Capitolo
XXXIV
Una
vita per una vita
Per
Camus fu difficile liberare Hilda dal suo bacio. In un certo senso
sentiva che quella sarebbe potuta essere la sua ultima possibilità.
Eppure nel suo cuore sapeva cosa rispondere alla proposta della
donna. L’avrebbe amata per l’intera sua esistenza e, a
dispetto dei suoi lunghi anni di addestramento, non avendo un animo
così temprato, sentiva di non aver la forza per rinunciare a
lei.
Separò
le sue labbra, ma non i suoi occhi e con lo sguardo piantato su di
lei si preparò a confessarle che avrebbe rinunciato ad ogni
velleità di essere un fedele cavaliere di Athena.
Un
luccichio lontano, però, catturò la sua attenzione e
gli impedì di pronunciare le parole che forse avrebbero
cambiato il suo destino per sempre. I sensi di cavaliere lo misero in
allerta.
Tutto
accadde nella frazione di un istante. Ebbe giusto il tempo di
voltarsi per vedere meglio cosa fosse quel bagliore che in lontananza
diventava sempre più grande. Si rese conto che se non si fosse
spostato sarebbero stati travolti, decretando probabilmente la morte
di entrambi. Calcolò inoltre che dietro le mura del corridoio
dove si trovavano in quel momento vi fossero molti degli invitati e
che a quella velocità quel raggio avrebbe potuto distruggere
la parete, uccidendo o ferendo degli innocenti.
Con
una spinta allontanò Hilda, poi si voltò e mettendo le
braccia avanti si preparò a contenere quel potente raggio. Di
quell’immensa forza e luce, però ne vide arrivare solo
una parte, separata e frastagliata e l’impatto con essa fu
gestibile con uno sforzo contenuto. Si accorse immediatamente che un
oggetto ingombrante aveva in qualche modo attutito il colpo, evitando
la sua morte. Eppure non si era reso conto di avere davanti delle
colonne o del mobilio.
Cercò
di mettere a fuoco, ma l’urlo di Hilda attirò la sua
attenzione. Con il cuore in gola si voltò ad osservarla, per
cercare di capire se fosse stata in qualche modo colpita, ma quando,
seguendo il suo sguardo, si accorse che stava anche lei guardando
l’oggetto che aveva deviato il colpo, velocemente tornò
su di esso e si rese finalmente conto che quello non era un oggetto,
ma una persona.
La
riconobbe dal colore dei suoi capelli. Correndo verso di lei sussurrò
il suo nome, quasi come una supplica o una preghiera a che ella fosse
ancora viva.
Il
corpo della ragazza giaceva inerme con il volto schiacciato sul
pavimento, in una posizione scomposta. Le si inginocchiò
vicino e con molta delicatezza la voltò per avvolgerla nelle
sue braccia. Vide il suo volto contrarsi in una smorfia di dolore e
calcolò che tutto dipendesse dal fatto che buona parte delle
ossa di quello scricciolo di ragazza fosse andato in pezzi. Provò
a sostenerla, appoggiando il suo volto sulle sue gambe e con la voce
più dolce di cui disponeva sussurrò il suo nome:
Dalla
ragazza non giunse alcun suono, ma sul suo volto comparve un sorriso.
Camus la strinse a se, come se quell’abbraccio potesse donarle
un alito di vita in più che le consentisse di sopravvivere. Il
suo inconscio lo avvertì del fatto che le loro vite erano
ancora in pericolo. La sorgente di quel potente fascio di luce era
ancora lì.
Sentì
l’aria spostarsi e comprese che presto sarebbe partito un altro
colpo. Li avrebbe sicuramente investiti o peggio avrebbe colpito
Hilda, ma non riusciva a muovere alcun muscolo, immobilizzato dal
senso di colpa.
Lo
sentì nuovamente partire e con la coda dell’occhio lo
vide dirigersi verso Lady Hilda. Doveva muoversi e doveva farlo in
fretta, altrimenti la donna della sua vita sarebbe perita in quel
giorno, eppure sentiva il suo corpo pesante e le sue gambe
immobilizzate dal peso di quello scricciolo che continuava ad
annaspare.
Una
vita per una vita.
Come
poteva scegliere di sacrificare Mya? Avrebbe dovuto essere più
razionale, in fondo non si trattava neanche di sentimenti: per la
ragazza dai capelli rossi non c’era più speranza, per
Lady Hilda sì. Eppure rimase ancora una volta immobile,
preparandosi a vedere quel colpo uccidere il suo amore e la sua vita.
Non
era così, sentiva che non lo era.
La
sua era speranza e non rassegnazione.
Sentiva
che qualcuno sarebbe arrivato. Ma come poteva pensare una cosa del
genere? Abbassò lo sguardo e vide che la piccola Mya stava
stringendo il suo braccio. Si spostò ad osservare il suo volto
e ancora una volta la vide sorridere, la sentì sussurrare le
parole: “abbi fede”. Comprese, allora, che era lei che
gli stava trasferendo quel sentimento di speranza. Decise, per una
volta di credere al fatto che quella ragazzina conoscesse il suo
destino. Chiuse gli occhi e desiderò con tutto se stesso di
non sbagliarsi.
Il
suo desiderio si realizzò dal momento che nella scena irruppe
Edgar.
Senza
pensarci due volte il buffo ometto si buttò a capofitto per
proteggere la celebrante di Odino. Riuscì nell’intento
di proteggerla, ma il colpo che lo travolse mandò in pezzi
l’armatura di Pegasus e lo scaraventò dalla parte
opposta del corridoio. Per il forte impatto svenne.
Milo
era pronto a lanciare per l’ennesima volta il suo colpo. Lo
avrebbe fatto per colpire tutti e tre i cavalieri di Asgard. Sapeva
che una tale mossa, impegnativa da eseguire, li avrebbe messi tutti
in difficoltà. Avrebbe avuto bisogno di uno o al massimo altri
due colpi, ma con un po’ di fortuna si sarebbe liberato di loro
in poco tempo.
Si
apprestò ad eseguire il suo Scarlet
Needle,
ma con la coda dell’occhio si accorse che qualcosa si stava
muovendo ad elevata velocità verso Shaina. Non fece in tempo
ad avvertirla che la sacerdotessa guerriero si trovò
circondata da un branco di lupi. La risata di Luxor echeggiò
nei corridoi:
Prima
che Milo potesse rispondere, Shaina espanse il suo cosmo al massimo
delle sue possibilità e avvolgendo il suo colpo di un
sentimento di rabbia spazzò via i lupi che la minacciavano.
A
Milo scappò un sorriso. Se la situazione fosse stata diversa
le avrebbe chiesto all’istante di sposarlo, tanto era ammirato
della forza e del carisma di quella ragazza.
Quel
dolce pensiero, però, venne spazzato via dalla sensazione che
qualcosa di terribile stava accadendo. Sapeva che Edgar non possedeva
alcun cosmo, eppure in quell’istante avrebbe giurato di aver
percepito l’aurea del suo buffo amico andare in pezzi.
La
rabbia lo avvolse, insieme alla voglia di correre in suo soccorso e
così senza farselo ripetere lanciò il suo colpo in
direzione dei tre cavalieri, riuscendo ad atterrarli tutti. Prima che
potesse prepararsi a lanciare il secondo, venne colpito a sua volta.
Prima
di rovinare a terra, realizzò che quel colpo non veniva da
nessuno dei suoi avversarsi: apparteneva ad un cavaliere molto più
potente di quei tre.
La
voce di Shaina lo fece trasalire. Si guardò le mani,
rendendosi conto di averle sporche di sangue, il suo sangue e poi,
voltandosi vide giungere sulla scena colui che lo aveva colpito:
Siegfried.
La
situazione ora si sarebbe complicata terribilmente.
Edgar
giaceva a terra, privo di sensi. Camus era certo che il suo amico
fosse ancora vivo, ma per quanto ancora? Inoltre sapeva di dover
lasciare andare Mya, ormai spacciata, per poter salvare Hilda ed
Edgar, ma qualcosa nel suo corpo si rifiutava di eseguire quel
pensiero così logico. Eppure qualcosa doveva fare.
Abbassò
lo sguardo verso la ragazza per incrociare i suoi occhi: si sorprese
nel vederli così pieni di serenità. Comprese che quello
sguardo, così cristallino, lo stava spronando a fare quello
che doveva. Annuì e senza aggiungere nulla, si alzò e
si preparò a dare battaglia. Ma prima che potesse sferrare il
suo colpo venne fermato dalla voce rabbiosa di Maya che giunta,
anch’ella sulla scena, inginocchiandosi accanto alla sorella,
inveì verso la direzione da cui erano giunti i colpi:
Ma
come hai potuto colpire tua figlia! E per che cosa poi? Per un trono
che non ti appartiene?
Ti
sbagli! – dal fondo del corridoio emerse l’artefice
dell’attacco, Calliope, sconvolta e alterata, quasi impazzita
– puoi accusarmi di tutto, figlia, ma non di questo! Essere
celebrante di Odino era scritto nel destino, per me o per una delle
mie figlie! Ah ah ah ah e come vedi così è stato, in
fondo. Il destino ha deciso che sarai tu Maya la prescelta.
Tu
sei pazza! PAZZA! – dagli occhi di Maya sgorgarono lacrime di
rabbia e indignazione.
E
tu sei un’ingrata! Ma non ha importanza, figlia mia. Il
destino si compirà che tu lo voglia o meno. Io ti ho visto
con lo scettro di Odino. Sì ti ho visto chiaramente. E ora,
tolta di mezzo questa usurpatrice, tutto ciò che ho visto nel
futuro si avvererà.
Ti
sbagli! – Maya strinse il braccio di sua sorella, per cercare
di darle conforto – quello non è ciò che
accadrà, ma ciò che tu vorresti che accadesse.
Confondi i tuoi desideri da ciò che è reale. L’ho
capito, sai? Finalmente ho capito che non tutto quello che vediamo
si avvera. Tu dovresti saperlo, sono sicura che lo sai! La tua brama
di potere, il desiderio di ottenere riconoscimenti e onore ti hanno
annebbiato la mente madre mia. Ti ho sempre voluto bene e ho sempre
pensato che alla fine saremmo riuscite ad essere felici, ma ora non
più. Ora che hai fatto così tanto male a Mya non più.
Non
farmi ridere! Da quando ti interessa di tua sorella? L’hai
sempre disprezzata, mi hai sempre detto che era una debole e
fragile. Beh! Avevi ragione, ha sacrificato se stessa per un amore
non ricambiato: che stupida! E ora che finalmente ti do ragione, ora
che vedo chi delle due è veramente degna del mio amore, tu
cosa fai? Mi butti addosso il tuo odio?
Si!
Ti odio! Ti odio! E’ colpa tua se non ho mai apprezzo come
avrebbe meritato mia sorella. Lei non è debole e fragile, è
la più coraggiosa perché ha il coraggio di portare
avanti ciò in cui crede, senza tentennamenti. E’ lei la
migliore perché ama senza mai preoccuparsi di essere derisa.
E’ lei la più forte perché ha sempre saputo da
che parte è la giustizia. Tu non sei riuscita ad insegnarmi
niente e per quanto possa rispettare il fatto che nonostante questo
tu sia ancora mia madre, non potrò mai perdonarti di aver
fatto questo a Mya. Per questo ti ucciderò!
Maya
si alzò rapidamente, pronta a colpire sua madre. Sapeva di non
avere la forza sufficiente per ucciderla, ma questa convinzione non
l’avrebbe fermata, tanta era la rabbia per quello che aveva
fatto a sua sorella e al povero Edgar. Perché in fondo al suo
cuore sentiva quanto fosse ingiusto anche quanto era accaduto a quel
povero ragazzo. Subire quel terribile colpo, soffrire e provare
dolore per qualcosa che in fondo non lo riguardava neanche. Non era
un cavaliere, tutti lo sapevano, lo stesso Edgar lo sapeva, eppure si
era gettato nella mischia sempre, senza mai indugiare. Avrebbe fatto
di tutto per impedire a sua madre di fare ancora del male.
Si
buttò con tutta la rabbia e l’energia che sentiva
addosso verso di lei, ma la mano di Camus le impedì di
proseguire oltre lui. Provò in tutti i modi a liberarsi. Lottò
e impreco, ma senza alcun successo.
I
suoi occhi incontrarono lo sguardo del cavaliere e in quel profondo
blu, per la prima volta Maya si sentì protetta e compresa. La
sua rabbia e la sua frustrazione erano le stesse che albergavano in
quel blu, così nitido e chiaro per lei, da sentirsi affrancata
dalla battaglia. Si rilassò e il cavaliere liberò la
presa. La sua vendetta sarebbe stata compiuta dal cavaliere di
Aquarius.
Milo
si preparò a subire l’attacco del nuovo venuto, ma
questo non arrivò. Nel frattempo i tre cavalieri si alzarono,
pronti a muovere nuovamente battaglia per lavare via l’umiliazione
appena subita. Siegfrid però si pose davanti a loro. Rimase in
silenzio ad osservare i due cavalieri di Athena, mentre gli altri
accettarono passivamente l’ordine silenzioso impartito loro dal
nuovo venuto. Milo era colpito dall’eleganza e dalla forza
mostrata da quell’uomo. Se avesse avuto più tempo gli
avrebbe offerto il suo lato più nobile, ma aveva fretta di
concludere il combattimento per andare in soccorso di Camus ed Edgar,
perciò utilizzò il suo approccio più spiccio:
Avanti
cavaliere di Asgard, sferra il tuo colpo, in modo che io possa
sconfiggerti e andare oltre.
Quanta
arroganza! – furono le parole pronunciate da Hagen –
pensi veramente di poter sconfiggere il più valoroso
cavaliere di Asgard?
Certo,
così come ho fatto con voi.
Milo
sorrise, ma nel suo sorriso non c’era nulla di comico. Siegfrid
comprese che le ragioni che muovevano quel cavaliere erano nobili e
legittime, per questo indugiava. L’istinto gli suggeriva che
quello era uno scontro nato sotto una stella ingiusta, ma al tempo
stesso, l’idea che un cavaliere di Athena si fosse preso gioco
dei suoi compagni era difficile da accettare.
Il
cavaliere di Asgard indugiava e nell’attesa fu Luxor ad
intervenire, aizzando nuovamente i suoi lupi contro Shaina. La
ragazza, distratta, non si accorse dell’attacco e venne morsa e
atterrata dal branco.
La
reazione di Milo fu immediata, come quella di Siegfried: mentre il
primo lanciò ancora una volta il suo Scarlet
Needle
verso Luxor, il cavaliere della stella di Orione sferrò il suo
Orion
Sword
per difenderlo. Luxor franò a terra in preda a forti dolori,
mentre Milo si ritrovò travolto e scaraventato in alto dal
colpo di Siegfrid. Il cavaliere di Athena riuscì comunque ad
atterrare sulle sue gambe, ma il colpo ricevuto gli diede la conferma
che dell’ultimo arrivato avrebbe dovuto temere ogni mossa.
Si
voltò immediatamente per accertarsi che Shaina stesse bene e
quando la vide rialzarsi, volse nuovamente il suo sguardo verso
Siegfrid:
E’
dunque questo quello che vuoi?
Quello
che voglio è capire il motivo del vostro scontro, solo così
potrò decidere il da farsi.
Mi
sembra giusto e ragionevole – Milo sorrise – però
ho paura che questa domanda dovrai rivolgerla ai tuoi amici, perché
io onestamente non lo so il motivo per cui stiamo combattendo.
E’
semplice – fu Hagen a rispondere – avete aiutato Maya a
fuggire di prigione e la stavate scortando non so bene per fare
cosa.
Maya
è fuggita da sola di prigione – fu Shaina questa volta
a rispondere – e noi stavamo solo cercando di evitare che
qualcuno morisse.
Di
cosa stai parlando? – lo sguardo severo di Siegfrid si posò
su di lei, ma istintivamente la donna non ne ebbe paura perché
in lui trovò gli occhi di una persona ragionevole.
Maya
mi ha chiesto di aiutarla a cercare sua sorella, perché
temeva per la sua vita.
D’accordo.
Siete liberi – Siegfrid con il gesto della mano bloccò
le rimostranze dei suoi compagni d’armi – ma io verrò
con voi. Il fatto che Maya giri liberamente per il palazzo può
rappresentare un pericolo per Lady Hilda e il nostro compito è
proteggerla.
Lo
senti anche tu, vero? – Milo si fece più serio.
Sento
cosa, cavaliere?
Questo
cosmo ostile! E senti anche la battaglia, vero?
Siegfrid
non rispose, ma con decisione mosse i suoi passi verso la direzione
in cui erano scomparsi Edgar e Maya. Shaina spostò il suo
sguardo verso Milo, il quale gli fece cenno di seguirlo. Qualcosa
stava accadendo, anche lei sentiva le turbolenze nell’aria e
sospettava che se non avessero accelerato il passo, il loro aiuto
sarebbe potuto arrivare tardi.
Fu
inevitabile, Camus sentiva di compiere il destino che era stato
scritto per lui, lanciò il suo colpo, così elegante e
così devastante. Non diede neanche il tempo a Calliope di
preparare una difesa, né a Maya di accettare la morte della
madre. Sferrò il suo colpo con tutta la rabbia che possedeva e
sì che le energie fredde richiedono calma e sangue freddo, ma
almeno per quella volta, forse impietosite dal dolore del loro
custode, le divine acque concessero a Camus di colpire al massimo
della sua potenza pur in quelle condizioni così sbagliate da
risultare alla fine perfette.
L’Aurora
Execution
travolse Calliope, compiendo il loro dovere.
Il
custode delle energie fredde non si curò di accertarsi della
morte della sua rivale, né delle condizioni di Edgar, che
sapeva e sentiva essere ancora vivo, seppur malconcio. Non si
preoccupò neanche della donna amata né della giovane
Maya, che tanto stava perdendo in un giorno così infausto.
Si
abbassò sul corpo della sua salvatrice, andando alla ricerca
dei suoi occhi e del suo perdono. I loro sguardi si incontrarono e
per la prima volta il cavaliere di Aquarius, abbracciando quello
scricciolo di ragazza fra le sue braccia, provò un senso di
sconfitta. Mya cercò di allungare la mano per toccare il suo
volto, ma anche quel semplice movimento le risultava troppo grande
per le poche energie rimaste. Camus le prese la mano e l’avvicinò
al suo volto, facendola sorridere:
Ti
prego Camus, lasciami andare.
Cosa?
– il ragazzo la guardò stupita.
Se
tu continuerai a stringermi io non avrò coraggio di andare.
Andare
dove, Mya?
Lo
sai … non ho molto altro da fare qui. Le mie forze stanno
svanendo e il mio cuore si sta spengendo, ma se tu mi tieni stretta
a te, non si abbandonerà mai del tutto. Eppure il mio tempo è
finito e il mio destino si è compiuto. Perciò Camus,
mio amato Camus, regalami un bacio, onora il dono che ti ho fatto
rimanendo vivo e lasciami andar via.
Non
posso – Camus la strinse ancora più a se – quello
che mi chiedi di fare non posso farlo. Non posso portare il peso del
tuo sacrificio sulle mie spalle.
Ben
altri pesi dovrai portare con te, mio cavaliere. Salvandoti la vita,
l’ho complicata e forse arriverà il giorno in cui mi
odierai, ma non potevo vederti morire … no … proprio
non potevo.
La
voce di Mya si fece più flebile. Anche se Camus l’avesse
stretta a se per l’eternità, di lì a pochi
istanti il cuore della ragazza si sarebbe spento per sempre e così,
a malincuore, il cavaliere decise di lasciarla andare. Dopo aver
posato le sue labbra sulla sua bocca, con le lacrime che solcavano il
suo volto, la strinse ancora una volta per sentir esalare tra i suoi
capelli il suo ultimo respiro. Per un istante perse la cognizione del
tempo e dello spazio e un vortice di immagini lo sovrastarono. Per
l’emozione rischiò di svenire, ma con la lucidità
che lo contraddistingueva, riuscì a riprendere il bandolo
della matassa.
Dopo
aver poggiato delicatamente il corpo senza vita di Mya sul pavimento,
si alzò lentamente, ritrovandosi al fianco di Maya, in lacrime
per la perdita della sorella e di Edgar, che nel frattempo era
riuscito a rialzarsi con non poca fatica. Con la coda dell’occhio
poteva vedere anche Hilda, inginocchiata e annichilita da quanto
accaduto: eppure lui sentiva di non avere più nessuna energia
da regalare ne sostegno da dare per confortare. Qualcosa se ne era
andato, forse la sua gioventù, insieme all’innocenza di
Mya.
Una
vita per una vita. La vita di Mya in cambio della sua. Si domandò
cosa il destino avesse in serbo per lui da aver permesso il
sacrificio di quell’anima così gentile e provò un
senso di impotenza per una decisione presa senza il suo consenso e
provò vergogna per i suoi sentimenti così terreni, che
gli avevano impedito di comprendere fino a quel momento la nobiltà
dell’animo di quella ragazza così indifesa eppure così
forte da scarificare se stessa per amore.
Ach
… quasi non ci credo. Questo è il penultimo capitolo ….
Solo uno alla fine di questa storia … cosa farà ora
Camus? Accetterà di amare Hilda ora che Mya si è
sacrificata per lui, rinunciando anche al suo ruolo di cavaliere? E
Edgar rimarrà cavaliere di Pegasus … ovviamente no ….
Sappiamo tutti che quell’armatura appartiene a Seiya …
ma chissà … magari per lui inventeranno l’armatura
dell’Armadillo …. Next stop ultimo capitolo.
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