Let me be your wings
***
L'inghilterra fa schifo.
Quel minuscolo paesetto fa schifo.
La casa della sua prozia, così
antiquata, fuori moda, fuori dal tempo e dal mondo, fa schifo.
La famiglia dei vicini di casa poi, è
terribile.
Gellert ha una finestra che da proprio
su... non riesce nemmeno a pensarci... su un minuscolo recinto con
delle... capre.
Sul serio? Capre?
È stato spedito via dalla
Germania, è stato persino espulso da Durmstrang, e adesso la
sua punizione è fare da dama di compagnia ad una prozia
fissata con le cose vecchie e dover sopportare la vista delle capre
tutto il santo giorno?
Quando mai si era sentito che un
rivoluzionario fosse stato condannato ad una vacanza in campagna?!
Bathilda gli aveva proposto di andare a
conoscere i figli dei vicini.
Lui nemmeno le aveva risposto.
***
Le ali di Bathilda sono ormai sbiadite
dall'età, ma un tempo il loro colore doveva essere stato un
bellissimo grigio chiaro punteggiato di nero.
Erano spuntate quando lei era giovane,
per amore di qualcuno che non c'era più da molto tempo.
Forse il suo amore l'aveva abbandonata,
o forse il colore si era spento per l'età, in ogni caso tutto
quello che restava del meraviglioso sentimento da tutti decantato e
chiamato “Amore” erano penne opache e piume arruffate che
in casi sfortunati volavano in giro per casa.
Gellert odia le ali.
Lui non ne ha ed è assolutamente
certo che non gli spunteranno mai.
***
Lo sente come se gli fosse sbattuto
addosso, ed invece quando Gellert si volta il ragazzo è a
parecchi metri di distanza.
Gellert è nel cortile anteriore,
appoggiato alla ringhiera del cancello che da sulla strada, mentre il
ragazzo è appena uscito da casa Silente a prendere la posta
sul patio.
I cortili delle due case li
separano, ma Gellert lo sente.
Restano immobili a fissarsi, tesi.
Gellert non si muove, ed alla fine è
il ragazzo a farsi avanti.
Esce dal loro cortile e raggiunge
Gellert.
-Buongiorno. Mi chiamo Albus Percival
Wulfric Brian Silente. Abito qui accanto-
Gellert non gli risponde. Guarda solo
per un attimo la mano tesa verso di lui, poi fa uno scatto a guardare
negli occhi il tipo.
-Gellert Grindelwald. Spero di restare
in questo posto schifoso meno possibile-
Il ragazzo Silente inarca le
sopracciglia ed abbassa la mano che aveva teso per fare amicizia con
lui.
-Godric's Hallow è un posto
piccolo. Può essere noioso, ma qualcosa da fare si trova
sempre. Anche a costo di inventarsela-
C'è qualcosa negli occhi azzurri
che Gellert riconosce immediatamente.
È insoddisfazione.
Quel ragazzo è schifato almeno
quanto lui, ma per qualche ragione non se n'è ancora andato
dal paesino.
Gellert sente la forza della sua magia
come un crepitio sulla pelle.
Accidenti, ma che ci fa una simile
meraviglia incastrata e nascosta in un buco di mondo dimenticato da
tutti?
Una forza del genere, pari alla sua, è
la cosa migliore che gli sia capitata da quando è stato
esiliato nella sua stanza con vista sulle capre.
Si chiede se anche l'altro senta la sua
magia.
Spera di sì.
-Fammi vedere cosa ti sei inventato tu
per resistere alla noia- lo sfida.
L'educazione e la gentilezza non sono
mai stati il suo forte.
Però è sincero.
Stavolta è Gellert a tendere la
mano e l'altro la afferra subito.
Quel contatto è un sollievo per
entrambi.
-Ci vediamo oggi pomeriggio, subito
dopo pranzo. Aspettami qui fuori alle tre-
-Va bene. A più tardi-
Albus lo saluta con un mezzo sorriso, e
quando si volta per andarsene Gellert ha un motivo in più per
esultare: non solo ha trovato qualcuno alla sua altezza, ma il
ragazzo, come lui, non ha le ali; dunque è immune dalla forma
di idiozia comunemente nota come “Amore”.
***
Albus ha davvero dovuto inventarsi di
tutto.
Come avrebbe potuto fare altrimenti?
Una mente come la sua sarebbe
collassata su sé stessa se lasciata in preda alla noia.
Vagano per le campagne fuori dal paese
e Gellert lo ascolta affascinato mentre gli parla di usi alternativi
di certe erbe in certe pozioni, di un astrolabio che calcola con
esattezza le posizioni di stelle e pianeti anche in giorni passati o
futuri (Inventato in un semplice momento di ozio, a detta di Albus) e
di tutto ciò che lui studia al di fuori della scuola, compresi
libri che maghi più anziani hanno abbandonato perché
troppo impegnativi.
Albus ha diciassette anni. Come
Gellert.
Ed ha progetti per il suo futuro di cui
però non riesce a parlare.
Ci sono cose che Albus non gli dice.
Gellert sa che non parla mai della sua
famiglia e che non lo invita mai a casa sua.
È come se si vergognasse di
qualcosa, ma a Gellert non interessa nulla della sua vita privata, e
d'altra parte, se nella sua famiglia qualcuno alleva capre, lui non
ci tiene a conoscerli.
***
Solo una volta parlano delle ali.
Gellert guarda con disprezzo una coppia
che passa sul sentiero davanti a loro.
Mano nella mano, le ali che si sfiorano
ad ogni passo, la destra di lei protesa verso la sinistra di lui.
È chiaro che sono spuntate una
per l'altro e che da allora la coppia non si è mai separata.
-Perché quella faccia
disgustata? Hai qualcosa contro le ali?- gli chiede Albus.
-Ho tutto contro le ali. Le odio! Odio
che qualcuno possa avere tanta influenza su qualcun altro da fargli
modificare il proprio corpo, ed odio le persone deboli che cedono la
loro libertà e si lasciano intrappolare-
Albus non sembra indignato, solo
pensieroso più del solito.
-Mi domando se sia possibile. Non avere
le ali, intendo. Insomma, vorrebbe dire vivere tutta la vita senza
amore. Non sarebbe... triste?-
-Tsk! L'amore! L'amore è una
forma di demenza. Ci sono tante altre cose migliori, più
importanti, più... più...-
-Più degne?-
-Ecco, esatto, più degne. Ali!
Tsk! Io non avrò mai le ali!-
Lo dice insieme con disprezzo ed
orgoglio.
Albus sorride appena, come ogni volta
che lui si infervora troppo.
-A me invece non dispiacerebbero, se la
persona per cui spuntassero ne fosse degna-
-Fa come ti pare. Io non ne voglio-
***
È un pomeriggio assolato ed il
sole li ha costretti a cercare rifugio tra le ombre di un boschetto.
Tutto attorno a loro il prato si stende
con vari toni di verde che cambiano a seconda del vento.
-E tu? A settembre non tornerai in
germania per l'inizio dell'anno scolastico?-
-No-
-Frequenterai la scuola qui in
Inghilterra?-
-I miei genitori vorrebbero così,
ma io no. Io non tornerò più a scuola-
-No? Ma... ma il diploma? E come
lavorerai?-
-Oh, Albus, sei così ingenuo! Io
non ho bisogno della scuola né tantomeno ho intenzione di
mettermi a lavorare come una bestia da soma. No, io ho cose più
importanti a cui pensare-
-Ma non potrai comprare una bacchetta
se non frequenterai la scuola-
-E chi lo dice? Io non comprerò
nulla, io avrò la bacchetta più potente di sempre
perché solo io la potrei dominare-
-Gellert, di che diamine stai
parlando?-
-Io troverò la bacchetta di
sambuco. Mi sta aspettando, Albus, perché è destinata a
me. Una cosa del genere non si compra-
-Sì, certo. E come la metti con
il fatto che quella bacchetta non esiste?-
-Esiste, invece. Io la troverò-
-Come dici tu. E nel frattempo? Non hai
una bacchetta tua?-
-Me l'hanno sequestrata quando mi hanno
espulso da scuola. Dettagli. Non mi serve una bacchetta ora che so
controllare la mia magia anche senza, e prima o poi mi riprenderò
la mia-
Albus ha un'espressione strana. Sembra
ugualmente affascinato e scettico.
Albus vorrebbe sognare, ma c'è
qualcosa che lo frena, intuisce Gellert.
-E come farai a vivere tutti i giorni?
Nessuno ti darà un bel niente se non avrai almeno un diploma-
-Ti ho già detto che non ho
bisogno di un diploma. Io farò la rivoluzione-
Albus lo guarda un attimo ad occhi
sgranati, poi fa qualcosa che non avrebbe dovuto fare: scoppia a
ridere.
Gellert detesta quando qualcuno ride di
lui, ed in un attimo Albus si ritrova a terra, schiacciato da una
forza enorme che non è altro che la rabbia di Gellert
scagliata su di lui a mani nude.
-Non ridere. Mai-
Albus si dibatte, la sua magia
inconscia che tenta di ribellarsi ma non può farcela.
La bacchetta gli è caduta di
mano e senza quella Albus non sa fare incantesimi.
Se avesse avuto le ali si sarebbero
spezzate con un impatto del genere, con Gellert che continua a
tenerlo schiacciato a terra.
Gli si avvicina con le mani tese
contratte per mantenere la presa e lo guarda dall'alto.
-Credi che con questo la scuola
mi servirebbe a qualcosa? Credi che io non sia abbastanza forte da
dare fuoco al mondo, se mi va?-
La magia di Albus si contorce sotto la
sua nello sforzo di liberarsi, e presto la rabbia di Gellert si
trasforma in meraviglia.
Albus sta imparando proprio in quel
momento.
Non ha ancora nemmeno un grammo del suo
controllo, ma sta imparando.
Per Gellert questa è l'ennesima
conferma: solo Albus può essere suo pari.
Sente la sua magia crepitare nell'aria
attorno a loro, pungere con minuscole scariche tra le mani, sulla
pelle delle braccia a dargli i brividi, e poi in tutto il corpo.
Gellert sorride, estasiato.
-Andiamo, Albus, liberati. So che puoi
farlo-
E lui gli risponde con uno sguardo
determinato.
Per un attimo tutto cessa.
La magia di Albus è ferma, come
se non esistesse per nulla, poi, all'improvviso, esplode attorno a
loro e Gellert viene spazzato via.
L'impatto con il terreno gli toglie il
fiato ma lui quasi non ci fa caso, perso com'è nella
meraviglia di ciò a cui ha appena assistito.
Allora è quello Albus!
La magia, la forza che lui ha percepito
e che percepisce sempre quando son insieme non è che una
minima parte del tutto.
Gli ci vuole un po' prima di poter
aprire di nuovo gli occhi, ma quando lo fa vede Albus che a sua volta
è riverso a terra poco distante da lui, ansimante, sconvolto
da quanto è appena successo; i suoi capelli ramati sono
sfugiti dal laccio di velluto che li lega di solito e sono sparsi sul
prato e sul suo viso.
La pelle in tutto il corpo formicola di
minuscole scariche di energia, e non appena Gellert incontra gli
occhi di Albus sa che anche per lui è così.
Gellert non ha mai incontrato nessuno
simile ad Albus.
Nessuno.
C'è qualcosa che li lega adesso.
Albus si alza a sedere e tende una mano
verso di lui, in un richiamo che Gellert non potrebbe ignorare per
niente al mondo.
Si alza e barcolla fino a lui, salvo
poi cadergli addosso e buttarlo di nuovo a terra.
-Albus... Albus...-
-Gellert... Gellert, io...-
Non resiste più.
Gli prende il viso tra le mani e lo
bacia.
Non è delicato nemmeno in questo
ma non gli importa.
Albus è suo.
È l'unico che può stare
alla sua altezza.
-Io farò la rivoluzione- ansima
sulle sue labbra -E tu la farai con me-
Albus è troppo sconvolto per
chiedere altro, e si limita ad annuire.
***
-Perché mi hai baciato?-
Gellert strappa un filo dìerba
con aria distratta; sono ancora seduti sul prato dove hanno litigato
come mai prima di allora.
-Ah, quello. Non era un bacio
romantico. Non sono innamorato di te o cose del genere, però
ti voglio al mio fianco quando faremo la rivoluzione. Volevo dirtelo
in un modo che fosse chiaro-
Vero. Quel bacio è stato un
marchio di possesso.
Non è stata una stupida
sdolcineria, è stato un patto per qualcosa di più alto.
Gellert spera che Albus lo capisca, ed
ha buone speranze, dato che non è ancora scappato via
disgustato.
Continua a staccare un filo dopo
l'altro.
-Parlami della tua rivoluzione- gli
chiede Albus.
C'è qualcosa di molto cauto nel
suo tono, Gellert invece non usa nessuna cautela.
Da troppo tempo è alla ricerca
di qualcuno che possa capirlo, e adesso eccolo qui: Albus Silente.
-Voglio che i maghi siano liberi. Come
una volta, Albus. Niente più divieti, statuto di segretezza,
niente coprifuoco o incantesimi per nascondersi alla feccia non
magica. Torneremo ad essere liberi, e torneremo ad usare il nostro
potere senza limiti e restrizioni-
-Davvero vuoi fare questo?-
-Certo! Voglio farlo e lo farò.
Guardati attorno, Albus: perché i maghi, che hanno potere,
devono nascondersi? Un solo mago può battere dieci babbani
senza nemmeno aprire un duello, ed invece siamo nascosti come topi di
fogna. Imbrigliamo il nostro potere. Albus, se nessuno tornerà
a far bruciare il potere magico, perderemo la nostra stessa identità.
C'è altro, oltre le bacchette, lo hai visto anche tu-
Albus lo fissa concentrato sul suo
viso, sulle sue parole, sulle sue labbra.
-E come farai?-
-Farò uscire i maghi dalla
clandestinità. Io per primo non mi curo più di non fare
incantesimi se ci sono babbani nelle vicinanze, perché non me
ne importa nulla di loro. Che mi vedano, e che capiscano cos'è
il vero potere-
-Ma stai infrangendo una legge che..-
-Che cosa, Albus? Una legge che ci
tiene incatenati nella mediocrità, ecco cosa! E la sto
infrangendo, sì, tutte le volte che posso-
-Se comandassero i maghi che ne sarebbe
dei babbani?-
-Messi nelle condizioni di non nuocere
mai più. Si sono macchiati di persecuzioni, di crimini
innumerevoli. I bambini magici sono stati i primi, lo sai? Non siamo
tutti protetti, Albus. Chi nasce con i poteri in una famiglia non
magica è sempre andato incontro a destini orribili-
Lo vede abbassare gli occhi per un
attimo.
-E se i babbani ci scoprissero, se si
spaventassero?-
-Sarebbe la guerra finché non
capiscono chi è che comanda-
Per Gellert non c'è altra via.
Lo ha sempre detto, ma il suo progetto
includeva solo sé stesso ed un numero indefinito di
sottoposti.
Ed invece adesso che ha incontrato
Albus...
-Portami con te, Gellert. Faremo questa
rivoluzione insieme-
Albus non gli da il tempo di replicare
perché stavolta è lui a baciarlo.
La sensazione è strana e
risveglia quel crepitare di pura energia in tutto il suo corpo.
Gellert non lo avrebbe mai immaginato.
Lui a baciare qualcuno? Nah... a meno che non avesse incontrato
qualcuno degno.
-E questo perché?- chiede quando
finalmente si staccano.
-Non sono innamorato di te o altro,
solo... volevo farti capire che sono con te-
Il formicolio in tutto il corpo è
insopportabile, eppure è la tortura più dolce che
Gellert abbia mai provato.
***
Sono passati due giorni da quando hanno
litigato, si sono baciati e si sono promessi di fare la rivoluzione
insieme.
Da allora il crepitio di magia che
sempre accompagna Gellert si è affievolito, ma in un punto è
rimasto identico a quando ha baciato Albus: sulle scapole ha sempre
qualcosa che, anche se lo infastidisce, gli da sempre l'impressione
che Albus sia lì con lui.
***
Ali.
Sono delle maledette, stupidissime,
orribili... ali!
Ed è tutta colpa di Albus!
Che non si degna di farsi vedere da
quasi una settimana, ormai.
Gellert si è accorto del
fastidio, e poi un giorno, mentre infilava la camicia, ha sentito
qualcosa di particolarmente strano.
Con le spalle allo specchio, ha notato
due protuberanze proprio sopra la scapola che possono significare
solo una cosa: ali.
Gellert Grindelwald sta sviluppando le
ali, il marchio dell'amore più intenso della vita di una
persona.
Con un'imprecazione scaglia la camicia
dall'altro lato della stanza.
Maledetto Albus!
***
Il gufo atterra sul davanzale della sua
finestra e prende a ticchettare con il becco per farsi aprire.
Gellert fa finta di non sentirlo e
resta sul letto, disteso supino perché quelle stupide cose
sulla schiena gli danno un fastidio maledetto.
Pizzicano, prudono, a volte addirittura
bruciano.
Il gufo però non accenna ad
andarsene, anzi picchia più forte ed inizia a sbattere le ali
contro il vetro.
Gellert si alza di scatto.
Maledetto animale!
Non ha nessuna voglia di leggere
nessuna lettera, specie se proviene da una certa persona.
E poi la vista delle ali del gufo lo fa
impazzire di rabbia.
Prova a cacciarlo ma lui gli rimanda
uno sguardo che sembra dirgli “Sul serio? Non me ne andrò
finchè non avrò portato a termine il mio compito”.
Esasperato, Gellert apre la finestra ed
il rapace vola dentro.
Fa una piroetta aggraziata, lascia
cadere una pergamena ripiegata sul suo letto e poi si appollaia sopra
l'armadio.
E adesso?
Ah, giusto: i britannici hanno
addestrato i loro gufi da posta ad aspettare le risposte.
Maledetto Albus!
Gellert potrebbe incenerire il
messaggio, ma la curiosità ha la meglio: Albus non gli ha mai
scritto.
Il foglio ha poche parole “Devo
vederti. Dimmi dove e quando. Albus”.
Le mani gli tremano per la rabbia,
perché vedere Albus, il colpevole, è l'ultima cosa che
ha voglia di fare. O forse è la prima.
In realtà, Gellert si rende
conto con orrore, lui vorrebbe voler stare lontano da Albus.
Quello che davvero vuole è
vederlo, stare con lui, trascinarlo in mille avventure!
Si lascia cadere sul letto con la testa
tra le mani.
Al solo pensiero di stare di nuovo
vicino ad Albus le scapole gli rimandano un pizzicore familiare.
-E va bene!- sbotta esasperato.
Afferra con rabbia il messaggio, lo
volta dall'altra parte e poi appella uno dei suoi carboncini da
disegno dalla scrivania.
“Mia zia è fuori. Vieni
subito”
Non firma nemmeno, allunga il foglio
stropicciato al gufo ed aspetta che se lo prenda e che lo porti a
quel... quel...
Per la rabbia ha bisogno di scagliare
qualcosa da qualche parte, ed a farne le spese è lo specchio
della toletta che esplode in mille pezzi.
***
Quando Albus arriva alla porta Gellert
lo tira dentro ma non lo invita ad accomodarsi.
-Allora, che vuoi?- gli dice sgarbato
-Io? Cosa voglio io? Sei tu che sei
sparito! Dopo la rivoluzione, dopo...- per fortuna Albus ha la
decenza di non continuare e di non nominare il bacio.
-Non potevo vederti. Anzi, Albus, è
meglio se non ci vediamo più-
Gellert si aspetta proteste, richieste
di spiegazioni, scenate, ed invece Albus sorride come se tutto stesse
andando benissimo.
-Lo immaginavo. Scusa, possiamo andare
in un posto più privato?-
-Perché?-
-Fidati di me. Per favore-
Maledetta curiosità. Maledetti
occhi azzurri di Albus.
-Seguimi-
Gellert odia la sua stanza, ed in tutta
onestà si vergogna che Albus veda dove vive, tra mobili
antiquati e tappezzeria stinta, ma ci sono cose più importanti
a cui pensare.
Albus sembra così agitato che
non farà caso alla tappezzeria.
Una volta in camera di Gellert, Albus
inizia a togliersi la giacca.
Poi il gilet.
Le scapole di Gellert pizzicano e
prudono più forte che mai.
Albus slaccia il nodo sul collo, poi
passa a sbottonare la camicia.
C'è qualcosa che brucia sotto la
pelle di Gellert, e non solo sulle scapole.
Non si era accorto di desiderarlo. Come
aveva fatto a non accorgersene?!
Forse perchè lo desidera solo da
quando ha visto cosa è davvero Albus.
Albus si sfila la camicia con movimenti
lenti, attenti, e la posa sul letto, poi si volta di spalle ed è
allora che Gellert le vede: ali.
Sulle scapole di Albus, così
come sulle sue, ci sono due protuberanze arrossate.
A vederle mille pensieri passano per la
mente di Gellert.
Le ha riconosciute! Quelle ali sono
sue, sono spuntate per lui, sono sue come è suo Albus!
È una gioia selvaggia, più
intensa di qualsiasi cosa Gellert abbia mai provato.
Brucia dappertutto, adesso che è
di nuovo vicino alla magia di Albus.
-Da... da quanto?- si sforza di
chiedere, anche se conosce già la risposta.
-Da quel giorno sul prato. Credevo che
sarebbe passato come era passato il resto ed invece... sono le mie
ali, Gellert-
Albus rimane ad aspettare e lo guarda
al di sopra della spalla.
Non è per curiosità che
Gellert si avvicina, è per qualcosa di più profondo.
È come riconoscere e ritrovare
qualcosa che non sapeva di aver perduto e con cui deve riacquistare
confidenza.
Rimane ad osservare le bozze sulla
schiena di Albus ipnotizzato.
La pelle è rossa e tesa, come se
fossero cicatrici, ed al di sotto qualcosa si contrae. A volte fa
sparire il rigonfiamento, altre lo esaspera e sembra che la nuova
articolazione debba perforare la pelle da un momento all'altro.
Gellert non si accorge di aver
sollevato la mano per toccare una delle ali se non quando vede la sua
mano sulla pelle di Albus, e subito dopo sente come un sospiro che
sfugge all'altro ragazzo.
-Ti fa male?-
-Di solito sì. Brucia tutto il
tempo. Ma ora... per favore, puoi mettere anche l'altra mano? Va
molto meglio adesso-
Gellert lo accontenta e con l'altra
mano copre l'altro abbozzo di ala, in quel modo sente sotto le dita
il sospiro di puro sollievo di Albus.
-Così va meglio?-
-Oh, sì! Sì, non sai
quanto. È da allora che brucia e non ho avuto un attimo di
sollievo-
Allora Gellert prova a muovere le dita
come farebbe per spalmare un unguento lenitivo. Solo che non ha
nulla: è solo lui.
Ad Albus però basta, perché
sospira ed i muscoli della schiena e delle spalle si allentano.
Gellert si scopre a desiderare provare
su di sé, perché da quando Albus è entrato in
casa le sue ali non gli hanno dato un attimo di tregua.
I due abbozzi restano a contorcersi
sotto la pelle.
I movimenti sono istintivi ed hanno già
la forza di un vero Spiegamento, ma le ossa, i tendini ed i muscoli
non sono ancora nemmeno lontanamente pronti.
Gellert vorrebbe provare un po' dello
stesso sollievo, ma vorrebbe dire ammettere le sue condizioni e lui
non vuole.
-Perché non me lo hai detto
prima, Albus?-
-Perché mi vergognavo. Io non ho
niente contro le ali, ma so quanto tu le detesti e quanto disprezzi
le persone che le hanno. E dunque... avevo paura. Non volevo che tu
ti allontanassi da me-
Gellert lo afferra per la spalla e lo
fa voltare.
-Dimmi la verità, ti sei
innamorato di me?-
-Io... non lo so. So solo che sto bene
con te e che tengo a te più di quanto abbia mai fatto con
chiunque altro. Nessuno mi interessa come te. Nessuno mi...
capisce... come te-
Sono di nuovo vicini.
Il respiro di Albus gli solletica la
guancia, ma Gellert non lo guarda in viso perché è
troppo preso dall'osservare l'alzarsi ed abbassarsi del suo torace
nudo.
Ha ancora la mano sulla sua spalla, e
le ali sulla schiena stanno letteralmente impazzendo.
Adesso sì che brucia, come ha
detto Albus.
-Anche io sto bene con te. E nessuno mi
ha mai capito come te. Tutti sono spaventati dalle mie idee, ma tu
no. Solo tu sei degno-
Ancora una volta è un patto.
Quando Gellert lo bacia è un
incontro di solitudini, di anime troppo grandi per essere capite
dagli altri e che non potrebbero stare con nessun altro.
Per attirarlo più vicino gli
stringe le mani dietro la schiena ed Albus fa altrettanto,
aggrapandosi alla sua giacca, alla sua schiena, al suo respiro, per
calmare qualcosa che è impossibile ignorare.
Non arriva a toccare le ali, è
troppo in basso, ed allora Gellert raccoglie tutto il coraggio che ha
per staccarsi dalla sua bocca e dirgli -Spostati più in alto.
Sulla scapola-
Albus obbedisce, e non appena le sue
mani si chiudono sopra l'abbozzo delle ali, Gellert sente che
potrebbe svenire per il sollievo.
Finalmente... finalmente! Non brucia
più, non sente la pelle come se si stesse strappando, non ha
in mente più nessuno dei pensieri che lo hanno tormentato per
tutto quel tempo.
Finalmente trova pace e si lascia
andare con la testa nell'incavo del collo di Albus.
“Se potessi restare così
per sempre” è l'unico pensiero che galleggia pigro nella
sua mente.
Albus lascia vagare le mani sulle sue
spalle, sempre delicato per non dare fastidio a qualcosa di così
fragile, appena nato.
-Anche tu?- gli chiede in un sussurro.
-Anche io. Per te. Non farmene pentire,
Albus-
***
Le loro ali crescono di pari passo.
Dopo tre settimane sono già
grandi quanto quelle di un gufo e coperte di lanugine, non di vere
piume.
Sono ali da pulcino.
Le penne vere e proprie spunteranno
quando le ali avranno completato la loro crescita e saranno
completamente formate. Allora la lanugine cadrà (Gellert è
già inorridito dall'immagine di sé stesso che si lascia
dietro bioccoli di soffice piumaggio infantile) ed al suo posto si
svilupperanno le penne del colore definitivo da adulto.
La lanugine di Gellert è grigio
bluastra, quella di Albus bruna.
Nella vita quotidiana nascondono le ali
sotto i vestiti incantando le stoffe in modo che siano più
rigide e nascondano i movimenti sulla schiena, ma non appena sono
soli corrono a spogliarsi per vedere i progressi.
Gellert non guarda mai le sue ali
quando è da solo; quando è da solo le ignora come se
non fossero una parte di lui, con Albus, invece, riesce ad
accettarle.
Quando sono uno in presenza dell'altro
le ali scattano per istinto in uno Spiegamento completo, ma sono
talmente piccole che suscitano tenerezza.
Gellert non vede l'ora che si
sviluppino davvero.
Quelle appendici lanuginose, misere,
sempre in movimento, sono imbarazzanti.
In segreto, Gellert immagina come
saranno le sue ali da adulto ed immagina come sarà il suo
primo, vero, Spiegamento per Albus.
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Nel Cerchio della Strega
*Momento Super Quark *
Buonasera. Oggi parliamo di una delle
tendenze su AO3, pressocché sconosciuta qui su EFP: si tratta
della Wing!Fiction, cioè una storia ambientata nell'universo
canonico ma con l'aggiunta del fatto che i personaggi hanno le ali.
A volte la Wing!Fiction si incrocia con
la più antica e più conosciuta Soulmate!AU ed insieme
danno origine ad un ibrido in cui le ali spuntano quando i personaggi
(anime gemelle) si incontrano (ma non è questo il caso. O
forse sì. Scegliete voi).
*Fine momento Super Quark *
Allora, che ne pensate? Vi piace l'idea
di Albus e Gellert a cui spuntalo le alucce?
Il titolo della storia è una
canzone del cartone “Pollicina” che non sentivo da una
vita e forse più.
Vi lascio il link
https://www.youtube.com/watch?v=h64F4Twfacw
Fatemi sapere
Lady Samhain
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