12 Hours Of Unknown || A Jason Todd's Fan Fiction

di Axel Knaves
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~ L'incontro ~

L'aria fredda della mattina mi pungeva irrefrenabile gli occhi mentre le mie iridi nocciola erano fisse sul sole che stava sorgendo sul mare.
Il vento mi faceva vacillare sul tetto del gigantesco grattacielo ma non ci feci caso, intanto in poco tempo non ci sarei più stata.
Inspirai accettando, finalmente, che quella sarebbe stata l'ultima alba vista da Laila Black.
Cosa mia aveva portato su uno dei più alti palazzi di Gotham?
Beh, tutto.
Non c'era una cosa nella mia vita andata bene. Per quanto mi fossi impegnata, per quanto mi fossi consumata fino all'osso per crearmi una bella vita, niente era andato per il verso giusto.
C'era stato un periodo in cui la mia vita sembrava - e notate bene che "sembrava" è la parola chiave - aver preso la piega giusta: avevo un buon lavoro alla Wayne Enterprise, avevo iniziato a riallacciare i rapporti con i miei genitori e avevo addirittura un ragazzo, il quale sembrava essere quello giusto.
Il tutto era collassato il giorno in cui avevo scoperto di essere incinta.
Avevo sempre pensato che Andrew sarebbe stato felice di avere figli, parlava sempre di quanto volesse una famiglia numerosa, per cui non fui spaventata di dirglielo subito; via telefono.
Quella sera, a ritorno dal lavoro, Andrew era sparito dall'appartamento lasciandomi un semplice biglietto sul mio comodino.
"Non mi ritengo abbastanza responsabile per crescere un figlio insieme a te". Aveva scritto, gettando così via tre anni di relazione e distruggendomi il cuore.
Il dolore fu così forte da farmi abortire.
Dopo l'aborto era bastato una settimana per perdere il lavoro e l'appoggio dei miei genitori. «Non voglio essere padre di una donna così debole da neanche reggere un abbandono!» Aveva urlato mio padre nel telefono quando lo avevo chiamato, sperando in un aiuto.
Dovetti deglutire per non scoppiare a piangere mentre fissavo l'alba.
Sospirai guardando il cielo, metà scuro e metà illuminato dai raggi del sole. Era un bel giorno per morire.
Senza troppi pensieri mi misi in piedi sul parapetto e guardai in basso. Il palazzo era atrocemente alto e l'ultima parte di me, ancora volenterosa di rimanere viva, cercò di farmi andare nel panico e di avvertirmi del pericolo.
Non ci feci caso, intanto chi mai mi avrebbe voluto viva?
«Sei davvero sicura di volerlo fare?» Chiese una voce sconosciuta accanto a me, prendendomi contro piede. Dallo spavento persi l'equilibrio e dopo aver cercato di riprenderlo, muovendo le braccia a caso, mi ritrovai di nuovo sul tetto del grattacielo con un perfetto atterraggio di sedere.
Alzai lo sguardo e penetrai l'uomo con uno sguardo. Descriverlo come "brutto" sarebbe stato mentire spudoratamente poiché di brutto quell'uomo non aveva nulla.
Era alto, fatto di muscoli. Poteva benissimo tagliarmi con quei lineamenti da favola. La combo capelli neri e occhi chiari non faceva altro che enfatizzare la sua bellezza. Il ciuffo bianco risaltava in modo impressionante.
Era vestito in modo molto tranquillo: un paio di jeans gli avvolgeva le gambe mentre una maglietta attillata combatteva per contenere i pettorali definiti. Il giubbotto di pelle e la sigaretta accesa in mano erano solo un tocco di classe.
Qualcosa si mosse nelle mie viscere a quella visione ma lasciai correre senza darci peso. L'ultima volta in cui avevo seguito quella stessa sensazione mi ero ritrovata su un tetto, pronta a gettarmi giù.
«Sì». Gli risposi secca, rimettendomi in piedi. I suoi occhi non persero ogni mio minimo movimento, come se si aspettasse di essere attaccato da me. «Per cui, se vuoi scusarmi».
Non indugiando sbuffai e, per la seconda volta quella mattina, mi issai sul parapetto del grattacielo.
«Non che siano fatti miei», intervenne ancora lo sconosciuto e dovetti trattenermi dal commettere un omicidio-suicidio. Non vedeva quello che stavo facendo? Non poteva darmi, che so, cinque minuti?
«Però vedere un cadavere spappolato a terra con le viscere e le cervella in ogni direzione, mi rovina sempre l'appetito. E io amo la mia colazione». Aggiunse.
Lasciai andare un ringhio esasperato e alzai gli occhi al cielo. Se quell'uomo era stato mandato lì per fermarmi stava facendo un lavoro proprio di cacca, redatto con il deretano.
«Se non vuoi vederlo, vattene o girati». Gli intimai. «Sarei un po' impegnata, se non l'avessi notato». Aggiunsi indicando il vuoto sotto di me con fare irritato.
Lui roteò gli occhi e non diede nessun intento di voler riaprire bocca: si mise la sigaretta in bocca e aspirò del fumo.
Finalmente lo avevo messo a tacere! Potevo concludere quella mia miserabile vita senza la presenza di un irritante uomo nel mezzo!
Presi un lungo respiro ed espirai tutto l'ossigeno presente nei miei polmoni. Ero pronta, quello era il momento.
Uno... Due.. Tr-
«Ma davvero vuoi rovinarmi la colazione?! Ti ho pure dichiarato il mio immane amore per lei!»
Urlai.
Urlai a pieni polmoni.
Urlai a pieni polmoni per non lanciare giù dal palazzo quell'imbecille.
«Cosa cazzo vuoi dalla mia vita?» Gli ruggì in faccia, scendendo dal parapetto e coprendo quelle due falcate che ci dividevano.
Il volto dell'uomo rimase un attimo sorpreso poi le sue labbra piene si incresparono in un sorriso affettato. Sgranai gli occhi.
Oh, no!
Avevo fatto il suo gioco: ero scesa di mia spontanea volontà dal parapetto ed ero stata io a parlargli per prima.
Mi aveva fermato dal togliermi la vita.
«Dodici ore». Mi rispose dunque con tono sbruffone. «Voglio dodici ore della tua vita».

 


~ Angolo Autrice ~

Tanto tempo fa mi ero detto di essere uscita dal mondo delle fanfiction, che era ora di concentrarsi sui miei progetti personali.
All'epoca non sapevo ancora chi era Jason Todd.
Eccomi di ritorno nel mondo delle fanfiction dopo anni di hiatus e un'opera originale completata!
Entrata da poco nel mondo dei fan della DC, come non potevo innamorarmi in 0,00000051984 millisecondi di Jason Todd? Ovviamente, essendo nel fandom da poco tempo, il mio Jason Todd risulterà molto OCC. Chiedo venia per questo. Ma le fan fiction è il mondo dove tutto può succedere giusto?
I capitoli non saranno mai lunghi: la storia è nata dallo stress della sessione d'esame per cui non avevo il tempo effettivo per scrivere capitolo molti lunghi o arzigogolati. La storia dunque non sarà molto lunga, ma spero sarà interessante.
Dovrei pubblicare una volta a settimana, probabilmente il lunedì, ma potrebbe cambiare giorno con l'inizio del nuovo trimeste universitario.
Spero di intrattenervi con gusto!
Le recensioni sono molto gradite, soprattutto quelle costruttive!
Al prossimo capitolo,

Axel Knaves

 





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