Iniziativa: questa storia
partecipa a "Keep the Secret!" a cura di Fanwriter.it
Numero parole: 4.827
Prompt/traccia: 11. A
è stato sospeso/espulso da scuola perché si
é rifiutato di confessare il segreto di B.
Boy
In Luv
Non era negli
interessi principali di Kim Namjoon essere il più popolare
della scuola, ma forse lui lo era proprio per questa ragione.
Magari non era il
più dotato nelle relazioni interpersonali, siccome era un
ragazzo timido e un po’ impacciato, ma la sua condotta
scolastica parlava per lui. Aveva la media più alta, il
consenso dei professori, prestanza fisica, gentilezza e intelligenza.
Era veramente l’uomo dei sogni della maggior parte delle
ragazze, di qualsiasi anno e classe facessero parte.
Sembrava surreale, ma
in effetti era popolare anche tra i ragazzi. I primini ammiravano i
suoi voti e il suo fisico, i più grandi invidiavano quella
sua profondità spontanea che lo faceva sembrare
già un adulto.
E poi Namjoon era
modesto, prudente, educato. Chiunque avrebbe saputo parlare del suo
buon senso e dei suoi modi piacevoli, anche dopo averlo incontrato una
volta sola. Namjoon aveva talmente tante qualità, che se mai
avesse avuto dei difetti glieli avrebbero perdonati tutti.
“Guardate!”
“Cosa,
dove?”
“Dai, guarda
che roba …”
Queste furono le prime
voci a raggiungere le orecchie di Namjoon una mattina, prima dei soliti
saluti dei suoi compagni di classe. Stava percorrendo il corridoio
esterno che univa un’ala dell’edificio
all’altra, quando notò un gruppo di studenti
radunati nello stesso punto.
“Ma chi
è stato, qualche primino?”
“Non so,
può essere.”
“Secondo me
è stato Seokjin.”
“Seokjin? E
chi è?”
Senza dare molta
attenzione a quello che udiva, il ragazzo si avvicinò al
muro che dava sulla palestra, di fronte al quale si erano fermate
alcune persone, perlopiù ragazze. Restando in silenzio
dietro di loro, a Namjoon bastò sollevarsi un poco sulle
punte per vedere l’oggetto dei loro commenti così
vivaci.
“Ma dove
vivi? Non sai chi è Kim Seokjin?”
“Aspetta,
non è il figlio di quel CEO famoso di cui parlavano mesi fa
alla cerimonia d’accoglienza?”
“Esatto,
è proprio lui! Dicono che sia stato lui anche a rompere il
vetro della finestra nell’ufficio del preside la scorsa
settimana.”
“Ma come,
non erano stati Park Jimin e Jeon Jungkook della tua classe?”
“Sì,
hanno punito loro, ma sono innocenti. Mi hanno detto che è
stato Kim Seokjin, ma è riuscito a far incolpare
loro.”
“Non ci
credo.”
Invece Namjoon ci
credeva eccome. Era troppo semplice.
Ciccio-Bang
si crede un deddy ma e un idiota che non si vede i piedi.
Namjoon
alzò gli occhi al cielo e sospirò, sia per i
piccoli errori ortografici, che per la stupidità del gesto e
del contenuto della frase. Non restò a lungo a fissare la
vernice color blu elettrico che spiccava sulla parete esterna della
palestra e preferì procedere verso la sua classe.
Poco prima di
entrarvi, ad accoglierlo sulla soglia gli strinse la mano il suo
migliore amico.
“Hai visto
l’opera d’arte?” gli domandò
Min Yoongi, capelli verde menta e anima nera brillante.
Namjoon
entrò e si preoccupò di posare lo zainetto sul
proprio banco, mentre il più basso lo seguiva.
“Naturalmente.
Ha sbagliato a scrivere anche questa volta.”
Yoongi
ridacchiò, anche per come l’espressione
dell’altro fosse piena di serietà, come se gli
importasse davvero che i graffiti fossero fatti almeno rispettando
l’ortografia della lingua in cui si scriveva.
“Ma quanto
ha di inglese?” domandò Namjoon perplesso,
raggiungendo di nuovo l’amico sulla soglia della porta
dell’aula.
“Temo che tu
sia l’unico a cui interessi.” rispose
l’amico, dondolando sui piedi. “Anche
perché c’è già chi celebra
l’impresa.”
Fece cenno verso due
classi più in fondo al corridoio, dove si trovava quella di
Kim Seokjin. Nessuno vi sostava davanti, ma si poteva sentire il casino
che il protagonista della giornata stava già facendo con i
compagni.
“Ha fatto di
peggio.” Namjoon alzò un sopracciglio, sempre
più perplesso.
“Vero, ma
anche stavolta se la caverà ed è per questo che
ci sono alcuni che lo adorano.”
Yoongi avrebbe potuto
risparmiarsi quel commento, ma Namjoon non glielo fece notare ad alta
voce per non essere rude. Invece staccò la schiena dallo
stipite della porta a cui era appoggiato, giusto in tempo
perché la prima campana suonasse.
“Non
può durare per sempre.” aggiunse. “Prima
o poi qualcuno lo sistemerà.”
Dando così
la schiena a Yoongi e sedendosi al suo posto, lo studente modello mise
personalmente un punto fermo all’argomento, senza intenzione
di riprenderlo.
Ma per quanto Kim
Namjoon fosse eccezionale, neanche lui aveva alcun controllo sul suo
destino.
“Ohi, Kim
Namjoon.”
Alto, spalle larghe,
labbra carnose, tratti angelici. Anche quello avrebbe potuto essere il
ritratto di uno studente modello.
Che ironia.
Questo fu
ciò che pensò, quando si voltò per
rispondere alla voce che l’aveva chiamato.
“In
persona.” confermò Namjoon, fronteggiandolo
completamente con le mani in tasca. “Kim Seokjin,
immagino.” aggiunse poi, con un cenno del capo.
Mentre intorno a loro
gli studenti fuggivano verso la libertà dopo le lezioni,
Seokjin sorrise con le labbra unite in un sorriso tirato e gli occhi
che formavano delle piccole mezzelune.
“L’unico
e il solo.”
Era strano trovarsi
faccia a faccia con la persona con la quale condivideva la maggior
parte della fama tra gli studenti. In qualche modo non era un gran
presagio.
“Posso fare
qualcosa per te?” domandò il primo, che in effetti
era proprio curioso di sapere che cosa mai volesse Kim Seokjin da lui,
dal momento che sembravano appartenere a due specie diverse.
L’altro si
avvicinò con un indice alzato in un gesto solenne.
“Innanzitutto
…” cominciò, e Namjoon lo
guardò perplesso. Quando poco dopo Seokjin fu abbastanza
vicino al suo viso, mise l’indice di fronte alla bocca.
“Innanzitutto
parla piano.” disse Seokjin a bassa voce, diventando
improvvisamente serio. “Non è il caso di farci
notare troppo.”
Si guardò
intorno con aria circospetta e Namjoon sollevò un
sopracciglio con una smorfia.
“Ti vergogni
a parlare con me?”
“Come ti
permetti?” Seokjin lo fulminò con lo sguardo.
“Piuttosto dovresti essere tu a vergognarti di come ti
rivolgi al sottoscritto. Ah, ma tanto lo so che è tutta
invidia …”
L’altro non
poté evitare di sorridere, spostando il peso da una gamba
all’altra.
“L’unica
cosa di cui potrei mai essere un po’ invidioso, lo ammetto,
sono i tuoi soldi.”
Un breve scambio di
battute e Kim Namjoon l’aveva messo con le spalle al muro con
una facilità inaudita. Seokjin chiuse gli occhi a fessura e
inspirò forte dal naso, per evitare di sbottare con qualche
parola non molto leggera, e poi buttò fuori l’aria
con altrettanta enfasi, il tutto senza smettere di fissare un Namjoon
che ora pareva piuttosto divertito.
“Pallone
gonfiato.”
“Senti chi
parla.” Namjoon roteò gli occhi. “Senti,
che cosa vuoi da me?”
Avere gli occhi di
mezza scuola su di sé, per quanto piacevoli e lusinghieri ne
fossero i motivi, gli metteva una certa pressione addosso ogni giorno.
Faceva sempre i conti con quella fama da bravo ragazzo che si era
involontariamente creato e, per quanto di poca importanza per lui, non
poteva permettersi di rovinarla con qualche guaio. Perciò
Namjoon aveva sempre voluto solo tranquillità e discrezione
nella sua vita scolastica, nient’altro. Ora che
però c’era lo studente più problematico
di tutti a rivolgergli la parola, in qualche modo tutto questo venne
come minacciato.
Studiando il suo
sguardo, il suo punto di vista era ben chiaro e infatti Seokjin
capì che non avrebbe ottenuto quello che voleva girandoci
intorno e rischiando di rendere Namjoon un nemico fin da subito.
Assunse un’aria sicura, più sincera in qualche
modo, e aprendo bene le spalle esordì a gran voce:
“Kim
Namjoon, io vorrei che tu mi facessi delle ripetizioni!”
L’altro
dovette stringere gli occhi per un attimo, per non farsi investire
troppo dal suo volume alto di voce. Ma non era lo stesso tipo che non
voleva farsi notare?
“Ripetizioni?”
gli fece eco. “Di cosa, di inglese?”
“Yes!
Aspetta, come lo sai?” rispose Seokjin stupito.
Namjoon
roteò gli occhi di nuovo.
“L’ho
visto, il graffito sul muro della palestra, che credi.”
“Ma su
quello non …”
Seokjin stava per
controbattere come al solito, convinto di non aver fatto errori, ma si
fermò un attimo a pensare e corrugò la fronte.
Quel gesto non poté che intenerire Namjoon, anche se solo un
pochino.
“Di’
un po’, perché vieni a chiedere ripetizioni
proprio a me?” domandò, inclinando la testa di
lato. “Non puoi permetterti un insegnante privato e
sicuramente più qualificato di me, con i soldi che
hai?”
Seokjin scosse il capo
con aria desolata e sospirò, mettendogli poi una mano sulla
spalla come un uomo vissuto.
“Vedi, caro
Namjoon, nonostante io abbia grandi disponibilità liquide,
il mondo avrà bisogno del mio intervento finanziario per
migliorare la società prima o poi, capisci?”
spiegò con un’enfasi che per l’altro
ragazzo non era necessaria. “Solo che quel momento non
è ancora arrivato e quindi, nell’attesa, devo
essere lungimirante e risparmiare il mio prezioso denaro,
affinché io possa utilizzarlo per il bene di tutti in
futuro.”
Mentre gli occhi di
Seokjin guardavano in un punto lontano nell’orizzonte,
inesistente siccome si trovavano ancora all’interno della
scuola, Namjoon percepì chiaramente che quel bel discorso
era soltanto un cumulo di balle colossali.
Non ci volle molto a
intuire una buona ragione per cui il ricchissimo Kim Seokjin andasse a
chiedere ripetizioni a un altro studente e non spendesse per un
insegnante privato.
“I tuoi
genitori non vogliono darti i soldi, giusto?”
Lo disse come se fosse
stato ovvio, il risultato di un’addizione delle elementari.
Seokjin lo fissò per un lungo attimo ad occhi sbarrati,
prima di scomporsi con rassegnazione.
“Dicono che
devo cavarmela da solo e che non possono sempre aiutarmi, quando
finisco in qualche guaio con il preside.” spiegò
con lo sguardo basso dalla vergogna, e Namjoon capì di aver
colto nel segno. “L’ultima volta che ci hanno
parlato, oltre al fatto di dover pagare il vetro nuovo
dell’ufficio del preside, che secondo me è
inutile, visto che da qualche parte le sciocchezze che escono dalla sua
bocca dovranno pur uscire-”
Namjoon si sarebbe
anche messo a ridere, se questo non avesse significato in qualche modo
dargli ragione, e Seokjin non poteva stare dalla parte della ragione
nelle sue condizioni.
“E’
emerso che la mia media di inglese è pessima, più
delle altre materie. Non che vada così male, sono i
professori che non mi comprendono …”
Diamine, il suo
egocentrismo si sarebbe potuto affettare e mettere in un panino, da
quanto era consistente.
“Ma in ogni
caso non me la passerei molto bene, se i miei voti dovessero peggiorare
ancora. Quindi, se davvero ho bisogno di ripetizioni, non posso che
chiedere aiuto al migliore.” concluse Seokjin con un
sorrisetto furbo.
Namjoon lo
guardò scettico.
“Se
accettassi, cosa ci guadagnerei?”
“Andiamo,
non hai detto che sei invidioso dei miei soldi?”
ammiccò Seokjin. “Non ti prometto uno stipendio da
impiegato, ma ho pur sempre una paghetta settimanale coi
fiocchi.”
Curioso.
Kim Seokjin, il
riccone sfrontato della scuola, era in grande difficoltà ed
era andato a chiedere aiuto allo studente modello, con cui di base non
poteva sperare in un rapporto esattamente pacifico, viste le
circostanze. Eppure l’aveva fatto a testa alta, con un
sorriso sicuro stampato in viso. Namjoon non poté che
trovare interessante quel dettaglio.
“Uhm, ci
sto. Ma sarò io a decidere luogo e ora.” fu la sua
ultima decisione.
Seokjin
accettò con una stretta di mano solenne da uomo
d’affari, ma Namjoon poté vedere la sincera
gratitudine nei suoi occhi e pensò che forse quel tipo fosse
più normale di quanto si credesse in giro.
“Come si
dice “bellissimo
a livello mondiale”, Namjoon?”
Quest’ultimo
mollò il quaderno sulle ginocchia per l’ennesima
volta, trattenendosi dall’alzare gli occhi al cielo.
“Cerca di
concentrarti sull’esercizio che stiamo facendo, poi te lo
dico. Non migliorerai i tuoi voti, se continui a distrarti.”
“E dai, cosa
ti costa? E’ per staccare un po’! E poi ho bisogno
di saperlo, in caso debba informare degli studenti
stranieri.” piagnucolò Seokjin ad alta voce, ed
era un miracolo che con tutte le volte che l’aveva
già fatto la madre di Namjoon non si fosse affacciata in
camera in cerca di spiegazioni.
“Abbiamo
cominciato un quarto d’ora fa.” ribatté
Namjoon. “Ora capisco perché hai bisogno dei soldi
per uscire dai guai.”
Solo allora Seokjin si
decise a stare zitto per più di due secondi. Mise il
broncio, ma non disse nulla e sospirò, riprendendo in mano
il libro con gli esercizi.
Namjoon lo
lasciò fare e lo osservò a lungo. Quando non si
comportava da idiota, quel ragazzo era anche a posto, ma allora
perché aveva quella fama a scuola?
“Perché
lo fai?”
Seokjin
sollevò gli occhi su di lui con aria interrogativa.
“Eh?”
“Perché
vai in giro per la scuola a imbrattare muri e spaccare
vetri?” domandò Namjoon, che era seriamente
incuriosito. “Insomma, ne hai davvero bisogno?”
Seokjin
scrollò le spalle.
“Qualcuno
dovrà pur farlo. Il nostro preside fa schifo e se nessuno ha
il coraggio di farlo notare pubblicamente. Devo intervenire io che
posso, giusto?”
“Sbagliato.”
Il modo in cui Seokjin
sbarrò gli occhi a quel punto era talmente carino e buffo
che Namjoon faticò un po’ per trattenere il
sorriso.
“Paghi i
primini per prendersi la colpa e subire le umiliazioni che
spetterebbero a te ed è veramente di cattivo
gusto.” lo riprese, e un po’ si sentì
stupido siccome si sentiva come se stesse sgridando un bambino.
“Ti farai sempre più nemici per questo.”
“Ma ho anche
degli amici nella mia classe e sono grati del fatto che compio queste
imprese al loro posto!”
Namjoon
sospirò e si passò una mano in volto, tentando di
essere paziente.
“Seokjin,
probabilmente ti credono un emerito stupido. Se smetti di compiere le
tue cosiddette imprese, scommetto che non sarai più popolare
per loro e non ti troveranno più divertente.”
“Ma che stai
dicendo?” mormorò l’altro, corrugando la
fronte.
“Vedrai,
sarà così.” Namjoon posò una
mano sulla sua spalla, che Seokjin adocchiò dubbioso.
“E a quel punto, pur non essendo più
granché popolare, potrai camminare in giro senza che parlino
di te come il più stronzo della scuola.”
“Il
più stronzo della scuola? E’ questo che
sono?!”
Il suo strillo quasi
lo assordò, ma Namjoon non aveva ancora finito il suo
discorso. Forse c’era speranza di compiere una buona azione e
riportarlo sulla buona strada.
“Non potrai
cavartela per sempre, Seokjin.” disse, massaggiandosi
l’orecchio. “Deal
with it.”
“Cosa? Che
significa?” Seokjin alzò un sopracciglio e la sua
espressione si fece ancora più incredula. Era una visione
talmente buffa che stavolta Namjoon non riuscì a trattenere
una risata.
“Significa
che è così e che devi accettarlo.”
spiegò poi, senza perdere il sorriso.
“Oh.”
Dopo quel discorso,
Seokjin rimase tranquillo e fece i compiti di inglese insieme a Namjoon
seguendo i suoi suggerimenti, senza perdersene neanche uno.
Quando i compiti
furono finiti e i libri messi da parte, Seokjin era ancora troppo
silenzioso per il suo solito modo di essere. Namjoon lo
notò, ovviamente.
“Ehi
… di’ un po’, per caso ci sei rimasto
male per il discorso che ho fatto prima?”
Seokjin lo
guardò con espressione combattuta e rassegnata.
“Beh, non ne
sono esattamente felice. Forse smetterò con queste bravate,
visto che mi hai convinto che è la cosa giusta
…”
Namjoon non
poté che sfoderare un sorrisetto orgoglioso e soddisfatto.
“Ma in ogni
caso perderò la mia popolarità.”
concluse Seokjin con una smorfia triste. “E a me piace essere
famoso.”
Namjoon lo
guardò a lungo, di nuovo, e la consapevolezza che in fondo
Seokjin fosse un ragazzo a posto lo colpì come prima. Certo,
era strano pensarlo di qualcuno che aveva appena ammesso di apprezzare
la popolarità, spesso associata alla
superficialità, ma Namjoon era troppo buono per non
concedergli una possibilità ed era troppo intelligente per
non vedere il sincero dispiacere nei suoi occhi.
“Magari non
perderai la tua popolarità.” cominciò,
tenendosi volontariamente sul vago. “Sei pur sempre il
più ricco della scuola e …”
“E
cos’altro?”
“Ecco
… sei bello.”
Oh, bene.
Da dove diamine gli
era uscita quella frase? Di tutte le cose che poteva dire, proprio
quella?
“...bello?”
ripeté Seokjin, perplesso.
“Uh
… sì. Sei bello.” fece ancora Namjoon,
evitando di guardarlo negli occhi e spostandoli continuamente da una
parte all’altra della stanza. “Worldwide handsome,
per la precisione, visto che lo volevi sapere.”
Passarono uno, forse
due secondi, poi Seokjin scoppiò a ridere e
l’altro non poté che ripetersi nella testa che
sì, Kim Seokjin era bello eccome.
“Lo so che
sono bello!” esclamò lui tra le risate, facendo
sì che Namjoon gli desse una spallata amichevole e ridesse a
sua volta.
Seokjin
continuò ad aver bisogno di ripetizioni di inglese per un
bel po’. Era un caso disperato, dalla pronuncia alla
grammatica, e per forza di cose Namjoon finì per trascorrere
molto tempo in sua compagnia.
Quando
l’aveva detto a Yoongi, quest’ultimo non era
riuscito a credere alle proprie orecchie. Ma quando un giorno li vide
in corridoio a chiacchierare, Seokjin impegnato in un racconto e
Namjoon a guardarlo con espressione piena di interesse e un leggero
sorriso, ebbe la sensazione che il suo migliore amico si fosse cacciato
in un guaio più grande del previsto.
Seokjin si
allontanò e Namjoon non notò la presenza di
Yoongi finché quello non gli fu appiccicato vicino a
chiamarlo insistentemente per nome.
“Eh? Oh
Yoongi, che cosa c’è?”
Namjoon
sbatté gli occhi con innocenza, come se fosse appena tornato
alla realtà dopo un sogno lunghissimo, e Yoongi scosse
semplicemente il capo.
“Nulla, non
fa niente.”
Subito dopo,
però, scoppiò a ridere.
“Perché
ridi?” domandò l’amico, che
però non ottenne alcuna risposta. “Avanti, mi dici
perché ridi?”
Per quanto avesse
continuato a chiederglielo più volte, Namjoon non seppe mai
perché Yoongi stesse ridendo.
La prima impressione
è quella che conta e questo Namjoon lo imparò
molto presto: se a prima vista Kim Seokjin sembrava sinonimo di guai,
ebbene così era.
Col tempo Namjoon se
n’era quasi dimenticato, dal momento che aveva finito per
trovare divertenti i pomeriggi trascorsi in sua compagnia. Non era
stato difficile vedere tutti i difetti e l’onesta insicurezza
nascosti sotto la maschera eccentrica che Seokjin portava, ed era stata
una scoperta piacevole. Tuttavia, certe abitudini erano dure a morire e
Namjoon lo seppe quando si sentì improvvisamente tirare per
la manica della divisa in un corridoio interno dell’atrio.
“Namjoon,
vieni!”
Ci mise qualche
secondo di troppo a capire che a trascinarlo ora verso il piano
superiore era proprio Seokjin.
“Ehi, ma
… io dovrei andare a casa, dove stiamo andando?”
fece Namjoon preoccupato, senza opporre resistenza.
L’altro si
voltò a malapena, mentre lo portava su con sé per
le scale.
“Devo fare
una cosa e mi serve il tuo aiuto!”
Più
dettagli sulla questione non erano possibili da ottenere al momento, ma
Namjoon seppe che non era nulla di buono quando Seokjin si
fermò vittorioso nel corridoio deserto, davanti alla porta
dell’ufficio del preside.
“Seokjin,
che ci facciamo qui?” chiese scettico.
La sua risposta fu un
altro ghigno soddisfatto e un tintinnio di chiavi: Seokjin ne aveva
estratto un mazzo e ora le stava provando tutte per entrare.
“Che stai
facendo?!” esclamò Namjoon allarmato. “E
dove hai preso quelle chiavi?”
“Le ho prese
dal gabbiotto del bidello mentre nessuno guardava.”
Spiegò l’altro con una semplicità
disarmante.
“Che cosa
hai fatto?!”
“Sssh, fai
silenzio, altrimenti arriva qualcuno.”
In quel momento, la
serratura scattò e Seokjin si infilò furtivo
nell’ufficio del preside, cominciando subito a guardarsi
intorno.
“Tu non
preoccuparti di niente, caro Namjoon.” disse, cercando di
essere convincente. “Mi ci vorrà solo un minuto.
Tu fai la guardia e controlla che non arrivi nessuno.”
Maledizione, avrebbe
dovuto percepire il pericolo, avrebbe dovuto allontanarsi da lui quando
ne aveva avuto la possibilità. E ora si ritrovava coinvolto
in quello che nel peggiore dei casi poteva anche essere un reato!
“Seokjin,
che cosa hai intenzione di fare?” chiese ancora Namjoon con
agitazione, restando immobile sulla porta e guardandosi intorno per
controllare che nessuno comparisse in corridoio.
L’altro
stava già mettendo le mani nei cassetti di ferro con vari
fascicoli di cartone dentro.
“Non voglio
rubare nulla. Ho solo bisogno di una sbirciatina per il compito di
domani …”
Mentre Seokjin cercava
il fascicolo della materia corrispondente alla sua classe, Namjoon
sbarrò gli occhi in preda al panico.
“Sei
impazzito?! Se ti scoprono, è la tua fine!”
“La nostra
fine, per la precisione.” lo corresse Seokjin con espressione
sorniona. “Se va male, ti porterò nel baratro con
me.”
“Seokjin-”
“Sai, avevi
ragione.”
Finalmente Seokjin
trovò il foglio con le soluzioni del compito del giorno dopo
e si attrezzò subito per farci delle foto con il cellulare.
Intanto Namjoon era sconvolto.
“Che
cosa?”
“Avevi
ragione sui miei compagni.” proseguì
l’altro, continuando a fare foto. “Dopo che ho
smesso di fare il cattivo ragazzo, non mi hanno più trovato
divertente e ora preferiscono starmi lontano. Li ho anche sentiti dire
che non hanno mai dato retta alle mie bravate. Sono proprio degli
ipocriti.” Seokjin scosse infine la testa e rimase
concentrato sul suo lavoro.
Forse il cuore di
Namjoon si era un po’ incrinato a sapere che Seokjin gli
stava imponendo un grosso rischio, ma dopo quella notizia seppe anche
che lui era l’unica persona rimasta di cui Seokjin potesse
fidarsi. E Namjoon era troppo, troppo buono per negargli la sua fiducia
e lasciarlo solo.
Sbuffò
pesantemente e si appoggiò alla porta, sempre dandosi
occhiate furtive intorno.
“Ho capito.
Se proprio devi, sbrigati!”
Seokjin
alzò il capo dal cellulare e dai documenti con un sorriso,
prima di mettere tutto a posto. Ci mise più secondi del
dovuto e Namjoon udì dei passi avvicinarsi dal fondo del
corridoio.
“Fai
presto!” intimò all’altro, che per
quanto avesse fatto del suo meglio non riuscì a svignarsela
prima che li vedessero. Si trattava di due insegnanti e un bidello.
“Corri,
Namjoon, corri!”
Seokjin fu veloce come
il vento e Namjoon corse dietro di lui, ma così fecero anche
i professori. Quando Seokjin era già scomparso dalla loro
visuale, Namjoon sentì gridare il suo nome e si
immobilizzò proprio un paio di metri prima delle scale.
Seokjin era già sceso giù verso di esse, si era
salvato, mentre lui no.
Si
immobilizzò sul posto e strizzò gli occhi,
imprecando nella sua testa.
Era fottuto.
Aveva perso il conto
di quante volte il suo cellulare aveva vibrato, da quando
l’aveva acceso. Alla vista delle mille notifiche era tornato
a dormire e dopo un’altra ora di sonno non poté
più ignorare quel rumore, specie perché ora a
telefonargli per l’ennesima volta era il suo migliore amico.
Rispose con la voce
ancora un po’ masticata dal sonno:
“Pronto?”
“Dove
cazzo sei, Kim Namjoon? Non sei mai stato assente in tutta la tua
vita!”
Si strofinò
gli occhi e si mise seduto, sospirando.
“Non sono
assente … sono stato sospeso.”
“Che
cazzo hai detto?!”
Era sicuro di non aver
mai sentito Yoongi alzare la voce in quel modo, ma immaginò
che fosse semplicemente per via dello stupore.
“Namjoon,
stai dicendo sul serio?”
“Sì,
sono stato sospeso ieri pomeriggio dopo le lezioni. Tornerò
lunedì a scuola, a questo punto.”
Parlando, si
affacciò nel corridoio: la casa era deserta, i suoi genitori
erano già andati al lavoro. Sospirò di sollievo e
si avviò stancamente verso la cucina per mettere velocemente
qualcosa sotto i denti.
“Ok,
deve essere uno scherzo, ma tu non sei tipo da scherzare, quindi
spiegami che cosa è successo, ti prego.”
“Beh,
diciamo che è colpa di Seokjin.”
“Seokjin,
eh? Quello stronzo ha colpito ancora …”
“Ma
è anche colpa mia, Yoongi.”
“In
che senso?”
Aprì il
frigorifero e si versò un po’ di latte, per poi
frugare nella dispensa e prepararsi qualcosa di veloce da mangiare.
“Seokjin ha
rubato le chiavi dell’ufficio del preside e mi ha convinto a
coprirlo mentre lui entrava e cercava le risposte per un test che
doveva fare oggi. Non me la sono sentita di lasciarlo solo, ma il
problema è che ci hanno scoperto. Anzi, hanno scoperto
me.”
“E
lui?”
“Lui
è riuscito ad andarsene senza essere visto, ma i professori
hanno beccato me e mi hanno subito fermato.”
“Ma
scusa, non ti hanno creduto quando hai detto che è stato
Seokjin a trascinarti in questa storia?”
Namjoon
mandò giù il sorso di latte e poi
ridacchiò amaramente tra sé e sé.
“Non
gliel’ho detto, Yoongi.”
“Aspetta,
cosa?”
“Non ho
fatto il nome di Seokjin con i professori. Cioè, per essere
precisi, da lontano uno dei due l’aveva anche riconosciuto,
ma io ho negato che fosse lui, anche se ne erano sicuri.”
“…”
“Yoongi, sei
ancora lì?”
“Namjoon,
ti sei bevuto il cervello?”
Scoppiò a
ridere più forte e si appoggiò al frigorifero
chiuso, gesticolando con le mani anche se non poteva vederlo nessuno.
“Lo so,
è strano, ma proprio non me la sono sentita di tradirlo. E
così, nel dubbio, hanno sospeso me.”
“Sai
vero che ti sei evidentemente preso una cotta disperata per quel
tizio?”
“Non-non
metterla in quel modo, insomma, più che altro …
come dire …”
“Namjoon,
non prendermi in giro. E’ il solo motivo per cui
l’hai fatto. Lo sanno tutti che puoi anche avere un quoziente
intellettivo di trecento, ma se sei innamorato diventi un
idiota.”
“Yoongi,
smettila!”
Eppure sapeva
benissimo che il suo migliore amico aveva ragione. Sollevò
una mano e se la portò al viso: aveva le guance calde. Un
idiota, per l’appunto.
“Va
bene, romanticone, ma sappi che qui non fanno che parlare di te
e-”
Namjoon non fece
più attenzione a quello che diceva Yoongi, perché
sentì il campanello suonare.
“Scusa, devo
andare, hanno suonato.” Lo interruppe, andando alla porta.
L’altro
sospirò dall’altro capo del telefono.
“Ok,
ti scrivo dopo. Ciao.”
Appena chiuse la
telefonata, Namjoon aprì la porta e non credette ai suoi
occhi per tre lunghi secondi.
“…
Seokjin?”
Quest’ultimo
era sulla soglia di casa sua con un sorriso modesto e imbarazzato, che
non gli aveva visto spesso indossare.
“Ciao,
Namjoon. Ti disturbo?”
Altri tre lunghi
secondi ci vollero prima di una reazione. Se fosse passato un istante
di più, Seokjin si sarebbe messo a ridere.
“Oh! N-No,
entra pure!”
Mentre Seokjin muoveva
i primi passi dentro casa sua, Namjoon desiderò sprofondare
dalla vergogna. Era in tuta, non con la faccia migliore dal momento che
era sveglio da poco e probabilmente con i capelli arruffati. Cosa
poteva esserci di peggio?
“Che casa
carina.”
Perfetto, non riusciva
neanche a guardarlo in faccia.
“Sì
… ehm, perché sei venuto a trovarmi?”
chiese Namjoon, e la sua domanda era più un voler sapere di
che morte doveva morire.
Ma Seokjin a quel
punto sorrise dolcemente e si strinse nelle spalle, e Namjoon si
sentì come rinascere.
“Ho sentito
che sei stato sospeso per quello che è successo ieri e
volevo chiederti scusa in tutti i modi possibili.”
Ma che diamine, a quel
faccino avrebbe perdonato anche un omicidio di massa e al pensiero
Namjoon si sentì il più idiota del pianeta.
“Ah
… quello …” esordì,
gesticolando e tirando un sorriso. “Non ti preoccupare, i
miei non l’hanno presa troppo male.”
Seokjin lo
osservò e non poté non pensare che Kim Namjoon
meritasse il mondo intero e anche di più, per quanto fosse
perfetto e quanto fosse stato generoso con lui senza mai chiedere nulla
in cambio.
“Sono
contento, anche se non è stato per niente giusto.”
disse. “Infatti ieri sono rimasto ad ascoltare che cosa ti
hanno detto i professori e quando te ne sei andato, ho confessato
anch’io.”
“D-Davvero?”
Namjoon non poteva
crederci. Non l’avrebbe mai ritenuto capace di confessare
spontaneamente una delle sue bravate.
“Sì.
È stato difficilissimo!” rise Seokjin imbarazzato.
“Hanno sospeso anche me. però ne è
valsa la pena, perché ho fatto la cosa giusta. Non potevi
certo prenderti tutta la colpa al posto mio.”
Lusingato dal suo
gesto, Namjoon arrossì e sorrise, incassando a sua volta la
testa nelle spalle.
“Beh,
l’avrei fatto, sai …” aggiunse,
torturandosi le dita con gli occhi bassi. “Non ci sarebbe
stato alcun prob-”
La frase fu interrotta
da un paio di labbra carnose che andarono a premersi sulle sue
all’improvviso.
Il contatto
durò un attimo, durante il quale gli occhi di Namjoon
restarono spalancati dalla sorpresa. Restò immobile, anche
se pensò di accasciarsi a terra da un momento
all’altro da come forte batteva il suo cuore, e vide come
Seokjin fosse arrossito a sua volta e sorrideva nel suo stesso modo
pieno di imbarazzo e timidezza.
“Grazie.”
Mormorò infine, e Namjoon credette di sciogliersi come neve
al sole.
Tentò di
rispondere, ma il risultato furono una serie di versi e balbettii
sconnessi che spinsero Seokjin a scoppiare a ridere. Namjoon in
difficoltà gli faceva troppa pena, così
optò per un abbraccio, che durò molto
più a lungo di quanto pensassero.
“Ti
… ti va di restare qui per oggi?”
sussurrò Namjoon. “Non sono mai stato assente,
quindi non saprei che fare a casa da solo.”
La risata rumorosa di
Seokjin echeggiò nell’ingresso come un enorme
sì.
Da quel giorno, non
passò giorno in cui non si parlasse di Kim Namjoon e di Kim
Seokjin, lo studente migliore e lo studente più problematico
della scuola, sempre e costantemente insieme come la coppia
dell’anno.
*
Amici, attendevo
da secoli un'occasione per scrivere sui NamJin ed eccomi qui,
finalmente. Ho buttato giù questa storia un po 'di fretta
per stare nei tempi della challenge, ma tutto sommato non è
male (?)
Posso sperare in
qualche recensione? :3
Grazie di aver
letto, un bacione a tutti!
by
Eliot ;D
|