Polvere, quiete ovattata.
Luce calda di uno spicchio di sole sul mio legno scuro.
Come ogni giorno, lascio passare il tempo che non so quantificare e continuo ad esistere.
Esistere?
...io esisto?
Niente più foglie protese al cielo né radici immerse nella terra umida.
D’un tratto il peso che mi schiaccia viene rimosso (libri, scatole?) e vengo trascinato attraverso il pavimento.
Un altro carico, più morbido e pesante.
Sembra quasi pulsare – è strano sentire di nuovo il contatto con qualcosa di vivo.
Pochi secondi, e poi vengo sbattuto a terra.
Ma non importa.
In quei pochi secondi ero vivo io.