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Of
sickness and cuddles
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Katsuki
soffocò un ringhio infastidito e si protese verso la
testiera del letto, le dita annaspanti nel vano tentativo di afferrare
un
fazzoletto senza doversi per forza alzare in piedi. Nessuna sequela di
parolacce
poteva ben esprimere la sua attuale rottura di coglioni: stava
rimanendo indietro
rispetto alle comparse per colpa di una fottutissima
influenza che l’aveva
costretto a letto
per oltre tre giorni.
Se
a questo ci si sommava pure il mal di testa pulsante, i
brividi di freddo, il fastidioso raffreddore e il fatto che le sue
esplosioni
fossero instabili per via dell’elevata temperatura del suo
corpo, si poteva
dire che il biondo stesse passando proprio delle giornate di merda.
Di
restarsene seduto a studiare oltre i venti minuti di
seguito non se ne parlava, quei cazzo di muscoli iniziavano a far male
come non
mai e la nausea minacciava di farlo correre verso il cesso manco il suo
quirk
fosse quello di Quattrocchi. Perciò, ovviamente, stava
accumulando pure un
casino di materiale arretrato. Ma che cazzo.
I
suoi pensieri furono interrotti da un leggero bussare
contro la porta della sua stanza. Katsuki non si era nemmeno accorto
dello
scorrere del tempo, era già metà pomeriggio e i
suoi compagni avevano terminato
le lezioni pratiche.
Quella
dannatissima febbre lo stava rimbecillendo, sicuro: i
suoi riflessi di solito erano pronti a reagire ad ogni stimolo, ma in
quel
momento non riuscì nemmeno a connettere che magari avrebbe
dovuto chiedere chi
c’era dall’altra parte. Aprì la bocca
come un cazzo di baccalà, ma rimase lì,
senza dire niente. E infatti bussarono di nuovo, stavolta,
però, con meno
enfasi.
–
Katsuki ? Sei sveglio…? Ho gli appunti di oggi!
Ah, Ochaco.
La
voce un po’ titubante della ragazza era ancora più
attutita
da dietro il legno della porta, aveva abbassato il tono
perché lo credeva
addormentato e non voleva svegliarlo.
Il
ragazzo si impose di agire, seppur con la lentezza di un
bradipo. Rispose con un “arrivo” che
suonò più flebile di quanto avesse voluto
e barcollò verso l’ingresso, un po’
indeciso se abbandonare sul letto o meno la
coperta che l’aveva tenuto al calduccio fino a
quell’istante. Aprì e si trovò
di fronte al viso sorridente della castana.
–Ohi,
Guance Tonde
– la salutò.
Si
appoggiò allo stipite e incrociò le braccia al
petto per
sembrare il solito Bakugou di sempre, anche se in realtà
voleva solo mascherare
il capogiro che gli era venuto.
La
ragazza non mutò il suo sorriso gentile; teneva con una
mano dei libri schiacciati contro il petto, mentre l’altro
arto era ancora
sollevato e chiuso a pugno. Proprio quest’ultimo si
avvicinò al busto del
biondo e gli diede un buffetto sulla spalla. Dopodiché, lei
fece il suo
ingresso nella stanza e con passo sicuro andò ad accomodarsi
sul letto del
giovane.
Katsuki
si affrettò a chiudere la porta e sciabattò in
direzione del materasso, ributtandosi di fianco all’eroina
della gravità. Uraraka
aveva già sparso i quaderni sulla coperta e li stava
sfogliando alla ricerca
delle ultime note.
Aveva
uno sguardo molto concentrato, le pupille castane che
scrutavano con attenzione le righe riempite da una calligrafia un
po’ sbilenca
ma leggibile – decisamente più comprensibile delle
zampe di gallina di
Kirishima.
Katsuki
ci rinunciò a seguire il continuo cambiare pagina
sentendo già il misero pranzo risalirgli l’esofago
e si focalizzò sui tratti delicati
della ragazza di fronte a lui. E allora d’improvviso
un’idea gli balenò nella
mente.
Prese
la coperta che aveva mollato prima e l’avvolse intorno
alle spalle sue e quelle della castana, posando poi il capo sulla
clavicola di
lei. Con le dita della mano che non reggevano il lembo del tessuto
tenne il
fianco di Ochaco e la avvicinò un po’ di
più al suo petto.
–
Posso usare il telefono per fare le foto agli appunti. Ci
metto un attimo. – mugugnò – Ma posso
farlo anche dopo…
Ochaco
si lasciò sfuggire un risolino divertito; Katsuki
diventava un poco più sentimentale quando era in preda agli
effetti della
febbre – lui che proponeva di lasciare da parte la scuola per
coccolarsi? Raro
per uno come Bakugou – ed era talmente carino
da essere quasi buffo. Non che non le dispiacesse tutta questa
tenerezza, solo,
di norma lui ci impiegava un po’ a lasciarsi andare anche
quando erano da soli.
La
ragazza si scostò dall’abbraccio e ripose la sua
metà di
coperta sulle spalle di Katsuki. Aggiustò la sua posizione
sul materasso
mettendosi a gambe incrociate, dopodiché si batté
le mani sulle cosce invitandolo
a stendersi e posare il capo sulle sue ginocchia.
–
Dai, ti sdrai e intanto io ti spiego a grandi linee che
cosa abbiamo fatto stamattina così non devi imparare tutto
da solo. Non provare
a dire di no!
Il
biondo la guardò inarcando un sopracciglio scettico, ma
non seppe resistere all’espressione che la ragazza gli stava
rivolgendo e
perciò finì per fare come lei aveva proposto. Lo
sbuffo contrariato che emise l’eroe
esplosivo non poteva essere meno credibile per Ochaco, specialmente
quando,
prima di chinarsi, lui le donò un fugace bacio a
metà tra guancia e labbra.
Del
resto, in quegli ultimi giorni Bakugou era stato
talmente di merda che a malapena i due erano riusciti a vedersi e il
ragazzo – troppo
fiero e testardo per ammetterlo mai ad anima viva – sentiva
la mancanza della
dolce voce della giovane.
Il
martellante mal di testa e i dolori ai muscoli vennero
accantonati per alcune ore; c’erano solo Ochaco, le sue
parole e le mani
delicate che gli solleticavano le ciocche biondo cenere. A Katsuki non
risultava molto facile accantonare il suo orgoglio ed abbandonarsi a
simili
momenti di tenerezza, ma con la ragazza diventava tutto più
naturale.
Si
beava delle sue carezze sul viso e tra i capelli, le
labbra incurvate in un ghigno sempre più simile ad un
sorriso vero e le guance
arrossate non solo per via del calore corporeo. Uraraka parlava sempre
più
piano, cullata dal sonno che stava pervadendo anche Bakugou.
Alla
fine, si addormentarono entrambi, abbracciati in quella
posizione strana. Prima di essere vinto dalla stanchezza,
però, Katsuki si
ritrovò a pensare che forse anche quella merda di influenza
poteva avere dei
lati positivi.
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Hola
gente
Morivo
dalla voglia di scrivere qualcosa sui Bakuraka, così mi sono
ritrovata a buttare giù a random questa storia, che ha finto
col risultare in fluff a palate (io che scrivo del fluff puro e
semplice senza ficcarci di mezzo dell'angst, Alleluia! Domani
nevica)
Spero
di aver mantenuto Bakugou il più vicino possibile all'IC,
non ho mai scritto direttamente su di lui e quindi spero di non aver
stravolto completamente il suo personaggio. Mi sono divertita a
renderlo un po' più "coccoloso" (?) per via della febbre che
lo fa delirare un po' e perché in questa os lui e Ochaco
stanno già insieme come coppia.. Spero che il tutto non
risulti troppo melenso o poco realistico per i due personaggi trattati
Il
titolo, come sempre, mi convince poco ed è dato un po' a
caso perché io non sono capace di assegnare titoli decenti
Ringrazio
chi recensirà e anche chi leggerà e
basta
Alla
prossima gente
Adios
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