Non
alla polvere, non al rancore né al fato
I
Campi di Battaglia
Dove
sono i figli della guerra
Partiti per un ideale
Per
una truffa
Per
un amore finito male
Hanno
rimandato a casa
Le loro spoglie nelle bandiere
Legate
strette perché sembrassero intere.
Dormono,
dormono sulla collina
I
Un
singolo refolo d’aria smosse la sabbia rossastra,
sollevandola in
un mulinello che andò a stagliarsi come un ventaglio
granuloso
contro il cielo ambrato.
Il
corvo sbatté ancora le ali, scuotendo di nuovo il velo
sottile di
polvere frammista a cenere e rocce sbriciolate, e atterrò
con un
ticchettio d’artigli sulle cromature rosso-oro semisepolte
tra le
dune. Gracchiò piano, quasi sottovoce, inclinò la
testa e
picchiettò il metallo col becco: una volta, due, per poi
attendere
qualche secondo, e di nuovo una, due, tre, senza ottenere reazione.
Rimase
ancora in attesa, con gli occhi d’onice che guizzavano ora
sulle
placche metalliche e scempiate, ora sul brillio azzurrino incastonato
al centro di esse, finché un richiamo simile al suo non
risuonò
sopra di lui, spezzando il silenzio desolato. Sollevò la
testa
affilata, distinguendo la sagoma d’ombra di suo fratello
volteggiare contro il cielo smorto e itterico di Titano. Mosse il
capo piccolo e nero con uno scatto, come se cercasse conferma di qualcosa.
Arruffò
le penne, beccò un’ultima volta la mano inerte e
ustionata
dell’uomo di ferro riverso nella sabbia e spiccò
il volo con un
altro sbuffo di terra e cenere. Affiancò il fratello,
compì con lui
un lento, ampio giro sopra quella tomba a cielo aperto e poi
puntò
con lui verso il cielo, con battiti d’ali sempre
più rapidi, fino
a svanire con un ultimo baluginio che si confuse con quello delle
stelle.
II
Nel
buio siderale, un bagliore metallico catturò
l’attenzione rapace
del corvo: i resti di un’armatura regale, spoglie di un
principe o
di un mancato re. La corazza di pelle e d’oro
scintillò nel buio,
gli occhi verdi, spalancati, fissi nello stupore della morte,
rifletterono l’immagine del volatile. L’animale
gracchiò, come
se volesse risvegliare il guerriero caduto o lamentarsi della sua
fine. Il suo verso stridulo riempì l’aria
rarefatta e, dopo un
volo d’ispezione, atterrò sullo spallaccio
sbeccato del dio
caduto, incrostato di polvere, con sopra i segni di una deriva che
l’aveva condotto fin là, sulla terra grigia. Il
relitto
dell’astronave si era arenato su un asteroide o forse su un
pianeta, trascinando con sé lo sguardo vuoto e attonito del
dio
degli inganni che non aveva potuto mettere in atto l’ultima
delle
sue trovate, forse.
Una
goccia cristallizzata si era fermata a metà strada tra una
pupilla e
le ciglia, segno di una punizione breve, ma crudele. Gli altri,
l’animale li trovò sul collo spezzato del principe
reietto di
Asgard che non c’era più. Chiazze livide
marchiavano la pelle:
era l’impronta della mano crudele del Titano, che aveva
voluto
infierire sul suo servo infedele, bugiardo fino all’ultimo,
tranne
che per quell’ultimo sguardo lanciato al fratello
sopravvissuto
chissà dove, chissà come.
Il
corvo lo sapeva. Lo lesse negli occhi vitrei del principe degli Asi
sconfitto, così come venne a conoscenza di molte, troppe
cose.
Forse.
III
Le
ali cupe dei due fratelli planavano sulla scia dei venti caldi
sfiorando la steppa e agitandola in onde serpeggianti che
increspavano quel mare arido. Un sottile pulviscolo grigiastro
permeava l’aria, creando fantasmi di cenere visibili solo
quando i
raggi del sole calante ne accendevano i granelli in fugaci riflessi
dorati.
I
corvi si lasciarono alle spalle il campo di battaglia, tagliato da
solchi profondi come trincee, col suolo butterato da impatti violenti
ed esplosioni, marchiato a fuoco da reticoli nerastri e contorti che,
visti dall’alto, componevano una sorta di decorazione funebre
attorno ai cadaveri alieni che ancora costellavano la pianura.
Avvinghiarono
gli artigli lucidi e neri sul ramo contorto di un’acacia
solitaria
al limitare della giungla, e indirizzarono i loro sguardi verso il
folto della selva. Là, la luce fioca che riusciva a superare
la
coltre di foglie si rifletteva, accecante, sulla sagoma di un guanto
bronzeo abbandonato sul suolo molle e umido. Le gemme incastonate
nelle nocche e sul dorso mandarono un lieve lucore, come di braci
morenti.
Uno
dei corvi allungò il collo verso l’oggetto,
l’altro si guardò
attorno in uno scatto allarmato. Incrociarono gli sguardi
d’onice,
in una domanda muta, per poi tornare a fissare quella reliquia, in
attesa.
IV
Una
brezza vivace scompigliava le fronde verdi degli alberi che
punteggiavano Central Park, già screziate dalle prime tracce
ambrate
dell’autunno.
Nessuna
cosa pareva mutata, eppure in ogni strada, sentiero, anfratto
dominava l’eco di un unico, singolo gesto: lo schiocco letale.
Note delle Autrici:
Cari Lettori,
Questa long, scritta a quattro mani dalle sottoscritte _Lightning_ e shilyss, trae ispirazione da un disco di Fabrizio De André che entrambe amiamo molto: stiamo parlando di Non al denaro, non all’amore né al cielo, un concept album ispirato, a sua volta, all’Antologia di Spoon River di E. Lee Masters. Le varie canzoni dell’album ci hanno spinte a riflettere sulla fine dei nostri eroi così come l’abbiamo vista nel tragico Avengers: Infinity War.
Vedrete nei prossimi capitoli come e quanto abbiamo usato e rielaborato i testi del bellissimo disco di Faber.
Per ora, vi lasciamo a qualche breve considerazione: i corvi descritti in questo primo capitolo introduttivo sono Huginn e Muninn, i servitori di Odino che abbiamo immaginato adesso servano Thor. A questo proposito, nel prologo e nel corso dei capitoli abbiamo inserito/inseriremo alcuni elementi appartenenti ai nostri headcanon. Vi lasceremo ogni riferimento in merito nelle NdA.
Questa intro, nelle sue varie sezioni, è stata scritta interamente e fisicamente a quattro mani. Ci siamo "spartite" gli altri capitoli, e verrà sempre specificato chi delle due li ha scritti, fermo restando che in tutti è presente comunque una commistione di idee da parte di entrambe, con correzioni, aggiunte e suggerimenti reciproci.
Gli aggiornamenti saranno ogni mercoledì, e assicuriamo la puntualità dei prossimi due, in quanto già scritti.
Grazie per aver letto, speriamo abbiate gradito questo primo capitolo :)
Lightlyss |