Volevo dire... il signor Leeteuk vorrà incontrarsi con lei...»
«Anche in questo caso, sono sicuro che ci sarà tempo per vedere alcune cose.»
«Be’, sì...»
«E mi piacerebbe vederle con te. Il tuo compito non è quello di accontentarmi?» I suoi occhi luccicarono, e Sungmin dovette sopprimere un moto di rabbia. Lo stava ricattando? Come poteva dire di no, quando c’era in ballo così tanto? Non poteva certo fare uno sgarbo a Leeteuk, dopo tutte le possibilità che lui gli aveva offerto. La cosa peggiore, e più irritante, era che lui non voleva dire di no.
«Vedremo» rispose alla fine, e kyuhyun fece un sorriso che poteva essere definito di trionfo. Sapeva che aveva vinto.
Stava solo giocando con lui, si disse Sungmin. Un uomo in ogni porto? Che altro poteva essere?
«Si sta facendo tardi» osservò lui, riponendo il tovagliolo sul tavolo. «Permettermi di accompagnarti di sotto e trovarti un taxi.»
«Non è necessario» rispose lui svelta. «Sto abbastanza vicino, andrò a casa a piedi.»
«Allora ti accompagnerò alla porta» dichiarò Kyuhyun e Sungmin non poté fare a meno di pensare che era stato loi praticamente a sollecitare quell’offerta.
Non parlarono mentre si diressero all’ascensore, dopo che lui ebbe pagato il conto nonostante Sungmin avesse dichiarato che era ospite di leeteuk. Mentre scendevano i trentacinque piani, soli nello spazio ristretto, la tensione tra loro sembrò salire di livello. Sungmin gli lanciò uno sguardo, studiando la linea decisa della mascella, il vivido marrone dei suoi occhi, i capelli del colore della quercia illuminata dal sole.
Fuori l’aria era fresca e frizzante, e Columbus Circle era vuota eccetto per alcuni taxi. Kyuhyun si voltò.
«Da quale parte?»
«Nord.» Si avviarono verso Broadway. «Non le servono le guardie del corpo?» domandò Sungmin. «Non pensavo che un reale potesse andarsene a passeggiare senza scorta.»
«È un rischio che mi piace prendere una volta ogni tanto» rispose kyuhyun con un’alzata di spalle. «Prima che mia sorella abdicasse, mi piaceva andarmene in giro libero. È stato troppo duro rinunciarvi.»
«Ne sono sicuro» mormorò Sungmin. Aveva creduto che il principe fosse viziato, che esibisse i suoi privilegi con pigra soddisfazione. Ora invece non ne era più sicuro. Camminarono in silenzio per alcuni minuti, poi Sungmin si fermò dinanzi allo stabile dove abitava. «Eccomi arrivato.» Gli rivolse un sorriso imbarazzato, il cuore che gli batteva forte anche se si rifiutava di chiedersi perché.
Kyuhyun sorrise in risposta e sollevò una mano. Sungmin trattenne il fiato mentre lui passava le dita nella ciocca di capelli . Il fiato gli uscì di colpo. «Kyuhyun...»
«Un fiocco di neve» disse lui, ancora sorridendo. «Nevica.»
Sungmin sentì le guance bruciare. Aveva pensato che stesse per baciarlo. E non si sarebbe opposto.
Kyuhyun lasciò ricadere la mano. «Arrivederci, Sungmin» lo salutò, e se ne andò nella notte.





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