Un'altra notte ancora, prima di diventare grandi

di Carme93
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Questa storia si è classificata quarta al contest “Nella mia libreria” indetto da Blackjessamine sul forum di Efp; ho scelto il pacchetto F.S. Fitzgerald con prompt “Tenera è la notte” e personaggi Ted Tonks oppure Rose Weasley.




 
Un’altra notte ancora, prima di diventare grandi
 
 


Rose Weasley, scrutando intensamente le luci del castello, che baluginavano nella notte, strinse le mani in grembo. Negli ultimi tempi non aveva fatto altro che sentire dire dagli insegnanti, dai compagni e, immancabilmente, dalla madre quanto fossero importanti i M.A.G.O. per un futuro non più lontano e nebuloso, come lo era stato per anni, ma lì ormai a portata di mano.

Rose Weasley aveva diciotto anni, aveva sostenuto i M.A.G.O. e aveva una fifa incredibile. No, non del suo futuro lavorativo, quello era già deciso; ciò che la turbava era di dover lasciare la sicurezza di Hogwarts, per un mondo in fondo sconosciuto: quello dei grandi.

Rose Weasley non aveva alcun dubbio su quali fossero le persone più importanti della sua vita, quelle per cui si sarebbe sacrificata. Una di queste era suo padre, Ron Weasley. Il suo primo amore. L’uomo per il quale avrebbe persino potuto rinunciare alla propria felicità.

La ragazza chiuse gli occhi e immediatamente le tornò alla mente quella mattina di settembre in cui, undicenne, era partita per Hogwarts per la prima volta. Erano trascorsi quasi otto anni da allora, ma non aveva dimenticato quanto Ron Weasley odiasse sentir parlare dei Serpeverde e della famiglia Malfoy. Le aveva detto di battere Scorpius in tutti gli esami, anche se in seguito padre e figlia avevano deciso di modificare la richiesta in ‘batti Scorpius in tutte le partite’. Rose era stata ammessa nella squadra di Quidditch di Grifondoro al suo secondo anno e al quinto ne era diventata Capitano. Il Quidditch era una parte fondamentale della sua vita e avrebbe continuato a esserlo dopo il diploma. Ron Weasley ne era profondamente fiero: Rose era stata presa come riserva dalle Holyhead Harpies.
La ragazza non dubitava che il padre l’adorasse, visto che aveva persino mandato giù la sua amicizia con un Malfoy.

«Rosie, non vieni? La temperatura dell’acqua è veramente piacevole».

Ma l’avrebbe perdonata scoprendo che lei e quel Malfoy non erano più amici? Era quell’incertezza a tormentarla. Sospirò e si tuffò.

«Ehi!».

L’urlo indignato dell’altro, la fece scoppiare a ridere. Una risata genuina e liberatoria. In poche bracciate Rose lo raggiunse e gli si avvinghiò alle gambe.

«Mi hai chiamata tu» gli ricordò con un ghigno.

«Ti ricordi quando la notte prima dei G.U.F.O. ti sei fissata di dover fare qualcosa di particolare?».

Rose sospirò. «Me lo ricordo eccome. Sei stato tu a portarmi qui, Scorpius, ma ti prego… bastano gli altri con gli attacchi di nostalgia».
«D’altronde noi abbiamo un altro problema, no?».

La ragazza lo liberò dalla sua presa e allungò le braccia verso il suo collo. «I nostri genitori daranno di matto, vero?».

«Stiamo insieme da due anni e non li abbiamo detto nulla, tu che dici?».

«E siamo una Weasley e un Malfoy, lo so» soggiunse Rose mestamente. Era quello il pensiero che la tormentava. «Ti prego, però, solo per questa notte dimentichiamoci dei nostri cognomi».

«Solo Rose e Scorpius?» replicò il ragazzo accarezzandole una guancia.

«Solo Scorpius e Rose. Per un’ultima notte».
 
 




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